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CAPITOLO 37

Quando il panico cessò e gli studenti iniziarono a respirare aria buona calò la tristezza e il silenzio in quel prato. Il resoconto dei danni era: tre feriti e un ragazzo che ancora non riuscivano a trovare. La gente piangeva, era spaventata per loro e per i loro amici. Arrivarono genitori, fidanzate di ragazzi che stavano in quel dormitorio e tutti, veramente tutti, non si spiegavano come era potuto succedere.
<<Pensi cosa?>> dissi.
<<Sono ancora loro.>> Jonas non disse altro.
Scoprire tutte quelle cose di lui era stato un colpo al cuore. Era scorbutico, antipatico, egocentrico e arrogante, ma mai avrei immaginato una cosa del genere sul suo conto.
Sara mi abbracciò forte. Dissi ai ragazzi che potevo chiamare i miei genitori e farci venire a prendere ma poi sarebbe stato difficile tornare lì il giorno dopo per le lezioni, quindi tornammo nella nostra vecchia stanza, tutti e quattro.
Era tutto esattamente come lo avevamo lasciato, tranne la serratura, che era stata cambiata dal custode.
<<Ragazzi io non voglio proprio stare qua dentro..>> fece Sara sbuffando.
<<Potremmo trovare una casa. Ce ne sono parecchie in giro per gli studenti e di solito vengono occupate da tre o quattro di questi, sarebbe perfetto.>> disse Lucas.
<<Come facciamo per l'affitto? Mia madre mi paga a stento le lezioni.>>
<<Tranquille per questo>> fece Jonas <<Noi lavoriamo e possiamo permetterci di pagare un'affitto>>
<<Tu lavori? Non è strano scoprire cose di te che non sapevo ma questo perché non me lo hai detto?>>
<<Non pensavo fosse importante..>>
Lo sapevo che quello che mi aveva raccontato faceva parte del passato, che era un ragazzetto stupido e che era sinceramente pentito di quel gesto orribile, ma perché provavo ugualmente un po' di rancore nei suoi confronti? Stargli vicino mi dava la nausea in quel momento così con una scusa scesi giù a prendere un po' d'aria fresca.
"E non ha nemmeno finito di raccontare.." Pensavo mentre, al chiaro di luna, passeggiavo nei cortili del campus spingendo una pietra col piede.
<<Chissà perché noi due ci incontriamo sempre di notte.>> sobbalzai ma riconobbi subito la sua voce.
<<Noel!>> gli sorrisi.
Nonostante quello che Jonas raccontava, nonostante i fatti accaduti e tutti i problemi che c'erano stati: io lo vedevo come un anima buona.
<<Con chi ti devi incontrare stasera?>> fece, prendendomi chiaramente in giro.
<<Evidentemente con te.>> gli risposi.
<<Sembri di buon umore oggi>>
<<Tutt'altro, scarico la tensione. Hai saputo dell'incendio?>>
<<So sempre tutto io. Ho saputo anche di quello che è successo in camera tua. State bene?>>
<<Si..beh..diciamo. Siamo dovute tornare lì adesso. Ma come fai a saperlo?>>
<<Qualche vecchio membro è ancora molto fedele a me e ogni tanto mi passa qualche informazione su chi mi interessa.>> fece spallucce.
<<Chi ti interessa?>>
<<Si, beh, interessa è un parolone.>> imbarazzato per aver praticamente detto che io e Sara gli stiamo a cuore si passò una mano tra i capelli e iniziò a sorridere.
<<Sei buffo>>
Lui mi guardò qualche istante e poi scoppiò a ridere.
<<Mi hanno detto di tutto nella mia vita, ma mai qualcuno si è azzardato a dirmi che sono buffo!>> rise ancora.
Risi anch'io.
<<Invece tu, perché ti aggiri sempre qui la notte?>>
<<Perché di giorno non posso..>> si fece serio.
<<Si che puoi. Nessuno può obbligarti a non venire, nemmeno se con loro hai sbagliato. Forse...potresti scusarti, così loro capirebbero che sei pentito delle tue azioni.>>
<<Chi ti dice che sono pentito?>>
<<Te lo leggo in faccia.>>
<<Non mi conosci.>>
<<Hai ragione. Di te so quanto sei stato bastardo, quante volte sei stato arrestato e, novità?, anche le cose orribili che hai fatto fare a Jonas..>> mi bloccai un attimo a quel pensiero orribile <<Ma allora perché continuo a pensare che, in fondo, sei buono?>>
<<Nessuno ha costretto nessuno.>>
<<Lo so.>>
Noel mi guardò con uno sguardo indecifrabile.
<<Lo sai? Solo questo hai da dire? Sei la sua fidanzata, dovresti urlarmi contro oppure tirarmi un pugno..no?>>
<<No. Nessuno lo ha costretto a chiederti di scegliere a posto suo e nessuno lo ha costretto ad abusare di quella poverina, lo sbaglio è più suo che tuo.>>
<<Perché mi vedi buono?>>
<<Non lo so. Secondo me tutto quello che fai, il tuo atteggiamento, il tuo essere assolutamente estraneo al mondo e agli affetti...è tutto dovuto al fatto che forse ti senti da solo..>>
<<Cosa?>> disse come se avessi detto qualcosa che nemmeno lui voleva ammettere a se stesso <<Io non mi sento da solo, sto benissimo così.>>
<<Non c'è niente di male a sentirsi soli.>> urlai mentre lui si allontanava <<Anche io, a volte, mi sento sola.>>
Noel si fermò e tornò verso di me.
<<Tu ti senti sola? Hai tanti amici, un fidanzato e una cazzo di famiglia splendida che ti ama.. Come fai a sentirti sola?>>
<<Certe volte, quando nessuno ti capisce, ti senti solo anche con mille persone intorno..>>
Noel rise.
<<Sai, pensavo che la tua vita fosse perfetta. Ti ho sempre vista come una ragazza a cui non manca niente. Niente, eccetto la sincerità da parte del tuo fidanzato.>> fece una smorfia e si accese una sigaretta.
<<Jonas ci sta provando a dirmi tutta la verità..>>
<<Pensi che violentare una ragazza sia la cosa peggiore che ha fatto? Era ancora all'inizio del racconto, te lo assicuro. È sempre stato il classico tipo che non si prende mai le sue responsabilità, a meno che non gli conviene. A me queste persone non piacciono.>>
<<Perché parli così di lui?>>
<<Annie, se lo ami e vuoi stare con lui assicurati che ti racconti tutto, e che tutto quello che ti racconterà ti vada bene. Meriti molto di più, ma sicuramente detto da me vale poco.>> si avvicinò a me e io restai pietrificata. Quando si ritrovò ad un passo da me mi abbracciò qualche secondo e si allontanò quasi subito.
<<Adesso una cosa è certa: possiamo essere soli insieme.>> mi sorrise e andò via.
Quando mi ritrovai da sola in quel giardino buio mi vennero in mente tante cose. Io volevo fidarmi di Jonas. Io amavo Jonas. Io dovevo sapere tutto di Jonas.
Tornai in stanza col cuore a mille, correndo. Entrai sbattendo la porta sul muro e facendo sobbalzare tutti.
<<Annie, cazzo, ti sembra il modo? Siamo stati minacciati e tu ci fai morire in questo modo?>> strillò Sara.
<<Scusami.>> dissi e mi voltai verso Jonas <<Vieni con me>>
<<Oh oh>> commentò Lucas.
Jonas si mise in piedi, prese il giubbotto e uscì in silenzio dalla stanza.
<<Che succede adesso?>> disse una volta arrivati alle scale.
<<Non hai finito di raccontare la verità.>> dissi, combattendo con quella piccola parte di me che si fidava ancora di lui.
Sapevo di rischiare di non fidarmi più, o addirittura di arrivare ad odiarlo ma ero stanca di sapere che chiunque incontrassi sapeva molte più cose sul conto del mio ragazzo di me. Lui doveva dirmi tutto.

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