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CAPITOLO 3

Il clima non era esattamente pacifico. Due ragazzi davanti a me stavano facendo a botte e altri intorno a loro li incitavano a picchiare più duro.
Quei ragazzi erano palesemente più grandi di me e, visto l'elevato tasso alcolico che avevano in corpo, decisi di allontanarmi il più possibile.
C'erano troppe persone e nessuna di queste era Sara.
Provai a chiamarla ma non rispose e anche volendo non avrei sentito niente per via della musica rock a tutto volume.
Erano solo le dieci di sera e quei ragazzi che di giorno mi erano sembrati perfetti si erano trasformati in diavoli della notte.
<<Hey tu! Che fai sola soletta?>> cercai di ignorare quell'ubriacone malandato e di camminare per la mia strada.
<<Sto parlando con te!>> mi prese per il braccio e mi bloccò il passo, mettendosi proprio davanti a me.
<<Sei una matricola vero?.. Divertente!>> il suo alito era improponibile dopo tutto l'alcool che aveva assunto ma sicuramente da me non voleva un consiglio odontoiatrico.
<<Senti sono venuta qui a cercare un amica. Non voglio problemi quindi spostati per favore.>> dissi.
Il tizio scoppiò in una fragorosa risata di pancia e poi si fece serio di colpo.
<<Hai proprio un bel profumo bambolina>>
<<Non posso dire lo stesso di te>> feci per andarmene ma mi tirò per il braccio, ancora una volta.
<<Senti adesso lasciami!!>> urlai.
Il tipo rise e iniziò a strattonarmi un po' senza rendersi nemmeno conto di quello che stava facendo.
Ebbi paura perché quel tipo non era in se.
<<Sergio non hai sentito? Ha detto che la devi lasciare!>> si avvicinò un ragazzo con i capelli lunghi lisci, coperti da un cappellino nero. Portava un giubbotto di pelle e sapeva di guai.
<<Fatti un po' i cazzi tuoi eh?>> fece il tizio ubriaco.
A quel punto il misterioso paladino della giustizia si scaraventò su di lui tirandogli un poderoso pugno sul naso, stando attento a non colpire pure me.
<<Riportate a casa questa spazzatura>> disse agli amici di Sergio.
Restai impietrita perché poteva anche essere che quell'altro tipo mi aveva salvata perché voleva, a sua volta, importunarmi.
Nel dubbio decisi di essere comunque gentile e lo ringraziai del gesto.
<<Questi non sono eventi per una come te. Dovresti tornare nel tuo dormitorio e restarci.>> fece lui, brusco e sgarbato.
Mi sentì offesa ma aveva ragione.
Intorno a me c'erano belle ragazze, vestite in modo provocante, altezzose, che si facevano desiderare mente io ero un fungo con i tacchi.
<<Io sto cercando la mia compagna di stanza, non è che mi sapresti aiutare?>>
<<Se ti aiuto prometti di andartene subito dopo?>>
<<Puoi scommetterci!>>

Girammo un ora alla ricerca di Sara.
Controllammo la pista, le stanze al piano di sopra e il biliardo al pianoterra ma niente.
<<E se gli è successo qualcosa?>>
<<Peggio per voi che venite a queste feste per idioti!>>
<<Tu sei uno degli idioti a questa festa, ricordatelo.>>
<<Io ho cantato stasera! Sono nella band e comunque ho l'età giusta per questi tipi di eventi!>>
<<Mi chiamo Annie comunque. Ti lascio alla tua band io continuo a cercare. Grazie ancora per l'aiuto e per avermi salvata da quel cretino.>> gli sorrisi educatamente e proprio nel momento in cui stavo girando i tacchi per andarmene apparve Sara in lacrime.
<<Ma che è successo? Perché stai facendo così?>>
<<Io non volevo... Non volevo andasse così. Non doveva andare così Annie!>> piangeva tanto e capivo una parola su dieci.
<<Sara, tesoro, adesso calmati un attimo e respira. Che cosa è successo?>>
Sara smise di respirare affannosamente e dopodiché guardò prima il ragazzo alle mie spalle e poi me.
<<Lui chi è?>>
<<Mi ha aiutata a cercarti. Si chiama..>> mi girai verso di lui.
<<Jonas. Mi chiamo Jonas.>>
<<Tranquilla. Raccontami tutto..>>


Continua al capitolo quattro. Fatemi sapere che ne pensate!! Baci❤️❤️

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