CAPITOLO 32
I miei primi giorni al campus erano stati così normali e così "nell'ombra" che sentivo quasi nostalgia. Ma davvero pensavo di poter organizzare cinque anni della mia vita? Nemmeno la prima settimana era andata come avevo immaginato. Come siamo passati dal non alzare nemmeno la testa alle nuove arrivate, al sapere tutto di queste e osservarle come se fossero aliene?
<<Buongiorno ragazzi!>> il professor Faraize entrò in aula tutto sorridente.
<<Oggi volevo parlarvi di Dante Alighieri. Qualcuno di voi lo conosce già?>>
Quasi tutti alzammo la mano.
<<Lui è stato, a suo tempo, quello che molti di noi, oggi, probabilmente non saremo mai. Cosa vi ha colpito di lui?>> ci mise alla prova per testare la nostra lealtà.
<<Le sue parole..>> rispose incerto Derek.
<<Il modo meraviglioso in cui spiega le sue emozioni.>> disse, sicura, Katryn.
<<L'amore per Beatrice..>> dissi, infine, io.
<<Già.>> fece lui guardandomi <<Lui attraversa inferno, purgatorio e Paradiso per la sua Beatrice.. Non è un sogno per voi ragazze?>> fece sorridendo.
Sorridemmo tutte, in verità.
La lezione fu molto interessante, anche perché amavo la Divina Commedia sin dalle scuole medie. Il professor Faraize spiegò tutto in modo molto teatrale ma convinto. Si vedeva proprio che amava il suo lavoro.
Al suono della campanella ci alzammo tutti. Dopo avevo la lezione di matematica. Odiavo la matematica.
<<Signorina, può fermarsi un secondo?>> fece il prof.
<<Certo. Che succede?>>
Lui guardò gli altri studenti uscire dall'aula e poi girò intorno alla cattedra.
<<Come stai?>> sorrise.
<<Bene. Sto bene.>> confermai.
<<Senti, so che volete che io ne resti fuori quindi non c'era bisogno nemmeno di sprecare tempo per scrivere bigliettini.>> si passò una mano fra i folti capelli castani.
Lo guardai confusa.
<<Bigliettini? Ma di cosa sta parlando?>>
<<Dai, l'ho capito che siete state voi due ma mia sorella e mia madre si sono seriamente spaventate e quindi preferirei che la smettesse.>>
<<Guardi che noi non abbiamo mandato nessun bigliettino, glielo giuro.>>
<<No?>>
<<No! Ma le pare che giochiamo con queste cose? Dopo le esperienze che abbiamo avuto?!>> mi arrabbiai.
Lui spostò il peso da un piede all'altro.
<<Glielo avevo detto che chiunque mette bocca su questa faccenda ci finisce dentro con tutte le scarpe! Perché non mi ha ascoltata?>> camminavo su e giù per la classe, nervosa e preoccupata <<Cosa c'era scritto?>>
<<Ecco tieni..>> mi passò il foglietto di carta bruciato ai lati.
"Cerchi indizi e ficchi il naso nelle faccende altrui, ma non è che vuoi anche tu una bella lezione prof?>>
<<All'inizio ho pensato ad uno scherzo, poi mi siete venute in mente voi due.>> ammise.
<<Smettiamo di parlare fuori dalle lezioni ok? Vedrà che se non si mette più in mezzo si dimenticheranno di lei.>> cercai di rassicurare me e lui.
Feci per andarmene ma lui mi fermò.
<<No.>> mi voltai esterrefatta <<Non starò alle loro condizioni come te e gli altri. Non mi farò minacciare senza uno straccio di motivo! Voi fate pure finta di nulla, Annie, ma è successo e queste persone devono pagare.>>
<<Lei è totalmente fuori di testa. Ha la possibilità di stare lontani dai guai semplicemente facendosi gli affari suoi e sceglie di mettersi contro questi pazzi? Beh, faccia un po' come le pare.>>
Uscii quasi correndo dall'aula e decisi di non andare a matematica.
Mi era impossibile credere alle parole di Faraize. Non doveva andare così, non volevo che altre persone finissero nel mirino di quei pazzi.
<<Hey Annie!>> in cortile pensavo di essere sola e, invece, non era così.
<<Ciao Noel!>> gli sorrisi educatamente.
Noel si avvicinò e si sedette sull'erba accanto a me.
<<Non hai lezione?>>
<<Beh..si...ma...>>
<<Non ti andava..>> fece spallucce.
<<Già..>> posai "Uno splendido disastro" nella borsa e mi concentrai su di lui. <<Come va?>>
<<Che ti importa?>>
Infatti, mi sembrava strano che fosse gentile.
<<Scherzo!>> rise <<Va tutto più o meno bene. Tu e Jonas?>>
<<Non ti ha raccontato niente?>>
<<Guai in Paradiso?>>
Risi <<No, non è questo.>>
<<Comunque non vedo come possa raccontarmi qualcosa, visto che non ci vediamo da quando..beh..lo sai.>>
Lo guardai storto ma sorridendogli.
Gli raccontai di Scott, del rapimento di Lucas, del mio sacrificio umano e delle botte che ha preso da Jonas.
<<Doveva ammazzarlo quel figlio di..>>
<<No che non doveva! Lo ha avvertito. Comunque non credo sia lui il nostro problema più grande. Adesso minacciano pure il professore Faraize.>>
<<Il moccioso che gioca a fare l'insegnante? E perché?>>
<<Si è interessato un po' troppo alla faccenda e loro se ne sono accorti. Lui però non vuole stare alle minacce, anzi.>>
<<Ha le palle!>>
<<No, è pazzo!>>
<<Chi è pazzo? Ciao Noel!>> Jonas arrivò insieme a Lucas.
<<Jonas! Lucas!>> fece Noel.
Raccontai loro i fatti accaduti con Erik ma loro non ebbero nulla da dire sulla faccenda.
<<Sara?>> disse Lucas, cambiando discorso.
<<Non l'ho vista. Non sono andata a matematica.>> feci.
<<Hai saltato la lezione per venire qui a parlare con Noel?>> borbottò Jonas.
<<Cosa? Certo che no. Sono venuta qui perché Faraize mi ha fatto perdere comunque metà lezione con le sue coraggiosissime parole. Era inutile andarci.>>
Lui fece un cenno del capo e poi si alzò in piedi. <<Andiamo>>
<<Dove?>>
<<Da qualche parte!>> allungò la mano per aiutarmi ad alzarmi.
Salutai Noel e Lucas e seguii il mio bellissimo ragazzo, che però non mi guardava nemmeno.
<<Che succede?>>
<<Non mi piace che tu resti da sola con Noel..anzi, a dire il vero, non mi piace che tu resti da sola con nessuno che non sono io.>> era imbarazzato ma sincero.
<<Va bene. Starò attenta a non restare da sola con nessuno che non sia tu tesoro.>> gli stampai un bacio sulla guancia e lui accennò un sorriso.
<<Saliamo su?>> nemmeno mi ero accorta di essere arrivata al dormitorio.
<<Saliamo.>> confermai.
Iniziammo a baciarci in corridoio. Era tutto così frenetico che non riuscii a staccarmi nemmeno per cercare le chiavi nella borsa. Jonas mi spinse contro il muro senza smettere di muovere la sua lingua con la mia, e con una mano mi accarezzava il basso ventre.
<<Ti prenderei pure qui in corridoio..>> sussurrò.
Spalancai la porta della mia stanza e la chiusi mentre saltavo a cavalcioni su di lui.
Quando arrivammo sul letto, Jonas entrò una mano dentro i miei jeans e di impulso portai la testa all'indietro. Era delicato ma decisamente spinto, era perfetto.
Il suono del suo cellulare rovinava l'atmosfera e lo pregai in silenzio di non rispondere.
Chiunque chiamava era molto insistente così mi arresi.
<<Rispondi, dai>> Risi.
Jonas si sollevò a sedere e prese il cellulare.
<<Si?>> rispose. <<Cosa? Ma come cazzo è possibile?!>> urlò. <<Arrivo!>> sbuffò.
Chiuse la telefonata e si riabbottonò i jeans.
<<Che succede?>> avevo quasi paura a chiedere.
<<Niente di cui devi preoccuparti, piccola.>>
<<E adesso dove stai andando?>>
<<Quando la smetterai con queste domande?>> strillò.
Mi alzai anche io e entrai in bagno senza più dirgli nemmeno una parola e sbattendo la porta alle mie spalle.
Lui fece lo stesso con la porta d'ingresso.
"Stronzo!" Pensai.
Perché era sempre così? Perché doveva comportarsi sempre da stronzo, anche nei momenti meno opportuni?!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro