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Amore a Natale

Ed eccomi qui, sono Samanta e a diciotto anni non so nemmeno con chi passare il Natale! I miei genitori, anzi mia madre Elena, si è risposata dopo la morte di mio padre Christian, sono già passati quattro anni da quel tragico evento; il mio patrigno, Marcus, è un uomo odioso e insopportabile, onestamente non so come faccia mia madre a viverci insieme e continuare ad amarlo.

Qualche anno fa, eravamo andati dalla nonna per il pranzo di Natale e, in quell'occasione, si era sfogato parlando del mio comportamento a scuola e a casa. Per me, gli anni dopo la morte di mio padre, sono stati dolorosi, non volevo vedere nessuno e mi rivolgevo molto male alle persone che cercavano di starmi vicino.
Per questo non vedo l'ora che si rendano conto di che razza di persona sia!

Mentre rifletto su quello che mi era successo un tempo, il mio telefono squilla; è Laura, la mia migliore amica, la considero la sorella che non ho mai avuto.

«Pronto?» chiedo, non pensavo mi chiamasse anche a Natale, di solito lei e i suoi famigliari cenano tutti assieme.

«Ehi Samanta, mi chiedevo se stasera ti andrebbe di andare alla festa, come si chiamava ...?»

«Snow Christmas Party?»

«Sì proprio quella!» conferma entusiasta.

«Per me va bene, ma tu non vai al tipico cenone natalizio di famiglia?»

Lei rise fragorosamente: «È l'ultima cosa che voglio. Ho detto a mamma che non ne ho voglia, lei insisteva e così le ho detto che ho diciotto anni e che posso sentirmi libera di fare quello che voglio!» la sento soddisfatta, non posso non immaginare il suo splendido sorriso nel raccontarmi tutto questo.

«Allora?» il tono squillante di Laura mi risveglia.

«Se è così, ci sto!»

«Perfetto, quindi ci vediamo alla discoteca "Public", sarò vicino all'entrata.»

«Ok a dopo!» riattacco e inizio subito a prepararmi.

Spalanco le porte del mio armadio, non esco molto spesso e perciò non ho molte cose adatte all'occasione "feste in discoteca".

Alla fine opto per una maglietta in pelle nera con una piccola scollatura e un paio di jeans bianchi tutti "sbregati". Dopo essermi truccata, un filo di mascara e un rossetto tinta carne, scendo le scale in fretta, stando attenta a non inciampare con i tacchi neri a spillo che ho deciso di indossare.

«Dove credi di andare, signorina?» mia mamma supera la porta d'ingresso.

«Stasera esco con Laura, che c'è? Qualche problema?» mi squadra dall'alto al basso.

«Come ti sei conciata?» chiede lei. Nel frattempo, come se si fossero messi d'accordo, Marcus è arrivato, si sarà sicuramente chiesto cosa avrò combinato questa volta per far impazzire mamma in questo modo.

«ALLORA! STAI ZITTA SAMANTA! Tua madre ha ragione, tu, vestita così, non vai proprio da nessuna parte!» Non ce la faccio più: chi si crede di essere? Mamma poi è così ingenua da far pena.

«E tu chi sei per me?!» esclamo facendo una piccola pausa. Marcus alza le mani per darmi uno schiaffo in faccia.

Silenzio. Sento la rabbia ribollirmi dentro, calma, pronta ad esplodere da un momento all'altro. Mamma non reagisce, essendo d'accordo con Marcus, che sembra soddisfatto, visto il sorriso spavaldo che ha stampato in faccia.

«Con me avete chiuso, tutti e due! Quasi dimenticavo Marcus ... tu per me non sei niente, NIENTE!»

Detto ciò afferro la mia pochette nera per poi sbattermi la porta alle spalle. Finalmente è finita! Chiamo un taxi, non sono nelle condizioni giuste per guidare, porgo il foglietto di carta con l'indirizzo all'autista. Il tragitto dura poco, scendo dall'auto per raggiungere l'entrata.

Ancora non vedo Laura, probabilmente sarà in ritardo come ogni volta che dobbiamo uscire insieme, e così aspetto fuori. I minuti passano e decido, perciò, di mandare un messaggio alla mia amica per chiederle a che punto è; la risposta arriva subito: presto sarà qui!

«Ehi, eccomi, scusa per il ritardo! Lui è Marco, il mio ragazzo, Marco ti presento Samanta.» Sono rimasta a bocca aperta. Non me l'aspettavo proprio che Laura mi presentasse il suo nuovo ragazzo oggi. Comunque sembra un tipo in gamba! Mi sembra molto timido e il suo aspetto è curato; indossa un paio di jeans, una camicia blu e delle sneaker nere.

«Piacere!» diciamo entrambi per poi stringerci le mani. Entriamo in discoteca, la musica è a tutto volume, credo sia "Animals" di Martin Garrix, le luci sono molto forti, quasi da procurar un lieve fastidio agli occhi e, per finire, la puzza di alcol mista all'odore del fumo è nauseante.

«Volete qualcosa da bere?» chiede Marco avvicinandosi alle nostre orecchie per farsi sentire.

«No grazie!» esclamo io.

«Per me un Bloody Mary.» dice Laura.

Marco, dopo pochi minuti, torna con il suo drink e quello di Laura.

Mentre loro si gustano i loro "cocktail" decido di andare in bagno, spero di trovare un po' di più calma, anche perché mi sta venendo un terribile mal di testa!

«Ok!» rispondono entrambi. «Ti aspettiamo in pista per ballare!» aggiungono ed io li guardo in malo modo; ballare non è una delle mie specialità!

Seguo i cartellini con scritto "toilette a destra".

Quando sto per entrare in bagno, un gruppo di circa quindici persone mi blocca il passaggio. Li riconosco tutti: gli antipatici della mia scuola, quelli che mi hanno sempre preso in giro e umiliato davanti a tutti per la morte di papà e il secondo matrimonio di mamma. Noto che sono tutti vicini, puzzano di fumo e sembrano aver bevuto ormai non so quanta roba.

«Guardate ragazzi chi c'è! La nostra principessa preferita, Samanta!» esclama Giorgio alzando le mani; e gli altri ovviamente, in coro, iniziano a fischiare e ad applaudire il capo banda per la sua performance. Giorgio è sempre stato così: sbruffone e arrogante. 

«Levati di torno!» urlo terrorizzata.

«Ma dove credi di andare? Vieni con me ci divertiamo, te lo prometto!» Giorgio mi provoca con sguardo malizioso, mi afferra per un braccio, schiena al muro, e inizia a sbottonarmi i jeans.

Inizio a piangere, cercando di divincolarmi dalla sua presa che ormai inizia a farmi male ai polsi.

«Che cazzo fai?» una voce maschile rauca mi risveglia da quest'incubo.

E' Matthew Fuentes, il cattivo ragazzo portoricano, famoso in tutto il liceo e conosciuto per aver collezionato mille trofei femminili! Nonostante questo mi è sempre piaciuto molto come tipo; non è il classico ragazzaccio arrogante, mi piace la sua personalità oltre al suo fisico mozzafiato!

Afferra Giorgio per la maglietta: «Toccala ancora e sei morto!» gli dice con il suo meraviglioso accento spagnolo per poi sputargli in faccia e scaraventarlo a terra.

«Tu vieni con me!» mi prende gentilmente un braccio e inizia a incamminarsi verso l'uscita, sono costretta a seguirlo. Matthew è il ragazzo che mi è sempre piaciuto, ha 21 anni, è intelligente, oscuro, protettivo ... è un sogno! Ma non riesco a trattenermi dal dirgli queste parole:

«Che fai? Mi hai sempre preso in giro e ora mi difendi? Non mi serve la tua solidarietà solo perché siamo a Natale!» sbotto tutto d'un fiato. Lui sorride divertito dalla mia reazione, facendo apparire sul suo volto due meravigliose fossette agli angoli della bocca, e controbatte subito: «Prego cara non c'è di che!»

«Grazie.» rispondo infastidita. «Perché lo hai fatto? Potevi lasciarmi lì e goderti lo spettacolo come tutti i tuoi amici!»

«Saliamo in macchina, è un po' troppo affollato qui fuori.» guarda attorno a noi: dei gruppi di ragazzi che ci fissano divertiti.

«Hai paura che ti sentano?» chiedo.

«Andiamo e basta!» mi incupisco, forse ho esagerato.

Raggiungiamo così la sua nuova BMW M3 bianca, mi apre la portiera, come un vero cavaliere per poi raggiungere quella del conducente.

«Ti ho salvato per due motivi: primo, loro non sono miei amici e odio quello che ti hanno fatto.» guarda il volante, sembra quasi imbarazzato per quello che dovrà dire dopo.

«E secondo?» lo incito a continuare.

«Secondo ... ti amo ... ti ho sempre amata!» fisso il suo viso scioccata da questa sua rivelazione. Non avrei mai pensato che un giorno mi avrebbe detto queste parole in faccia. Non posso credere che lui provi dei sentimenti per me e non me l'abbia mai detto solo perché non voleva rovinare la sua reputazione da Don Giovanni. Solitamente quando si ama una persona glielo si dice e basta o no?! Devo ammettere che il suo sguardo e i suoi sorrisi non c'entravano sempre con le prese in giro dei suoi amici... ma questo... Stento quasi a crederci, ma so benissimo che vorrei mi avesse detto solo la verità!

«Cosa? Ma se lo fai con tutte ... »

«Lo faccio con tutte perché non voglio, non riesco, ad accettare l'idea di amare qualcuno!» detto questo si avvicina a me, prende il mio viso bagnato dalle lacrime nere che continuano a scendere, tra le sue grandi mani e mi bacia con una passione indescrivibile e inaspettata. È da molto tempo che sognavo di baciare le sue labbra, di sentire i brividi irrigidirmi la schiena per l'emozione e, finalmente, tutto questo è realtà!

Matthew allontana le sue morbide labbra dalle mie, lasciandomi spaesata e senza fiato.

Si sistema sul sedile di pelle nera per poi mettere in moto l'auto. Il rombo del motore spezza il silenzio che si era venuto a creare, facendomi venire una scarica di adrenalina pazzesca.

«Posso portarti in un posto sicuro?» chiede lui, leggermente impacciato.

«Io... sì...» ho l'impressione di arrossire in viso.

Sfrecciamo a cento all'ora per le strade deserte di New York illuminate dalle mille luminarie natalizie, per circa mezz'ora alle due di notte. Arrivati ​​a destinazione, spegne il motore e mi guarda sorridendo. Scendiamo entrambi dalla sua favolosa macchina. 

Spero che non si sia preso una multa, è così spericolato alla guida della sua BMW!

«Questa è casa mia, i miei non ci sono fino alla fine delle vacanze natalizie!» chiamarla casa è poco appropriato, è una villa dalle mura bianche messe in risalto dai giochi di luce dell'acqua della piscina.

Sento dei passi avvicinarsi e delle braccia cingermi la vita, butto la testa all'indietro incontrando, così, il suo petto caldo e scolpito.

«È ... bellissima... ma... perché mi hai portata fin qui?» chiedo anche se la risposta è scontata.

«Per passare la notte insieme e poi qui saremo più tranquilli e al sicuro!» continua a sorridermi, mostrando di nuovo le tenere fossette di poco fa, ed io non posso negare di pensare la stessa cosa!

Raggiungiamo l'entrata dell'edificio e Matthew, con un gesto di galanteria, mi fa cenno di entrare e di accomodarmi. Sento sbattere la porta d'ingresso e dopo pochi secondi mi ritrovo abbracciata e accoccolata su di lui; il suo caldo respiro sul mio collo e i suoi piccoli baci su miei morbidi capelli lisci marroni.

Mi porta poi, sempre tenendomi in braccio come una vera regina, nella sua stanza. E' molto grande e luminosa, ben arredata, ma non ho tempo di osservare l'ambiente nei dettagli, perchè mi stende delicatamente sul letto, lui sopra di me.

Inizia a baciarmi il collo, sento le sue labbra stendersi in un sorriso ed io percepisco tutto il mio corpo in fiamme ... Matthew, per mia sfortuna, si accorge della mia reazione spaventata ed emozionata, quando inizia a sfilarmi la maglietta si ferma e mi dice: «Scusa, non volevo ... se vuoi la finiamo qui, non sei obbligata a ...» non gli lascio il tempo necessario per completare la frase, lo libero della maglia bianca che indossa, baciando ogni centimetro del suo corpo palestrato con passione crescente; la festa, i miei genitori, tutta la mia vita, voglio perdere la cognizione del tempo.

***

La luce filtra dalla finestra che lascia intravedere i candidi fiocchi di neve piovere dal cielo. Mi ritrovo avvolta nelle calde e morbide coperte, mi strofino gli occhi e sento provenire dalla cucina il profumo di pane tostato.

Afferro la maglietta di Matthew per indossarla, anche se, su di me, sembra un largo e lungo vestito, ma va bene così!

«Buongiorno!» esclamo quando lo vedo alle prese con il tostapane.

«Buongiorno anche a te piccola!» tutte queste sue attenzioni mi fanno impazzire.

Facciamo colazione con fette biscottate (il pane lo ha bruciato) e marmellata. Quando lui riordina le stoviglie, leggo i messaggi Whatsapp che Laura mi ha inviato.

1- Ehi, dove sei finita? - ore 2.30

2- Dove sei? Sono preoccupata per te, rispondi! - ore 3.30

3- Ho saputo dell'incidente in discoteca, stai bene? - ore 4.57

4- Dannazione !!! Ci sei? - ore 6.43

Mi dispiace che Laura sia rimasta in pensiero per me, ma ieri sera, il telefono, era il mio ultimo pensiero. Non riesco ancora a realizzare quello che è successo; é stata la mia "prima volta" magica e indimenticabile, ripenso ai momenti passati insieme, al contatto con la sua pelle, alle emozioni che mai avrei pensato di provare ...

«Sai Matthew...» lui si volta e mi osserva curioso. «E' stato un Natale fantastico, ti amo!»

«Ti amo anch'io piccola!» sorride e mi raggiunge per depositarmi un bacio delicato sulle labbra.

FINE

Questa storia é stata scritta per il concorso di: MartinaTaro

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