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22

Il viaggio di ritorno era stato un silenzio imbarazzante, gli Avengers sembravano tutti un misto tra l'arrabbiato e l'irritato. Peter aveva provato a fare un po' di conversazione, ma ero troppo imbarazzata per mettermi a ringraziarli per essere venuti a riprendermi. Finii poi per addormentarmi abbracciata a mio padre dopo aveva cercato di rassicurarmi.

Quando mi risvegliai, mi ritrovai sul mio letto. Non sapevo quanto avessi dormito, ma dovevo essere davvero stanca visto che erano già le 11 di mattina.

Le memorie di ciò che avevo fatto iniziarono a tormentarmi mentre mi cambiavo di vestiti, riposai l'uniforme dell'agente Loris nel mio armadio e mormorai una breve preghiera sentendomi in colpa.

Mi vestii in un paio di pantaloni da tuta e una maglia lunga, mi fermai cercando di capire se fosse il caso di raggiungere gli altri, magari stavano guardando la tv in salotto o mangiando in cucina. Mi fermai dopo aver afferrato la maniglia della porta, e se non mi volessero vedere?

Con questo pensiero in testa, decisi di tornarmene sul mio letto e mi sedetti a gambe incrociate. Perché l'avevo fatto? Ero stata così sciocca e non avevo dato ascolto a nessuno.

Neanche a mio padre...

Scossi la testa guardando fuori dalla finestra, il cielo era limpido, sembrava una giornata perfetta per uscire con gli amici e fare quelle attività a me impossibili. "Stupida." mormorai tra me e me.

Il problema principale era che non mi pentivo di essere scappata e aver quasi rischiato la vita, la mia unica preoccupazione era quella di non essere andata fino in fondo e non aver ucciso Amanda finché ne avevo la possibilità.

Forse avevo qualche problema, magari non ero semplicemente buona come il resto degli Avengers. Si poteva nascere cattivi? Se sì, io ero l'esempio perfetto.

"Hey." Peter entrò nella mia camera chiudendosi la porta alle spalle, alzai lo sguardo verso di lui per poi fargli un leggero cenno con la testa. "Come stai? Ti senti meglio?" domandò venendosi a sedersi di fianco a me.

Non avevo neanche il coraggio di guardarlo in faccia, ero troppo imbarazzata dalle mie stesse azioni. Alzai le spalle. "Adesso mi odiate?" chiesi con voce rauca, quella era la mia più grande paura: perdere una famiglia che avevo appena trovato.

Peter rimase in silenzio per qualche attimo, mi osservò pensieroso per poi sorridere. "Se ti odiassero, non sarebbero venuti a riprenderti." commentò, ma invece di farmi sentire meglio, non fece altro che farmi sentire ancora più in colpa. Lui notò la cosa e cambiò subito argomento. "Vuoi fare colazione? O preferisci aspettare il pranzo? So che Thor ha chiesto a Clint la pizza."

Lo guardai sorpresa. "Thor sta bene."

Lui ridacchiò. "Certo, serve molto di più per far fuori un Dio." scherzò. "Cos'hai? Non sembri te." disse poi notando il mio sguardo perso.

"Sono mai stata me?" sospirai. "Chi è la vera me? Ho vissuto così tanti ruoli, penso di non essere mai stata più confusa." portai le mani sul viso e cercai di calmarmi. "Vi ho delusi, lo so. Non capisco perché mi parli ancora, sai che non sono altro che una macchina per uccidere."

Peter mi prese la mano. "No, non sei questo." disse sicuro. "Ero arrabbiato... ma la realtà è tutti facciamo errori, non posso dartene una colpa." alzò le spalle. "Per me sei tipo, wow, vorrei avere il tuo coraggio e la tua confidenza."

"Ti sei messo davanti ad una pistola carica." gli ricordai.

"Non avresti sparato, non a me." affermò convinto, ed era vero. Non sarei mai riuscita a sparargli, lui per me c'era sempre stato ed era forse diventato la persona più importante per me. "Renata, io vorrei ricominciare da capo con te." mi confessò.

Corrugai le sopracciglia. "Ricominciare?" domandai non capendo esattamente cosa intendesse.

"Sì." annuì convinto. "Voglio dimenticare le tue origini, i problemi avuti in precedenza e ricominciare a conoscerti come una ragazza qualsiasi." si grattò il retro del capo. "Quello che intendo dire è che... vorrei mettermi con te, tipo una relazione."

Spalancai gli occhi. "Come i fidanzati nei film?" domandai sorpresa.

"Esattamente come i fidanzati nei film! Potrei essere Troy e tu Gabriella." disse citando uno dei miei film preferiti.

"Adoro High School Musical." ridacchiai ripensando alla prima volta che l'avevo visto. "E Tony? Lui non vuole."

Peter fece una smorfia. "Neanche tuo padre era d'accordo, però possiamo parlargliene." alzò le spalle. "Tu mi piaci davvero tanto, ma la scelta è tua." prese il suo telefono e me lo porse. "Anche Michelle aspetta una risposta." mi indicò il numero di telefono di questa.

Sospirai. Forse era arrivato il momento di scegliere, dovevo scavare a fondo e capire per chi provavo veramente qualcosa. Presi il telefono con mani tremanti e chiamai il numero, ci furono un paio di secondi d'attesa e poi una risposta. "Pronto, Peter?"

"Ciao." mi schiarii la gola. "Sono Renata." aggiunsi imbarazzata.

"Renata! Sono così felice di sentirti!" fece lei felicemente. "Peter mi ha detto che non hai un telefono, strano per un'adolescente." scherzò con un risolino.

Sorrisi leggermente. "Vero." presi un grosso sospiro. "Penso sia un modo per dire che non sono come un'adolescente qualsiasi." ridacchiai.

"Immaginavo." concordò lei. "Peter ti ha detto della nostra conversazione?" domandò, non ne sapevo nulla ma immaginai che avessero parlato del fatto che toccasse a me fare una scelta una volta per tutte. "Spero questa tua chiamata sia una specie di sì nei miei confronti."

Mi leccai le labbra secche. "Ecco... io..." mi fermai non sapendo esattamente come mettere giù ciò che avevo in me te di dire, nei film sembrava decisamente più facile. "Se mi trovassi davanti ad un bivio e dovessi scegliere tra due strade, penso che sceglierei quella che mi porta da Peter." conclusi guardando il ragazzo che spalancò gli occhi in sorpresa. "Michelle, sei una ragazza speciale e io non voglio ferirti."

Sentii un sospiro dall'altra parte del telefono. "Sono felice tu abbia scelto, spero davvero tu riesca ad avere ilnostalgia,Per qualsiasi cosa, non farti problemi a chiamarmi." e con questo spense la chiamata.

"Sì!" esclamò Peter alzandosi in piedi. "Alla faccia sua!" alzai un sopracciglio e lui si ricompose subito. "Cioè." tossicchiò leggermente. "Hai fatto una buona scelta."

"Grazie." sorrisi. "È stato Thor ad insegnarmi questo metodo."

**
La mente umana, si sa, lavora in modi quasi sconosciuti. Non si capiscono i perché di molti comportamenti umani, ma Bucky era più che sicuro che il suo problema fosse risolvibile.

Per anni aveva evitato il suo passato, il tempo trascorso in Romania lo aveva aiutato a calmarsi e ritrovare quel poco di umanità che sembrava aver perso.

Pensava di non avere alcuna speranza, finché Steve Rogers non si fece vivo per l'ennesima volta e lo aiutò a ricordare qualcosa, ma non tutto.

Quel dannato blocco che aveva gli impediva di ricordare i momenti in guerra con Steve, la nascita di Renata e l'incontro con Emily, la madre di sua figlia. Se dapprima non gliene importasse molto, col tempo iniziò a provare nostalgia. Renata era riuscita a ricordare quasi tutto e lui niente, si sentiva inutile.

E poi quella donna... gli aveva come dato una speranza. Una promessa di riavere tutti i suoi ricordi? Era possibile? Non ne aveva la più pallida idea.

Provava a non pensarci, era l'unico modo che aveva per evitare di prendere una decisione a lui fatale.
Così quella mattina decise di mettersi a guardare un programma che Clint aveva definito "tra i migliori del mondo", anche se voleva dire condividere il divano con gli altri.

Erano ormai al quarto episodio quando udirono dei passi per poi vedere i due ragazzini camminare verso di loro mano nella mano. "Cosa sta succedendo?" fu la prima cosa che chiese Tony.

Thor sorrise soddisfatto. "Lady Renata ha finalmente risolto i suoi problemi di cuore." annunciò.

La ragazza lo guardò esitante. "Mi dispiace, per averti quasi avvelenato e averti usato per scappare. Mi dispiace di avervi spaventati e messi in pericolo." si scusò con la testa china. "Capirò se vorrete più darmi fiducia o trattarmi in maniera più fredda."

Gli Avengers la guardarono stupiti, Steve fu il primo a rispondere. "Hey, non dispiacerti così." provò a confortarla. "Abbiamo visto di peggio."

"Infatti." annuì Clint. "Qui siamo andati quasi tutti fuori di testa almeno una volta." borbottò ricordando quella volta che Loki lo aveva reso il suo burattino personale.

Bucky le sorrise. "Sono felice di vedere che stai bene." disse semplicemente.

Natasha corrugò la fronte. "Vogliamo davvero dimenticare il fatto che voleva ucciderci tutti?" sbottò mandando un'occhiataccia a tutti i presenti.

"Ah, è una fase. Personalmente se potessi, vi farei tutti fuori all'istante." scherzò Tony. "Sono più preoccupato per quelle mani strette, avete qualcosa da dirci?"

Peter deglutì, aveva deciso di dimostrarsi coraggioso e dire al sig. Stark che lui non poteva comandare la sua vita amorosa. "Ho chiesto a Renata di diventare la mia fidanzata, a me lei piace tantissimo e non riesco ad immaginarmi di stare con nessun altro oltre a lei." annunciò guardando la sua fidanzata con occhi sognanti. "Spero capirete."

Bucky li guardò intensamente, doveva ammettere che Peter l'aveva colpito, il modo in cui aveva calmato Renata e aveva evitato che finisse la sua vendetta, il suo sguardo che si illuminava ogni qual volta qualcuno nominasse la ragazza. E sua figlia? Era come se fosse cresciuta con Peter, vedeva quanto lei fosse attaccata a lui. Erano felici, ed era qualcosa che a lui bastava. "A me va bene." annuì lentamente. "Se è ciò che volete veramente."

"Oh sì." Renata saltellò dalla gioia. "Grazie papà."

Fu allora che tutti gli occhi si posarono sul genio, miliardario, playboy e filantropo. "Ugh." sospirò lui. "Pensateci per bene! Renata, hai ancora molto da imparare e capire, capisci anche tu che la tua vita è un attimo... complicata." cercò di spiegare senza rovinare il momento. "E Peter, tra poco dovrai andare al college, iniziare un lavoro e magari mettere su famiglia." passò una mano tra i capelli. "Senza offesa, ma non penso che sarebbe una famiglia con figli molto... normali."

La maggior parte degli Avengers lo stavano guardando male in quanto quasi tutti shippavano segretamente Peter e Renata. Nessuno sembrò comunque voler aprir bocca.

Il ragazzo ragno guardò la ragazza, sapeva benissimo cosa stava pensando. "In realtà-" iniziò pronto a spiegare la situazione.

"Avevi promesso." gli ricordò Renata per niente aperta a parlare di uno dei suoi segreti più grandi.

Peter sospirò. "Dobbiamo dirglielo! Sono sicuro che capitano!" tentò di convincerla, al ché lei chinò il capo in segno di resa. "Renata non può avere figli." sbottò infine richiamando l'attenzione di tutti.

Lei portò le mani sul viso per nascondere la sua espressione di puro imbarazzo. "Cosa?!" quasi urlò Bucky sorpreso da questa notizia.

"Una volta Renata aveva accennato qualcosa riguardante al suo compleanno, disse che le fecero qualcosa di terribile. Provai ad informarmi al riguardo ed ebbi qualche sospetto finché lei non mi confidò che avevo ragione. L'HYDRA ha fatto sì che Renata non possa avere figli." raccontò tristemente.

Natasha si alzò dal divano, Bruce provò a fermarla pensando che volesse andarsene dalla stanza, invece lei raggiunse velocemente la ragazzina e l'abbracciò stretta a sé. "Se qualcuno osa mettersi contro di loro, dovrà prima vedersela con me." dichiarò apertamente accarezzando i capelli della ragazza, Tony alzò le mani arrendendosi.
Se prima pensava fosse solo una falsa, adesso si sentiva connessa a lei in maniera esagerata.

Bucky non sapeva cosa fare o dire, una notizia del genere era sconvolgente anche per lui. "Renata." la richiamò. "Ti va di andare a fare una passeggiata assieme?"

Lei annuì staccandosi dalla rossa, mormorò un lieve "grazie" verso la donna per poi prendere la mano di suo padre e camminare con lui verso il giardino. "Una volta eravamo liberi di camminare solo nel giardinetto dell'HYDRA." mormorò lei ricordando vagamente una scena simile.

"Davvero?" domandò lui sorpreso.

"Sì, erano gli unici momenti in cui vedevo la luce del sole. Altrimenti eravamo sempre in cella." raccontò tristemente. "È veramente un peccato ricordare l'infanzia in questo modo." borbottò.

"Almeno tu la ricordi." commentò lui con un sospiro. "Senti, volevo dirti che qualsiasi succederà o che sia già successa, io ci sarò sempre per te. Ti voglio bene nonostante tutto."

Renata si fermò e gli sorrise. "Anch'io ti voglio bene, che tu ti ricordi di me o meno." lo abbracciò.

E in quel momento Bucky capì:
Rivoleva quelle memorie a tutti i costi.

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