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• | Ciò che per te non farei | •1

Il passato permane nella mia memoria quasi vi fosse stato inciso crudelmente con incandescenti fiamme, ancora rimembro dell'infanzia spensierate che mi convinse della bellezza del mondo, mentre con gli occhi luccicanti di un bambino ammiravo le eroiche gesta di All Might, insieme a te, che quando t'incontrai la prima volta, da innocente creatura ignara delle meccaniche di questo malevolo mondo, mi ritrovai scosso da una moltitudine di brividi e un'elettrizzante sensazione mi pervase, lasciandomi confuso dinnanzi a te, a quei tuoi occhi meravigliosamente rossi, senza sapere ciò che questo significasse o ciò che con il progredire del tempo mi avrebbe portato a vivere.

Ero così sciocco, tuttavia non mi addosso la colpa della mia ignoranza, poiché ancora troppo  poco conoscevo di questo crudele mondo nel quale viviamo, ero così candido da pensare che la cura nel trattare gli altri non fosse altro che una piccola fonte di gioia nelle mie giornate e fu proprio questa mia dolce premura nei confronti di coloro che mi circondarono, che permise a quegli sciocchi bambini di prendersi gioco di me con tanta facilità, tutto perché non avevo mostrato segni d'avere un unicità. Ma nonostante questo mi aggrappai sconsolato agli strscichi di un'ardente determinazione che non mi scivolò mai dalle mani tremanti, continuavo infatti a sognare che in qualche modo sarei riuscito a diventare l'eroe numero uno, eppure nessuno credeva in me, i miei amici mi deridevano, mi lasciavano indietro, mi ferivano sottraendomi i miei averi senza che nessuno li punisse per la propria condotta e dolorosamente dovetti vederti a capo di quelle angherie che cominciai a subire per tutta l'infanzia.  Se ci ripenso ora non posso fare altro che sospirare, osservando i primi semi del mio struggimento d'amore ancoratosi così lontano dal tempo, ancora prima di conoscere il mondo avevo già percepito un'indissolubile unione fra di noi, che tu invece parvesti mandare in frantumi senza difficoltà, lasciandomi ferito a raccogliere il pezzi del mio acerbo cuore fanciullesco.

Ciononostante non fui capace di maturare neppure una goccia d'odio verso la tua bionda chioma ispida, così simile a quella di tua madre, semplicemente mi limitavo a sorridere con fare spensierato, lasciando che nella sua incomprensibile ostinazione nel conservare il ricordo del tuo sorriso più dolce, il mio cuore sofferente mi asfissiasse con uno sconforto impossibile da abbandonare, che maturò, crescendo insime a me, fino ad accompagnarmi con un tipo di emozione che un ragazzo di quattordici anni non avrebbe dovuto conoscere. In quei giorni statici, nelle violenze che come fameliche bestie divoravano le mie carni indifese, cominciai a sviluppare una radicata indifferenza per la mia prossima realtà, in un involontario distacco che mi portò presto ad una eccessiva maturazione della mia intelligenza, donandomi un'acuta osservazione e capacità di calcolo che tutti attorno a me sottovalutarono per molti anni. Le cose iniziarono a peggiorare quandi si avvicinò la staggione estiva, con la fine delle medie infatti, ci sarebbe toccato il controllo per identificare il nostro secondo sesso e lo rammento come fosse ieri, tu e gli altri eravate così eccitati all'idea di conoscere questa informazione che io mi rifiutavo di voler scoprire, in un pesante sentore di disgrazia che si posò indelicato sulle mie spalle, lasciandomi perso nell'osservare la tua figura altezzosa che riflessa nelle mie iridi cozzava con l'opinione che tutti avevano di te e forse, pensai ansioso, anche con quella che tutti avevano di me.

Io sono qui, ad ascoltare il momentaneo quanto lugubre silenzio che mi ha avvolto senza preavviso, con le palpebre calate, la gola secca ed il respiro irregolare, potrei e forse dovrei pensare a tutt'altro che te, tuttavia non riesco a distaccarmi dalla tua figura meravigliosa, la quale tiranneggia la mia mente inebriandola e rifletto su come tutti abbiano sempre creduto di poter cogliere quello che si cela dietro le tue gemme infernali, dolcemente pericolose, eppure sono più che certo che nessuno abbia mai compreso il tuo fragile io, rintanato nelle profondità del tuo cuore, che crede di poter sfuggire da ogni sguardo, anche il mio. Stringo i denti, rilasso le mie membra, non cederò alla tentazione di abbandonarmi a ciò che sono, a quel segreto oscuro che ti ho taciuto e che poche persone conoscono, tre fra tutte quelle che ho incontrato, sono amareggiato sai? Lo so che Kirishima avrà sfruttato la sua occasione per avvinghiarsi a te, nonostante tu non gli appartenga, ma spero comunque che in te stesso ascolterai le proteste che il tuo animo ti porrà, ti prego, abbandonati al destino.

Una volta fuori dalle mie riflessioni, finisco con il tuffarmi ancora una volta in quei giorni non così distanti: «Katsuki è sicuramente un alpha, insomma, la sua unicità è super forte»  il suono di una voce, fra le numerose, insignificanti che ti ricoprivano di velenose adulazioni si diffuse per la classe, con i nostri compagni ch'erano ignari del male che ti facevano, ma che per qualche ragione che ancora rifiutavo, io riuscivo a vedere perfettamente, anche meglio di quanto tu facesti successivamente. Poi a ciò si unirono altri numerosi commenti adulatori verso di te, che gonfiavi con orgoglio il petto magro, non definito come lo sarebbe diventato nei mesi successivi o come ancora di più lo si mostra ora ed io sospiravo nervosamente, addentando il mio labbro inferiore con un'ansia soffocante che mi travolse, giunta con il dolore di sapere che il mio primo amore non m'avrebbe mai neppure osservato per un istante, anche solo per errore. Ah, certo è che neppure quel giorno fui risparmiato dalle voci fastidiose di quei bulletti che t'avevano circondato come fedeli sgherri, senza notare il delicato candore che le tenebre del tuo ego avevano tanto perfettamente celato, a tutti loro ma di certo non a me, che non avevo distolto questi miei smerladi dai tuoi rubini neppure un istante dalla prima volta che l'incontrai.

Hai fatto di tutto per odiarmi, per allontarmi da te ma nulla è riuscito mai a disarcionarmi dal ripido sentiero nel quale mi sono gettato pur di raggiungerti, oh mio angelo guerriero che te ne stai piegato, nascosto sotto le tue ali fiammeggianti, non mostrare ad altri le lacrime scarlatte della tua fiera debolezza, che tanto t'ostini a celare dietro la tua spada, concedi a me solo il privilegio di poter sondare il tuo cuore come fosse fatto di vetro e per l'amor del cielo, permettimi di affondare le mani nel tuo animo, o se non vuoi gettale tu nel mio, assapora, tocca e conoscimi, ma non rifuggirmi più.

Questo mio egoistico desiderio si è fatto strada dentro di me anche ora, in questa situazione pessima nella quale sono finito a causa della mia disattenzione, non riesco più ad ignorare l'urlo famelico che rimbomba in tutto il mio essere, partendo dalle profondità più remote dell'abisso della mia anima, sospiro ancora, un suono leggero, inudibile nella pesante quiete che grava sopra di me come un'incudine. Mi chiedo perché tu, Amore, tanto mi flagelli con le tue delicate dita, suoni le corde del mio cuore, alimenti le ardenti fiamme dei miei desideri, quando ciò non fa altro che soffocarmi, lasciandomi lentamente sopraffare da quella oscura crudeltà che tanto rifiuto ma che, temo, sarò ben presto costretto a cingere in un abbraccio.

«Questo inultile senza unicità sarà sicuramente un omega» ridacchiò uno di loro, io non risposi, storsi il naso per appena un secondo, nessuno ci fece caso poiché subito dopo mi limitai ad osservarli stanco, sfinito emotivamente dalla loro ingiustificata cattiveria, dovuta alla mia diversità, ad una mancanza di qualcosa che nel loro immaginario li poneva sopra di me, convinti che la mia intelligenza o la mia personalità amorevole già non mi rendessero migliori di loro, delirante feccia e con un sospiro mi alzai quando l'infermiera della scuola, con totale disinteresse verso il mio nome, mi invitò ad entrare così da poter verificare a quale gruppo appartenevo. Era irritante quanto frustrante camminare, vedendo negli occhi di coloro che mi conoscevano solo disgusto, pietà e un continuo attendersi qualche mio fallimento o peggio che finissi nelle peggiori delle siuazioni, con le condizioni più avverse e che in silenzio avrei dovuto subire il peso della mia vita sulle spalle, solo, abbandonato da tutti, privato della mia dignità e di qualsiasi appoggio.

Mi sedetti sul lettino bianco con le mani giunte poggiate sul mio bacino all'epoca ancora striminzito, seguii i movimenti rozzi della fulva che nel suo abitino striminzito, prelevò dei campioni del mio sangue, mi diede le spalle, mescolò il tutto con dei reagenti chimici e poi segnò sul foglio qualche cosa. Solo che subito dopo aver compiuto questo gesto, la sua testa fece uno scatto a retroso, come se avesse realizzato d'aver commesso un errore di valutazione, cosa che la spinse ad eseguire cinque volte ancora lo stesso procedimento, per poi concludere con flebile voce dicendo: «Incredibilemente e fuori da ogni aspettativa pare che tu sia un alpha, dovresti essere felice della notizia...» io puntai il mio sguardo oscurato nel suo, no che non ero sollevato, ti conoscevo perfettamente e se m'avessi scoperto dominante mi avresti odiato ancora di più e già soffrivo abbastanza per quel mio insalubre amore, non potevo permettermi di peggio, dunque con un sospiro chiesi: «C'è un modo per nasconderlo?» la donna mi fissò sbigottita ma poi scosse il capo.

«Tecnicamente si, ho sentito di qualche raro esempio ma non ho mai potuto avere delle prove di questa cosa. Non ci sono dei soppressori che funzionino veramente con gli alpha che vanno in rut, ci sono degli inibitori che momentaneamente ne confondono i sensi ma per dire, se tu ti trovassi in una stanza con un omega in calore e li usassi, dopo i primi minuti di lucidità piomberesti nuovamente vittima dei tuoi istinti» fece una pausa grattandosi il mento per poi aggiungere: «Senza contare che inizialmente, quando si manifesteranno i primi segni del risveglio della tua seconda natura, non sarai capce di controllare la comparsa degli artigli, la fuorisucita delle zanne e neppure la secrezione di feromoni che il tuo corpo produrrà naturalmente, è proprio una questione biologica. Non penso sia possibile alterare il proprio aroma onestamente» io la ascoltai attentamente, avevo l'estate di mezzo e avevo una buona possibilità di riuscire a risolvere quei problemi, la ringraziai per il suo tempo e la pregai di non rivelare a nessuno l'informazione e che se avessero fatto domande di dire ch'ero risultato un semplice beta.

Dunque avvolto da contrastanti pensieri, mi ritrovai a passeggiare per i corridoi della scuola con il foglio che portava inciso il mio secondo sesso infilato nella tasca anteriore dei miei pantaloni, ero così amareggiato in quel momento, ma tentai di restare tranquillo per evitare sorprese spiacevoli, giacché da qualche giorno avevo cominciato a sopportare sempre meno le persone, gli abusi e persino il fatto che quel gruppo di ragazzi senza cervello ti stessero tanto appiccicati. Un ringhio mi si bloccò alla fine della gola al pensiero che poi, avei dovuto confidere del mio essere alpha a mia madre oltreché All Might, il quale al tempo m'aveva già ceduto il suo potere, ormai credo che la storia dell'incidente del villain melmoso abbia fatto il giro del mondo come nefasto evento della tua vita, trovo divertente come a distanza di anni tu non riesca a sopportare la debolezza che pensasti d'esser tua da quel giorno, dove un piccolo tarlo cominciò a bisbigliarti che fosse dopotutto non eri il migliore.

«Vai in giro senza collare omega?» sorrisi al fallimentare tentativo di scherno dei miei compagni di classe, mi mostrai rispettosamente gentile come per mia natura, ancora inesperto del cambiamento viscerale con i quali dovetti fare i conti per tutta l'estate, ancora mi chiedo come io sia riuscito a mostrarmi mansueto, controllato, gentile ed innocuo per tutto questo tempo. Non sono più sorpreso nell'ascolatere i miei pensieri, scorgendoti come causa della mia apparente quiete, ma allora ignorai i fatti e poi risposi: «Mi fa piacere che tu ti sia preoccupato per me, ma sono risultato un beta» quelle brevi parole che abbandonarono il mio volto lentigginoso parvero danzare come lembi di seta da orecchio ad orecchio nelle quattro mura della classe, con il professore che incredulo assisteva alla scena, pronto a deridermi con gli altri. Mi aspettavo che non mi avrebbero creduto ma prima che potessero tentare di strapparmi dalle tasche il documento, la donna con la quale avevo parlato precedentemente confermò la mia versione e per quella giornata fui finalmente lasciato in pace, giacché tutte le attenzioni si spostarono su di te che risultasti omega.

Devo ammettere che mi stupisti davvero, la prendesti molto meglio di quanto non avessi creduto e ti limitasti a dire che questo non cambiava assolutamente nulla, questo perché non avevi mai avuto alcun tipo di reazione al tono da alpha usato da altre persone nelle tue vicinanze, facendoti fregio della tua forza che tanto ti distingueva da quelli del tuo genere e una parte di me gioiva nel sentirti parlare in quel modo, poiché avevo già realizzato quello che era successo sebbene non ne fossi realmente certo. Ho immaginato d'aver afferrato il destino con queste mie mani e di averlo legato intorno a noi due, sapevo che non saresti stato felice di questo mio pensiero disperato, eppure la mia devozione era tale che avrei fatto qualsiasi cosa per stringerti, mio incompreso angelo caduto. Tuttavia ho taciuto il segreto della nostra inevitabile unione fino a quando ho potuto, solo per te, che non volevo mi guardassi con disprezzo, più di quanto già non facevi.

Non sono stupito dal fatto che tu abbia tenuto fede alla tua promessa, nessun alpha ti fa reagire e sei andato in calore così raramente da far dubitare le persone intorno a noi, dovresti saperlo che ciò può significare solo che hai già un compagno destinato e che l'hai incontrato, perché ti rifiuti tanto ostinatamente di vederlo? Cosa ti spinge a far soffrire entrambi tanto, solo per non abbandonarti alla realtà? Forse è colpa mia, non conosci la verità su di me, tuttavia il mio inganno presto mi abbandonerà poiché sento le mie viscere chiamarti.

Come ovvio fu solo in virtù del mio amore per te che affrontai giornate infinite di inconcludenti dialoghi con mia madre, la quale era preoccupata per la sua inesperienza nel gestire il mio secondo sesso e rimase turbata dalla mia incrollabile ostinazione nel rifiutarmi d'esporlo. I miei sentimenti furono anche la roccia alla quale m'aggrappai quando mi sottoposi a lunghi ed estenuanti allenamenti che dovetti superare, tutto questo per poter realmente acquisire l'unicità del simbolo della pace, giacché prima d'allora m'aveva solo promesso di farmene dono e se solo avessi potuto spiegarti l'inferno che si rivelò per me la mia mutazione, forse avresti avuto un minimo di considerazione nel tuo ingiusto rapportarti a me con gelida crudeltà, dannato cherubino, portatore di distruzione nel mio mondo scosso dalla guerra fra cuore ed istinti, ragione e sentimenti. Di quel periodo riesco a figurarmi solo l'intenso dolore che m'accompagnò per mesi, senza farmi avvertire il peso della stanchezza mentre sviluppavo la mia mosculatura, la quale parve esplodere grazie ai miei geni dominanti, ma non avevo tempo d'attendere che il mio corpo mutasse per potermi rafforzare, dopotutto l'esame per poter entrare all'accademia per eroi si sarebbe tenuto a breve e non avrei sacrificato il mio sogno solo perché mi sembrava che ogni mia cellula bruciasse, anche se a dire il vero, semplicemente non volevo perderti di vista.

Entrai sotto i tuoi occhi furiosamente increduli, ancora non riuscivi ad elaborare che un razzo senza unicità come me fosse riuscito a mettere piede non solo nell'accademia più prestigiosa del Giappone, non solo nel corso eroi, ma anche nella classe con i componenti più promettenti e ancora di più ti inacidisti quando riuscii a mantenermi ad una posizione decente delle classifiche che Ayazawa creò in delle valutazioni supplementari per il nostro primo giorno. Non nego che fu traumatico sentirlo dire che chi sarebbe arrivato ultimo sarebbe stato espulso, solo perché egli desiderava il meglio del meglio e non aveva interesse di sperecare il suo tempo con delle mezze cartuccie che non valevano nulla, ma fu peggio quando m'obbligò ad usare la mia unicità nell'ultima prova che era il lancio della palla. Io rabbrividii sotto i tuoi rubini sarcastici, sicuro che avrei fatto una figuraccia, ma eccomi attivare il mio potere per spedire l'ogetto ad una distanza non calcolabile, cosa che però mi costò la rottura della falange, non ero ancora bravo nel controllare One For All in piccole zone, ma almeno grazie al mio secondo sesso non rischiavo di rompermi gli arti quando mi muovevo, era stato come naturale pensare di diffondere tutto il potere ad una bassa concentrazione per tutto il corpo, invece di tentare il cento per cento, a cui il mio corpo non era preparato.

Per di più, come se non mi trovassi abbastanza a disagio per il fatto di non poterti rivelare la verità, tu avesti la sfrontatezza d'arrabiarti con me per averti tenuto un segreto tanto grande, senza averti detto che in verità avevo sempre avuto un potere e in qualche modo credevi che mi sentissi a te superiore, quando quello che avevo fatto per tutta la vita era stato inseguirti ammaliato dalla tua gloriosa figura, che a me pareva risplendere di luce propria, più di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto. Tutto questo mi portò a farfugliare che ti stavi sbagliando, che avevo da poco scoperto di possedere un'unicità e che non avrebbe per me avuto senso negare di avere un potere, in fin dei conti non eri stupido, conoscevi l'orrore nel quale mi avevi spinto, ricordavi la violenza che avevo subito, le tue crude parole che mi consigliavano di morire, come potevi credere che se avessi potuto, in qualche modo non avrei tentato di porvi fine?

Ma lo so, a turbarti fu il sentore di non conoscermi bene quanto credevi, solo che ancora non avevi idea di quanto avessi ragione, c'erano così tante cose che del mio essere non eri neppure capace di immaginare e che sicuramente non saresti stato in grado di fronteggiare perché in quei trabballanti momenti, eri ancora fragile come vetro fra le mie dita, ma che dico? Lo sei ancora. Perdona la mia incoscienza nel non sapere che, nel legarci con lo scarlatto filo del fato, avevo creato dei robusti cappi che erano scivolati tacitamente attorno ai nostri colli e mano a mano che correvamo ognuno verso la propria strada, in una divisione inarrestabile, questi si stringevano crudelmente in attesa di strapparci la vita dal corpo, con una dannazione tale da poter divorare le nostre viscere eppure, nonostante ciò, tu hai comunque tentato, nella tua fastidiosa caparbietà, d'ignorare i segnali che il tuo corpo stremato ed il tuo omega sofferente ti lanciavano spauriti, ora non posso fare altro che bramarti nella totale oscurità nella quale sono immerso e chiedermi se mi stai cercando, oppure sei quieto fra le braccia del fulvo.

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