•|Appartenenza e sicurezza|•22
*Vorrei chiedervi di commentare se vi sta piacendo la storia, poiché senza avere del riscontro trovo difficile trovare la motivazione per continuarla, nonostante abbia ben chiaro gli avvenimenti che dovranno svolgersi e come finirà tutto. Non abbiate timore di esprimere le vostre opinioni, di lasciare teorizzazioni su quello che avverrà poi o anche di lasciare, perché no, qualche critica, in quanto mi è tutto molto utile e soprattutto apprezzerei davvero tantissimo.*
Tiro fuori con decisione un grosso anello metallico piuttosto resistente sotto i tuoi meravigliosi rubini che indagano sorpresi sulla forma che ti pongo dinnanzi, sospiro quando il volto ti si tinge di un rosso accesso e mi getti addosso uno sguardo furibondo, sapevo che non avresti visto di buon occhio questa forma o il significato che indossarlo renderebbe evidente, ma devi credermi se ti dico che non è quello lo scopo per il quale io abbia chiesto personalmente a Hatsume di realizzarlo. Non ho precedentemente avviato una piccola introduzione ai tempi movimentati che ci attendono in futuro senza ragione, da quello che mi ha svelato la mamma non posso certamente adaggiarmi sulla momentanea quiete che è calata su di noi dopo i turbinosi eventi che ci hanno colti impreparati negli ultimi mesi, non importa cosa dovrò fare, non voglio rischiare di perdere te, che sei la ragione stessa della mia vita.
Probabilmente l'improvviso impeto di rabbia che t'ha pervaso si dissipa quando ti scontri con il brusco aroma che ho preso ad emanare in maniera incontrollata, cerca di capirmi, l'unica vera ragione per la quale ho continuato a vivere e ho disperatamente cercato di non crollare sotto il peso dei miei tanti problemi è per te, il solo lontano ipotizzare che tu possa rimanere ferito, se non peggio, mi dilania profondamente l'animo, per me non esiste sofferenza maggiore di questa.
Rilassi quel piccolo tratto di carne che separa le tue sopracciglia bionde, butti fuori una grossa boccata d'aria e ti pressi i palmi contro le ginocchia piegate, mi fissi incerto e con una ritrovata calma che tuttavia non è riuscita a cancellare completamente dalle tue gemme ardenti l'ombra dell'arrabiatura che permane vividamente le fiamme che sono i tuoi occhi; è ovvio che il non perdere le staffe ti stia costando un grande sforzo, dunque mi decido e dico: «Lo so cosa ti è passato per la mente, ma non ha nulla a che vedere con il motivo per il quale sono qui a tentare di convincerti ad indossare questo collare...» faccio una breve pausa guardando fuori dalla finestra il cielo caldo del tramonto, stringo saldamente fra le dita l'oggetto poi continuo: «La verità è che temo per il nostro avvenire, non credo in questa placida calma che ci è scivolata a dosso come un velo confortante e credimi, non si tratta di pura paranoia forse aumentata dalla mia prossima paternità. Mi conosci bene Kacchan, sai che prima di sbilanciarmi verso qualsiasi tipo di ipotesi o provvedimento riguardo una situazione, seppur ipotetica, devo sempre avere fra le mani delle salde basi alle quali ancorarmi quindi fammi il favore di ascoltare attentamente.»
Sospiro sedendomi al tuo fianco sul bordo del letto, sono completamente certo di aver ottenuto la tua completa attenzione, non mi stai fortunatamente prendendo alla leggera dato che posso percepire il tuo corpo farsi più teso e l'odore dell'agitazione appestare la stanza, non voglio che tu ti sottoponga ad alcun tipo di stress soprattutto non nel delicato stato della maternità, dunque mi libero una mano, permettendo alle nostre dita d'intrecciarsi in un contatto che rincuora anche me: «Sono certo dell'esistenza di un qualcuno che si muove nell'ombra e che già in passato ha compiuto folli azioni in preda al delirio e non posso invece dire con certezza che non cercherà di fare del male anche a noi e al nostro cucciolo. Ho paura Kacchan, non voglio perdere la mia famiglia e ovviamente punto al passare con te quanto più tempo possibile ma non sono infallibile, sono umano e se questo uomo è intelligente come credo allora, se avrà intenzione di farti qualcosa cercherà prima di distrarmi e poi d'agire e proprio per questo voglio avere delle certezze in merito alla tua salute. So qual'è l'identità di questo omega completamente sopraffatto dagli avvenimenti del passato, ha con me un legame di parentela e se lo vorrai poi potrei narrarti delle vicende che lo vedono coinvolto, anche se preferirei evitarti un altro carico di stress» tu mi osservi nuovamente, questa volta le tue iridi lucide tremano illuminate dagli ultimi raggi del sole morente, sei turbato e non lo nascondi, tuttavia posso distinguere nel mare rosso nel quale sono inciampato delle vive fiamme di fiducia, ti sorrido contento accarezzando la tua guancia destra, oh quanto sei bello.
«Deku...» mi richiami accigliato, io scuoto la testa cercando di liberarmi dall'imbarazzo, non voglio che tu ti renda conto di come io mi sia nuovamente smarrito nei tuoi perfetti lineamenti, ma la cosa che di te mi strega ogni singolo istante sono i tuoi occhi, così affascinanti, complessi da capire per chi non ti conosce come me. Una volta che sei certo ch'io ti stia nuovamente ascoltando mi esorti a continuare il mio discorso: «Non credo di voler sapere tutta la storia ora, magari mi farò raccontare qualche stralcio più avanti. Concentriamoci sulle cose più attuali, spiegami il perché di quel collare, prima che ti strangoli» annuisco: «Prima di tutto all'interno c'è un sistema di tracciamento che funziona anche a grandi distanze poiché ho fatto in modo che Mei elaborasse una frequenza privata collegata solo al suo dispositivo che si intrecci alle linee internet nelle vicinanze, con il risultato che sarai sempre conesso e la tua posizione identificabile, però solamente da lei. Spero che non accada, ma vogio essere pronto in caso cerchino di portarti via da me, in modo da poter intervenire quanto prima» ti tocchi il mento e fai cenno con il capo come a dirmi che hai compreso e di fatti interveni: «Effettivamente non è una brutta idea, anche perché dato che vogliamo proseguire nelle nostre carriere da eroi sicuramente raggiungeremmo presto la vetta e questo ci renderà gli obbiettivi preferiti dei cattivi. Però questo non spiega affatto la forma di collare e dubito fortemente che sia stata una scelta indipendente di quella pazza» ridacchio leggermente a come l'hai chiamata.
«Hai ragione, le ho fatto due richieste in particolare, una era il cercare la lega di metallo più resistente agli urti ma decentemente comoda sulla pelle, l'altra era di creare una protezione che comprendesse tutto il tuo collo in modo da coprire il marchio che ti ho lasciato sulla ghiandola del legame-» arricci il naso in una smorfia infastidita «-è inutile che fai quella faccia, so che ti da fastidio il non poter esibire la prova del fatto che hai un alpha ma pensa a me, sai quanto io sia ingestibile per gelosia e possessività, credi che non mi roda il fegato? Anche perché dovrai indossare sempre questo dannato collare dunque non potrò più morderti il collo, nonostante io adori farlo» mi lamento baciandoti veemente il collo, depositando qualche piccolo morso sulla tua pelle deliziosa, ringhio leggermente, euforico nel sentirti gemere a mezza bocca a causa del mio gesto, mi infili le dita fra i ricci ribelli e ansimando tenti di chiedermi il motivo, mugugno scontento fermandomi, torno a guardarti dritto negli occhi cremisi e dico: «Questo tizio, Raito, è un folle e ha una strana ossessione per coppie fatte da alpha divini e omega che non lo sono. Ha tentato di mettere mano anche al legame dei miei genitori e ho paura che farà lo stesso anche con te. Tecnicamente non dovrebbe essere possibile, ma voglio eliminare del tutto la possibilità che qualcosa di simile avvenga anche perché moriremmo entrambi...» ti bacio la mano ascoltandoti: «Ma io sono un omega divino, certo ho dei geni più deboli ma comunque rientro in questa categoria» «Lo so, ma almeno così sarò più tranquillo, lo indosserrai?» ti chiedo infine, tu sospiri e ti volti mostrandomi il retro della nuca affermando: «Cosa aspetti, lo so che vuoi mordermi di nuovo, fallo» io sorrido e appoggio il collare sul comodino, poi affondo i denti bianchi nella tua carne, facendo scivolare le dita febbricitanti sotto il tessuto dei tuoi indumenti, pronte ad accarezzare ogni centimetro del tuo busto scultoreo, lo risalgo e mi soffermo sui capezzoli giù turgidi.
Tu sospiri estasiato inarcando sensualmente la tua schiena scolpita contro il mio corpo ardente di desiderio, ti abbandoni alle mie carezze lascive che sfiorano ogni centimetro della tua candida carnagione che ho osato macchiare con fiori di pura possessiva passione, ammiro deliziato ogni tua seducente reazione alla mia presenza, tuttavia, ora che non sei più sopraffatto dal tuo calore e che meglio padroneggi le tue facoltà, non sembri incline a lasciare nelle mie mani il completo controllo di questo istante, o magari non hai la pazienza di assecondare i miei capricci nel volerti gustare con lenta adorazione, sta di fatto che strusci le tue natiche sode contro il mio membro già turgido e ringhio leggermente, infilando ancora più a fondo i canini affilati, facendoti tremare dal piacere che ti scatena un orgasmo inaspettato.
Ansimi selvaggiamente abbandonato contro il mio petto saldo, con il viso livido a causa del godereccio sentimento che fra tremolare dolcemente i tuoi lembi, ormai svuotati della loro solita potenza che pare essersi dissolta in questa nebulosa di febbrile eccitazione che ci avvolge e io non posso non perdermi ad osservare la lucida patina che ricopre le tue gemme di sangue vivo, languide e suggestive dietro le lunghe ciglia che lasciano intrappolate quelle due gocce salate che tanto vorrebbero fuggire, percorrendo con attenzione i tuoi lineamenti mascolini e ammalianti.
«Deku...» bisbigli, stringendo queste quattro lettere fra i denti con chiara anticipazione, io ridacchio a quella nota pungente e mal celata di fastidio che traspare dalla tua voce così bassa e calda, decido di non tergiversare oltre e di non indugiare nel desio di vederti implorante dinnanzi al mio animo dominatore, motivo per il quale mi separo dalla tenera carne della tua collottola, disseminando umidi baci lungo la linea della tua mascella, permettendo nel mentre alle mie dita veloci di sbarazzarsi dei tuoi indumenti, così da poter tastare con maggior aggevolezza ogni centimetro del tuo corpo scultereo. Ah, non importa quanto a lungo questi miei affamati occhi possano scrutarti o quante volte queste mie labbra e mani possano gioire del contatto con te, non riesco a ritenermi soddisfatto o appagato, con una brama di te che non fa altro che crescere e consumare ogni cosa, saturi i miei pensieri e la mia intera vita come unica ragione, sei l'Assoluto che rende possibile la mia esistenza, sono solo un finito che nella tua infinità si perde e ti amo, con una passione tale che parrebbe impossibile provarla. Mi travolgi ogni volta come una tempesta inaspettata e mi catturi, mio angelo caduto con le ali annerite dal peccato, forse per te non ci sarà più posto nello spensierato paradiso dorato dal quale sei originato, ma al mio fianco, fra le tenebrose lingue infernali ti spetta un trono crisoelefantino che risplende quanto il tuo sorriso, tra i fiumi del male e la crudeltà di questo nuovo Lucifero, in me, troverai un posto sicuro e di completa fedeltà ad attenderti.
Digrigno i denti con qualche goccia di sudore che scivola contro le mie tempie, mi aggrappo al legno del letto senza curarmi degli artigli che lo forano, è difficile dire a me stesso di non stringerti violentemente i fianchi ma te l'ho promesso, ti ho concesso di essere tu ad avere, almeno per ora, le redini di questo nostro intimo momento e dunque mi limito ad osservarti ancora, questa volta con la chioma ispida inumidita dallo sforzo, tu che ondeggi lussureggiante contro di me, con i palmi sudati, ben saldi sulle mie cosce muscolose e i nostri sessi che si fondono in questo nostro unirci che è molto più di solo piacere carnale.
«Mordimi ancora...» bisbigli con voce calda e gradevole contro il mio orecchio, trattenendo l'ennesimo gemito che comunque rifugge quei fiori scarlatti che tanto amo divorare, allora non mi trattengo più, perdonami, non puoi pretendere che dopo un simile stimolo riesca a tenere a freno non solo il sadico che vuole ridurti ad una cieca quanto adorabile sottomissione, ma anche il mio essere alpha che scalcia e sbuffa fervente e dunque con pochi veloci gesti ti ritrovi con il petto attaccato alle coperte umide. Stai per dire qualcosa quando io spingo più profondamente nelle tue bollenti carni, ringhio eccitato e mordo nuovamente il tuo collo già martoriato, non è abbastanza mi dico, staccandomi ancora affamato, per ricoperti di violenti segni in ogni centimetro di pelle, per ore ed ore non facciamo altro, finché non ci rannicchiamo stremati l'uno addosso al corpo dell'altro, io sfioro con amorevolezza il tuo ventre gonfio, non per la gravidanza ma più per la larga quantità del mio piacere che ora dimora nel tuo utero.
«Kacchan, ti amo davvero tanto» ti confido nell'intimità della nostra solitudine, carpendoti un meraviglioso piegamento di labbra che quasi mi fa temere d'aver rischiato l'inferto, sento il mio cuore galoppare come un forsennato nel mio petto, sul quale sei appoggiato e ridacchi, passando le tue dita callose contro i miei pettorali scolpiti, arricciando leggermente il naso con fare sornione mentre dici: «Il tuo cuore batte così forre che non credo riuscirò a dormire...» «Beh, cosa posso farci, sei l'unica persona al mondo capace di agitare tanto il mio animo» ti si arrossano leggermente le gote, fai di tutto per nascondere la tua felicità infilando il tuo naso contro la piega del mio collo, giusto per poter inspirare ancora di più il mio odore, nonostante a causa del nostro rapporto si sia depositato ancora di più contro di te. Ti domando allora se possa metterti quel collare che soggiorna minacciosamente sul mio comodino, impedendomi di dimenticare tutta la preoccupazione che invade la mia mente ed il mio animo, tu sospiri scontento ma annuisci, sai che non ti chiederei nulla del genere se non fosse strettamente necessario e sei ben cosciente di quanto fastidio proveremo entrambi e forse l'immaginare quanto sarà difficile per me trattnere la mia gelosia d'ora in poi ti rasserena, come un'indiretta vendetta per questo scomodo artefatto che tuttavia ti dona incredibilmente; non so come spiegarlo ma sento uno strano senso di rilassamento nel vedere quel cerchio di ferro con qualche anello che pende dal davanti circondare la zona della tua gola e un appagamento profondissimo che quasi mi fa perdere il contatto con la relatà per un istante, portandomi inavvertitamente a fare le fusa per qualche istante.
«Bene, orai puoi rilassarti, nessuno potrà sciogliere il nostro legame, anche provandoci duramente...» mi accarezzi dolcemente il viso, giocando con le lentigini che ricoprono i miei zigomi come un bambino curioso, quest'immagine riempie di tenerezza il mio cuore innamorato, tu ridacchi ancora leggermente aggiungendo: «Se sapessero che lo stesso alpha spaventoso che li ha fatti morire di paura e ha trucidato la L.O.V. senza alcuno sforzo fa le fusa contento solo per un po' d'attenzioni, non so se ci crederebbero» io sbuffo fintamente infastidito, stringendoti più stretto e mentre mi beo dei tuoi occhi ridenti decido di risponderti a tono: «Se sapessero che l'orgoglioso e aggressivo Katsuki Bakugou invece ridacchia dolcemente e che quando è felice non riesce a trattenere la sua coda dal mostrarsi e spazzare l'aria, che fa le fusa ogni volta che lo coccolo allora potrebbero non crederci» tu sbuffi dirigendomi qualche insulto sottovoce, ritrovando un po' del te stesso che avevo timore avessi smarrito e poi mi sorprendi completamente nel dire: «Cosa posso farci, è colpa tua e delle emozioni che mi hai fatto provare se sono uscito tanto sconvolto e differente, quindi ora dovrai assumerti le tue responsabilità e sopportarmi allegramente fino alla fine dei tuoi giorni, nonostante quanto possa essere insopporbile durante la mia gestazione» io rido immaginandomi già il sentirti svegliarmi alle tre di notte per qualche strana voglia come una torta alla salsa piccante, ti sciocco un bacio sulla fronte: «Tranquillo Kacchan, sono preparato a tutto» o almeno lo spero, penso fra me e me addormentandomi tranquillo, senza volermi preoccupare della tesa relazione che abbiamo con i nostri amici, i quali si sono dimostrati fin troppo ostinati nel opporsi a noi e non nel capirci come avrebbero dovuto.
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