29.DARKNESS
Appena usciti dal ristorante sentiamo delle voci farsi sempre più vicino a noi
- Ciao ragazzi! -
Con la coda dell'occhio osservo la matassa di capelli colorati di Grele venire verso di noi mano nella mano con..NOEL?!
Wow. Non me lo sarei mai aspettata!
- Ciao! Ma..voi due? -
Ammetto tentennando,
vedo l'espressione di Grele farsi sempre più intimidita e vaga e si limita ad annuire per poi essere seguita dall'affermazione di Noel che spazza via i nostri dubbi con un soffio
- Stiamo insieme -
Afferma orgoglioso,
Tutto questo mi sembra strano..insomma sono contenta per loro ma non si conoscono da molto e mi sembra molto prematuro creare un rapporto di questo tipo dopo poche settimane di conoscenza, in più ripensando a quei messaggi anonimi stanno cominciando a sormontarmi una miriade di dubbi. È una coincidenza che si trovino qui quando ci siamo anche noi? Lo spero davvero...
Decido di tenere i miei dubbi fuori da ogni pregiudizio per riuscire a ragionare a mente lucida.
- Sono cotta, andiamo? -
Propongo a Ryan poggiando la testa sulla sua spalla.
- Si -
Mi risponde salutando Grele e Noel
- Ciao ragazzi -
Dico ricambiando il saluto.
Appena entriamo in macchina Ryan mette in moto e ci avviamo verso casa
- Si può sapere che ti prende? -
Mi chiede di tutto punto
Viva la perspicacia!
- Niente, perché? -
Chiedo cercando di mentire il meglio che posso, sapendo che sono una frana a farlo..soprattutto con lui.
- Sai benissimo di non saper mentire. È da ieri che non fai altro che guardare quel telefono inorridita, in più sei distante e ti sei defilata troppo in fretta da Noel e la tua amica -
Ammette parcheggiando la macchina davanti a casa.
- Non ho assolutamente niente Ryan, okay? - affermo frustrata aprendo la portiera e uscendo dalla macchina, mi dirigo verso l'entrata aspettandolo.
Non mi toglie quello sguardo indagatore di dosso nemmeno per un secondo, apre la porta ed entriamo in casa.
- Non ci credo che non hai niente. È bello sapere di essere così poco importante da non potermi dire cos'hai! -
Grida passandosi nervosamente la mano fra i capelli, non posso credere di stargli mentendo così spudoratamente, ma non posso fare altro. Non voglio coinvolgerlo in questa storia ne tantomeno metterlo in pericolo.
- Allora non hai capito. Quale parte di 'non ho niente' non capisci?! Eppure sebbene tu abbia lasciato la scuola pensavo che una base di italiano l'avessi -
Sputo acida pentendomi immediatamente della cattiveria che ho appena detto, non vedendo alcuna reazione al mio concentrato di cattiveria mi avvicino a lui posandogli una mano sulla spalla
- Ryan...-
Dico titubante, lui si scosta dalla mia presa e mi punta il dito contro
- Tu. Sei una stronza, hai esagerato. -
Afferma uscendo di casa e sbattendo la porta, la riapro subito dopo e gli corro dietro ma lui è già salito in macchina. Corro verso di lui e gli busso ripetutamente sul finestrino
- Ryan, lo so sono una stronza perdonami..non volevo! -
Grido tra le lacrime vedendo il suo volto impassibile fisso davanti a lui, fa retromarcia e se ne va lasciandomi sola.
Torno in casa lasciandomi pervadere dai singhiozzi, sono una cretina! Penso tra le lacrime. Afferro il telefono e chiamo l'unica persona che può aiutarmi moralmente in questo momento.
- Giordy sono io, devo raccontarti delle cose...non ce la faccio..-
Ammetto piangendo
- Chiara! Che succede?? Cos'ha fatto Ryan? Clamati, non piangere e dimmi che è successo -
Mi dice cercando di tranquillizzarmi, faccio un paio di respiri profondi, mi asciugo le lacrime e inizio a raccontarle per filo e per segno tutto quello che è successo.
- Ma chiara sei forse impazzita?! Dovevi dirglielo! È il tuo ragazzo santo cielo è ovvio che si preoccupa per te e tu avresti dovuto dirglielo, devi denunciare questa persona alla polizia. Potrebbe essere pericoloso! -
- Non voglio mettere in mezzo la polizia, hai ragione avrei dovuto parlarne con Ryan ma sicuramente non è niente di grave, sarà qualche cretino che gioca a divertirsi ma non mi fa paura -
Ammetto senza smettere di pensare a dove possa essere Ryan, le propongo di venire ad aiutarmi a cercarlo ricevendo una risposta positiva.
Prendo a scrivere milioni di messaggi di scuse a Ryan e mi distendo sul divano, decido di chiamarlo direttamente e metto il vivavoce.
Al sesto squillo mi risponde
- Ryan, ti prego torna a casa..mi dispiace sono stata una stupida, ti diró tutto. Ma vieni a casa -
Dico con una velocità che mi spaventa
- Hai esagerato con quella frase -
Ammette. Sento il telefono vibrare e controllo i messaggi
Da sconosciuto:
Ti avevo detto di tenere la bocca chiusa,
Preparati.
Via le luci!
Ma prima che possa finire di leggere la frase tutte le luci si spengono lasciandomi al buio, lancio un grido spaventato.
- Chiara? Che succede?! Chiara??? -
- Ryan, fai presto ti prego..non so cosa stia succedendo! -
Ad un certo punto sento la linea saltare
- Pronto? Pronto??? -
Tento inutilmente di richiamare Ryan ma senza riuscirci, il panico inizia a salire e la mia paura del buio a farsi sentire.
Ad un certo punto sento il rumore di una finestra in frantumi e lancio un altro urlo, un rumore di passi si fa sempre più vicino, mi alzo dal divano e cerco di correre al piano superiore ma vengo afferrata per un braccio e catapultata contro la ringhiera delle scale.
Ci sbatto la testa sentendo un dolore lancinante percorrermi la schiena fino ad arrivare al punto in cui la ringhiera mi ha ferita, mi porto una mano alla nuca riscoprendo che è umida. Sangue.
Cerco di rialzarmi ma un paio di mani mi circondano il collo impedendomi di respirare, tento di gridare ma la voce mi esce roca e priva di suono, tendo le mani verso il mio aggressore per difendermi e prima che possa finire l'ossigeno ormai rimasto mi lascia andare.
Tossisco pesantemente portandomi una mano alla gola e massaggiandola flebilmente, sento Il rumore della porta spalancarsi e la voce di Ryan richiamarmi. Ma prima che possa rispondere ricevo un calcio dritto nello stomaco che mi fa piegare in due, sento lo sconosciuto scappare dalla finestra appena rotta ritrovandomi senza nemmeno uno straccio di inizio.
- Chiara?! Dove sei? -
Vedo una luce fioca davanti a me e alzo un braccio per farmi individuare, sento i suoi passi farsi sempre più vicini fino a raggiungermi, tendo le braccia verso di lui soffocando un singhiozzo.
Lui mi prende delicatamente tra le sue braccia stringendomi a se e carezzandomi la testa,
- Shh va tutto bene piccola, ci sono io ora -
Mi sussurra per tranquillizzarmi, non smetto di piangere continuando a imbrattare la sua felpa di lacrime e mascara. Si dirige verso il contatore della corrente e lo ristabilizza facendo tornare la luce, nascondo il viso nel suo petto premendolo contro di esso.
Lui si siede sul divano senza lasciarmi e prende a esaminare il mio corpo ferito
- Devo portarti in ospedale per questa ferita-
Ammette toccandomi appena la nuca
- No. Ti prego, io la non ci torno -
Affermo con voce strozzata, evidentemente si accorge del mio calo di voce alchè mi chiede cosa sia successo.
Mi decido a raccontargli tutto, ogni singola cosa e ogni singolo particolare.
- Chi cazzo è il figlio di puttana che ti ha fatto questo?! -
Grida frustrato posandomi sul divano e camminando nervosamente per la sala.
Ad un certo punto sentiamo il campanello suonare, un brivido mi perquote facendomi rabbrividire.
- Resta qui -
Mi dice andando ad aprire la porta,
- Giordy? Che ci fai qui? - Gli sento dire.
Mi ero anche dimenticata che dovesse venire, mi alzo dal divano e le vado in contro tenendomi le mani in grembo per il dolore alla pancia.
Appena mi vede mi viene in contro abbracciandomi con forza
- Ma cosa ti è successo?! -
Dice con le lacrime agli occhi,
- È stata picchiata e quasi strozzata da un gran figlio di puttana. Ecco cos'è successo -
Ammette Ryan con voce incrinata, cammino verso di lui per poi abbracciarlo e lasciargli un bacio sulle labbra.
- Ora sto bene, ora che tu sei qui sto bene -
Gli dico cercando di tranquillizzarlo,
- Te lo avevo detto! Dovevi chiamare la polizia Chiara! -
Dice Giordy andando a frugare in bagno
- Non ho intenzione di farlo. Attirerei troppo l'attenzione e questa persona, chiunque essa sia, dev'essere presa con l'astuzia -
Affermo sedendomi sul divano per le vertigini.
- Non vuole nemmeno chiamare l'anbulanza, ma è ferita! -
Esaspera Ryan indicando la mia fronte
- A questo posso pensarci io, ho fatto un corso di pronto soccorso quest'estate -
Afferma chiedendo poi a Ryan del disinfettante, ago e filo.
- Cosa? Ago? No lo sai che ho paura degli aghi Giordy! -
Dico quasi gridando
- Ma se ti sei fatta un piercing! -
Ammette sbuffando
Sei fregata signorina
- Sì...ma è diverso...-
ammetto tentando di inventare qualche scusa plausibile che ovviamente non arriva. Dopo qualche secondo arriva Ryan che le porge tutto l'occorrente e prende posto vicino a me prendendomi la mano per rassicurarmi, Giordy inizia a disinfettarmi la ferita per poi ricucirla. Ogni volta che sento l'ago infilarsi nella mia pelle stringo maggiormente la mano di Ryan che sicuramente avrà la circolazione del sangue ferma, appena ha finito tiro un sospiro di sollievo ringraziando dio che sia finita.
- Ora vado, tra un paio di giorni di tolgo i punti. Troveremo questo bastardo, te lo prometto, domani stai a casa miraccomando-
Mi dice la mia nuova infermiera personale scoccandomi un bacio sulla fronte e uscendo di casa,
- grazie ancora Giordy -
Le dico salutandola, lei dopo avermi sorriso si chiude la porta alle spalle lasciandoci soli. - Ti preparo qualcosa di caldo per la gola, tu vai a distenderti in camera -
Mi consiglia Ryan prendendomi nuovamente tra le braccia e portandomi al piano superiore per poi posizionarmi sul letto.
- Scusami Ryan..per tutto..Io..-
prima che possa finire di formulare la frase mi posa l'indice sulle labbra per poi baciarle lentamente
- Non preoccuparti, ora pensa a stare bene -
Afferma tornando al piano inferiore.
Mi alzo lentamente dal letto e mi svesto indossando semplicemente una maglietta di Ryan, mi infilo sotto le coperte e attendo il suo ritorno.
Dieci minuti dopo torna con una tazza di te in fra le mani che appoggia poi sul comodino di fianco a me,
- Ladra di magliette -
Ammette scherzando puntellandomi il naso, strizzo gli occhi sorridendogli
- è colpa tua! Hai magliette troppo comode -
Affermo debolmente
- Ti prometto che scoprirò chi ti ha fatto questo e a quel punto si pentirà di essere nato -
Promette sdraiandosi su un fianco verso di me, gli sorrido sporgendomi verso di lui. Poso le mie labbra sulle sue e nostre lingue si incontrano, sento le sue mani alzarmi la maglietta e le sue labbra baciarmi la ferita provata dal calcio ricevuto.
Passa delicatamente le labbra sul mio stomaco per poi portarmi sopra di lui, gli accarezzo la schiena con le mani per poi sfilargli la maglietta e tracciarlgi la linea dei pettorali scendendo fino agli addominali.
- Sei troppo debole adesso -
Ammette guardandomi dolcemente, ma in quella dolcezza riconosco anche il desiderio che si staglia nel suo sguardo.
- Ho bisogno di te adesso -
Ammetto tornando a baciarlo.
voglio solo sentire il sapore delle sue labbra avendo la certezza che lui c'è e continuerá ad esserci, non voglio pensare al resto.
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