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•|Corri, corri via, ma non da me|•2

Sospiro, mi rigiro fra le coperte per l'ennesima volta e per finire cedo nuovamente alla consapevolezza che l'insonnia non mi abbandonerà, almeno finché non potrò parlarti ancora una volta, con sicurezza, per affrontare tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di rivelarti. Eppure mentre mi alzo sbuffando, con un grugnito scontento che si origina a partire dalla mia eccessiva stanchezza che ho accumulato negli ultimi due mesi, non posso fare a meno di domandarmi se tu,  magnifica creatura, pura, di candore sensazionale, non sappia già quello che il mio cuore ostinato mi ha nascosto per anni, sopraffatto dalla realtà nella quale mi ero crogiolato, adagiandomi stupidamente su delle spine acuminate, scambiandole invece per allori che non ho mai davvero meritato.

Mi mordo il labbro inferiore con rabbia, sono stato un idiota e sono ben consapevole dell'orrore che ho causato con queste mie mani, tanto che non sono riuscito ad affrontarmi per molto, troppo tempo e ho persino preteso di agire quasi non fossi stato un mostro verso di te, quasi non fosse stata mia la colpa delle tue mille insicurezze, delle numerose lacrime cristalline che si sono schiantate contro il pavimento della scuola media Aldera, eppure tu, con quelle gentili gemme verdi mi hai perdonato silenziosamente, mi hai permesso il mio capriccio di cercare confronto in uno scontro con te, sebbene tu abbia sempre odiato ricorrere alla violenza quando innecesario.
Ridacchio sentendomi ridicolo, sopraffatto dalla frustrazione mi trascino verso la finestra della mia camera, le sono di spalle mentre mi perdo nell'osservare l'ambiente ordinato dalle tinte scure, ah, se solo sapessi come mi sento perso ora, incerto persino nel compiere quel piccolo gesto che mi separa dalla meravigliosa vista di una Tokyo notturna illuminata, come il profilo tagliente di una metropoli decorata  da una pioggia di stelle luminose, mai come i tuoi occhi.

Rideresti di me nel vedere come i miei pensieri susseguono con fare altalenante fra cose completamente slegate da te e poi verso la tua figura? Probabilmente no, sei troppo caro per fare qualcosa del genere, sono certo però che vedrei un sorriso contento sul tuo viso spruzzato da miriadi di lentiggini e con il solo pensarti riesco quasi a figurati davanti a me, in tutto il tuo splendore, che mi guardi in quel modo indefinito ma carico di un calore nostalgico, al quale non ho mai avuto il cuore di rinunciare completamente, nonostante quello che ho fatto.
Si, lo so, sono egoista, ma in qualche modo ho sempre avuto questa sensazione strana dentro di me che non riesco a spiegarmi, come un sussulto continuo nel rivolgerti dei frammenti dei miei turbinosi processi mentali, una scarica di elettrici brividi ogni qualvolta il tuo sguardo magnanimo s'infervora di foga combattiva, che stravolge la tua espressione dolce per trasformarla in un'esplosione di competitività inaspettata dato il tuo dolce carattere e forse se avessi avuto il coraggio necessario per spiegarti che, da quando ho memoria, sei stata la persona più importante per me, chissà, magari non dovrei rodermi di preoccupazione mentre lascio il freddo della notte consolarmi.

Ti penso, sempre di più, sprofondo nella consapevolezza che forse, in fin dei conti, t'ho sempre amato ma non ho voluto ammetterlo. Ho sempre tentato di non dipendere dagli altri, un po' sotto l'influsso di mia madre, un po' per tutti gli elogi che mi hanno ricoperto in giovane età, aiutandomi a rovinarmi, facendomi crescere nell'illusione d'essere il migliore fra tutti, potendo dunque permettermi ogni tipo di comportamento. Ah la società, malefica seduttrice, ti incanta con i suoi modi lusinghieri, ti prende tutto quello che hai, ti cambia infettando il tuo io più profondo e la cosa peggiore è che subdola, si muove in punta di piedi, non ti lascia sapere che sta agendo su di te, non ti dichiara guerra ma ti colpisce alle spalle e se, fortunatamente, riesci ad accorgertene, solitamente è sempre troppo tardi. Impallidisco, scuoto la testa ansioso, mi impongo di non esagerare nel fare vagare la mia mente tormentata e tento di compiere lunghi respiri, per riportare un po' di calma nelle acque in tempesta del mio animo, poi mi riscuoto, mi appoggio con gli avambracci al davanzale e torno a chiedermi dove fossi inciampato nel mio percorso mentale.

Ecco, il mio odio verso di te, quello che ho creduto tale fino ad una manciata di mesi fa, non era altro che l'egoistica illusione creata dalla mia debolezza. Mi afferro il viso fra le mani, non ho il diritto d'essere così distrutto da quanto ti ho fatto, stupido immaturo idiota che sono stato, perché ho creduto che fosse una buona idea spingerti via, terrorizzato da quel senso di calda familiarità che riuscivo a ritrovare solo in te?! Ora sono infuriato, con me stesso, con te per avermi permesso di trattarti come spazzatura, con chi non mi ha mai rimproverato permettendomi di vedere lo sbaglio terrificante che stavo commettendo e con chi ti ha portato bruscamente via da me, obbligandomi a svegliarmi con una secchiata d'acqua fresca sul viso.

Le mie emozioni sono in fermento, urlano e scalciano come bestie feroci insieme al mio omega imbizzarrito, che ho percepito per la prima volta quel giorno, perdo ancora una volta il controllo sulla mia unicità, tuttavia stanco delle continue domande che i nostri professori e compagni di classe mi fanno piovere addosso ogni volta trattengo le esplosioni, mi butto a terra con un ringhio, obbligandomi a mantenere una certa compostezza e in qualche modo riesco a tornare dritto sulle mie gambe, con i miei taglienti rubini che puntano dritti contro lo specchio, scrutando il mio riflesso con espressione pensierosa, ignorando le visibili occhiaie sulla mia pelle candida.
Faccio qualche passo avanti, come a fronteggiare quel frammento di me che mi osserva, rimaniamo in silenzio come due combattenti con la guardia alzata, poi ci parliamo, con un sospiro sconfortato: «Forse dovrei ascoltare i miei istinti, trovo estremamente strano il fatto che Deku sia un beta...».

Mi siedo in silenzio sul bordo del letto, respiro lentamente e rimembro di quel giorno che mi sembra ormai così lontano, quando nelle ultime frazioni dell'anno scolastico ci venne fatto un controllo per determinare quale fosse il nostro secondo sesso, dunque un piccolo dubbio inizia a martellarmi in testa: perché, in qualche modo, ero sicuro che Deku non fosse affatto un uomo o un beta? Avevo sempre preteso di reputarlo inutile, eppure in cuore mio, quando m'ha guardato di sottecchi ho tremato, con assoluta sicurezza avrei affermato che fosse parte del genere dominante, eppure l'infermiera m'ha smentito, sebbene avesse una strana voce nel parlare.

Deglutisco, e se.... No, impossibile, scuoto la testa bruscamente, poi mi passo una mano fra i capelli nervosamente, pietrificato al sentire il mio cuore palpitare e gli occhi pizzicare, se solo potessi raggiungerti, sapere dove sei, come stai e magari parlarti, forse questa tenue speranza, verde come i tuoi magnifici occhi, diventerebbe un caldo fuoco infernale capace di farmi ardere come un tempo, perché ora sono gelido dentro, come se una parte di me mancasse e temo d'aver compreso che si tratti di te, unico e solo portatore di luce nella confusione oscura che aleggia in me.
Sono così perso, così solo e triste quando non sei con me che mi pare di soffocare, un po' a causa dei miei pensieri in continuo fluire ed in parte perché non averti accanto per me è stato più destabilizzate di quanto avrei mai potuto credere, tanto che mi sono ritrovato a piangere senza realizzarlo, nonostante tu sappia quanto sia difficile per me versare lacrime davanti alle persone, eppure con te mi è sempre venuto naturale, aprirmi intendo, mostrare il mio dolore  o le mie insicurezze, perché sapevo che non mi avresti giudicato mai, ho sempre saputo che solo tu avresti potuto confortarmi e si, lo so, sono stato un emerito idiota a non rendermi conto del significato di tutto questo.

Sento un lieve tocco sulla porta di legno, non dico nulla, spero che chiunque sia se ne vada in fretta lasciandomi abbandonato a me medesimo, dopotutto solo quando posso immergermi in questo modo in me stesso mi pare di esserti un po' più vicino, con un vago ed inconsistente senso di alleggerimento che svanisce quando la realtà torna a fare capolino nelle mie riflessioni inconcludenti, tuttavia il visitatore notturno non si pone il problema, pare che non gli interessi dell'ora tarda, o meglio, di quanto presto sia, neppure si cura se io possa star riposando beato e dunque di svegliarmi.
La porta si apre rivelando il fastidioso bagliore della torcia di un cellulare, mi copro gli occhi ringhiando verso quella che mi pare essere la sagoma di Kirishima, lui si scusa sotto voce e chiude la porta, gli rivolgo la mia attenzione solo quando ha la decenza di spegnere quella fastidiosa fonte luminosa.
Si siede accanto a me posando la sua mano sulle mie spalle, mi irrigidisco ma non lo nota, mi trattengo dal buttarlo fuori in modo poco carino e stringo i denti, lo vedi? Quando tu mi tocchi non mi sento a disagio in questo modo, non ho mai provato fastidio, solo un piacevole senso di calore che mi avvolgeva dolcemente, qualcosa che non so se avrò mai la possibilità di sperimentare anche solamente un'ultima volta ed io non posso più fingere di trovare piacere nella fallimentare relazione con il rosso, non è giusto per nessuno di noi due e credo che sia meglio non tergiversare ulteriormente, rimandare sarebbe solo una perdita di tempo, una cattiveria gratuita verso di lui che ha tentato di trascinare avanti il nostro rapporto.

«Mi sono preoccupato, si può sapere che ti succede ultimamente?» chiede Kirishima, io sospiro e lo guardo, lui sembra capire che qualcosa di spiacevole uscirà dalle mie labbra ed io semplicemente alzo le spalle, le scuoto per liberarmi del suo tocco e dallo sguardo ferito, probabilmente ha capito come il buio con sé porterà sconforto per il suo cuore, un poco anche per il mio ma non posso dire d'averlo mai amato, in lui ho solo visto una scappatoia che però non voglio sfruttare più, non è corretto e poi devo imparare ad affrontare la vita, o non potrò mai fronteggiare te.
«Mi dispiace davvero, so quanto i tuoi sentimenti siano onesti e credo d'aver trascinato per forza questo tentativo, in modo forse troppo egoistico, poco rispettoso verso di te. Non posso fingere d'amarti, non è così, ma in fin dei conti sono certo che tu l'abbia inteso e perdonami, non volevo prendermi gioco di te, ho davvero creduto di potermi innamorare, ma non avevo messo in conto che io qualcuno lo amavo già» il rosso mi guarda teso, non dice una parola, si preme i palmi contro il viso e rilascia un lieve sospiro prima di puntare gli occhi nei miei, forse alla ricerca di una macchia di menzogna che però non incontra.

«Sei...» non lo lasciò terminate, faccio un cenno con il capo e rispondo: «Sono sicuro, capisco la situazione se non vorrai rimanere mio amico, lo rispetterò, ma non posso rinunciare ai miei sentimenti, perché se lo facessi non sarei più me stesso, sono parte di me da così tanto tempo che non ho davvero idea di quando siano nati. Mi sento così stupido a dire il vero, mi sono illuso della mia forza quando per codardia sono fuggito dalla consapevolezza d'amare qualcuno, nascondendomi dietro il mio ingiustificabile orgoglio o dell'odio che non trovava alcun tipo di fondamento. E se non avessi modo di rivederlo non credo che lo sopporterei mai...» lui mi sorride in modo caldo, tenta di donarmi conforto ma vedo nei suoi occhi un grande dolore per la notizia che gli ho appena dedicato, lo capisco ma vedo una punta di decisione, deduco dunque che c'è qualcosa che non mi ha detto e non gli permetterò di tacermi nulla.

Lo vedo giocherellare nervosamente con le sue dita, si getta una mano in faccia come a darsi una svegliate e poi, senza guardarmi, comincia a dire: «Ho davvero sperato di poter cambiare le cose dopo un anno si relazione, anche se a dire il vero, una parte di me già sapeva che il tuo cuore batteva per qualcuno. Se parliamo di egoismo, beh forse io ne ho avuto anche troppo Bakugou, mi dispiace, spero che potrai perdonare la mia caparbietà poiché anche io, come te, ho potuto vedere le cose come sono veramente solo dopo quello che è successo...» lo ascolto ansioso, con la sensazione che quello che voglia comunicarmi non mi piacerà, ma mi astengo dal dire qualsiasi cosa, tuttavia mi prometto di non essere duro con lui a causa dell'espressione affranta che ha messo su, chiaramente pentito per qualcosa, anche se ammetto di temere un poco ciò che ha da raccontarmi. «Mi sei sempre piaciuto e credo anche di avertelo detto, motivo per il quale volontariamente o meno ho fatto molta attenzione a te, dunque era evidente che non avrei potuto non notare come nonostante le tue parole, inconsciamente tu finissi sempre nei pressi di Midoriya e ho iniziato a temere che non mi avresti mai rivolto uno sguardo solamente. Per non parlare dell'evidente interesse che lui ha nei tuoi confronti, c'erano dei momenti in cui non riusciva proprio a trattenersi ma questo non puoi saperlo, sai, si è sempre premurato di lasciare uscire la sua evidente ammirazione solo lontano dalle tue orecchie per non infastidirti e mi pare di aver visto i suoi sentimenti crescere, quasi mi sono sentito sciocco a pensare di poter avere anche una sola possibilità, eppure in qualche modo sono riuscito ad averla...» fa una breve pausa deglutendo, posando finalmente i suoi occhi nei miei.

«Il fatto è che neppure lui è stupido, dunque ha notato i miei sentimenti, cosa che inevitabilmente ci ha portati a discuterne ed io sono stato terribile, gli ho detto che non poteva pensare di avere una possibilità perché era un beta, non avrebbe potuto formare un legame, qualcosa che io, come alfa  invece avrei potuto. Me ne pento e non sai quanto, sono stato davvero meschino ma avevo paura, non sempre riusciamo ad essere razionali quando si tratta della persona che amiamo e penso d'aver dimostrato tutta la mia stupidita immaturità in quel momento, fu poco prima che iniziammo a frquentarci e sai cosa mi ha detto?» io lo esortai a continuare, lui pose uno strano sorriso sulle labbra per poi dire: «"Vedremo quanto durerà, non scambiarmi per cinico Kirishima, ma sono sicuro che non riuscirete a stare insieme per molto" e credimi, in quel momento ho sentito dei brividi attraversarmi, come se mi fosse stata fatta una minaccia di morte, avevo paura che avesse in qualche modo tentato di frapporsi fra noi ma non l'ha fatto» quando termina mi guarda, sembra amareggiato a causa delle parole spinose che gli rivolse, ma come potrei giudicarlo quando io gli ho detto cose imperdonabili, augurandogli di morire?  Ci penso e mi agito, il cuore mi si strige nel petto come se volesse cessare di battere, sento tuttavia il sangue che fluisce nervosamente nelle mie arterie, facendomi girare la testa e strappandomi via il respiro, il solo pensiero che tu possa perdere la vita è bastato a trascinarmi nel mio primo attacco di panico, non ho mai provato tanto terrore in tutta la mia vita, tanto da tremare terrorizzato senza riuscire a dire nulla, incapace persino di mitigare i miei feromoni, mostrando per la prima volta da quando sono entrato alla U.A. di essere davvero un omega, eccetto per quelle rarissime volte nelle quali sono andato in calore.

Spaurito il rosso tenta di capire cosa mi succede, chiedendomi se fosse colpa sua ma scuoto la testa, ho bisogno di te, riesci a vederlo? I miei pensieri, l'immagine desolante del mio stato pietoso ed il dolore che è maturato in me sono in grado di raggiungerti, Deku? Non ne ho la più pallida idea e nonostante questo continuo a rivolgermi a te come spero anche tu faccia con me, ti  amo così tanto che posso ammetterlo con queste due semplici parole solo ora, asfissiato dalla possibilità che quando ti rivedrò sarai privo di vita e ti prego, continua a respirare, lascia che il tuo cuore batta, dovesse essere la mia vita il prezzo per la tua, sarei ben felice di saldare il conto e non per voler fare ammenda, temo che non ci sia redenzione per me, per quanto ti ho fatto, ma il mio è un egoistico desiderio nel non voler provare mai più un simile tormento. Mi sforzo, sgombro la mente, rilasso i muscoli più che posso e abbandono il panico che m'aveva stretto nella sua crudele morsa, riacquisto la calma dopo minuti di agitazione da parte del mio amico e gli faccio cenno di stare zitto, prevedendo la pioggia d'interrogativi che stava per rivolgermi, dunque mi stendo sul letto, chiudo gli occhi ignorando il mal di testa, dicendo: «Prima cosa capelli di merda quello che è successo non ha a che fare con nulla di ciò che hai detto, ultimamente il mio cervello lavora troppo, sprofondando in pensieri che non posso permettermi d'avere e in secondo luogo, non hai fatto nulla di troppo meschino, io verso di lui ho detto e compiuto azioni ben peggiori...» sospiro affranto, non mi risponderai vero? Anche ti chiedessi dove sei, come raggiungerti tu non potresti rispondermi perché questo discorso vano non è altro che un'illusione che mi sono imposto nel tentativo di trovare conforto, non è possibile per noi comunicare tramite le nostre menti, eppure la speranza che in qualche modo tutto questo ti raggiunga riesce a non farmi crollare... Deku, non posso resistere ancora a lungo senza di te...

«Bakugou, perdonami ma se ti piaceva, perché...» non vuole finire la frase, teme come potrei reagire e certamente non posso dargli torto, ma decido di chiarire poiché, distrutto come sono ho bisogno di sfogarmi, di un appiglio al quale aggrapparmi mentre mi consumo alla ricerca di te: «Perché mi sono comportato come un bastardo? Semplice, ho sempre avuto paura del modo in cui riuscisse a vedere le mie vere intenzioni, i miei veri pensieri, come se tutte le barriere che alzavo fossero nulla per lui e temevo più d'ogni altra cosa di deluderlo. Certo, so bene che non si aspettava nulla da me, ma i suoi occhi, ah se tu avessi potuto vedere come risplendevano quando mi seguiva chiamando il mio nome, quello che mi ha dato nonostante le mie proteste e che tuttavia non gli ho mai chiesto d'abbandonare, capiresti forse il terrore che si stancasse di me, lasciandomi da parte...» sorrido, eri così adorabile nonostante io non mi sia mai comportato davvero bene con te, eppure sei sempre stato così gentile che ora mi sento morire. «Era davvero incredibile, quando ho realizzato quanto lontano sarebbe potuto andare, quanto profondamente la sua presenza mi influenzasse ho tentato di scacciarlo, d'allontanarlo in tutti i modi ed ancora di più quando è stato definito un senza unicità. Era nato per essere un eroe, non era forte ma se avesse potuto evitare che qualcuno si facesse male, allora si sarebbe fatto picchiare senza protestare, non importa quanto tutti lo prendessero in giro, come nessuno avesse fiducia in lui o quanto male io lo avessi trattato, neppure diede peso alle terribili parole che gli rivolsi, mi corse in contro rischiando tutto, senza poter fare nulla, anche dopo tutti quegli anni in cui io...» la mia unicità inizia a funzionare senza che io me ne accorga, ma Kirishima mi rassicura con un sorriso, senza sfiorarmi, solo tu ne hai il diritto.

«A quel punto era troppo tardi, non sono più stato capace di comportarmi in modo decente, tutti gli elogi ricevuti m'hanno dato alla testa finché non sono venuto in questa dannato scuola, Deku e Todoroki soprattutto m'hanno obbligato a rendermi conto che non ero poi così forte e la svolta, beh quella credo che sia avvenuta quando sono stato rapito, o meglio, quando io e lui ci siamo scontrati beccandoci la detenzione: gli ho offerto la possibilità di massacrarmi, ero scosso, vulnerabile e se avesse voluto con un minimo d'elaborazione avrebbe potuto vendicarsi di tutto, invece mi ha assecondato e confortato. A quel punto nemmeno io potevo più ostinarmi a fingere d'odiarlo e non era più il debole ragazzo che rischiava di farsi ammazzare, ha dimostrato che poteva fare cose incredibili con la sua intelligenza e la sua forza...» «E per questo che il vostro rapporto è poi migliorato, dunque, alla  fine stavi cominciando a renderti conto di quello che lui davvero significasse per te» annuisco, parlando però di come gli eventi di due mesi prima avessero velocizzato il tutto.

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