•|Ecco l'indomita bestia|•13
Per quanto avessi voluto rimanere solo con te, stretto al tuo muscoloso corpo dall'aspetto ipnotico, perso ad osservare le tue meravigliose pozze infernali, tentato dal sapore particolare di spezie lasciatomi sulla lingua dalle tue labbra morbide, non ci è concesso, Aizawa ci obbliga a riprendere il naturale fluire delle lezioni, motivo per il quale ora sono seduto dietro alla tua schiena leggermente incurvata sul tuo banco, me ne sto con il gomito sinistro ben piantato sulla superfice lignea, il mento abbandonato sulla mano e gli occhi fissi su di te, mentre distrattamente ascolto la voce del nostro coordinatore che spiega il motivo dell'assenza del nostro rumoroso professore d'inglese, colgo qualche congratulazione provenire dai nostri compagni, ma tutto ciò che m'interessa è lo schiacciare inquieto e ripetitivo del tuo piede destro contro il pavimento pulito, stai dondolando la gamba con fare nervoso e ne deduco che neppure a te faccia piacere questa distanza alla quale siamo obbligati, sbuffo infastidito avvertendo un incontenibile prurito risalire il mio collo, sbuffo e stringo con forza le dita attorno all'angolo del banco, cercando di far ritrarre gli artigli.
«Bene, oggi faremo dei lavori di gruppo e prima che me lo chiediate, no, non potete scegliere i vostri compagni di gruppo» io osservo il moro, so che quasi sicuramente non metterà me e te insieme, solo che potrebbe non riuscire a fare il padre se continuerà a comportarsi come se potesse capire, un normale alpha non dovrebbe ficcare il naso nei nostri affari, i miei occhi da soli sono probabilmente sufficenti per fargli capire la mia minaccia, poiché si affretta a parlare dicendo: «Rimanete fuori solo voi due, ragazzi problematici: Bakugou andrà nel gruppo A e Midoriya nel gruppo B, è bene che voi due impariate ad essere separati, altrimenti in casi di necessità le conseguenze saranno grave su entrambi» io ringhio appena mostrando le zanne, oggi sono più nervoso del solito, non riesco a spiegarmelo ma sta diventando davvero difficile tenere a bada la mescolanza tra i miei problemi di personalità e i miei istinti, faccio strisciare indietro la sedia e mi dirigo verso i miei compagni di gruppo, prima finisco questo lavoro, prima avrò la possibilità di tenerti nuovamente sott'occhio, così mi ritrovo a fronteggiare Todoroki, Uraraka, Momo, Kirishima e Iida, mi siedo sbuffando, cedendo alla tentazione di affondare gli artigli nella mia carne, ignorando il bruciore della ferita che mi sono accidentalmente aperto sul collo, sto peggiorando e non riesco a capire perché.
Sta andando tutto bene tra me e te, nessuno ha cercato di metterti le mani addosso, questa mattina mi hai salutato regalandomi un bacio mozzafiato e un eccitante scambio di tocchi, abbiamo sfregato insieme le nostre ghiandole dei feromoni, in modo che potessi sentirmi ancora più vicino a te eppure non riesco a tornare lucido, respirare non mi riesce agevole quanto dovrebbe, senza contare il prurito snervante che mi parte dalla punta delle dita e che termina ai gomiti, sospiro, stiracchio il collo pregando che sia solo uno dei tanti episodi in cui mi risulta difficile tenere a bada la mia mente, che non degeneri mostrando il peggio di me, nel modo meno eroico e legale possibile. A farmi tornare alla realtà è la voce preoccupata di Shoto che mi domanda: «Hey Midoriya, va tutto bene?» io annuisco gettando fuori uno sbuffo d'aria calda, dicendo: «Va tutto bene, ora potremmo concentrarci sul nostro lavoro?» Iida e Momo annuiscono vigorosamente, fin troppo entusiasti di aprire il foglietto con il tema, solo che i loro sorrisi pieni di sicurezza sfumano quando con gli occhi decifrano le lettere che vi sono state scarabocchiate sopra, Uraraka curiosa allunga il collo, puntando gli occhi sulla parola, per poi assumere un'espressione altamente confusa bisbigliando: «Sono l'unica che trova impossibile trovare il modo di applicare la psicologia al mondo degli eroi?» «Neppure io ho idea di come legare le due cose, poi non è che abbiamo mai fatto questa materia, oppure io e i miei bro ci siamo persi qualcosa?» chiede esasperato il rosso grattandosi la fronte con il dorso della matita, io picchietto le dita sul tavolo e mi intrometto nella conversazione, conoscendo una o due cose a riguardo.
«In realtà è molto utile per capire come affrontare i criminali. Mettiamo che c'è stata una rapina in banca e uno o più villains stiano tenendo in ostaggio coloro che erano all'interno al momento del furto, se non si media prima di affrontare l'operazione d'assalto c'è circa l'ottanta o forse novanta percento di probabilità che gli ostaggi vengano uccisi. Chiaramente per determinare come approcciarsi ai criminali c'è bisogno di sapere se abbiano qualche patologia come la psicopatia, in quel caso le cose si complicano molto e ragionare diventa impossibile e cose di questo genere. Ma non ho terminato, infatti una conoscenza base degli stati mentali degli individui può determinare la vittoria o la sconfitta delle parti coinvolte in uno scontro: se una persona A e una persona B si trovano a combattere, il vantaggio non verrà dato solo dalla forza ma anche dalle abilità mentali, diciamo che A è una persona nella media e che B sia un sadico emotivo stabile, in quel caso la vittoria sarebbe quasi sicuramente di B, che A sia fisicamente più forte o meno, questo perché la tipologia che ho appena presentato ha una forte persuasione, delle evidenti abilità d'osservazione e d'ipotesi che permettono di scovare velocemente il punto debole di chi si ha davanti e se B è bravo potrebbe persino spingere A a farsi del male da solo...» solo dopo aver terminato di parlare mi rendo conto d'essere stato probabilmente fin troppo specifico negli esempi che ho riportato, ma contando sull'ottusità dei miei compagni di classe non posso fare altro che sperare, pregando che non s'accorgano di quanto precise siano le informazioni che ho loro donato riguardo questo ipotetico "B". «Wow Midoriya non sapevo che sapessi anche queste cose, certo che hai pensato proprio a tutto, la tua passione per gli eroi è ammirevole, grazie per aver aperto i miei orizzonti e avermi fatto vedere quanto era limitata la visione delle cose» afferma con tone grave il ragazzo dagli occhiali rettangolari, muovendo le braccia in maniera robotica, com'è solito fare ogni volta che si esprime serio, io mi limito a rivolgergli un cenno con il capo, gettando nervoso uno sguardo al tuo gruppo, fra le loro teste vedo la tua girarsi verso di me, il tuo sguardo apprensivo si posa interrogativo su di me, lasciandomi intendere che anche tu hai percepito il mio turbamento, maledizione, scuoto il capo cercando di farti capire che non è successo nulla, mentre mi chiedo come faccio a nasconderti ancora a lungo questa deplorevole verità su di me.
Non sei ancora pronto per assistere a quell'oscurità che ho tanto voluto tenerti nascosta, non lascerò che la mia frustrazione, desideri repressi e bisogni viscerali si impongano sulla mia razionale decisione e ringraziando il cielo il mio alpha mi sta dando una mano a tenere a freno la mia natura più intima, più che altro per il fatto che se perdessi il controllo, vittima come sono del bisogno di monopolizzarti, rischierei di farti del male se tu mi rifiutassi e non voglio davvero arrivare a quel punto, non potrei davvero perdonarmi se finissi per il farti qualcosa, solo perché non sono stato capace d'attendere un poco la tua predisposizione ad accettare ogni cosa di me, persino il mio più maligno segreto, che già un poco hai intuito, con mia sorpresa.
Grazie alle mie competenze il mio gruppo è il primo a terminare il compito affidatoci da Aizawa, il quale getta velocemente uno sguardo sui fogli dalla grafia ordinata che gli sono stati consegnati, si pizzica il ponte del naso osservandoci serio, per poi dire: «Avete fatto un ottimo lavoro, le informazioni qui riportate sono estremamente precise e gli esempi, come i modi di impiego e i consigli che avete proposto paiono fin troppo esatti perché non abbiate usato internet, ma ho controllato che non aveste cellulari a portata di mano perciò sono sicuro che non abbiate copiato» termina la frase come a farmi capire che aveva dei sospetti su di me, tuttavia in qualche modo riesco a tirare fuori uno dei miei migliori sorrisi inventandomi una storia su come mi sia informato per passione riguardo agli eroi, lui annuisce dubbioso e quando sto per tornare al mio posto dice: «Chi ha finito rimarrà con il proprio gruppo, potete chiacchierare ma fatelo sotto voce, non disturbate i vostri compagni» stringo le dita in pugni nelle maniche della divisa scolastica e torno a sedermi con il gruppo.
«Ehy, emh, Deku-kun, posso farti una domanda?» chiede la castana giocherellando nervosamente con le dita, sotto lo sguardo confuso del suo compagno, io annuisco seccato, con gli occhi fisso su di te che stai sbraitando qualcosa a Kaminari: «Umm, ecco, è vero che gli alpha e gli omega come te possono avere più di un compagno?» io la osservo per un istante sotto i colpi di tosse di Momo e lo sguardo severo degli altri, i quali paiono aver identificato tale quesito come una questione delicata, io scuoto le spalle e rispondo tranquillamente: «Lo pensavo anche io, ma ho scoperto che non è così, poi mia madre ha pensato che fosse ora di darmi qualche informazione in più e mi ha scritto una lettera, il riassunto è che no, non è vero che possiamo avere più di un compagno, ma anzi ne abbiamo uno solo per tutta la vita, a differenza vostra se il mio compagno dovesse morire non potrei tornare a stare con qualcun altro, ma morirei anche io, questo vale anche per gli omega» la mora produce un versetto mal contenuto stritolando il braccio di Todoroki che la osserva confuso mentre ella esclama: «Oh, è così romantico» io ridacchio leggermente dicendo: «Forse, ma ha i suoi lati negativi, questo significa che sono peggio di un normale alpha ipergeloso, molto, molto peggio e non è che possa davvero farci qualcosa. Come se non bastasse quelli come me sono molto più soggetti ai loro istinti e agire in modo immorale, estremamente incauto e violento nei confronti del proprio partner diventa più probabile, voi avete i soppressori, con me non funziona nulla di quella roba, in realtà funzionano poco anche per Katsuki» «Deve essere davvero snervante» constata il fulvo dandomi una pacca sulla spalla, io mi limito ad annuire appena, temendo già il ritorno del mio rut, poiché ho appena realizzato che se dovesse tornarmi in un periodo nel quale sono tanto irrequieto ed incline alla violenza, non credo proprio che riuscirei a trattarti come meriteresti e non voglio finire con il farti piangere o sperimentare nuovi episodi di abuso, non lo meriti.
Tu mi conosci, non mi lascio influenzare tento facilmente da semplici sensazioni, eppure oggi mi pare che un nero presagio sia scivolato sotto la mia pelle, strisciando e raggiungendo ogni centimetro di me, in un sussurro lugubre che non mi permette di calmarmi, tutto questo non mi piace ma non c'è molto che io possa fare, mi distraggo dai miei pensieri quando ti vedo ridacchiare a qualche battuta, poi ti osservo essere stretto in un abbraccio fin troppo intimo da Denki, il quale fa strisciare le sue dita fra la tua meravigliosa chioma ispida, bisbigliandoti qualche parola nell'orecchio che ti provoca un evidente rossore sugli zigomi, distolgo lo sguardo sbuffando, nascondo le mani sotto al banco dinnanzi al quale sono seduto, tento di trattenere il ringhio che sta risalendo la mia gola e cerco un po' di lucidità nelle fitte di dolore che mi provoca il conficcarmi gli artigli nei palmi, ora sanguinanti. Non dovresti essere tanto amichevole con nessuno al di fuori di me, che sia un alpha, un omega o un beta, non m'interessa e temo che prima di quanto vorrei mi toccherà rivelarti che, la mia ossessiva gelosia, tutta la possessività che ti ho mostrato non è qualche cosa che viene dal me animale che hai già visto, ma che in verità si tratta di un tratto oscuro della mia anima marciscente, non è la bestia che sono a rendermi tanto letale, ma la degenerazione della mia mente, privata d'ogni umana parvenza e rivestita delle mostruose spoglie di un terrificante demone, nato dalla disperazione, maturato nella violenza dell'odio, bramoso di carne e sangue.
Non sono calmo, non mi sento bene, percepisco il battito del mio cuore diminuire, tuttavia la potenza del suo moto è di molto più alta, causando dei movimenti più marcati dei miei vasi sanguigni, che però restano discreti abbastanza da poter essere nascosti a chi mi osserva confuso giacché ho improvvisamente smesso di rispondere, di guardare te o loro, riesco a distinguere appena la tua voce spezzarsi improvvisamente, devi aver inteso che qualche cosa non sta andando per il verso giusto, ma con il dolore che mi circola nelle vene, la testa che gira pericolosamente ed il corpo che di tanto in tanto freme, non va affatto bene per me, non ora che puoi vedere quando terrificante sia il mio stato, quando profonda sia l'impronta che la tua mano ha solcato in quello che sono diventato, modellato dalle tue dita senza che tu lo sapessi e temo che tu, fragile come si ora, impreparato persino nell'accettarti, rischieresti di spezzarti come un vaso di cristallo se conoscessi quello che ti nascondo, eppure nonostante ti abbia promesso di attendere non sono certo di riuscire ad evitarti uno scontro tanto brutale con la realtà e dunque spero che sarai in grado di perdonarmi, per questo ed i maligni desideri che ora si muovono violenti nella mia mente.
Non riesco più a trattenermi, mi alzo in piedi attirando gli sguardi di tutti su di me, sento le voci di tutti giungermi ovattati, intravedo le labbra nel nostro professore muoversi ma non mi raggiungono le sue parole, ormai sono disceso nel limbo meschino dei miei umani istinti, di immagini di sangue, ferite e suoni alti di urla, preghiere e pianti disperati che riempiono la mia pelle di brividi piacevolissimi, con un'eccitazione sublime che danza seducente lungo la mia carne peccatrice, perdonami, abbi il cuore di accettare l'orrore che sono e quanto violenta sia la vera immagine del mio io più profondo, che scalpita bramoso al solo pensiero di farti del male, di maschiare la tua carne pallida con queste mie unghie, lasciare su di te segni indelebili che non sarai capace di cancellare. Il mio alpha invece vuole proteggerti da ogni pericolo, persino da quello che per te rappresento ed ecco che l'euforia che m'ha pervaso svanisce, soffocata dal mio secondo sesso che pare avermi messo le mani alla gola, crollo a terra, annaspando per avere un po' d'aria, tremo leggermente, incapace di fermare il mio corpo dal ferire se stesso e tra le macchie che hanno inondato la mia vista riconosco a stento la tua figura preoccupata, mi stai sorreggendo il volto, ma non riesco a percepire il tuo tocco contro la pelle. Io non riesco più a tenerlo a bada, credevo che la mia pazienza sarebbe stata sufficente, giunta con il tuo sforzo, a placare gli istinti di sadica natura che mi accompagnano dai miei dieci anni d'età, figli del male e della depressione che provocasti in me, ignaro di quello che facevi, sciocco a causa della tua giovane ignoranza e sebbene io non ti abbia mai odiato, questo crudele lato di me vuole lasciare nel tuo cuore cicatrici che non potrai mai celare, lasciti di una malvagità che non è però volta a spezzarti, solo a farti perdere ogni desiderio di distanziarti da me, a strapparti quelle candide ali delle quali ti fai troppo pregio che in me hanno instillato il desiderio di tenerti vicino a me, legato con catene che ne io e neppure tu saremo in grado di spezzare.
Voglio che tu mi appartenga, che l'unico nome che stringerai mai fra le labbra sarà il mio, che le mani che bramerai saranno le mie soltanto e nella degenerazione del mio pensiero, guidato da una deformazione della mia personalità, sento che potrò ottenere solo tramite il dolore che potrei incidere nel tuo corpo e nella tua fragile personalità, lo sai, non vorrei mai arrivare a tanto, il mio io razionale e il mio alpha tentano in tutti i modi di proteggerti da quella terza parte che però nessuno dei noi due riesce a controllare, mi sento svenire e ben presto vedo solo l'oscurità più profonda circondarmi, ciò nonostante sono certo di non aver perso i sensi perché posso sentire i tuoi lamenti e la tua voce sofferente chiamare il mio nome, con una paura che t'ho sentito poche volte addosso, cosa che mi porta a cercare di sollevare le palpebre per guardarti, mi lamento in preda al dolore quando la luce mi colpisce, ma in qualche modo riesco a tornare seduto, senza badare agli artigli che si sono conficcati nelle mie stesse cosce, ansimo ancora spaesato, ringhiando minacciosamente verso i presenti, che comprendono in fretta gli intenti dietro quell'unico, spaventoso verso, che li fa tremare come foglie, facendoli correre fuori dalla classe il prima possibile, lasciando me e te da soli.
Non riesco a parlare, a dire il vero è già un miracolo che non sia svenuto a causa del continuo contrasto che sta imperversando in me e forse te ne accorgi, perché diffondi nella stanza il tuo odore speziato al caramello, quei tuoi dolci feromoni che sono capaci d'influenzare le mie reazioni come nient'altro al mondo, poi sento le tue dita tremanti accarezzare con dolcezza infinita i lati del mio viso contratto, studiando con i polpastrelli le piccole pieghe di pelle che si sono formate a causa dell'espressione dolorante che devo aver messo su, questo contatto mi rilassa completamente, o quasi, il mio alpha gioisce ebbro della tua presenza, cosa che mi porta a dar vita a delle fusa che, a giudicare da come i tuoi rubini si siano spalancati, ti trovano impreparato, ma accogli con un certo orgoglio questa mia reazione, tanto che le tue labbra meravigliose si piegano in un piccolo sorriso che calma un poco anche la sadica voce dei miei istinti, lasciandomi appoggiare con leggerezza alla tua spalla, per rifuggire dalla luce e permettere al mio corpo sfinito un poco di riposo. I tuoi dolci movimenti, amorevoli carezze che mi rivolgi, non cessano neppure quando il silenzio discende su di noi per una manciata di minuti, attendi con una pazienza che non t'è mai appartenuta che io torni a respirare come dovrei, che i ringhi selvaggi, che non avevo notato star producendo, cessassero in piccoli rantoli gorgogliati di pura soddisfazione, generata da nient'altro se non le tue tanto da me agognate attenzioni, solo quando mi vedi più stabile azzardi a domandarmi: «Deku, cosa ti è successo? Mi sono sentito malissimo, sembrava quasi che il tuo stesso alpha ti stesse facendo del male da quello che ho percepito grazie al nostro legame...» io sospiro stringendomi alle tue braccia con forza e bisbiglio: «Te lo dirò, va bene, ma devi essere pronto ad affrontare quel qualcosa per il quale mi hai chiesto di attendere, dovrai accettare la consapevolezza che non importa quello che ti dirò, non potrai abbandonarmi neppure volendo» la mia voce è seria, forse più gelida di quanto avessi voluto e ti irrigidisce leggermente sotto al mio tocco, smetti di sfiorarmi con amore per stringermi in un confortante abbraccio che mi lascia estasiato.
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