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25

"Siete stati irresponsabili!" urlò Steve dando un pugno al tavolo. "E se fosse successo qualcosa di irreparabile?"

Mi strinsi nelle spalle poggiando la testa contro la spalla di Peter mentre questo cercava di finire un compito. "Avevamo tutto sotto controllo." rispose Bucky guadagnandosi un'occhiataccia dal biondo.

Tony sospirò stancamente. "Avrete pure messo a soqquadro la stazione di New York, ma sono finalmente riuscito a dormire fino a mezzogiorno senza le stupide preghiere mattutine." disse stiracchiandosi. "Siete perdonati."

"Davvero?" Steve domandò stupito. "Non avete intenzione di dire niente?"

Natasha alzò le spalle. "Ho fatto di peggio nella mia vita." commentò lei per poi sorridermi. "L'importante è che non si sia fatta niente."

"A proposito."  dissi alzando la manica della felpa. "Sono stata sfiorata da un proiettile." annunciai osservando la mia ferita ancora un po' sanguinante. "Qualcuno che sa curarlo?"

Peter spalancò gli occhi lasciando andare la penna. "Oh mio dio!" esclamò prendendo il braccio tra le sue mani. "Com'è successo?" domandò preoccupato.

Alzai le spalle. "Hanno provato a spararmi." gli sorrisi. "Non è niente, ho vissuto di peggio. Riesco sempre a guarire velocemente."

Bruce si fece avanti e osservò la mia ferita. "Non è grave, basteranno dieci minuti nel laboratorio." mormorò per poi darmi una pacca. "Sei una ragazza tosta."

"Già." Steve sbuffò. "Mi hai lasciato un livido sulla schiena."

Sorrisi dispiaciuta. "Di solito non metto troppa forza, ma tu sei un supersoldato come me, dovevo essere sicura che funzionasse." mi alzai. "Vi prometto che non ci saranno più missioni, io e papà abbiamo le sue memorie e non abbiamo più bisogno dell'HYDRA." dichiarai.

Clint annuì. "Per me vale come scusa." tutti gli altri annuirono in accordo. "Anzi, dovremmo nominarla Avenger!" esclamò.

Tony sputò il suo caffè per poi spalancare gli occhi. "Cosa?!" urlò, probabilmente si era totalmente svegliato dal suo sonno.

"Sì." Peter fece felice guardandomi. "Alla fine sei diventata una di noi, sarebbe solo ufficializzare la cosa." alzò le spalle, aveva uno sguardo sognante.

Scossi la testa guardandoli tutti confusa. "Non capisco il perché." dissi onestamente. "Io ho ucciso per puro scopo personale, ho vendicato ma solo per me." incrociai le braccia al petto incerta. "Sarebbe ingiusto e inutile." commentai infine.

Bucky mi guardò sollevato. "Renata ha ragione." annuì. "Io e lei siamo diversi da voi."

"Buck..." Steve provò a farlo ragionare.

"No." scattò lui. "Una volta che avremo rimesso a posto le mie memorie, ho intenzione di trasferirmi. Solo io e la mia bambina." mi sorrise. "Ovviamente non troppo lontano." mandò un'occhiata a Peter che sospirò.

Tony passò una mano sul viso ancora stanco. "È troppo presto per fare discorsi del genere."

Alzai un sopracciglio. "Sono le due del pomeriggio."

"Quale sarebbe il tuo punto?" domandò lui alzandosi lentamente. "Assemblea finita." annunciò per poi uscire dalla stanza.

"Wow." sussurrai, Peter si alzò a sua volta e mi prese per mano. "È sempre così?" chiesi mentre uscivamo dalla cucina per andare in camera mia.

"Quasi sempre." annuì. "Ma in fondo vuole bene a tutti." mi confidò. Anche se Tony non sembrava il tipo da sentimenti, era probabile che fosse il primo a sacrificarsi per gli altri. "Non sai quanto mi sono preoccupato quando il sig. Stark mi ha detto che tu e tuo padre eravate andati in missione da soli." mi abbracciò all'improvviso.

Sorrisi. "Sto bene, davvero." ridacchiai ricambiando l'abbraccio. "Non volevo farti preoccupare, ma ho dovuto farlo." spiegai.

"Capisco, davvero." mi guardò dritta negli occhi, sembrava esitante. "Posso...?" domandò avvicinando il suo viso al mio, ridacchiai annuendo leggermente, lui connesse le sue labbra alle mie con un sorriso. Probabilmente si era preso uno spavento dopo che gli avevo urlato contro l'ultima volta per non avermi chiesto il permesso.

Adesso però era diverso, stavamo assieme. Come una coppia vera.

"Ahem." papà tossicchiò leggermente facendoci staccare subito. "Potreste evitare di... sì insomma, scambiarvi la saliva di fronte a me?" domandò.

Steve annuì di fianco a lui. "Non è salutare." commentò ricevendo un'occhiata confusa da parte di tutti noi.

"Scusa." feci con voce piccola. "Stavamo giusto andando in camera." presi per mano Peter e lo tirai verso di me.

"Lasciate la porta aperta!" esclamò Bucky dientro di noi.

"Ancora mi fa strano." commentò il mio ragazzo una volta in camera mia. "Sei la figlia di un supersoldato dato per morto quasi 70 anni fa." mormorò tra lo stupito e l'emozionato. "Come ci si sente?"

Corrugai la fronte. "Come ci si sente a stare con un'ottantenne?" chiesi facendogli spalancare gli occhi in realizzazione. "Fa strano." mormorai poi. "A volte non mi sento appartenere a questo posto."

"Mi spiace." borbottò tristemente. "Se può sollevarti d'umore, sono felice che tu sia vissuta così a lungo, altrimenti non sarei mai riuscito a conoscerti." disse sincero, aveva gli occhi fissi su di me e parlava con una confidenza che non gli vedevo spesso in faccia.

Alzai le spalle. "Chissà, se fossi rimasta con mia madre ora non sarei così, non avrei sangue sulle mie mani e sicuramente avrei un carattere completamente diverso. Magari sarei come quelle ragazze nei film, tutte carine e innocenti." mi guardai le mani e sospirai, era inutile pensarci, tanto sapevo benissimo che non avrei mai trovato le risposte alle mie domande. Nella mia testa erano presenti ricordi di un'infanzia malandata, chiusa in una prigione e l'unica compagnia era papà, quando non era in missione. Era come se fossi cresciuta nella violenza più totale, odiavo tutte quelle persone che mi avevano fatto del male e avevo finito per diventare una di loro.

"Non è così." Peter scosse la testa, posò le sue mani sulle mie guance e mi costrinse a guardarlo. "Tu sei un ragazza perfetta così come sei. Nessuno è inoccente, la signorina Romanoff ha ucciso in passato, il sig. Banner e anche il sig. Stark. Tutti noi abbiamo una storia, anche le persone più normali hanno in realtà qualcosa che non dicono ad alta voce." mi accarezzò dolcemente. "Ai miei occhi se semplicemente la perfezione, così come sei." confessò per poi lasciare un bacio sulla mia fronte.

"Non ti da fastidio sapere che, insomma, non sarò mai una fidanzata normale?"

"No." scosse la testa. "Perché tu sei ancora meglio, in quanti possono andare a dire che la propria fidanzata è riuscita a mettere a terra più di metà base dell'HYDRA da sola?" chiese facendomi ridacchiare. "Sono sicuro che Michelle non ci riuscirebbe." commentò infine.

"Sei uno stupido." alzai gli occhi al cielo per poi lasciargli un bacio a stampo. "Grazie, sei l'unico che c'è sempre stato." gli sorrisi.

**
Bruce controllò il pannello per un'ultima volta. "Tony sei sicuro di aver inserito bene la chiavetta?" chiese premendo qualche pulsante.

"Tutto questo casino per una chiavetta." borbottò questo togliendola dalla macchina per poi rimetterla. "È dell'era dei dinosauri, ma sì, l'ho messa." rispose.

Banner annuì per poi raggiungere Bucky che era seduto sulla sedia, controllò che fosse collegato alla macchina e sospirò. "Verrai investito da una carica di energia, il tuo cervello potrebbe andare in un shock momentaneo." lo avvisò cercando di capire se era ancora disposto a farlo.

"Ho subito di peggio." questo gli fece un piccolo sorriso. "Fai pure."

"Va bene." mormorò lo scienziato per poi far cenno a Tony di far partire la macchina.

Inizialmente nulla sembrò succedere, poi il corpo di Bucky prese a muoversi come se fosse in preda a delle convulsioni. I due si guardarono spaventati. "Dovremmo fare qualcosa?" chiese Stark cercando di capire cosa stesse succedendo.

"Ho paura che dovrà semplicemente lasciare che le memorie lo invadano, fermarlo sarebbe troppo pericoloso." scosse la testa. "Abbassa la potenza, è l'unico aiuto che possiamo dargli."

Buio.

Un respiro pesante.

Un suono leggero, dei denti sbattere velocemente e un tremolio.

"Papà?" una voce fragile e sottile, per Bucky questo era peggio di qualsiasi tortura imposta dall'HYDRA. "Secondo te ci lasceranno mai andare?"

L'uomo si avvicinò alla ragazzina e l'abbraccio cercando di riscaldarla. "Non lo so." rispose sincero. "Possiamo solo sparare."

La piccola annuì ancora tremante. "Ho sentito i dottori parlare dei mondiali di calcio del 2006." spiegò confusa. "Ma l'ultima volta era il 1993."

Di nuovo buio.

Una sensazione pervase il suo corpo, era come se milioni di aghi stessero penetrando la sua pelle.

Aprendo gli occhi vide la stanza piena di persone, tra scienziati e agenti. "È sveglio." annunciò uno di questi.

"Perfetto." un uomo dai capelli grigi e una folta barba si fece avanti. "Avete davanti il nostro supersoldato." disse emozionato.

"No." rispose Bucky scuotendo la testa. "Non lavorerò mai per voi." provò a ribellarsi nonostante fosse palese che non avesse molta scelta.

L'uomo sorrise per poi indicare una capsula, all'interno era presente il corpo di una bambina, sembrava avere sui 10 anni. "Penso tu la conosca." disse questo spostandosi verso il contenitore. "La chiamiamo la bella addormentata, si può svegliare solo se il padre porta a termine le nostre missione." gli mandò un'occhiata. "Renata Barnes, così mi dicono che si chiama."

Bucky spalancò gli occhi guardando il viso angelico della piccola mentre sembrava riposare in pace. Quali erano le sue scelte? Non poteva mettere in pericolo sua figlia.  "Va bene." annuì. "Cosa volete che faccia?"

Una luce.

Un prato fiorito e una staccionata bianca.

Bucky abbassò lo sguardo, stava indossando la sua divisa da soldato: scarpe nere, pantaloni verdi stirati e giacca con su il suo nome.

Davanti a lui c'era una casa color giallo ocra, fece qualche passo verso l'entrata per poi arrivare alla porta e bussare delicatamente.

Ad aprirgli fu una vecchina, gli occhi di questa si illuminarono alla sua presenza. "James, caro." lo abbracciò. "Che splendida sorpresa! Vieni dentro." lo fece accomodare all'entrata. "Perché non ci hai avvisate?" domandò la donna con fare quasi offeso.

"Mi dispiace, davvero." si scusò lui. "I tempi sono cambiati, è meglio se nessuno sa di questa mia visita. Neanche Steve ne è a conoscenza." le sorrise. "Dov'è Emily?" chiese poi incuriosito.

"In camera con la bambina, vieni." gli fece cenno di seguirla.

Camminarono lungo un corridoio per poi arrivare ad una porta dipinta di rosa, Bucky riusciva a sentire il suo cuore battere velocemente mentre abbassava la maniglia per entrare. "È permesso?"

Sul letto stava seduta una donna dai candidi capelli biondo cenere, questa si girò osservandolo con i suoi occhi azzurri splendenti. "Bucky!" esclamò emozionata. "Vieni pure, mamma vai a fare un po' di ." la vecchina annuì per poi andarsene lasciandoli da soli. "Sei in pausa?" chiese poi la ragazza.

Bucky sospirò. "Un giorno prima di ripartire." rispose tristemente. "Non potrei essere qui, ho detto agli altri che ero a casa di mio padre."

Emily annuì. "Hai fatto bene." sorrise per poi alzarsi e andare verso la culla. "Oh piccolina, non crederai a chi è venuto a trovarti!" si abbassò per poi prendere in braccio una neonata assonnata, aveva indosso un vestitino color lillà. "Guarda, è il tuo papà."

Bucky sorrise avvicinandosi. "Ciao bellissima." mormorò portando la mano sulla sua testa coperta da qualche capello scuro. "Sono venuto a vederti, non potevo perdermi questo momento."

Emily sorrise felice. "Prendila pure in braccio." gliela passò.

Bucky la prese goffamente, la piccola sbadigliò per poi aprire leggermente un occhio, l'intensità del colore dei suoi occhi fece perdere un battito all'uomo. "Le hai già fato un nome?" chiese per poi baciare la guancia della neonata che sorrise leggermente.

"No, ho preferito aspettarti." confessò lei per poi sospirare. "Pensavo a qualcosa tipico, Kate? Magari Rose?"

Bucky fece una leggera smorfia. "Una bimba così speciale ha bisogno di un nome altrettanto bello, non è vero?" chiese rivolto alla piccola che si stava riaddormentando in braccio al suo papà. "Janette?"

"Ew, no." Emily scosse la testa. "Magari un qualcosa di esotico?" si fermò a pensare. "Non ho viaggiato molto, magari tu hai sentito qualche nome particolare in Europa?"

Bucky sospirò per poi guardare la piccola. "Renata." sussurrò e la bambina sorrise come se le avesse appena fatto un complimento.

"Bucky?" Banner chiese osservando il suo compare. "Sei sveglio, è finita. Come ti senti?"

Quest'ultimo prese un grosso respiro, si guardò attorno e sorrise. Per la prima volta dopo tanto, era un sorriso vero.

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