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2. Non puoi scappare

" Smettila di ridere! Non fa ridere! " urlo contro Claire, elegantissima nel suo vestito di seta blu notte, il quale non si abbina proprio per niente al modo poco femminile con cui prende a pugni il volante della sua Fiat 500 grigia cercando di trattenere le risate.
Sono passati dieci minuti da quando sono salita in macchina ma non siamo ancora partite dato che lei è molto più interessata al mio incontro avvenuto quella mattina, che ad arrivare puntuali alla festa.
Roteo gli occhi al cielo, divertita.
Forse questa storia non è poi così orribile se guardata da quel punto di vista, alla fine la situazione può anche risultare divertente; chissà, magari un giorno non tanto lontano ci riderò su.

I pochi capelli neri che, seguendo il mio consiglio di non rasarsi a zero, le sono rimasti in testa, sobbalzano ad ogni movimento, donandole un'aria ancora più sbarazzina. " Strano non ci siano aziende qui. " borbotta, provando ad imitare una voce mia sentita, mentre con l'indice della mano destra, agghindata di bracciali e anelli di qualsiasi genere, picchietta la parte sottostante agli occhi, nel vano tentativo di non rovinare il trucco.
È sempre stata una di quelle ragazze fuori dal comune, costantemente allegra, con il sorriso sulle labbra ed una gran voglia di vivere, fin dai tempi delle medie, cioè dagli anni in cui ci siamo conosciute. Già da allora, eravamo solo noi due, avevamo creato un mondo dove nessuno poteva entrare. Sbirciare si, lo lasciavamo fare a qualcuno. Ma entrare no. A distanza di anni, siamo ancora solo noi due e questo non cambierà mai.

" Sei proprio insopportabile.. " mento, scuotendo la testa ma lasciando che un sorriso illumini il mio viso più di quanto l'abbia già fatto l'illuminante. Molto probabilmente, questa è l'ultima volta che lo uso, non mi piacciono queste cose, non fanno proprio per me. Volevo solo fare contenta Claire, la quale, al contrario, ama il trucco in tutte le sue forme.   
" Ora vuoi partire? Se arriviamo in ritardo possiamo salutare l'unica cosa per cui, in realtà, stiamo andando a questo compleanno: il buffet! "

" Cazzo, hai ragione! " e finalmente mette in moto. Come ogni volta che siamo in auto insieme, alza il volume della radio al massimo e le note di Just the way you are, un capolavoro indiscusso di Bruno Mars, riempiono lo spazio intorno a noi. Guardo il mio riflesso sullo specchietto retrovisore e mi vedo così diversa. L'eyleiner è venuto benissimo, entrambe le linee sono abbastanza dritte e donano ai miei occhi una forma ancora più allungata, mentre il rossetto rosso crea un lieve contrasto con la mia pelle bianca, dandomi l'aria di una ragazza appena uscita da Grease. Magari, penso.. avrei potuto fare un ballo con quell'uomo fantastico che è Jhon Travolta. Sorrido divertita dai miei pensieri. Quel pomeriggio ero molto indecisa tra due vestiti: il primo, un tubino nero che avrebbe sicuramente fasciato le mie forme minute e reso il mio girovita ancora più sottile, forse poco originale; il secondo, una tutina rossa, anch'essa stretta in vita, abbinata a dei tacchi alti dello stesso colore. Ho fatto la scelta giusta, penso notando come tutto quel rosso, abbinato al rossetto, mi dia un'aria più seria, più elegante.

" David sta aspettando davanti casa di Michelle, sono così emozionata! " dice Claire, interrompe i miei pensieri, abbassando leggermente anche la musica e mi lancia uno sguardo veloce, prima di rivolgerlo, com'è di giusto, nuovamente alla strada.

" Stai tranquilla, andrà benissimo! Mi ero completamente dimenticata di lui, in realtà. Se non mi avessi detto che lavora nel negozio di fronte al Sax, non avrei capito di chi parlavi. "

" Tu l'avrai dimenticato... Io invece non facevo altro che pensare a lui, lo guardavo mentre portavo ai clienti ciò che mi chiedevano e non potevo fare a meno di pensare a ciò che si nasconde sotto quel costume da pollo!"

Scoppio a ridere. Lavora come ragazzo pubblicità al Chicken Dish, un ristorante interamente a base di pollo. Gli fanno indossare quel costume ridicolo ma lui non ne sente il peso, anzi, la cosa lo diverte. Starebbero davvero bene insieme, quei due.

" Cosa ridi? È così carino... "

" Occhio per occhio, dente per dente. Adesso rido quanto voglio. " dico, riferendomi a quando anche lei, dopo il mio racconto, sia scoppiata a ridere.

" Strano che non ci siano aziende qui intorno... " e di nuovo, la sua risata contagiosa riempie la macchina.

Sono sicura che non lo scorderà mai.
" Che figura che ho fatto... "

" Dai non pensarci, si sarà già dimenticato di te, almeno spero. Ehi,  non mi hai detto com'era, di aspetto intendo. Carino, brutto, cesso? Spero per te che fosse un cesso. "

Ripenso a quell'uomo.
No, non era proprio definibile cesso. Anzi, tutto il contrario. Se non fosse stato per il brutto carattere... " Un cesso, proprio brutto. Non ti sei persa niente. " dico tutto d'un fiato, forse per vendicarmi di ciò che mi aveva detto, quella mattina, appena salita sul taxi. Se lo merita proprio, però dovrei smetterla di mentire.

" Menomale... " mormora sollevata Claire. Annuisco, sorridendo nervosamente. Fortunatamente sta guidando, perché basterebbe che mi guardasse una volta per capire che sto merendando spudoratamente.

Continuamo a chiacchierare per tutto il tragitto, lasciando perdere quel cafone arrogante che adesso è anche diventato un cesso. Ben gli sta. Ci mettiamo dieci minuti a trovare un posto date le innumerevoli macchine arrivate prima, ma non appena le indico uno spaziolibero, Claire non se lo fa ripetere due volte e se ne appropria, facendo una smorfia vittoriosa al ragazzo dietro di noi, il quale era già pronto per parcheggiare.

David è già davanti al cancello della grande villa. Si guarda intorno, chiedendosi dove siamo finite. Senza costume da pollo, non è male.. se solo si tagliasse quei capelli rossi, piuttosto che farseli crescere come Caparezza.

" Ehi ragazze! " finalmente ci vede, sventolando un braccio in aria.

" David, aspetti qui da tanto? " chiede Claire dopo averlo salutato con un bacio sulla guancia.

" Mezz'ora, ma tranquilla. Non è un problema. " fa spallucce, sorridendo.

Wow, io me ne sarei già andata.

" Ciao David. " saluto.

" Asia, ti vedo bene! Come va? "

" Benissimo, grazie. Tu come stai? "

" Adesso che ho compagnia, meglio. Tutti mi guardavano male... sono così inadeguato per la serata? " chiede, anche se non vuole davvero una risposta, anzi non gliene potrebbe fregar di meno degli altri.

" Sei perfetto David! Dai entriamo.. " dice Claire. Seguo i due che vanno verso il citofono e lascio che la mia amica suoni il campanello. Una voce squillante, ancora troppo acuta per una ragazza di vent'anni, ci sprona ad entrare. Percorriamo tutto il giardino, ricoperto di erba e piante ben curate, arriviamo alla porta e, trovandola già aperta, ci permettiamo di entrare. Il salone è enorme, pieno di gente vestita elegante, sommerso da un'atmosfera serena, resa tale da un gruppo jazz che, su di un soppalco rialzato, si lascia trasportare da quelle note tranquille. Mi piace la quiete che ricopre questa casa, forse non sarà così male questo compleanno, penso mentre mi guardo intorno e cerco con lo sguardo la festeggiata. Ci facciamo strada facilmente tra donne eleganti e uomini in smoking, profumi delicati e altri forse un po' troppo forti, finché non ci imbattiamo in una Michelle, ancora più bionda di prima, coperta da un abito color corallo.

" Buon compleanno. " le dico, stringendola in un freddo abbraccio. Non siamo mai state tanto unite, in realtà non ci sopportavamo. Ma sono passati due anni, siamo cresciute ed entrambe abbiamo capito che è inutile passare la vita ad odiare, soprattutto perché il motivo per cui ci odiavamo così tanto era sempre uno: i ragazzi. Stranamente, durante i cinque anni al liceo, ogni volta che mi interessavo ad un ragazzo o viceversa, scoprivo che interessava molto anche a lei e finivamo sempre per litigare. Ma adesso, guardando il ragazzo bruno al suo fianco, così lontano dai miei ideali di ragazzo perfetto, faccio un respiro di sollievo... fortunatamente nel tempo i miei gusti sono cambiati.

" Grazie Asia! Stai benissimo! " quasi strilla, staccandosi dall'abbraccio. Le sorrido debolmente e faccio un passo indietro permettendo così ai miei amici di recitare la stessa parte.

Mi guardo intorno curiosa di scorgere, tra i vari invitati, i volti familiari dei miei vecchi compagni di scuola, quando noto che il ragazzo di Michelle mi sta osservando, silenzioso, dietro la figura elegantissima della sua donna. Sembra simpatico, potrei anche presentarmi. Mi avvicino e gli sorrido, porgendogli la mano. " Ciao, io sono Asia. Sei il ragazzo di Michelle? "

" Così si dice. " risponde prontamente, ricambiando il mio sorriso. Poi mi stringe la mano. " Io sono Ethan. "

Annuisco allegramente, prima di allontanarmi insieme ai miei amici. Ci avviciniamo al buffet, pronti ad assaggiare qualsiasi cosa attiri la nostra attenzione, felici, per una volta, di esserci alzati dal divano per venire ad una festa di compleanno. Parlo per me, comunque. Io sono contentissima. Scelgo accuratamente gli stuzzichini da prendere, accompagnando ognuno di essi ad una bevanda diversa... cocktail alcolico, non alcolico, succo di frutta. Questo deve essere davvero il paradiso, penso, mentre l'occhio mi cade su Claire e David. Quei due non hanno smesso di chiacchierare un secondo da quando abbiamo salutato Michelle e questo può farmi solo che piacere, continuo a dire che stanno davvero bene insieme. Mi allontano; penso che dovrei lasciarli un po' da soli anche se sembra che lo siano già dal momento che nessuno dei due mi sta minimamente calcolando.

Vado a sedermi su un divanetto di pelle bianca, perfettamente in ordine come il resto della casa. Do' un morso al penultimo arancino agli spinaci rimastomi nel piatto e mi guardo intorno, dando un occhio sia alla mia migliore che al resto della gente che, senza pensare a nient'altro, mangia, beve e si gode la festa.

Proprio nel momento in cui inizio a pensare che questa serata stia davvero andando bene, noto, dall'altra parte della stanza, un uomo alto, biondo e ben vestito, che guarda nella mia direzione con un bicchiere di vino in mano e un ghigno familiare. Quasi mi soffoco con l'arancino. Quante probabilità avevo di incontrare l'unica persona che non avrei più voluto vedere per il resto della mia vita?

Distolgo lo sguardo, puntandolo su di una ragazza che, già ubriaca, continua a riempirsi il bicchiere di vino. Vorrei tanto essere al suo posto, penso prima di immergermi tra la folla nel vano tentativo di nascondere ogni mia traccia. Devo scappare. Attraverso un gruppo di adolescenti probabilmente ricchi da far schifo e li sorpasso velocemente, sentendo strascichi di strane conversazioni sullo champagne e i suoi benefici; scavalco un grande cane bianco che, tranquillo, dorme sul parquet lucidissimo e mi perdo un attimo ad invidiare la sua serenità prima di arrivare in cucina dove, per fortuna, oltre me non c'è nessuno.

Mi appoggio al bancone sorreggendo il mio corpo con le mani e tiro un respiro di sollievo.

" Sei abbastanza lontana adesso? "

Di nuovo quella voce. Sbarro gli occhi, felice che da quella posizione non veda la mia espressione, dopodiché decido di voltarmi. Lo stesso uomo di quella mattina se ne sta in piedi di fronte a me, sposta lo sguardo dal bicchiere di vino che ha in mano al mio corpo, non permettendomi di capire quali sono i suoi pensieri. Sento le guance diventare rosse al ricordo di quella mattina, al ricordo della nostra discussione e del modo troppo insistente con cui il suo profumo mi era entrato nei polmoni, esattamente come sta succedendo adesso, per la seconda volta.  Schiarisco la voce, cercando di mantenere la calma.

" Non capisco a cosa si riferisca. " mento, continuando a sorreggermi con il bancone; sento come se, togliendo le mani da lì, lasciando la presa, il mio corpo non resistesse all'intensità di quello sguardo attento e cedesse, finendo sul pavimento.

Scoppia a ridere, prima di fare un passo verso di me. Istintivamente, provo a fare un passo indietro, ma il bancone blocca ogni mio movimento. Deglutisco, sempre più nervosa.

" Eri tranquilla, seduta su quel divanetto. Poi mi hai visto e sei scappata. "

" Si sbaglia. Tuttavia non capisco perché dovrei darle spiegazioni. "

Fa un altro passo. I nostri corpi quasi si toccano, sento il nervosismo salire ad ogni secondo che passa e vorrei solo scappare da quella cucina, trovare la mia migliore amica e nascondermi per il resto della serata. Il mio cuore fa un salto quando porta piano piano il suo braccio all'altezza della mia vita, trattengo il respiro pronta ad urlare un qualsiasi insulto, ma noto solo qualche secondo dopo che non è necessario. Posa il bicchiere sul tavolo dietro di me e poi ritrae il braccio. Giustamente, con tutti i posti che ci sono, deve posarlo proprio nel punto in cui, per arrivarci, mi deve quasi salire addosso. L'importante è che non l'abbia fatto. Abbasso gli occhi per guardare i miei piedi, sollevata, felice di non doverlo picchiare per aver provato a fare qualcosa che, quasi sicuramente, anzi sicuramente, non avrei approvato.

" Vorrei solo sapere. " asserisce. Non mi da neanche il tempo di pensare a cosa dire che apre di nuovo bocca.
" Quasi dimenticavo, come va in azienda? "

Non è possibile che abbia creduto a quella storia, penso ricordandomi il modo in cui quella mattina mi aveva salutata, dicendo quella frase come se avesse fatto la battuta del secolo; infatti, quando alzo gli occhi a guardarlo, mi rendo subito conto che mi sta nuovamente prendendo in giro.
" Oh la smetta! Lo sa benissimo che non c'è nessuna azienda. "

Fa finta di essere scioccato da quella confessione, portandosi una mano al cuore. " Sei proprio una bugiarda. Ti sei presa gioco di me... "

Alzo gli occhi al cielo. È arrivato il momento di andare se non voglio che arrivi anche il momento di prendere quel viso perfettamente disegnato a schiaffi. Faccio un passo avanti, pronta ad uscire da quella cucina, ma improvvisamente il mio corpo viene bloccato dal suo; si sposta verso destra quanto basta per impedirmi il passaggio e il mio volto finisce sul suo petto, coperto dalla giacca nera, purtoppo profumatissima.

" Mi devi delle scuse. " mormora, pochi centimetri sopra il mio viso.

La vista è spettacolare. La mascella perfettamente delineata, la barbetta bionda che inizia a spuntare, le labbra carnose ancora bagnate dal vino e quegli occhi glaciali, così azzurri. Rimango un attimo a fissarlo, in fondo merito anche io un attimo di felicità. Poi mi riprendo, anzi, costringo me stessa a riprendersi e veloce come quando gli sono finita sul petto, mi allontano. " Le devo uno schiaffo, cafone. Ma non voglio scendere così in basso, quindi se mi permette... " mi dirigo verso il salone, questa volta sperando di arrivarci davvero, ma lo sento ancora parlare.

" Non ho detto che te lo permetto. "

Posso vederlo sorridere in quel suo modo strano, beffardo, anche se sono girata. " Non prendo ordini da lei. " dico, continuando a camminare.

" E se ti dicessi che mi piacerebbe? " ribatte, il suo sembra quasi un sussurro tra tutto quel trambusto. Fortunatamente sono già lontana, farò finta di non aver sentito, penso mentre, guardandomi di sfuggita in un specchio lì vicino, noto le mie guance rosse.

C'è davvero troppo caldo qui dentro.

Spazio autrice:
Ehi bellezze, si... dovevo aggiornare ogni sabato ma questo capitolo era già pronto da un po' e non mi andava di aspettare e di farvi aspettare una settimana per la seconda parte, anche se siete ancora in pochi. La pazienza? Nah, non fa per me.

Cosa succederà ora che Asia ha incontrato l'unica persona che, come ha detto lei, non avrebbe più voluto vedere per il resto della sua vita?

Ciao ciao belli ❤️

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