6.
Stava ascoltando suonare una canzone melodica che doveva essere una cover di un qualche gruppo di cui non ricordava il nome, quando lo vide.
Era lui.
La stava osservando tra la folla con un bicchiere in mano.
Il cuore le fece un tonfo, e batté le palpebre, disorientata, ma non c'era già più.
Lo cercò con lo sguardo tra la folla, mentre un senso di vuoto le attanagliava lo stomaco: era impossibile, eppure lo aveva visto.
Senza pensare entrò, iniziando a spintonare le persone per raggiungere il punto in cui era svanito. Si fece largo tra le proteste dei presenti, sgranando gli occhi a destra ed a sinistra, mentre la consapevolezza della sua stupidità si faceva largo nel suo petto: lui non c'era più, non ci sarebbe mai più stato.
La folla parve crescere a dismisura attorno a sé, schiacciandola, opprimendola. Che cretina era stata. Si sentì soffocare, annaspando per trovare aria. Cercò di svincolarsi dalla ressa di corpi caldi e opprimenti, guadagnando qualche metro, prima che il panico la sopraffacesse.
Si piegò sulle ginocchia, incapace di inalare aria, e qualcuno la prese per un braccio, trascinandola quasi di peso verso il bar, dove c'era meno gente.
Mel degluti' a vuoto varie volte, visualizzando il ragazzo che l'aveva trascinata fuori dalla folla: era un cameriere.
-Tutto bene? Hai avuto un attacco di asma?- Le chiese, sollecito.
Lei negò col capo, ancora senza fiato.
-Tieni. Bevi- le disse, porgendole un bicchiere e facendola sedere su uno sgabello libero.
Mel lo prese, facendo cadere un po' d'acqua sulla superficie del bancone, le mani tremanti.
-Sto impazzendo- constatò.
-Cosa dici?-
-Ho appena creduto di vedere una persona morta-
Il cameriere sgrano' gli occhi. Dubitando sicuramente della sua sanità mentale, le chiese lentamente, come si fa coi pazzi:
-Sei qui da sola?-
A Mel venne da ridere per il suo tono.
-Sono con loro- rispose, accennando alla band che stava suonando.
-Hai assunto qualche stupefacente?-
Mel stavolta non trattenne un sorriso divertito, che però non arrivò agli occhi.
-No.-
Non le credeva neanche un po'; con un cenno attirò l'attenzione di uno dei buttafuori, che li raggiunse.
Mike dal palco era abbagliato dai riflettori, ma scorse il movimento del buttafuori; si sorprese alquanto quando questi fece loro dei cenni.
Dannazione. Vide Melissa accanto all'uomo; finì il pezzo avvicinandosi a Luke e mollandogli la propria chitarra in mano.
Scese dal palco e fendette la piccola folla, raggiungendo la ragazza, che gli sembrò ancora più piccola.
-Tieni d'occhio la tua amica, era in mezzo alla folla con un attacco di panico e dice cose strane- lo avvertì l'uomo, allontanandosi.
-Che succede?- Chiese Mike a Mel.
-Nulla. Credevo di aver visto una persona.. ma è impossibile.-
Mike ebbe un moto di irritazione, di cui lei si accorse.
-Mi dispiace-
-Sai cos'è? Che non so un cazzo di te. Non mi dici niente. Non so mai cosa ti prende, perché non me lo dici, ma soprattutto non ti vuoi far aiutare- sputò il ragazzo, arrabbiato.
-Mi dispiace- tornò a ripetere lei.
-Perché non mi dici cosa cazzo hai, una volta per tutte?!- Urlò Mike, facendo girare i presenti e voltandole le spalle.
Mel chiuse gli occhi, spaventata.
Due braccia la circondarono e la sospinsero verso il retro del palco. Odore di sigaretta: Luke.
Melissa era ancora frastornata, e dispiaciuta. Michael aveva pienamente ragione, lei era un completo disastro, era rotta, era il guscio vuoto di una persona.
Luke la fece sedere dov'era prima andando a cercare l'amico. Aveva temuto fin dall' inizio che quella ragazza sarebbe stata deleteria per lui, ed adesso, forse, Michael iniziava a rendersi conto di quanto quella situazione fosse sbagliata. Lo trovò ovviamente al bancone, ma si sorprese vedendolo scambiare delle parole con un cameriere anziché bere.
Si avvicinò proprio mentre il ragazzo si allontanava.
-Che succede?- Gli chiese.
-È più complicato di quanto pensassi. E lei...lei. Non mi dice niente. Devo sapere le cose a spizzichi e bocconi dagli sconosciuti.-
In tono furioso, Mike guardò l'amico negli occhi:
-È corsa in mezzo alla folla perché credeva di aver visto una persona morta.-
-Ah, perfetto- commentò sarcasticamente Luke.
-Mi chiedo perché cazzo sia da sola. Voglio dire con che cuore la sua famiglia l'ha mollata così?- Continuò il biondo. -È evidente che abbia dei seri problemi mentali, Mike.-
Michael rifletté sulle parole dell'amico, trovandole purtroppo verosimili. Forse, a volte, le esperienze sono talmente traumatiche da far uscire di senno. Oppure rendono le persone..diverse. Spostate. Un po' strane. Come lui.
Con un sospiro, tornò sui suoi passi.
-Mel..mi dispiace per quello che ti ho detto- le mormorò, cercando un contatto visivo.
-No, Michael, sono io a scusarmi.. hai ragione. Sono piombata nelle vostre vite, e voi senza chiedermi niente mi avete accolta a braccia aperte, prodigandovi molto più di quanto sarebbe lecito umanamente: siete stati degli angeli. E non mi avete chiesto niente. Ed io ti stupisco continuamente con questi comportamenti perfettamente irrazionali, completamente sconsiderati, folli, senza spiegarti nulla. Hai ragione.-
Mike sorrise:
- Hai centrato perfettamente la questione-
Passò l'ombra di un sorriso negli occhi di Mel, che si spostò una ciocca dietro all'orecchio:
-Hai ragione. Mi dispiace.-
Passò un momento di silenzio carico di sottintesi, mentre Michael realizzava che, ancora una volta, la ragazza non avesse fatto trapelare nulla di sé.
-Promettimi che mi spiegherai cosa ti è successo, prima o poi- le chiese.
Melissa annuì. L'avrebbe fatto, un giorno. Gli si rifugiò sul petto, ognuno traendo conforto da quel contatto.
Tornarono a casa a notte inoltrata; il giorno dopo era sabato, e Melissa aveva acconsentito ad andare a vedere il negozio di saponi con Ashton, il mattino seguente.
I ragazzi si ritirarono velocemente nelle loro stanze; Michael rimase con lei sul divano per qualche momento.
-Ti chiedo solo una cosa, se vuoi dirmela. Perché hai iniziato a prendere le gocce?-
Lei si morse un labbro, a disagio, e lui spiegò:
-Te lo chiedo perché le ho prese anch'io, qualche anno fa: soffrivo di insonnia. Non solo di insonnia, ma le gocce le prendevo principalmente per quello-
Melissa lo guardò con intensità.
-Non riesco a dormire, Mike. Le gocce mi aiutano a rilassarmi.-
Lui annuì.
-Ok. Dormi con me-
-Cosa? No-
-Sì-
-No, Michael ti disturbero' continuando a rigirarmi e non dormirai nemmeno tu-
-Vorrà dire che ti buttero' giù dal letto. Su. Niente storie-
-Ma Luke...-
-Zitta.-
Melissa si lasciò trascinare in camera. Luke fece un cenno di saluto assonnato, girandosi verso il muro.
Michael fece aderire la schiena di Mel al proprio petto, annusandole i capelli che sapevano un po' del suo shampoo e un po' di fumo.
-Buonanotte-
-..Notte, Michael-
Forse fu la vicinanza rassicurante del ragazzo, forse era la stanchezza fisica nell'aver affrontato una intera giornata senza l'aiuto dell'ansiolitico, Melissa si addormentò realmente, salvo poi svegliarsi in preda agli incubi due ore dopo. Sentiva ancora gli echi remoti di un pianto infantile.
Col cuore in gola sbarrò gli occhi, sentendo il respiro tiepido del ragazzo sulla propria guancia.
Si girò a guardarlo: abbandonato al sonno, senza pensieri, sembrava un bambino. Gli sfiorò la guancia con delicatezza, accoccolandosi di nuovo nel suo confortevole abbraccio.
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