11
Sono a casa di Brandon, e sto aspettando che torni. Sua madre mi ha fatto entrare dicendomi che avrei potuto aspettare che rientrasse.
<< Emily, cara, vuoi bere qualcosa? >>
<< Ehm... Si, grazie. Un po' d'acqua per favore... >> Annuisce e sparisce, poi ritorna dopo poco con il bicchiere d'acqua che le avevo chiesto.
Me lo porge e mi sorride, e io ricambio il sorriso.
La madre di Brandon è sempre stata molto amorevole con me: mi ha sempre trattata come una figlia; sarà perché ne ha sempre desiderata una, e invece, ha avuto un unico figlio maschio.
Sono le 11:30, e ancora non è rientrato. Mi chiedo dove sia...
Dieci minuti dopo, la porta si apre, e compare Brandon. Alla mia vista rimane sorpreso, e impallidisce; guarda sua madre e poi me.
<< Mamma non pensavo fossi a casa. Non dovevi andare a pranzo fuori con le tue amiche? >> Si rivolge alla madre ignorandomi del tutto. Mi alzo e mi avvicino.
<< Si ma è stato rimandato alla settimana prossima. Non sei contento? Almeno così non dovrai mangiare gli avanzi di ieri sera. >> Lei sorride al figlio, mentre lui continua ad ignorarmi nonostante mi sia avvicinata. Finalmente si volta a guardarmi, << Ciao... >> Gli sorrido imbarazzata.
<< Possiamo parlare? >> Gli sussurro all'orecchio. Lui annuisce, ma poi mi dice di aspettare due minuti, ed esce.
Aspetterei anche tutta la giornata se significasse tornare con lui. Lo amo, e sono felice quando sono con lui, ma devo ammettere che ultimamente lo trovo cambiato.
Torna da me con un'espressione accigliata, avanzo lentamente nella sua direzione, poggio una mano sulla sua spalla << Va tutto bene? Ti vedo... >>
Annuisce, ma si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che non va.
Decido di non insistere, finirei solo col farlo innervosire ancora di più.
Intreccio la mia mano alla sua e lui la ritrae. Rimango sbigottita.
E anche lui.
<< Emily. Che fai? >> Dice guardandomi dritto negli occhi.
Abbasso lo sguardo intimidita,
<< Brandon. Se sono qui, è per parlare... Di noi due. Voglio che ritorniamo ad essere quelli di una volta. Non voglio più litigare con te. Mi manchi. Ti prego... Mi manca ridere e scherzare insieme. Mi manca la tua risata. Mi manchi tu. >> Ho le lacrime agli occhi.
Prende la mia mano e mi porta in camera sua.
Appena chiude la porta mi addossa alla parete e mi bacia. Porto le braccia dietro le sue spalle, e gli accarezzo delicatamente i capelli. Mi piace accarezzarglieli: sono così morbidi.
Mi guarda con i suoi occhi azzurri, pieni di desiderio; e in questo preciso istante capisco che non vuole più aspettare... Ma non so se sono pronta a farlo...
Mentre mi bacia sul collo, le sue mani mi toccano avide ovunque.
<< Mmmh... >> Riesco a dire. Chiudo gli occhi. Li apro di scatto quando Brandon cerca di alzarmi il vestito per sfilarmelo. Lo spingo indietro per allontanarlo. Mi guarda con occhi penetranti. Distolgo lo sguardo e lo supero.
Rimane di spalle, fissa la parete dove ero fino a poco fa. Non si volta.
Batte un pugno sul muro, e sussulto per lo spavento.
<< Mi dispiace... >> Lo guardo, ma mi volta ancora le spalle, non si è ancora girato a guardarmi. Riesco a sentire la sua rabbia che cresce sempre di più.
<< Ti prego, guardami. >> Si volta, e come avevo previsto, è arrabbiato, e i suoi occhi mi guardano con freddezza e rabbia.
<< Bran... >> Faccio per avvicinarmi, ma fa un passo verso di me e mi urla contro. << Che cazzo vuoi!? Dimmelo. Vuoi stare con me o no! >>
Spalanco gli occhi sorpresa per quella sua strana reazione.
Scoppio in lacrime e mi copro il viso con le mani.
Tiro su con il naso e lo guardo negli occhi, e dico sincera: << Io ti amo. E voglio stare con te... >> Le lacrime continuano a scendere. Ancora furioso mi prende i polsi e li stringe forte, mi strattona attirandomi a sé.
Si sporge per baciarmi, ma giro la testa; allora mi tira ancora più vicina e mi addossa di nuovo alla parete. E' a un millimetro dal mio volto. Sento la puzza di alcol. Com'è possibile che abbia bevuto? A quest'ora poi...
Oh, no! Sta accadendo la stessa cosa che mi è capitata ieri sera, ma questa volta non sono un gruppo di estranei, questa volta è il mio Brandon...
Sono terrorizzata: in questo momento vorrei che Drake, proprio come ieri sbuchi dal nulla e mi salvi.
<< Se davvero mi ami, allora significa che sei disposta a venire a letto con me... >> Spalanco gli occhi. Non credo alle mie orecchie. Non riesco ancora a credere che mi parli in questo modo. Dopo tutto quello che ci siamo detti... Lui era disposto ad aspettarmi. Cos'è cambiato adesso?
Mi tiene ancora i polsi stretti, e mi fa alzare le braccia sopra la testa, bloccandomi. Si avventa su di me, mi bacia e mi si struscia contro. Cerco di respingerlo, ma non ci riesco, è troppo forte.
Gli do una ginocchiata proprio nel punto più sensibile, e appena lo colpisco, indietreggia contorcendosi dal dolore, si riprende rapidamente e alza una mano per colpirmi, chiudo gli occhi. Ho paura.
Ma si trattiene. Chiude la mano a pugno e colpisce ancora una volta il muro.
Mi scruta torvo. Ha il respiro affannato, mentre io ho smesso del tutto di respirare.
Inizio a sentirmi male, ho un nodo in gola, e le lacrime mi salgono agli occhi.
Mi punta un dito contro, << Dillo a qualcuno o... >> mi acciglio, stringo i pugni lungo i fianchi e prendo coraggio, << Cosa Brandon... Cosa mi
fai? >>
Non lo direi comunque a nessuno, ma voglio mettergli paura facendogli credere che racconterò quello che stava per fare. Deve capire che non può trattarmi in questo modo.
Scuote la testa e strizza gli occhi, si porta le mani alla testa e si strattona
i capelli. I suoi occhi si addolciscono, poi diventano tristi, e li vedo riempirsi di lacrime.
<< Cazzo, Emily. Perdonami. Non so cosa mi sia preso. Perdonami piccola, ti prego. >> Mi tende una mano, ma mi ritraggo, scuoto la testa e lo guardo con disprezzo. No, non posso perdonarlo così su due piedi. Nonostante lo ami, non posso. Ho bisogno di riflettere, di starmene sola.
<< Brandon... Io... Io ti amo, ma così non va bene. Sei cambiato. E hai bevuto, sei ubriaco. Non posso perdonarti. >>
Scuote la testa. Si inginocchia davanti a me e mi prega, << Va bene. Ma ti prego, pensaci. Prova a perdonarmi. Ti prometto che non accadrà più. Ti amo piccola... >> I miei occhi esprimono astio. Sospiro, chiudo gli occhi e annuisco. Esco dalla camera con le lacrime agli occhi, ma prima di scendere le scale, me le asciugo con il palmo della mano.
La madre di Brandon mi vede e mi chiede: << Tesoro, vai già via? Ti va di restare a cenare con noi? >>
Senza guardarla negli occhi, cammino a passo svelto, vado alla porta e dico:
<< No, grazie. Non posso, sarà per un'altra volta. Buonasera. >>
Per fortuna sulla strada di ritorno non ho incontrato nessuno dei miei amici, e né Drake.
E' arrabbiato con me e non ne capisco il motivo. Mentre si comportava in modo dolce, ha iniziato a comportarsi come prima. Perché gli ha dato fastidio sentirmi dire che sarei tornata con Brandon?
<< Sono a casa! >> Alzo la voce per farmi sentire; ma il silenzio. Non c'è nessuno. Meglio così. Dopo quello che è successo non voglio avere nessuno accanto a me. Voglio starmene sola. Per adesso...
Mi chiudo in camera, mi stendo sul letto e porto gli auricolari alle orecchie. La musica è proprio quello che mi ci vuole. Mi distrae, e mi permette di non pensare...
Dopo un'ora sono ancora chiusa in camera, e sono ancora sdraiata sul
mio letto. Mia madre ancora non è rientrata, e non saprei dire dove sia.
Mio padre invece torna questa sera.
Mi alzo e scendo le scale, vado in cucina e prendo il telefono. Digito il numero di casa di mia sorella. Ho voglia di sentirla... Vorrei che fosse qui adesso. Che mi consolasse.
Squilla, ma non risponde. Perfetto!
Riaggancio e mi chiudo di nuovo in camera.
Ormai è ora di cena, e mia madre non si è ancora decisa a tornare.
In realtà anche mio padre non è ancora rientrato dal lavoro.
Sussulto perché hanno appena suonato alla porta interrompendo i miei pensieri; mi precipito giù per le scale, e la apro. Mi trovo davanti mia sorella in lacrime.
Mi si mozza il fiato. << Cosa è successo! >> Mi porto le mani alla bocca. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Ho un brutto presentimento.
Mia sorella non smette di piangere, quindi le prendo un bicchiere d'acqua e aspetto che si calmi un po'.
<< Dobbiamo andare in ospedale Emily. Sono venuta a prenderti. Papà ha avuto un'incidente al lavoro. >>
<< Cosa?! No! Ma com'è successo?! >>
<< Ti racconterò tutto in macchina. Dobbiamo andare. >> Annuisco, e usciamo di corsa.
Quando arriviamo in ospedale sono preoccupata più che mai. Mia sorella mi ha raccontato che mio padre mentre lavorava, è scivolato all'indietro e ha colpito con la testa lo spigolo di un tavolo.
E' rimasto a terra per molto tempo privo di sensi, ha perso molto sangue, e i suoi colleghi hanno preferito non toccarlo mentre chiamavano l'ambulanza.
Stiamo entrando al pronto soccorso e sono in preda al panico.
Mi gira la testa. Ma questo non è il momento adatto di perdere i sensi.
Devo essere forte. Per papà. << Com'è possibile che nessuno mi abbia avvisato!? >> Strepito guardando mia sorella, che mi guarda affranta.
Scuote la testa e scoppia a piangere di nuovo, si ferma e mi prende per le
spalle, << Non volevamo preoccuparti Emily. Sembrava stare meglio, ma
poi la situazione si è aggravata. >>
<< Come aggravata?! >>
<< Non ce la farà. Nostro padre non ce la farà Emily... >> Rimango paralizzata. Non riesco a respirare. Debby mi prende tra le sue braccia e mi stringe forte. Scoppio in lacrime e l'abbraccio.
Mio padre... Mio padre non tornerà più a casa. Non ci posso credere! Questo è un incubo. Per favore, fa' che sia un incubo e non la terribile realtà!
Raggiungiamo mia madre che è seduta su una sedia, con ha gli occhi rossi per il troppo pianto.
Ci abbracciamo tutte e tre. Poi insieme, mano nella mano, e sostenendoci a vicenda, entriamo nella stanza dove mio padre è steso su un letto. Immobile.
Ci avviciniamo, mia madre si siede sulla sedia accanto al letto e gli prende la mano, mia sorella rimane in piedi ai piedi del letto, e io lo abbraccio.
Vorrei che mi abbracciasse anche lui, ma rimane immobile. Spero che mi senti almeno. Spero che ci senta. Spero che sappia che la sua famiglia è qui e che non lo lasceremo solo.
Mi vengono in mente alcuni bellissimi ricordi che ho di lui: ricordo quando a sette anni mi ha comprato una bicicletta nuova e mi ha insegnato ad andarci senza le rotelle, e quando sono caduta e mi sono sbucciata un ginocchio; lui è venuto subito da me preoccupato, mentre io ridevo. Non so perché ridevo; ero appena caduta dalla bicicletta e mi ero sbucciata un ginocchio, eppure non riuscivo a smettere di ridere. Così papà mi ha baciato la fronte e ha cominciato a ridere anche lui.
Ricordo quando gli ho chiesto di comprarmi un criceto, e lui me lo ha
negato.
Quel giorno piansi tanto; ma tre giorni dopo, quando tornai da scuola, trovai una gabbietta nella mia camera.
Strillai dalla gioia quando vidi che dentro c'era un criceto.
Lo chiamai Hamtaro. Proprio come il criceto del mio cartone animato
preferito.
Lo abbracciai e lo riempii di baci per ringraziarlo di quel meraviglioso
regalo.
Lo guardo e sospiro, le lacrime non smettono di scendermi.
<< Emily... >> Questa voce la conosco. Una mano mi prende per un braccio e mi fa voltare.
E' Brandon, e mi guarda triste. Gli rivolgo un'occhiata torva.
Stronzo! Mi volto a guardare mio padre, ignorandolo completamente.
Allora mi tira di nuovo il braccio e mi attira tra le sue braccia.
Cerco di divincolarmi, ma lui stringe più forte. Mi abbandono a quell'abbraccio. Ora come ora, ho bisogno di qualcuno che mi stringa forte, anche se significa abbracciare Brandon.
Poggio la testa sul suo petto e lui mi accarezza la testa, << Sssh... Piccola.
E' tutto okay, ora ci sono io qui con te. >>
Usciamo e ci sediamo su una panchina in sala d'attesa. Mi appoggio a lui,
mi tiene tra le sue braccia. Non riesco a smettere di piangere, mi sembra che mi sia crollato il mondo addosso.
Alzo la testa e lo guardo, mi asciuga le lacrime, e dico: << Come hai fatto a saperlo? >>
<< Mi ha chiamato tua sorella. Credeva avessi bisogno di me. Ma se non vuoi posso... >>
Scuoto la testa, e lo abbraccio, << No, no. Ti prego non te ne andare. Non mi lasciare sola... >>
Mi sorride e mi carezza la guancia.
<< Va bene... >> Dopo qualche minuto di silenzio, dice: << Perdonami. Ti prego, ho bisogno di te. >>
Mi sembra sincero, e voglio credergli, quindi lo bacio sulle labbra.
Prende il mio viso tra le mani e mi bacia teneramente.
Una lacrima mi scende sul viso. Le emozioni sono tante...
Sto per perdere mio padre per sempre, ma sono felice che le cose tra me e
Brandon stiano tornando alla normalità.
Un'ora dopo mio padre è sempre nelle stesse condizioni. Brandon è andato via da più di dieci minuti, ha detto che aveva da fare, ma che mi avrebbe raggiunta più tardi.
Sono da sola in sala d'attesa, mia madre e mia sorella sono dentro con papà. Guardo fuori dalla finestra e fisso il vuoto.
<< Emily! >> Mi volto di scatto e vedo Carmen che corre da me, seguita da Bob e... Drake.
Sbuffo, ma non perché siano venuti qui. Ma perché non ho voglia di litigare con Drake. Non adesso. Non credo sia il caso...
Carmen mi abbraccia e Bob fa lo stesso. Poi entrano nella stanza di mio padre, e rimango sola con Drake che non dice niente, ma mi guarda preoccupato.
Guardo di nuovo fuori dalla finestra e dico: << Non voglio litigare Drake. Per favore. >>
Mi abbraccia da dietro facendomi appoggiare la schiena al suo petto.
M'irrigidisco; e lui mi sussurra all'orecchio: << Mi dispiace Emily... >> Mi volto a guardarlo e sembra essere sincero. Fissa le mie labbra, e il mio sguardo cade sulle sue.
Gli sorrido, anche se mi risulta difficile, e mi butto tra le sue braccia.
Non mi respinge, anzi, mi stringe più forte. Mi accarezza delicatamente la
schiena.
Rimaniamo in quella posizione per un paio di minuti.
Quando mi sciolgo dal suo abbraccio, lo guardo, ma lui guarda alle mie spalle, allora mi volto.
Sono tutti fuori e sono in lacrime. Guardo dentro, e vedo i medici che stanno coprendo mio padre con un lenzuolo.
<< No! >> Strillo con tutte le mie forze, e scivolo a terra in lacrime, Drake mi segue e si siede a terra con me, mi prende tra le braccia e piango.
Voglio piangere tutte le lacrime che ho...
Mi accarezza e sussurra al mio orecchio: << Piangi. Piangi. Ti sentirai meglio. Io sono qui, non ti lascio. >>
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