Capitolo 3
Tra due giorni abbiamo la prima partita ufficiale della stagione, non riesco a fare a meno di pensarci. L'anno scorso è stato un casino, puntavamo alla finale scudetto e invece ci siamo dovuti fermare ai quarti. Abbiamo il primo trofeo stagionale a portata di mano, giochiamo anche in casa... Non possiamo permetterci di sbagliare.
Accanto a Teodor Milinkovic sono migliorato parecchio e tento alcune giocate che prima non avrei neanche immaginato.
«Stai bene, Pala?» Teo se ne sta a braccia incrociate sullo stipite della porta, e mi fissa mentre Alessio, il fisioterapista, mi massaggia le gambe dopo l'allenamento.
«Sono un po' nervoso.»
«Tranquillo, siete forti, quest'anno andrà bene» mi rincuora Alessio.
Giro la testa verso Teo che annuisce, ma non capisco se significa che mi capisce o se vuole dare ragione al fisioterapista. «È normale.»
Sospiro, senza ribattere. Lui è uno di quei giocatori guida, anche se parla poco: quando lo fa dice sempre cose sensate.
«Dai, Pala, abbiamo finito.» Alessio si sfila i guanti in lattice e io scendo dal lettino.
Appena passo accanto a Teo, lui mi saluta con una pacca sulla spalla prima di prendere il mio posto.
Mi ritrovo nel corridoio, dove ci sono Elena e Pippo che stanno chiacchierando, fermi in mezzo. Lei mi va a genio, è qui solo da pochi giorni ma si è integrata alla grande. Persino in un gruppo di soli maschi, di cui uno già vuole portarsela a letto.
Di sicuro è stato lui ad avvicinarla, ne sono certo. Non è uno che perde tempo.
Mi lasciano passare sulla via degli spogliatoi, Elena non è neanche sconvolta di vedermi passare in mutande. È davvero professionale. O forse solo ammaliata da Pippo, visto che non ha staccato gli occhi da lui.
Nello spogliatoio c'è ancora Niko, che sta ripiegando i vestiti prima di metterli nello zaino. «Sasha» mi spiega, veloce. «Se non li piego mi ammazza.»
Mi infilo i pantaloni come capita, prendo lo zaino ed esco, mentre Niko è ancora alle prese con la maglietta di ricambio.
Elena e Pippo non si sono mossi da lì, adesso stanno ridendo insieme. Sicuramente lui avrà detto una scemenza delle sue.
«Elena!» Salvatore marcia verso di loro e agita il telefono. «Ottimo lavoro con l'intervista, è piaciuta!»
Lei sorride, arrossendo. «Grazie.»
La guardo meglio, mentre si gira verso Salvatore. Filippo non gliel'ha visto subito, ma ha un gran bel culo.
«Allora ci vediamo» la saluta Pippo, poi mi passa accanto e mi fa l'occhiolino. Ha già sondato il terreno per avere una possibilità con lei ed è andata bene, ne sono certo.
Infatti, mi arriva subito un suo messaggio: "È single".
Mi avvicino a Elena e Salvatore. «Quindi l'intervista è andata bene?»
«Sì, siete stati tutti bravi, tu, Nikola e soprattutto Elena.» Lui ci saluta e si allontana nella direzione da cui è arrivato.
«Stai andando via?» mi chiede Elena.
«Ti serve un passaggio?»
«Più che un passaggio, direi un consiglio.»
Ci incamminiamo insieme verso l'uscita.
«Se posso, dimmi.»
«Ecco...» Intreccia le dita tra di loro, si stringe nella giacca di pelle, giocherella con le punte dei capelli. Il tutto in circa mezzo secondo.
«Quindi, ti do un passaggio?»
«Sì, forse è meglio.»
Arriviamo in silenzio alla mia macchina e ci sediamo dentro. Oggi Pippo ha preso la sua perché deve fare dei giri, quindi non torna con me.
In tutto questo, Elena non ha ancora spiccicato parola su ciò di cui vuole parlare.
«Dove ti porto?»
Mi dà il suo indirizzo, nella zona universitaria della città.
Faccio partire la macchina ed esco dal parcheggio. «Studi e lavori?»
«Sono fuoricorso, avrei già dovuto avere la triennale.»
«In cosa?»
«Lettere.»
«Anch'io studio. Giurisprudenza.»
La strada non è molto lunga, arriviamo presto da lei, che sembra essersi dimenticata del vero motivo per cui è con me. Accosto al marciapiede davanti al suo portone.
«Non ti ho più chiesto il consiglio. Ma... Filippo ci sta provando con me?» Si morde il labbro, come se non avesse voluto dirlo davvero. «So che non dovrei chiedertelo, ma siete amici e ho pensato che, ecco, be'...» Ammutolisce, con le guance paonazze.
«Lui ti interessa?» le chiedo, anche se già so la risposta. Pippo ha colpito ancora.
Abbassa lo sguardo, intrecciando le dita tra di loro. Di nuovo. Dev'essere un gesto che fa quando è nervosa. «Un po' sì, ma non credo che sia il caso... Non volevo lavorare alla Vulnus per avere una storia con qualcuno di voi.»
«E perché?»
«Perché non volevo provarci con uno di voi. Mi sono proposta perché tifo la Vulnus da sempre e quando ho saputo che c'era questa possibilità, ho tentato la sorte.»
«Nessuno pensa che tu lavori alla Vulnus per provarci con noi. Però sì, Pippo ci sta provando con te.»
«Ah... Bene» mormora. È ancora rossa come un peperone. «Puoi fare finta che non ti abbia detto niente?»
«Va bene, non gli dirò niente.»
«Pala, a nessuno, non solo a lui.»
«Certo, va bene.»
Salgo le scale con il cuore in gola e apro la porta di casa con le mani che tremano. Non so nemmeno io perché mi trovi in questo stato di agitazione. Nei pochissimi giorni in cui sono stata alla Vulnus mi sono trovata bene, non ho avuto problemi a rapportarmi con un gruppo di ragazzi, quasi tutti più grandi di me.
Però Filippo Longo mi ha stregata. Con quel suo sorriso, con il suo modo di parlarmi da pari e di scherzare anche su argomenti fuori dal basket... Sapevo che avrei dovuto lavorare anche con lui, che ho sempre considerato un bel ragazzo, ma questa situazione è del tutto nuova. Devo troncare qualsiasi cosa ancora prima che nasca, perché questo lavoro – perché la Vulnus – è più importante.
«Tesoro, tutto bene?» La voce di Ludovica proviene dalla cucina, dove la raggiungo. Si sta preparando il solito tè di metà pomeriggio.
«Sì, tutto bene. Tu, invece?» Mi siedo al tavolo e mi levo la giacca, sistemandola sullo schienale della sedia.
«Ho dato un'occhiata alla Cronica per suddividere il lavoro... Ho preso anche Parini, perché quello sciroccato vuole tutta la parafrasi del Giorno. Mi sembra un botto di roba solo a guardarla.»
«Non è che ti sembra, è proprio un botto di roba.» Poggio i gomiti sul tavolo, e incastro la testa tra le mani.
«Sei sicura che vada tutto bene?»
«Mi sa che sto facendo una scemenza colossale.»
Ludovica si versa l'acqua calda nella tazza posata sul lavello, poi ne prende un'altra che riempie. Infila un infuso profumato in entrambe e me ne porge una. «Dici al lavoro? Che è successo?»
«Hai presente Filippo Longo?»
«Ti piace, ve'?»
Afferro la tazza bollente e annuisco. «Sì, ma non era previsto. Non volevo prendermi una cotta per nessuno dei ragazzi. Non doveva succedere, ma lui si è avvicinato a me tantissimo in questi tre giorni. Così ho chiesto a Palanca, che mi ha detto che ci sta davvero provando con me.»
Beve un sorso, poi fa un'espressione disgustata. «Mi sono dimenticata lo zucchero. Quindi pensi che per lui non sarebbe niente di serio?»
«Penso che non voglio incasinarmi le cose. Come farei a essere professionale se sono coinvolta emotivamente? Sia che lui fosse serio sia che non lo fosse. Da fuori potrebbe sembrare che mi sia proposta per lavorare lì solo per provarci con uno di loro. Poi, invece, è successo e...»
Mi mette due cucchiaini di zucchero nella tazza e mi accarezza la guancia. «Ele, stai tranquilla. Non è successo niente, se hai tutti questi dubbi faresti bene a mettere le cose in chiaro con Filippo. In modo da non creare casini. Potrebbe capirti e non provarci più... Oppure farti capire che ha delle belle intenzioni.»
«Belle intenzioni?»
«Ma l'hai visto, è un figo della Madonna!» ride Ludovica. «Potrebbe avere delle buone intenzioni, ma quello bono è lui!»
Sorrido anch'io. «Non credo che gliene parlerò direttamente, ma potrei comportarmi in modo che lui capisca.»
«Dillo a quello che lo sa. Magari ti dà una mano.»
Ho implorato Pala di non dire niente a nessuno e ora gli chiedo aiuto?
«Forse, non è detto.»
Ludovica scrolla le spalle e riprende il foglio su cui ha appuntato tutte le cose da studiare per l'esame di filologia con le varie scansioni per argomento. Ha persino segnato la mole di lavoro per ogni punto!
Interpreto il gesto come finale della conversazione e mi porto la tazza ancora mezza piena in camera. Chiudo la porta e prendo il telefono abbandonato sul letto.
C'è un messaggio, da un numero sconosciuto. "Non ne vuoi parlare, ma per qualsiasi cosa sono qui. Daniele (Salvatore mi ha dato il tuo numero)."
Si è firmato solo con il nome, ma è Pala.
Salvo il contatto in rubrica e gli telefono. Non so perché lo stia facendo, forse solo perché ho bisogno di essere rassicurata.
«Elena?»
«Ciao, Pala.»
«Tutto ok?»
No, per niente. Mi siedo sul bordo del letto e mi butto all'indietro con la schiena sulla coperta. «Non lo so.»
«Ti ho spaventata? Per la storia di Pippo, intendo.»
Dico l'unica cosa sensata che posso dire. «Sì. Mettiti nei miei panni, tu come ti sentiresti?»
«A disagio. Ma perché a me non piacciono i ragazzi.»
È una battuta sincera – e la apprezzo. «Dai, se fosse una ragazza?»
«Eh, boh.»
Mi porto una mano sulla fronte, fissando il soffitto. «Non mi aiuta.»
«Scusa. Non avrei dovuto dirtelo.»
«Ma lui è serio? Cioè, vuole solo provarci o...» Non termino la frase. Il fatto che questa sia una telefonata – e che quindi non lo vedo e che c'è una sorta di muro invisibile tra me e Pala – mi infonde una buona dose di coraggio, eppure non mi sento così coraggiosa.
«Non lo so. Pensa che tu sia carina, ma non gli ho chiesto che intenzioni ha con te.»
Il cuore salta un battito. Pensa che sono carina? «Avete parlato di me?»
«Sì, eri appena arrivata... Non immaginarti chissà quali discorsi.»
«Però l'avete fatto.»
«Tu avrai parlato di noi alle tue amiche, no? E noi abbiamo scambiato qualche opinione su di te, è normale.»
È normale, ha ragione. «E gli altri cosa ne pensano?»
«Teo dice che sembri una a posto.»
L'opinione di Milinkovic, per quanto non conti niente sul piano professionale, per me è importante su quello umano. Mi rincuora. «Salvatore vi ha detto qualcosa?»
«Più che Salvatore, è stato Colucci a dirci di trattarti come se fossi un ragazzo, in modo da non farti pesare la differenza. Mi sa che Pippo non ha sentito bene.»
«Potresti capire che intenzioni ha?» Di punto in bianco, non so nemmeno io da dove mi sia venuto fuori.
Lui non risponde subito, ma trae un profondo sospiro.
«Guarda, Elena...» Tace di nuovo, vorrei vederlo per capire a cosa è dovuto. Ha mentito, hanno parlato di me più di un semplice "è carina"? «Quando se ne è andato, dopo che stava parlando con te, mi ha mandato un messaggio in cui mi diceva che sei single.»
«Sarebbe stato diverso se avessi avuto un ragazzo?»
«Non te lo so dire. Vorrei aiutarti, ma non voglio che ti faccia un'idea sbagliata di lui e neanche che ti faccia troppi castelli in aria... Poi sarebbe complicato da gestire in entrambi i casi.»
«Hai ragione. Lo stage dura fino a gennaio, poi potrei essere assunta. Pala, ci tengo a rimanere dove sono. Non voglio che quello che potrebbe accadere con lui influenzi questo fatto.»
Mi sono già partite le paranoie su come potrebbe essere stare con Longo, su quali sarebbero le ripercussioni nella squadra, su come potrei essere vista da Salvatore, che mi ha voluta perché crede in me e in quello che posso dare alla Vulnus...
Pala rimane in silenzio per un po'. «Se ti fa stare meglio, faccio due cose. Intanto dico al Fabbro di coinvolgerti in futuro, se ci dovessero essere delle cene di squadra, o situazioni in cui ci siamo tutti. Visto che è il capitano è giusto che lo faccia lui. E poi sento Pippo per capire che gli passa per la testa.»
«Grazie, Pala.»
«Figurati. Però non posso garantirti che quello che scoprirò potrebbe piacerti.»
«Sinceramente? Non so neanche io cosa vorrei che scoprissi.»
Sospira, non gli sto facendo capire se mi serve il suo aiuto o meno. E ha tutta la mia comprensione, sono sempre così incerta da cambiare idea trecento volte al secondo. «Adesso chiamo il Fabbro, ti faccio sapere se va tutto bene.»
«Pala...»
«Non dico niente a nessuno. Stai più tranquilla così?»
«Sì.»
Ci salutiamo proprio mentre Gaia apre la porta di casa inciampando sul portaombrelli e imprecando come al solito.
Mi sento sollevata al pensiero che Pala si sia preoccupato per me. Non pensavo che avrei trovato un amico così presto, né che avrei potuto fare affidamento su di lui per mettere in ordine il groviglio in testa, che tuttavia ancora non si è districato. Mi piace Longo? Sì, direi di sì. Vorrei piacergli? Eh, certo che sì. Ma se lui volesse solo portarmi a letto? Ci rimarrei male, ma uno bello come lui potrebbe avere qualsiasi ragazza... Quindi perché proprio io? Ha detto a Pala che sono carina, quindi forse gli piaccio... Se il suo intento fosse quello, potrei ricambiare l'interesse esclusivamente fisico. Non sono ancora coinvolta a livello emotivo, per ora provo solo una forte attrazione. E se la mia attrazione fosse dovuta al fatto che è un giocatore della mia squadra? Ma no, anche Ludovica dice che è bello... Mi andrebbe bene andare a letto con una persona senza provare dei veri sentimenti? Forse sì, ha l'aria di uno che ci sa fare, almeno avrei la soddisfazione di fare del buon sesso.
Riuscirei a tenere tutto questo separato dall'aspetto lavorativo? Non ne ho idea, ma potrei provare.
Di colpo, sono tranquilla. In ogni caso, non ho nulla da perdere.
Non più di quello che ho già perso e che mi ha segnata.
Spazio autrice
Ed eccovi il primo momento a tu per tu con i nostri protagonisti e la loro amicizia e complicità nascente. Quanto vogliamo bene a Daniele? Tanto, no?
Baci a tutti,
Snowtulip.
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