CAPITOLO 29
Scott mi portò nella mia vecchia stanza e iniziò a ricordare ad alta voce quei giorni in cui ero lì.
<<Sono andato parecchie volte pure da Jonas e non ti nego che avrei voluto ucciderlo per quello che ti stava succedendo!>> chiuse i pugni e le sue nocche diventarono bianche.
<<Non mi hai ancora detto cosa ti ha spinto ad aiutarmi..>> dissi "aiutarmi" perché non volevo parlare anche di Jonas con lui.
<<Il capo voleva fare fuori te per far soffrire Jonas. Io ho suggerito di uccidere direttamente lui ma non ha voluto sentire ragioni. Fortunatamente non ti ha fatto niente quella sera che non siete riusciti ad evadere.>>
Quella confessione così sincera mi fece quasi cedere le gambe. Era vero che Scott era pazzo e che probabilmente non aveva le migliori delle intenzioni con Jonas, ma era grazie a lui se io ero viva.
Impulsivamente lo abbracciai e lui sembrò gradire quell inaspettato gesto.
<<Ti ringrazio>>
<<Smettila di ringraziarmi.>> arrossì.
<<Perché adesso non ne esci da queste cose? Perché non dimentichi e vai avanti?>> magari sbagliavo ad azzardare così tanto ma..dovevo.
Scott alzò lo sguardo per dire qualcosa ma poi chiuse la bocca.
<<D'accordo. Non ne vuoi parlare..>>
<<No. Non ne voglio parlare.>> sollevò una mano sulla mia spalla e si fermò esattamente davanti a me. <<C'è qualcosa di diverso nel tuo sguardo..>> l'improvviso cambio d'umore mi fece deglutire a forza.
<<Lo hai già detto ma non capisco..>> e non capivo davvero. Cosa vedeva? Perché continuava a dire che ero diversa? Ero sempre io, Annie! O forse..
"Merda!"
<<Non importa.>> fece <<Sarà una mia impressione.>> mi rilassai.
Un paio d'ore dopo mi ritrovavo da sola nella stanza a pensare un modo per convincerlo a portarmi fuori di lì. Sicuramente avevo un influenza forte su di lui ma non bastava..
Quando Scott tornò aveva due enormi panini del Mc donald's in mano e me ne passò uno.
<<Ti ho preso il tuo preferito!>> sorrise.
In un primo momento sorrisi anch'io ma dopodiché mi venne un dubbio:
<<Come facevi a sapere che è il mio preferito?>>
Si dondolò sul posto <<Lo so e basta. Mangia>>
Mangiammo in silenzio ma non c'era imbarazzo fra noi.
<<Perché hai detto che Jonas non vuole più vederti?>>
Avevo due opzioni: dire la verità e mettere Jonas a nudo o mentire spudoratamente. Scelsi la seconda.
<<Non andiamo d'accordo e abbiamo troncato. Meglio così, comunque.>>
Sul volto di Scott comparve un sorriso malizioso e io abbassai la testa di colpo.
Lui si alzò in piedi e si avvicinò, sedendosi esattamente al mio fianco.
<<Sei fottutamente bella..>>
Mi sforzai di sorridere.
<<Scott..>>
<<Che c'è?>>
<<Voglio andare a casa..>> iniziai a piangere, nonostante mi sforzassi di non farlo.
<<Ma perché piangi? Io non ti farei mai del male piccola.. Sono successe troppe cose oggi, perché non riposi un po' adesso?>>
<<Perché non andiamo via invece? Insieme..>> lo rassicurai.
<<Ti ho già detto perché.>> fece brusco. <<E poi dovrei dividerti col mondo se uscissimo. Qui, invece, sei tutta mia.>> mi accarezzò la fronte e un brivido di disgusto mi attraversò il corpo.
<<Va bene. Lasciami riposare..>> dissi tirando su col naso.
Scott mi baciò sulla guancia e uscì, chiudendo a chiave la porta.
Non volevo dormire perché non mi fidavo di quel ragazzo. Quel ragazzo che fino a poco tempo fa mi aveva salvato la vita.. Quel ragazzo che..
<<ANNIE CAZZO SVEGLIATI!>>
Sobbalzai. Mi ero addormentata e Scott mi aveva svegliata urlandomi nell'orecchio.
<<Hey, che succede?>>
<<Stavi..urlando..il nome di...Jonas...>> chiuse gli occhi. Era arrabbiato.
<<Io..no. Non urlavo il suo nome.>>
<<Non prendermi in giro, cazzo!>>
Faceva su e giù per la stanza.
<<D'accordo, calmiamoci ok? Scott sono qui con te. Ho scelto di testa mia di restare con te, ricordi?>> sembrò addolcirsi un po' alle mia parole. <<Non mi importa di Jonas, non più.>> era una maledettissima bugia ma dovevo dirla perché Dio solo sapeva cosa avrebbe potuto farmi.
<<Benissimo. Era proprio quello che speravo dicessi.>> emise un sospiro di sollievo. <<Sai..sono stato qualche minuto qui ad osservarti mentre dormivi..>>
Dentro di me iniziai a pregare di non aver detto altro.
<<Non riuscivo proprio a capire come un fiore così bello potesse volere accanto a se una simile immondizia!>> nei suoi occhi c'era rabbia.
<<Non parliamo più di lui..>> dissi.
<<Come vuoi piccola, ma non prima di avermi raccontato cosa ti ha detto su di me.>>
<<Non mi ha detto nulla.>> abbassai il capo ma lui capì.
<<Non voglio chiedertelo con le cattive..>> prese il mio mento con l'indice della sua mano destra e lo sollevò.
<<Mi ha raccontato la cosa orribile che ti ha fatto..>>
<<E..?>>
<<E quello che tu.. Che tu hai fatto a lui. Anzi, a sua sorella.>> le lacrime uscirono da sole senza nemmeno un po' di preavviso.
Mi aspettavo una spiegazione, un sussulto o uno sguardo triste da parte sua e invece..rise.
<<Sono felice che se ne ricordi!>>
<<Non sei nemmeno un po' in pena per quella bambina?>> lo canzonai.
<<No. No, perché dovrei? Lui si era fatto la mia ragazza!>> corrucciò le righe della fronte ma le sue parole mi fecero imbestialire.
<<La tua ragazza poteva tenere le gambe chiuse invece ha deciso di farsi scopare, mentre quella povera bambina è stata una vittima della tua malattia mentale!>> strillai.
Me ne pentì subito.
Scott aveva le fiamme negli occhi e io ero combattuta: la testa mi diceva "chiedigli scusa" ma il cuore mi tratteneva le parole in gola.
<<Non osare!>> il ceffone che mi tirò fece molto più male di quanto mi sarei mai aspettata.
Restai pietrificata da quel gesto.
Scott portò la mano indietro e poi mi guardò con gli occhi sbarrati.
<<S-scusa io..>> fece per prendere la mia mano ma mi scostai.
<<Non toccarmi!>> urlai. <<Sei malato!>>
Scott sembrava combattuto: come se la sua parte buona e premurosa stesse facendo a botte dentro di lui con quella cattiva ed emotivamente instabile.
Capì a quale stava dando retta quando mi prese di forza e mi gettò sul letto.
<<Che cazzo fai? Lasciami!>> strillai.
<<Sta zitta, cazzo!>>
Mi teneva le mani contro il letto e continuava a baciarmi il collo. Mi dimenavo furiosamente ma lui non sembrava nemmeno farci caso.
<<AIUTO!>> urlai di impulso ma sapevo che li nessuno si sarebbe messo contro di lui.
Scott sorrise, lasciò la presa ma restò a cavalcioni su di me.
<<Adesso ti farò di dimenticare di Jonas Martin, vedrai..>>
<<Cosa vuoi fare?>> ero terrorizzata.
<<Prendermi la tua verginità.>>
<<Come scusa?>>
<<Ho sentito qualche voce a scuola..ma comunque l'ho capito dal primo giorno che ti ho vista che eri pura.>>
La situazione non sarebbe potuta andare peggio di così, quindi decisi di essere spudoratamente sincera.
Risi istericamente e confessai:
<<Ci hai proprio azzeccato allora quando hai detto che c'è qualcosa di diverso in me.>>
<<Che cazzo vuoi dire?>>
<<La mia verginità se l'è presa ieri notte Jonas! E ti dirò di più..è stato grandioso!!>>
Mi sorpresi io stessa della mia tenacia e non pensai nemmeno un secondo di rimangiarmi tutto.
<<Puttana!>> disse quasi sussurrando.
<<Come scusa?>>
<<PUTTANA!>> mi urlò contro.
Arrabbiato come un animale a cui è stato sparato un proiettile, Scott, mi prese per le spalle sbattendomi un paio di volte contro il letto.
Urlai, ma inutilmente e capii che dovevo aiutarmi da sola.
Scott prese la mia maglietta e la tirò fino a strapparla, urlando qualcosa che la mia mente non riuscì a distinguere.
Provai a dare un calcio o un pugno a quel malato che voleva abusare di me ma era due volte più grosso di me e non riuscì nemmeno a muovermi.
Scott si abbassò su di me e con una mano smanettava sulla mia cintura per toglierla.
<<Se adesso stai ferma e zitta posso pure prendere in considerazione l'idea di perdonarti!>> disse ansimando.
<<Scott puoi farti curare. Fermati..>> lo implorai.
Scott arrivò a sbottonarmi i jeans ma mentre entrava la mano feci l'unica cosa che potevo fare: gli diedi una testata con tutta la forza che mi restava.
Lui emise un urlo di dolore e si alzò di scatto. Sentivo fuoriuscire il sangue da sotto miei capelli ma non me ne importava, dovevo uscire da lì.
<<Maledetta stronza!!>> urlò lui mentre cercava di prendermi. In quella stanza non c'era niente, era più vuota della volta prima e riuscì ad acchiapparmi di nuovo. Mi buttò sul letto, ancora una volta.
<<Non dovevi farlo! Adesso prima ti scoperò fino a farti urlare di dolore e poi ti ammazzerò di botte. Oppure potrei fare entrambe le cose contemporaneamente.>>
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