CAPITOLO 38
Jonas prese la mia mano con la sua e le trascinò sulla sua gamba. Con l'altra mano mise una ciocca di capelli dietro all'orecchio e poi sgranchì la voce. Era palesemente agitato, ma allo stesso tempo sembrava pure sollevato perché io gli stavo parlando.
<<Quattro mesi prima che Mattia morisse, una confraternita della Young high minacciò me, Noel e il resto di noi di attaccarci in malo modo. Mandarono teste di animali nelle nostre case, vennero a provocarci fino a scuola e diedero un appuntamento a tutti noi. Noel era in prigione, mentre io e gli altri avevamo chiuso con quelle stronzate, così decidemmo di comune accordo di non rispondere alle loro provocazioni. Eravamo quasi tutti di comune accordo a dire il vero. Mattia e Scott avevano altri progetti. Non dissero nulla, non fecero capire nulla ma quella notte si presentarono. Per fortuna uno di noi, Jack Anderson, si accorse dei loro movimenti quella notte e venne subito a chiamarmi. Inutile dire che mi sono precipitato da loro. Quando arrivammo io e Jack la situazione era di venti contro due e Mattia giaceva già a terra. Scott non ce l'avrebbe mai fatta e così decisi di fare l'ultima azione per i miei uomini, anche se erano finiti da soli in quella situazione. Alla fine tornammo a casa con molti lividi e meno sangue in corpo. Rimproverai quei due fino a farli quasi piangere, dico quasi perché i veri uomini non piangono. O almeno così pensavo..>> mi guardò. Non sembrava più volermi nascondere quella verità. <<Quei figli di puttana non persero tempo a tornare, ma stavolta ci trovarono preparati. Gente pazza come noi, anche se stava lontana dai guai per un po', ci metteva poco a cedere all'adrenalina di una sana rissa fra confraternite e così, quella notte, perse la vita Jason Uman. Non era un nostro uomo ma ci dispiacque troppo, era proprio quello il motivo per cui non volevamo più fare parte di quella vita! Eravamo persone che perdevano il controllo facilmente e troppi ragazzi avevano perso la vita per stupide guerriglie fra ragazzi. Col tempo scoprimmo che Jason era il fratello di Christian, il capo banda. Quella notte Mattia venne da me piangendo. Christian lo aveva minacciato di morte per quello che era successo, anche se ad uccidere suo fratello era stato Scott. Tutt'ora non so perché diede la colpa a Mattia, so solo che quattro mesi dopo è morto.>> deglutì.
<<Quindi è stato lui! Ed è anche lui che ci ha rapiti e ci ha reso il college un inferno!>> strillai.
<<No, non è stato lui..>>
<<Come fai a dirlo con certezza?>>
<<Perché anche lui è morto. Poco prima di Mattia..>>
<<Scusami ma ancora non riesco a capire..>>
<<Quando le acque si calmarono, Christian venne da me. Voleva un confronto. Lo lasciai parlare e gli dissi da subito che avevamo smesso già da un po' ma che erano stati loro a cercarsela, provocandoci e minacciandoci. Lui si imbestialì e la prima cosa che mi disse fu che prima o poi si sarebbe vendicato. Due settimane dopo lo trovarono morto a Camp Koly, durante una vacanza estiva, per overdose.>>
<<Ma tu, tu cosa centri?>>
<<Io ho permesso tutto questo. Dopo la morte di Christian dissi ai ragazzi di non cercarmi più, di andare avanti con le loro vite, di vivere normalmente soprattutto. Mi allontanai anche da Mattia che, poverino, restò solo perché avevano tutti paura delle conseguenze.>>
<<Lo minacciavano ancora?>>
<<Si.>>
<<E tu lo hai lasciato da solo?>> strillai.
<<Non pensavo che sarebbe morto davvero!>>
<<Doveva morire per avere qualcuno dalla sua parte? Quel poveretto voleva solo essere come voi decerebrati! Lo avete accolto, lo hai accolto, e poi lo avete abbandonato!>> lo guardai male <<E poi quella notte lui ha cercato il tuo aiuto...>>
Jonas abbassò la testa.
<<Non lo hai voluto aiutare. Perché?>>
<<Te l'ho già detto: mentre andavo da lui ho visto che ti stavano importunando e mi sono fermato con te. Però, forse, è stata anche un ottima scusa per non andare da lui..>>
<<Sei un mostro!>> strillai alzandomi <<Quel ragazzo aveva bisogno di te! Si fidava di te! È morto aspettando che tu lo aiutassi, ti rendi conto? E adesso ci siamo tutto dentro. Tutte le persone che hanno a che fare con te finiscono morte o peggio...da sole.>> girai i tacchi e andai via. Mi pentii subito delle mie parole ma non glielo avrei detto, perché ad ogni modo, amore a parte, avevo ragione. Non doveva andare così, non doveva permetterlo.
Tutte le cose che ero venuta a sapere mi avevano aperto gli occhi sulla faccenda, ma mi avevano chiuso il cuore.
Jonas faceva bene a starmi lontano.
Tornai in camera e presi la mia roba. Feci una doccia veloce, spazzolai i capelli e, senza dare a capire nulla, andai a dormire.
Quella notte Jonas non tornò..
Mi svegliai alle cinque del mattino e di lui ancora nessuna notizia. Il cuore mi diceva di chiamargli ma la testa gli tappava la bocca. Mi prese un groppo sullo stomaco e gli telefonai, anche solo per sapere se stava bene.
<<Che vuoi?>> rispose.
<<Dove sei Jonas?>> feci, fredda.
<<Che ti importa? Sono un mostro! Annie io ho sbagliato tanto nella mia vita ma questo non significa che tu devi odiarmi. Non ti conoscevo e adesso tu devi perdonarmi perché io ti amo. Hai capito? Ti amo, cazzo!>> urlò.
<<Sei ubriaco?>>
<<No>>
<<Jonas!>>
<<Un po'>>
<<Torna a casa..>>
<<Solo se posso abbracciarti..>>
Mi sentii in colpa, non so esattamente perché ma mi sentii male.
<<Torna, dai..>> dissi dolcemente.
<<Annie, se torno a casa prometti di abbracciarmi finché non mi addormento?>>
Scese una lacrima sulla mia guancia..
<<Si, te lo prometto.>>
Jonas riattaccò.
Mi alzai in piedi e presi a camminare avanti e dietro per tutta la stanza. Sara aprì un occhio e si sollevò a sedere.
<<Amica mia, che hai?>> guardò il letto vuoto e capì da sola <<Dov'è?>>
<<Sta tornando. Gli ho telefonato ed era ubriaco..>>
Sara si avvicinò a me e mi abbracciò forte.
<<Tutto bene?>>
<<Mi ha raccontato tutto. Ed è tutto uno schifo.>>
Mi strinse più forte e la porta si aprì. Jonas biascicò fino a me e mi prese in braccio.
<<Buonanotte Sara>> disse.
Mi posò sul materasso, mise la mia mano intorno alla sua vita e mi guardò tutto il tempo negli occhi, senza dire una parola.
Avevo voglia di baciargli le labbra e di baciare anche le sue ferite ma qualcosa mi fermava.
<<Ti amo Annie. Buonanotte...e grazie.>> disse, chiudendo gli occhi.
Restai tutta la notte abbracciata con lui, non sapevo come sarebbe finita questa storia ma sapevo che lo amavo ancora, nonostante tutto, nonostante la verità difficile da digerire.
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