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CAPITOLO 16

L'uomo che mi accompagnava pigiò  dei tasti e una porta rossa si aprì illuminando delle scale che scendevano verso un sotterraneo.
Arrivati giù notai che c'erano foto di alcune ragazze appese ai muri e fu davvero inquietante.
<<Chi sono quelle ragazze?>>
<<Quale parte di devi stare zitta non hai capito?>>
Non aveva un tono cattivo come l'altro uomo.
Alla fine del corridoio c'erano sei porte.
Ad ognuna di queste era stato assegnato un numero e quindi, di conseguenza, anche a noi.
A me toccò la stanza numero tre.
Mi avevano divisa da Sara e ricordai che probabilmente anche Jonas e Lucas erano stati portati lì.
Avrei voluto abbracciarli tutti.
I muri della stanza erano bianchi e c'era una lavagna con dei gessetti colorati sul muro.
Avevo a disposizione quella e una sedia, nient'altro.
<<Le comodità si pagano a parte?>>
<<Ti consiglio di non fare troppo la spiritosa.>>
<<Tu non sembri molto felice di farmi tutto questo.>>
L'uomo mi fece cenno di entrare e chiuse a chiave la porta alle sue spalle.
<<Ci sono telecamere ovunque quindi ogni volta che penserai di scappare noi lo sapremo!>> e andò via.
Mi guardai intorno..
Notai le cinque telecamere puntate su di me e guardandone una urlai:
<<NON TORCETE NEMMENO UN CAPELLO  AD UNO DEI MIEI AMICI PERCHÉ QUANDO USCIRÒ DI QUI, E VI ASSICURO CHE USCIRÒ, VI FARÒ FUORI CON LE MIE STESSE MANI BASTARDI!>>
Sapevo che probabilmente sarebbe successo qualcosa dopo quella frase, ma era esattamente un confronto con uno di loro che volevo.
Non sentivo niente dall'esterno e non sapevo se anche Sara era dentro ad una delle cinque stanze che restavano.
<<Perché ho una lavagna..?>>
Guardai ancora nella direzione di una delle cinque telecamere e le mostrai il dito medio.
Presi il gessetto rosso e scrissi un enorme "FUCK!" sulla lavagna.
Volevo provocare qualche reazione e provare ad uscire.
Passarono ore prima che qualcuno bussasse alla mia porta.
Il suono stridulo di questa che si apriva fece salire in me l'adrenalina.
Entrò l'uomo esile che mi aveva accompagnata li.
<<Devi smetterla di fare in quel modo tanto non riceverai nulla in cambio.>>
Posò un piatto di zuppa verde innacquata per terra e fece per andarsene.
<<Aspetta!>>
L'uomo si voltò.
<<Dimmi almeno come stanno gli altri, ti prego.>>
<<Come stai tu! La tua amica non smette di piangere e si rifiuta di mangiare, invece i due maschi stanno cercando di rompere la stanza a calci e pugni.>> fece spallucce e uscì.

Non sapevo esattamente da quante ore ero ormai lì dentro, se fosse giorno o notte, se i miei genitori avevano già saputo, se qualcuno ci stesse cercando, se il mondo era ancora tutto intero.. Stavo cominciando ad avere paura.
Sentì bussare alla porta cinque volte, in modo lento.
Mi avvicinai per capire perché nessuno apriva.
<<Cosa vuoi?!>>
Da sotto la porta emerse un foglio di carta che presi come se fosse oro in mano.
"Chi vuoi che sia il primo?"
Sotto c'erano delle caselle con i nostri nomi.
Respirai affannosamente.
<<IL PRIMO? IL PRIMO PER COSA?>>
Passò un altro bigliettino sempre da lì.
"A MORIRE."
Gli occhi mi si riempirono di lacrime.
<<NESSUNO DI NOI MORIRÀ!!! Cosa vuoi? Lasciaci in pace!!>>
Dopo un paio di minuti passò un altro bigliettino.
"Scegli o faremo a caso."
Presi il foglio.
Non avrei mai potuto scegliere per la vita degli altri e senza pensarci disegnai una X sulla casella con scritto "Annie" e lo passai da sotto la porta.
Non ebbi più nessun bigliettino.
Iniziai a piangere, spaventata all'idea che anche loro avrebbero dovuto fare questa scelta.
Cancellai la parola sulla lavagna e scrissi su di essa un messaggio per i miei compagni.
"Sara ti voglio veramente bene.
Lucas prenditi cura di lei.
Jonas ti amo...>>
E aspettai..

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