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CAPITOLO 44

<<Quindi quel vestito non l'hanno strappato loro?>> chiese Noel.
<<No, se no perché arrabbiarsi?>> rispose Sara.
<<Annie, tesoro..>> fece Jonas <<Tu hai detto di aver sognato che Scott lo stava strappando, vero?>>
<<Si. Lo indossavo e Scott mi urlava di toglierlo e di non indossarlo per nessun motivo al mondo. Ha iniziato a strapparmelo di dosso.>>
<<L'ha sognato. Non significa che è stato Scott!>> rispose sgarbatamente Noel ai nostri pensieri.
<<Ragazzi>> arrivò il padre di Jonas nella stanza.
Indossava un completo blu notte e aveva la sua solita aria virile, uguale a quelle del figlio.
<<Che c'è papà?>>
<<Ciao a tutti. Volevo sapere se vi serve qualcosa, io sto per uscire.>>
<<Siamo apposto così, tranquillo>>
<<Oh, d'accordo. Allora io vado...Buona serata ragazzi!>>
<<Buona serata signor Martin>> risposi io.
<<Ah, dimenticavo!>> disse tornando velocemente nella stanza <<Tua sorella dorme qui stasera. Perché non restate anche voi e le fate compagnia? Potrebbe essere un buon modo per...beh...stare insieme.>> sorrise, imbarazzato e speranzoso allo stesso tempo.
Jonas sembrò pietrificarsi, mentre io ero entusiasta all'idea di conoscere sua sorella e di vederli sotto lo stesso tetto, così presi la palla in balzo.
<<Grazie signor Martin, saremmo felici di restare.>>
Jonas non sembrò gradire la mia risposta ma lo ignorai, accogliendo invece il sorriso felice di suo padre. In fondo, nonostante tutto, adesso era solo un uomo che sognava di rivedere la famiglia riunita almeno in parte.
Quando andò via rimasero tutti a guardarmi.
<<Noi non restiamo nemmeno per tutto l'oro del mondo.>> fece Sara.
<<Nemmeno io voglio restare qui Annie.>> confessò Jonas.
<<Ma perché? Io voglio conoscere tua sorella e sarebbe anche un buon modo per sanare vecchie ferite. Fidati di me, tesoro, sarà bello passare una notte qui. Io rimarrò con te per tutto il tempo.>>
Jonas tirò un sospiro e mi accarezzò i capelli.
<<Non ho tutta la notte!>> fece Noel.
<<Vedi che ti abbiamo chiamato perché pensavamo fosse giusto avvisarti di tutto. Ma se non la pensi così puoi anche andare.>> lo canzonò Jonas.
<<Prenditi una camomilla, Martin..>>
<<Insomma, ragazzi! Dopo anni ancora vi battibeccate come dei bambini che all'asilo giocano col das. Cercare di crescere un po'!>> Li rimproverò Lucas.
<<Il problema è che in questo caso non litighiamo per chi ha il pezzo di das più grosso, ma per decidere chi è l'unico che deve averlo...anche se è già tra le mani giuste.>>
Noel lo guardò torvo. Io non capivo perché alludevano sempre a me quando litigavano, ma di una cosa ero sicura: dovevano smetterla.
<<D'accordo, adesso mi spiegate.>> dissi, esausta.
<<Cosa dobbiamo spiegarti?>>
<<Perché alludete sempre a me.>>
Entrambi sembrarono spiazzati dalla mia richiesta di spiegazioni e si guardarono i piedi.
<<Allora?>> feci.
<<Noel è..>>
Prima che potesse completare la frase entrò dalla porta principale una ragazza alta, mora, con dei profondi occhi castani come quelli di Jonas. Sembrò restare imbambolata per qualche attimo.
<<C-ciao.>> disse.
<<Ciao Marion>> esclamai io, visto che tutti gli altri stavano zitti. <<È davvero un piacere conoscerti!>>
Marion guardò sorridente me, Sara e gli altri...persino a Jonas fece un gran sorriso. Questo mi scaldò il cuore.
<<Perché non ti fermi un po' con noi qui?>>
<<Oh, certo.>> si avvicinò e si sedette vicino a me sul divano. <<Tu sei la ragazza di Jonas, Annie, giusto?>>
Mi prese totalmente alla sprovvista.
<<Si.>> le sorrisi.
<<Come stai?>> chiese Jonas.
<<Sto...molto bene, grazie. Tu?>>
<<Molto bene anch'io.>>
Certo, stavamo bene per essere dei ragazzi perennemente minacciati da dei pazzi assassini. Per un attimo mi venne voglia di raccontarle tutto, ma poi decisi che era meglio di no, per non metterla nel mezzo. Jonas non me l'avrebbe mai perdonato...e nemmeno io.
<<A scuola, poco tempo fa, parlavano di un rapimento e parecchi problemi ad un gruppo di ragazzi. Eravate voi vero?>> sembrò leggermi nella mente.
Restammo tutti in silenzio, persino Noel. Era giusto che a questa domanda rispondesse suo fratello.
<<Si, ma adesso è passato.>>
Nella stanza calò il gelo. Nessuno si guardava più in viso e nessuno parlava o diceva la sua. In fondo eravamo lì per parlare di quello che era successo e per elaborare un piano di difesa e nessuno avrebbe fiatato finché Marion sarebbe rimasta lì.
<<Tu vai nella nostra scuola?>> chiesi.
<<Si. Sono una matricola ma, per fortuna, non ho problemi. Mi dispiace per quello che vi è successo...dev'essere stato orribile.>>
Aveva un aria così dolce..
<<Adesso è meglio che vada a fare una doccia. Se vi va ci vediamo dopo.>>
<<Certo. A dopo.>>
La salutarono tutti e lei andò correndo verso la sua stanza.
<<È davvero molto carina!>>
<<Già>>fece Jonas.
<<Annie aveva fatto una domanda.>> Sara ci riportò alla realtà.
Jonas fece per aprire bocca ma Noel lo bloccò portando la sua mano sinistra in aria davanti a lui.
<<Annie se devi saperlo, devi saperlo da me.>> Si accomodò sul divano e mi fece cenno di sedermi vicino a lui. Guardai il mio ragazzo e, dopo il suo cenno, mi sedetti anch'io.
<<Da quando sono uscito di prigione non ho affetti di alcun tipo. I miei genitori mi hanno rinnegato e gli unici amici che avevo adesso mi odiano. Ti ricordi quando mi hai chiesto di venire a casa tua, insieme a voi, dopo il rapimento?....Io non me lo aspettavo. Nessuno era più gentile con me da così tanto tempo che il tuo gesto è arrivato, forte.>> Era imbarazzato e felice di liberarsi allo stesso tempo. <<Mi hai sempre trattato in modo diverso dagli altri. Jonas che mi conosce da più tempo di te, in verità, non mi conosce bene come te. Hai sempre saputo dirmi le parole giuste, col tono giusto e al mondo perfetto. Sei simpatica, intelligente, brillante...Sei Annie.>>
<<Sei innamorato di Annie?>> urlò Sara.
Io chiusi gli occhi. Non volevo sentire un si. Abbassai la testa ma gli sorrisi, come a voler rassicurare sia lui che me. Jonas non sembrava sorpreso come gli altri.
<<Si.>> ammise <<Per la prima volta in vita mia il danno non l'ho causato perché volevo. È successo e io non sono riuscito a controllarlo. Ma sono sempre stato al mio posto, non ho mai nemmeno pensato di provarci con te perché, nonostante tutto, rispetto Jonas e lui ti tratta bene. Anche se non è sempre stato sincero. Non riesco a capire come abbiano fatto persone estranee a capire di colpire anche me tramite te, se non l'hai capito nemmeno tu stessa.>>
Rimasi senza parole. Jonas mi guardava, aspettava una mia reazione o delle parole di rifiuto forse. Sara e Lucas non capivano. Io stessa, probabilmente, non capivo. In quella stanza c'erano cinque ragazzi che in un modo o nell'altro si volevano tanto bene, ma che si mentivano spesso a vicenda. Jonas era il Re delle bugie, Sara incontrava Noel di notte, Lucas doveva partire per non si sa quale motivo e io...beh io mentivo anche a me stessa.
Noel, però, non sembrava avere segreti. Se doveva essere bastardo lo era a volto scoperto e se, come in questo caso, doveva mostrare le sue fragilità lo faceva. Era vero.
Istintivamente lo abbracciai.
Lui sembrò esitare per qualche istante e poi ricambiò il gesto.
<<Noel...>> feci <<So che tutto quello che racconta la gente su di te è vero, so che hai sbagliato tanto nella vita e so che probabilmente non te ne penti...ma io vedo una luce buona in te. Ti tratto bene perché ti voglio bene. Mi dispiace che tu provi per me sentimenti che io non posso ricambiare, non voglio per nessun motivo al mondo che tu soffra, figuriamoci per colpa mia. Sono fiera di te perché sei sempre nel giusto, anche quando sbagli. Sai che amo Jonas e io so che, in fondo, gli vuoi bene anche tu. Però è vero io ti conosco! E so che resteremo amici per sempre.>>
Magari quelle parole non erano soddisfacenti per Noel, non erano quelle che voleva sentirsi dire, ma era la verità...
Noel si alzò e si avvicinò a Jonas. Sara si avvicinò a me e mi abbracciò forte. Prima di andare si fermarono davanti alla porta.
<<Domani è il grande giorno.>>
<<Già.>>
<<Indosserai quell'abito?>> chiese Jonas a Sara.
<<Certo che si. È strabello!>> ammiccò.

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