CAPITOLO 39
La sveglia non suonò quella mattina e mi svegliai alle dieci. Era troppo tardi per andare a lezione e troppo presto per affrontare Jonas, così decisi di staccarmi da lui e sotterrarmi sotto al piumone.
Pensavo che il mattino seguente il rancore si sarebbe alleviato, che avrei trovato buone giustificazioni da dare a me stessa o, per lo meno, avrei avuto voglia di baciarlo come la notte precedente...e invece niente. Continuavo a pensare alle sue parole e al povero Mattia, infondo la sua unica colpa è stata quella di essersi scelto gli amici sbagliati. Pensai molto ai suoi genitori che, ignari di tutto, avevano perso un figlio per niente. Pensavo tanto anche all'anima di Jonas e a quel destino che si era procurato da solo. Non lo faceva apposta a mettere i suoi cari in pericolo ma non faceva niente per evitare tutto ciò. Da sotto il piumone gli occhi mi andarono sul tatuaggio scoperto di Jonas, "Nothing", che mi fece venire in mente che lo avevano tutti, anche Noel.
Quest'altro, come Jonas, non sembrava per niente il tipo di ragazzo che la gente descriveva e che, un tempo, faceva quelle cose orribili.
Cosa c'era dietro questi due?
Nella mia mente da un po' di tempo ormai scorrevano troppi pensieri difettosi.
<<Pronto?>>
Sentii Jonas rispondere al cellulare. Talmente ero presa dai miei pensieri che non lo sentii nemmeno squillare.
<<Come? No!....Annie?.....Vengo io ok?>>
Rimasi sotto al piumone, cercando di capire qualcosa della telefonata, ma ovviamente non capii nulla. Jonas si alzò dal letto, udii qualche rumore per pochi minuti e chiuse piano la porta alle sue spalle uscendo.
Non lo capivo proprio quel ragazzo...
Ore 11:00: mi alzai, sistemai i letti e mi buttai sotto il getto d'acqua calda della mia amata doccia. Era da un po' che non restavo da sola in quella stanza e il pensiero che qualcuno avrebbe potuto fare irruzione e rapirmi mi passò un paio di volte per la testa. Possibile che qualcuno potesse rapirmi solo perché ero innamorata di Jonas? Possibile che la gente non pensasse alle conseguenze solo per rovinare la vita ad un ragazzo? L'unica cosa che mi veniva in mente era proprio quella di dubitare di Jonas. Mi permetteva di fare solo quello.
Asciugai i capelli, presi la borsa e scesi anch'io. Pensai di andare a comprare qualche vestito e a distrarmi un po', magari ci riuscivo..
Mi diressi alla fermata dell'autobus più vicina e mi sedetti ad aspettare.
Mentre selezionavo la riproduzione casuale sul mio iPod la fermata si riempii di gente e vicino a me arrivò Eleonora.
Non gli dissi nulla, non la salutai nemmeno. Continuai a canticchiare fra me e me l'ultima canzone di Ed Sheeran, senza preoccuparmi di lei o dei suoi nuovi abiti da zoccola ritrovata.
In quel campus erano tutti strani: un giorno erano persone sane, quello dopo diventano serpi. Mi ci sarei abituata un giorno..
<<Hey!>> sentii all'improvviso.
<<Annie!!>> sentii ancora.
<<Di qua!>> finalmente vidi Noel, che mi chiamava da dentro l'abitacolo della sua auto.
<<Oh, ciao Noel. Scusami, avevo le cuffiette!>> sorrisi imbarazzata.
<<Tranquilla. Che fai?>>
<<Aspetto l'autobus?>> Risi.
<<Si, fino a qua c'ero arrivato.>> rise <<Ma dove stai andando?>>
<<Al centro commerciale>>
<<Ti posso dare un passaggio io, vieni..>> disse un po' imbarazzato.
Non sapevo esattamente se accettare o meno. Non credevo fosse opportuno.
<<Grazie mille, ma per questa volta rifiuterò! Fare due passi in autonomia mi distrarrà.>>
<<Come vuoi>> non insistette e gliene fui grata <<Ci vediamo stanotte in giro?>>
Sorrisi.
<<Se mi faranno arrabbiare, probabilmente, si.>> lo salutai con la mano e lui fece un cenno del capo mettendo a moto.
Solo quando mi voltai notai che tutti ci stavano fissando. Sicuramente pensavano che Noel non riusciva a sorridere o peggio, non riusciva ad essere gentile con qualcuno. Fui felice di dare loro quella palese dimostrazione, si sbagliavano e adesso lo sapevano.
Tornai al mio posto, quello vicino a Eleonora, e come se già la situazione non fosse abbastanza stressante per via dell'evidente ritardo dell'autobus, arrivò anche Guenn. Teneva per mano una ragazza poco più grande di lei, biondissima e volgare esattamente come tutto ciò che la circondava.
<<Alzati, così posso sedermi.>> mi disse.
<<Come prego?>>
<<Hai sentito!>>
<<Non ci penso nemmeno!>>
<<Forse non hai capito bene, o forse quel tuo cervello misero non ti permette di ricevere informazioni ma te lo dirò una sola volta: Alzati dal mio posto!>>
Feci per alzarmi, per poi risedermi subito.
<<Ci ho ripensato. No, non voglio alzarmi. Se volevi trovare posto dovevi arrivare prima, mi dispiace.>>
Guenn guardò la sua amica che rise perché qualcuno, per una buona volta, non obbediva ai suoi ordini e poi guardò me.
<<Ah sì?>> fece per mettere una mano sulla mia spalla ma io gliela presi in aria e le urlai di non toccarmi.
<<Non ti azzardare mai più a mettermi una mano addosso!>> strillai.
In quel momento arrivò l'autobus e da questo scese Jonas, insieme a Lucas e Sara.
<<Oh, eccolo.>> urlò Guenn <<Adesso finalmente ti alzerai e andrai a quel paese!>>
Io la guardai sorridente e rimasi seduta. Non le avrei dato soddisfazioni.
<<Stronza>>
<<Che hai detto?>>
<<STRONZA>> mi urlò davanti a tutti.
Le giornate che avevo avuto, le scoperte, lo stress e i segreti mi avevano lasciato non pochi nervi in corpo e lei fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Mi alzai e le tirai un pugno dritto sul naso. Lei si riprese qualche secondo dopo e si scaraventò su di me prendendomi per i capelli e cercando di buttarmi giù. Non mi stava facendo male, non le servì a nulla quella mossa azzardata, così la buttai io a terra e iniziai a picchiarla.
<<Annie!>> mi chiamava Jonas. <<Smettila, cazzo!>> mi separò da lei, tenendomi per le braccia.
<<A me non mi puoi comandare come fai con quelle scope che ti porti in giro! Hai capito?>> urlai.
Guenn si rimise in piedi e si sistemò i capelli. Un livido viola gli stava spuntando poco a poco sulla guancia ma nessuno glielo avrebbe detto. Non mi guardò nemmeno, si limitò a darmi della pazza farfugliando fra se e se e andò via.
<<Sono colpito.>> rise Noel.
<<Da quanto sei lì?>>
<<Abbastanza da vedere che ci sai fare!>>
Jonas restò a guardarmi tutto il tempo. Era arrabbiato.
<<Che c'è?>> feci.
<<Ti rendi conto di cosa hai appena fatto?>>
<<Come fai per qualche pugno delicato..>> lo canzonò sarcastico Noel.
<<Tu stanne fuori! È la mia ragazza, non dimenticarlo!>>
<<Ah, adesso sono la tua ragazza? E perché non sono la tua ragazza quando ti ubriachi la notte e mi lasci dal sola il mattino seguente nonostante io ti faccio tornare a casa? Perché non sono la tua ragazza quando hai la possibilità di essere sincero?>>
Jonas guardò imbarazzato Noel e poi me.
<<Sono stato sincero! E questo non è il luogo giusto per discutere, Annie.>>
<<Fate come se io non ci fossi, tranquilli>> fece Noel.
<<Perché non te ne vai piuttosto?>> lo canzonò.
<<No, credo che resterò qui.>> fece spallucce e sorrise.
<<Andiamo>> Jonas fece per spingermi via e io non obiettai. Lo avrei ferito, ma non poteva comportarsi sempre così.
<<Adesso vai in giro a picchiare la gente?>>
<<È stata lei a mettermi le mani addosso per prima. E comunque mi ha provocata!>>
<<Non importa! Non devi.>>
<<Davvero? Vogliamo parlare anche di cosa non dovresti fare tu? Non dovresti mentirmi, non dovresti sgattaiolare via mentre dormo e non dovresti fare quello che ti pare, come se non dovessi dare conto a nessuno!>>
<<Vuoi sapere dove sono stato?>>
<<Voglio sapere solo se stai bene.>> ammisi.
<<Sto bene.>> confermò, abbracciandomi.
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