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|*Tanto gentile e tanto onesta pare|•24

Sono certo di apparire insensibile ai nostri compagni di classe, non somiglio a quella dorata versione di me stesso che è sempre stata pronta a perdonare chi mi avesse rivolto un qualsiasi torto, forse perché ora che non devo temere il tuo giudizio posso finalmente abbandonarmi alla mia natura più profonda, egoistica e bramosa di vendetta, eppure mi trattengo in quanto non desidero turbarti, mio prezioso angelo. Perciò mi limito a fissarli contrariato mentre mi beo delle tue dita callose che strusciano in maniera sublime contro la mia nuca, in un gesto estremamente rilassante che mi porta a chinarmi su di te, affondando il naso nella tua ghiandola del collo tra fusa incontrollate e bisbiglio qualche frase sconnessa che tu traduci a quei visi tesi, coscienti di star chiusi in una stanza con il diavolo in persona: «Deku dice che fareste meglio a guardarvi le spalle e fare attenzione a quello che fate. Non sperate di trovarmi senza di lui perché d'ora in avanti sarà impossibile, non ha intenzione di lasciarmi anche un solo istante in quanto in grembo porto il nostro futuro cucciolo e non permetterà a nulla e nessuno di nuocermi» sbuffi arricciando il naso domandandoti tra te e te quale differenza faccia rispetto al mio solito comportamento estremamente protettivo nei tuoi confronti, io mi lamento in un grugnito scontento causandoti una risata divertita che non ti curi di celare: «Perdonami, non credevo di star bisbigliando...» mi rivolgi una carezza più mirata sul cuoio capelluto, ben cosapevole di quanto debole io sia alle tue dolci attenzioni, poi riprendi nel dire: «Non puoi dire che fino ad ora tu abbia agito differentemente, tuttavia non ho mai detto di trovar questo fastidioso o spiacevole, no?».

Non dico nulla, lascio che sia un gemito rilassato a sfuggire dalla mia bocca mentre mi strofino contro la tua pelle, godendomi il tuo odore zuccherino a causa della piccola vita che costudisci con attenzione, non posso guardarti in questa posizione, ciò nonostante sono certo che ora, sul tuo volto diafano, sia ben piantato un genuino sorriso che avrà causato un calore impossibile da ignorare nei petti dei presenti e spero che questo basti, mi auguro fortemente che d'ora inavanti smetteranno di agire in modo tanto sconsiderato e che maturino, non ho proprio il tempo di dovermi preoccupare anche delle loro insicurezze ora, però mi rincuora il fatto che Aizawa abbia terminato di metterci alla prova, dunque si degnerà di farci da supporto invece di porsi come una sorta di ostacolo nel nostro cammino, anche se siamo giovani e i nostri piani non erano quelli di avere una famiglia tanto presto, so che entrambi faremo indiscutibilmente del nostro meglio e poi sono certo che in qualche modo riusciremo ad equilibrare la nostra carriera da eroi e il crescere il frutto del nostro sincero amore.

Una vibrazione lieta fugge per l'ennesima volta dalla mia gola, comodamente poggiata su una delle tue forti spalle muscolose, i tuoi polpastrelli strisciano attentamente e con adeguata pressione contro la pelle del mio cranio, trascinandosi dietro una sensazione di pura soddisfazione nella quale non ho potuto fare altro che immergermi, a tal punto che non ho neppure notato come i nostri compagni di classe ci abbiano lasciati soli, comprendendo che una volta rinchiusi nella bolla dei nostri preziosi sentimenti, non prestiamo attenzione a nient'altro perché sembra tutto così giusto e perfetto che pare impossibile distogliere lo sguardo, sospiro quasi sciogliendomi sotto il tuo tocco attento ma sgraziato, penso di capire forse quale fosse il vero fondo nella poesia di Dante, mentre sono qui su questo divano a lasciarmi coccolate da te.
Infatti come un mantra nella mia mente vengono evocate le parole forse più celebri che lasciò, lontano da quella Commedia che tanto famoso lo rese e ancora lo rende:

"Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente e d'umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira."

Come quell'uomo che visse nel mille e duecento, quando ti guardo non posso fare altro che appaiare la tua immagine a quella di una divinata creatura celestiale, di una bellezza rara che non è solo del tuo corpo fisico, ma anche e soprattutto del tuo cuore contorto che tanto si cela all'altrui sguardo e talvolta mi domando se la tua esistenza, la leggerezza con la quale colmi il mio cuore con il solo essermi vicino o la contentezza assoluta che mi concedi, non siano una proiezione di qualche potere mistico e lontano dal nostro piano esistenziale. Eppure nonostante la mia affinità con tali antichi pensieri sia innegabile, mi scuoto lontano da questa pura visione dell'amore che non si adatta all'oscuro me che sei capace di accettare ogni giorno, o alla carnale passione che ci coglie sempre impreparati, facendoci assaporare la perdizione che siamo capaci di causare l'uno all'altro e allora non mi riesce poi così difficile allontanarti dalla figura "donna angelo" della quale il fiorentino tanto cantava, per compararti ad un'immagine meglio calzante a te, bello come una eterea essenza lontana dalle mortali spoglie, ma dolcemente tentatore come il più amato degli angeli da parte del Padre, il portatore di luce che, ironicamente, sovrasta le infernali valli dell'eterna dannazione ed incombe con sguardo di fuoco sulle anime che vengono torturate sotto la sua guida.

Ciò che provochi in me è quello che Dante nutriva verso Beatrice eppure ciò che in realtà sei, esaminandoti senza filtri e tastando la tua più semplice essenza, è quel Lucifero astuto che nel giardino dell'Eden trasformò sé stesso in un animale per tentare la pura Eva, affinché commettesse il noto peccato originale, causa della perdita del suo stato privilegiato di grazia e del suo capitolare in un regno gremito di dolore e sofferenza, arida realtà che però le ha permesso di sbocciare in un modo singolare, come un fiore che dalle pallide tinte muta a causa del luogo dove mette radici, assumendo colori vibranti e ben più interessanti, sebbene tanto più pericolosi. Si, indubbiamente, tu sei il serpente tentatore che mi ha spinto ad addentare la mela della conoscenza, convertendo quell'ignaro me passato nel consapevole e spietato giovane uomo che tieni tra le dita, perché proprio come il principe degli inganni controlla gli uomini attraverso le loro debolezze, seducendoli affinché pecchino, tu puoi controllare ogni mia azione con il solo desiderarlo ed ecco che si delinea la più grande differenza tra quel biblico essere e te, che di carne ed ossa mi stringi amorevole.
Tu sei ignorante del potere che realmente possiedi su ogni aspetto che mi compone ed io non sono vulnerabile e prevedibile come lo fu lei, la prima donna, più meschino celo questo fatto anche se so, che per come sei, non osresti mai provate a manipolarmi in alcun modo, perché sei più lindo di quanto vorresti ammettere.

«A cosa pensi?» mi domandi con la voce leggermente più rauca del solito, mi acciglio leggermente pensando che probabilmente siamo in questo stato da un bel po', scuoto il capo e mi stacco di qualche centimetro dal tuo collo dall'aroma celestiale, sorrido arricciando il naso all'ennesimo parallelismo che sono stato capace di trovare tra te e il paradiso, scuoto il capo divertito: «Nulla di importante, davvero» biascico in un sussurro sfiatato, il grande rilassamento che mi ha travolto fino ad ora non ha solo fatto privare completamente di forza il mio corpo, ha anche ridotto incredibilmente le sue solite funzionalità ed ora pare che mi sia destato da un sonno che non ho mai abbracciato. Mi allontano definitivamente da te, mi distendo bene sul divano e spalanco le braccia, tu ridi e accetti il mio caloroso invito ad accoccolati meglio contro il mio petto, in una più confortevole posizione che dia sollievo non a me solamente, ma anche a te, che teneramente strusci il viso contro il mio petto, poi i piedi fasciati da candidi calzini contro i miei nudi, godendoti per un istante le mie mani che risalgono spesierate la tua schiena.

Mugugni sollevato, probabilmente stare seduto con me appoggiato addosso non deve essere stato piacevole per la tua colonna vertebrale, un po' mi dispiace eppure non dico una parola, cosciente che non ti saresti arreso tanto presto: «Perché allora sembravi tanto coinvolto dalla mole di pensieri che ti attraversavano la mente? Sai anche se non ho potuto vederti in viso, ho potuto percepire sotto le dita ogni volta che il tuo viso si teneva o rilassava e per di più ormai, non mi è così arduo identificare dei mutamenti in te» soffio leggermente, fai davvero troppi progressi e temo che prima o poi non sarò più capace di nasconderti come mi senta e se normalmente non sarebbe nulla di negativo, considerato il nostro profondo rapporto, durante il periodo della gravidanza dubito che sia qualcosa di buono, considerando quanto velocemente io perda la testa, se si tratta di te e non vorrei causarti preoccupazione: «Sono serio, non era nulla di importante, ho solo lasciato che la mia mente vagasse e in qualche modo sono finito a pensare a Dante e a te, beh, a te penso sempre, non importa che sia legato all'idea che sto elaborando o meno» sbuffi fingendo fastidio, eppure l'odore allegro dei tuoi feromoni ti tradisce, mentre biascichi: «É disgustosamente romantico, però lo so che mi pensi di continuo, sarebbe strano altrimenti, cosa pensi che io faccia, uh?» termini la frase con una domanda retorica dal tono provocatorio, non rispondo e permetto ad entrambi di godere della quiete che ci avvolge come un morbido telo.

Credo sarebbe stato gradito ad entrambi il poterci immergere nella quiete quotidiana degna di qualsiasi coppia profondamente innamorata, eppure una scossa di calore è tornata ad infiammare la tua pelle non più candida, ma scarlatta, i tuoi rubini meravigliosi si lucidano di una patina che sussurra di inconcepibile passione ed io non posso sfuggirti, ecco lo vedi, non sei forse il mio personale tentatore? Mi lecco il labbro inferiore, facendo strisciare la lingua tra i miei denti per cercare di darmi un contegno, deglutisco a fatica, frenando il desiderio febbrile che sta ardendo il mio intero corpo e in qualche modo riesco a tenere le mie mani lontano dalla tua fisicità sensuale, seguendo i tuoi passi zoppicanti e poco saldi fino alla nostra camera da letto, solo quando la porta in legno si chiude saldamente smetto di tentare di rimanere lucido, spingendoti vigorosamente contro di essa, ansimando come una bestia selvaggia e perdonami ma non credo che riuscirò ad essere amorevole nei tuoi confronti, non ora, con le testa piena di te e il tuo dolce odore che sta facendo aumentare la mia salivazione.

Spingo le mie labbra, appena umide contro le tue, morbide seppure leggermente screpolate e dunque In qualche modo piacevolemente abrasive contro di me, sospiro estasiato in risposta ad un gemito che è scappato dalla tua gola quando ho infilato le dita sotto la tua maglia mi delizia, con la mano libera sfioro il tuo collo muscoloso, teso, risalendolo con lenta spietatezza sino a scivolare dietro il tuo capo, afferrando qualche bionda ciocca per poterti attirare a me, approfondendo quel contatto rovente, godendomi la sensazione dei piccoli fremiti che ogni mio gesto ti provoca e la disperazione con la quale sei ancorato alle mie spalle tese, non è facile per me astenermi dal prenderti ora, senza pietà. Tengo le mie gambe in mezzo alle tue tremolanti, soddisfatto nel sentire come inconsciamente tu spinga il tuo bacino verso il mio, strusciando le nostre erezioni l'una contro l'altra nel tentativo di alleviare quel fuoco di bisogno che arde in te, sbuffo contro la tua bocca deliziosamente rossa, non dico una parola e ti sollevo con poca grazia per poi gettarti sul materasso, so che le tue ginocchia non reggeranno ancora a lungo ed io ho già le sensazione di essere sul punto di esplodere, ma a giudicare dai continui gemiti che sfuggono da te, o il modo in cui le tue mani siano affondate nelle coperte, stringendole con tanta veemenza da farne sbiancare le nocche, deduco che l'eccitazione debba aver raggiunto il tuo basso ventre molto più di quanto abbia fatto con me e ne ho la conferma quando ti osservo disteso, con le gambe spalancate dalle quali cola un liquido denso.

Io lascio che un piccolo ringhio di lussuria rimbombi nel silenzio, sciolgo le articolazioni del mio collo e mi arrampico sul materasso, in modo da essere sopra questa afrodisiaca immagine di te che ansimi con sguardo implorante, io allora faccio in modo che entrambi siamo esposti nella nostra nudità, il solo pensiero di futili indumenti a separarci mi irrita in maniera del tutto irrazionale, non ci bado fino a quando il collare che circonda il tuo collo mi fa realizzare che non posso morderti, mi lamento per poi infilare i denti affilati nella tua spalla destra, leccando successivamente qualche goccia di sangue che corre giù da quel segno, per poi deliziarti con baci gentili e qualche succhiotto lungo il petto che vibra irregolare sotto la mia bocca affamata di te. Chiami il mio nome in un sospiro bloccato in gola per metà, incarichi la tua schiena perfetta, permettendo ai miei occhi smeraldo di godere della tua statuaria fisicità che si contrae, delineando con ancora più classica perfezione le linee dei tuoi muscoli ammalianti mentre, con un'impazienza che a stento celo, sfioro il tuo bacino, per poi addentare il tuo interno coscia.

«Izuku, non- » la frase muore tra le tue labbra gonfie dei miei baci, sostituita da un gutturale lamento che mi rende ancora più agitato, ti voglio così tanto che mi sento sul punto di impazzire, eppure dopo aver sospirato un paio di volte riesco a calmarmi abbastanza da chiederti: «Il tuo calore è praticamente finito giusto?» tu annuisci paonazzo in viso: «I miei sintomi sono quasi spariti» ti contorci in preda al piacere quando soffio contro la base del tuo membro ben dritto: «Allora, voglio che ricordi questo istante, voglio che tu capisca la differenza tra noi, persi nelle nostre dinamiche e noi persi in puro e semplice desiderio» appena pronuncio queste parole posso chiaramente scorgere un sussulto da parte della tua virilità, l'idea non sembra dispiacerti.

È solo a quel punto che decido di dedicare finalmente del tempo al tuo sesso, lasciandovi sopra qualche bacio provocatorio prima di fare scorrere la mia lingua lungo la tua lunghezza, già inumidita dal liquido pre-seminale che stai rilasciando a causa dell'estasi che ti invade, poi ancora avanzo nella mia tattica per farti sprofondare nel piacere, avvolgendoti nella mia bocca rovente, succhiando con adeguata pressione mentre tormento il tuo glande con il mio muscolo umido. «Merda» stringi questa imprecazione fra i denti, inarcandoti verso l'alto, pieghi leggermente il tuo busto per riuscire ad affondare le dita nella mia chioma boccolosa, ma non mi spingi verso di te per soddisfarti, sembra quasi che tu abbia bisogno di un appiglio saldo per rimanere concentrato, con gli occhi succhiusi, le labbra distanziate e la fronte aggrottata, sorrido divertito, lasciando che le vibrazioni della mia risata si riversino sul tuo sesso, causandoti un improvviso sobbalzo, è adorabile il modo in cui cerchi di ritardare il tuo orgasmo, nonostante tu sappia bene che posso percepire il pulsare convulso contro la mia lingua, preludio di un getto caldo che mi scende lungo la gola. Credo che questa sia la prima volta nella quale stiamo facendo l'amore abbastanza lucidi da goderne, da poter intraprendere questo tipo di preliminare, senza l'urgenza spaventosa di unirci e quando anche l'ultima goccia del tuo seme è stata rilasciata, mi porto dritto con la schiena, senza allentare la ferrea stretta che esercito sulle tue cosce scolpite, ti osservo soddisfatto, cosciente che questo è solo l'inizio del nostro tempo insieme fra le coperte.

E di fatti ci crogioliamo nella piacevolezza delle reciproche attenzioni e non avrei mai immaginato quanto realmente potessimo sperimentare, non mi aspettavo di certo di vederti tanto in apprezzamento nei vari giochi dei quali abbiamo fatto esperienza, tanto che anche la mia più sadica parte si è acquietata grazie a questo intimo momento che abbiamo condiviso, ora però siamo stesi sulle coperte pulite ed i nostri corpi profumano di bagnoschiuma, i nostri capelli ancora leggermente umidi sono abbandonati pigramente contro i cuscini e sorrido allegramente quando mi tiri un leggero calcio per attirare la mia attenzione, stiamo tecnicamente studiando, distesi sul letto, ma è ovvio che io non mi stia concentrando per niente sulle lettere che i miei occhi stanno scorrendo: «Lo sai che tra poco abbiamo un esame, studia» io arriccio il naso contrariato e senza preavviso ti spingo sopra di me, imprigionando il tuo corpo tra le mie braccia: «So già queste cose» bonfocchio annoiato, tu mugugni a metà tra il contento del contatto fisico e l'irritato a causa del mio comportamento, stranamente infantile.
«Ma se ogni volta che facciamo lezione di inglese la tua faccia si contorce» «Mhp è Mic che ha problemi a spiegare, ha praticamente distrutto Oscar Wilde quindi l'ho studiato da solo» «Davvero?» mi guardi scettico, sollevando un sopracciglio per dare un taglio ancora più incredulo alla tua espressione che, a causa dei tuoi occhi affilati sembra quasi sempre iraconda o seriosa e in risposta, con tutta la sicurezza di cui sono capace, parlo del suo estetismo e delle varie interpretazioni che possono essere date al finale del suo più famoso libro "Il Ritratto Di Dorian Gray", spiegando che potrebbe semplicemente essere visto come una serie di eventi che hanno portato a quel finale, senza un altro significato più profondo perché si tratta di fare "L'arte per l'arte", c'è anche la possibilità di un'influenza proveniente dalla precendente letteratura moralizzante vittoriana, dove la orribili azioni dell'uomo lo hanno portato alla terribile fine che a fatto, come conseguenza del suo comportamento deviato ed infine potrebbe essere interpretato come un semplice ritratto della società nella quale l'autore viveva, piena di ipocrisia tristezza.

A quel punto non puoi davvero più lamentarti di me e ti arrendi ai miei capricci, lasciando che ti tenga stretto e mi goda la sensazione dei tuoi feromoni che mi solleticano il naso poggiato contro le tue ghiandole laterali del collo, purché io abbia la decenza di lasciarti studiare in santa pace e per quanto affamato mi senta delle tue attenzioni, mi obbligo a lasciarti in pace fino a quando, dopo qualche ora, ti decidi a chiudere quei dannati libri e a rintanarti contro il mio petto, aspettando che si faccia l'ora di cena.

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