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CAPITOLO 19

Il rumore della porta mi fece sobbalzare.
Erano le undici e trenta.
Mi avvicinai piano e una voce familiare mi rincuorò.
<<Dai, svelta!>>
<<Perché fai tutto questo?>>
<<Non c'è tempo..Apri ai tuoi amici io devo andare o si insospettiranno. Annie, avete solo sessanta minuti a partire da ora. Non fatevi beccare.>>
<<D'accordo, grazie.>>
Andò via, ma non prima di accennarmi un mezzo sorriso.
<<Annie?>> fece Jonas abbracciandomi forte.
Aprì le porte dei miei amici e quando ci ritrovammo tutti davanti spiegai la situazione.
<<Come fai a sapere che non è una trappola o una prova? Questi sono tutti matti!>> disse Sara.
<<Abbiamo una possibilità e cinquanta minuti. Io vado!>>
Mi seguirono tutti.
<<Aspetta..>> feci a Jonas.
<<Annie abbiamo poco tempo..>>
<<Devo liberare anche lui.>> indicai la porta di Noel.
Jonas annuì e andò a prenderlo.
<<C'è un altra riunione?>> fece.
<<Zitto coglione, andiamo.>> disse Lucas.
Ci dirigemmo verso l'enorme portone e riuscimmo ad entrare. Avevo notato, la mattina, una piccola porta alla fine della stanza da dove era entrato Nolan.
N: <<È l'unico modo?>>
J:<<Hai un altra soluzione?>>
N:<<Fratello, stai tranquillo!>>
<<Adesso zitti!>> fece Sara, esasperata.
Cercai di aprire la porta ma sembrava chiusa dall'interno.
<<Cazzo!>>
Jonas e Lucas ruppero due sedie e provarono a forzarla.
<<Hey geni! Seguitemi!>> disse Noel.
Uscimmo di nuovo in corridoio e seguimmo il percorso.
Arrivammo davanti ad un altra porta.
N:<<Non c'è la faremo mai ragazzi. I sessanta minuti stanno scadendo.>>
J:<<Pensi che potremmo provare domani?>>
<<Non lo so. Nolan ha detto che ogni sera spengono tutto per sessanta minuti e tornano a casa. Posso chiedere a lui.>>
<<Perché questo tipo ti aiuta Annie?>>
<<Aiuta tutti noi, tesoro.>>
<<Non è che vuole qualcosa in cambio?>>
<<Jonas, amore, non ha mai chiesto niente ed è stato sempre gentile con me, sin dal primo giorno. Ha lo stesso problema che hai tu, ha un cuore.>> gli sorrisi e lo baciai.
<<Torniamo nelle nostre stanze. Domani troveremo una soluzione.>>
Abbracciai Sara.
<<Tranquilla ok? Domani torniamo a casa!>>
Tornare lì dentro fu meno orribile quella sera perché avevo/ avevamo una speranza.

Il mattino seguente Nolan venne a svegliarmi.
Entrò guardandomi negli occhi e non distolse mai lo sguardo.
<<Posso andare in bagno?>> chiesi.
<<Certo, vieni>>
Uscimmo dalla stanza.
<<Perché siete ancora qui?>> chiese sussurrando.
<<Non abbiamo trovato una via d'uscita. Potremmo provare stasera?>>
Lui sospirò.
<<Se fallite anche oggi non potrò più rischiare.>>
<<Grazie mille.>>
Mentre tornavamo in stanza Nolan mi prese per mano.
<<Dai muoviti!>> fece.
Mi resi conto di avere un bigliettino tra le mani. Sorrisi.
Entrai in stanza ricordando di avere cinque telecamere puntate addosso quindi posai il bigliettino dentro la tasca della giacca che portavo e mi sedetti.
Le giornate sembravano non trascorrere mai.
Mangiai poco di quello che Nolan mi portò.
"COMUNICAZIONE" fece la solita voce robotica. "TRA VENTI MINUTI IL CAPO VI VUOLE TUTTI NELLA SALA GRANDE."

Entrammo tutti.
Nemmeno Nolan sapeva il perché di quella riunione.
Nella sala eravamo io, Jonas, Sara, Lucas, Noel, i tizi incappucciati e..
"Cristo!"
"QUALCUNO DI VOI VUOLE SPIEGARMI COME È POSSIBILE CHE DUE SEDIE ROTTE SONO STATE TROVATE VICINO ALLA PORTA BLINDATA?"
Ci guardammo tutti.
Pensai due mila cose. Se avessi parlato Nolan sarebbe stato punito, se non ucciso. Se invece nessuno parlava probabilmente saremmo morti noi.
Jonas mi guardava negli occhi, implorante. Sapeva cosa stavo pensando.
<<Sono stato io, signore.>>
Rimasi sotto shock.
"TU?"
<<Si. Ieri sera sono rimasto dentro dopo l'orario di uscita perché stavo mettendo a posto, così ho provato a sfondare la porta per uscire.>>
"APPREZZO LA SINCERITÀ. PECCATO, OGGI ERO IN VENA DI UCCIDERE UN COLPEVOLE."
Mi tremavano le gambe. Perché Nolan si era preso la colpa? Avrebbe subito conseguenze per questo? Lo guardai tutto il tempo.
Mentre tornavamo indietro presi coraggio.
<<Mi dispiace. Avevo dimenticato le sedie.>> dissi quasi balbettando.
<<L'ultima possibilità. A stasera.>> disse brusco, sbattendo la porta dietro di se.

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