16
"Renata." Michelle mi guardò con un sorriso timido. "Grazie per la serata." fece una volta ferme alla sua fermata dell'autobus.
Arrossii alzando le palle, avevamo ancora le mani intrecciate. "Figurati, mi sono divertita tantissimo a stare con te." confessai.
Ci fu un momento di silenzio, entrambe rimanemmo a guardarci. Non avevo previsto che l'appuntamento andasse così bene, molte volte mi ero imbarazzata e avevo iniziato a dire cose a caso, ma lei non sembrava stranita dalla cosa se non divertita.
D'un tratto posò la sua mano liscia e soffice sulla mia guancia e l'accarezzò dolcemente, mi bloccai. Avevo visto questa scena nei vari film, era la parte in cui la protagonista dava il primo bacio e io, personalmente, non ero pronta a fare una cosa del genere.
Michelle chiuse gli occhi e si avvicinò lentamente a me, quando le sue labbra erano a qualche millimetro dalle mie, mi allontanai leggermente. "Io- non... non posso farlo." mormorai.
Lei riaprì gli occhi e mi guardò delusa. "Oh." si allontanò leggermente. "Non ti piaccio?" domandò confusa.
"Non è quello." mi morsi il labbro per poi sospirare. "Da dove vengo io, non ho mai avuto tutto questo: persone che mi vogliono bene e uscite con amici." spiegai incrociando le braccia al petto. "Una volta arrivata qui... tutto è cambiato, mi sono ritrovata in una situazione molto bizzarra e non so neanch'io cosa fare."
Lei annuì comprensiva. "Sei confusa." notò per poi sorridermi. "Penso sia normale alla nostra età, questo non cambia il fatto che io sia molto attratta da te." si alzò in piedi una volta che l'autobus si fermò di fronte a noi. "Questo è il mio." indicò il veicolo, tirò fuori una penna e iniziò a scrivere una serie di numeri sul mio braccio. "Chiamami." mi lasciò un bacio sulla guancia per poi salire sull'autobus.
La salutai con la mano e osservai mentre si allontanava. "Ok, possiamo andare Peter." sospirai cercando Spider-Man con lo sguardo. "Peter?" chiamai poi rendendomi conto che non era in giro. "Oddio, non c'è." sussurrai spaventata.
Cos'avrei dovuto fare? Allontanarmi non era nelle possibilità, ero cresciuta seguendo degli ordini e in quel momento mi ritrovavo di nuovo davanti ad un bivio tra gli Avengers e l'HYDRA. "Fantastico." sussurrai, nel dubbio sarei rimasta ferma su quella panchina. Osservai la gonna che avevo messo, a ripensarci forse avrei dovuto vestirmi in maniera più semplice.
Una signora anziana venne a sedersi di fianco a me e mi sorrise cordialmente, la guardai non sapendo cosa fare, evitai di risponderle e ignorai la sua presenza. Dovevo solo aspettare che Peter tornasse a prendermi, magari aveva avuto un imprevisto. "RB303." disse la donna tranquillamente.
Spalancai gli occhi e mi guardai attorno con fare sospetto, in lontananza riuscivo a vedere altri uomini armati, io invece ero totalmente disarmata, non toccavo un'arma da quando ero arrivata alla torre. Guardai la donna che mi stava sorridendo come se non avesse detto niente di male, deglutii e decisi di nascondere tutte le mie emozioni e fingere di essere ancora RB303. "Heil Hydra." annuii.
Lei sorrise compiaciuta. "Non abbiamo più sentito niente da parte tua." commentò acidamente. "Amanda è preoccupata, si chiede come mai ci stai impiegando tanto."
Alzai le spalle. "Sono difficili da convincere, non si fidano." risposi con voce inespressiva. "A malapena riesco ad uscire."
"Chi era quella ragazza?" chiese poi, il mio cuore stava battendo velocemente e dovevo cercare di fingermi disinteressata.
"Amica di uno degli Avengers." risposi secca. "È un modo per avere la loro fiducia, ma la missione è ancora chiara." cambiai argomento.
Lei alzò un sopracciglio. "Sarebbe?"
Deglutii. "Ucciderli." mormorai. "Anche se non mi sembra adeguato parlarne qui fuori."
Lei annuì. "Era l'unico modo per poterti parlare da sola." mise la mano nella borsa e tirò fuori una piccola pistola. "Ti servirà." me la passò e la nascosi velocemente nello stivale destro che stavo indossando.
"Non è ancora il momento giusto." mormorai serrando la mascella, quella conversazione doveva assolutamente finire. "Non vedo il perché-"
"Hey." Spider-Man atterrò proprio di fronte a noi, sembrò confuso nel vedere la vecchina di fianco a me. "Ah, ehm, sono qui per lei." indicò me.
"Stavo giusto scambiando qualche chiacchiera con questa bambina." rispose la donna cambiando completamente tono di voce, sembrava quasi una povera signora indifesa. "È stato un piacere." fece poi rivolta verso di me.
"Anche per me." forzai un sorriso, per poi alzarmi dalla panchina, raggiunsi Peter che mi fece cenno di seguirlo. Camminammo qualche metro, una volta lontani dalla fermata dell'autobus si decise a prendermi in braccio per portarmi alla torre grazie alle sue ragnatele. "Dov'eri?" domandai nonostante il vento in faccia.
"C'è stato un furto e ho dovuto aiutare." spiegò e annuii, immaginavo fosse successo qualcosa del genere. Quando arrivammo alla torre si tolse la maschera e sospirò. "Scusa se ti ho fatto aspettare." alzai le spalle, ero ancora sconcertata dopo la conversazione avuta con quella donna. Avevo ancora i brividi addosso. "Però non sei scappata, questo vuol dire davvero tanto." mi prese la mano.
"Già." sussurrai, forse sarei dovuta scappare e andarmene, magari in un altro paese dove nessuno sarebbe riuscito a trovarmi in modo da poter ricominciare una nuova vita. Niente più HYDRA o Avengers, ma sembrava solo un grande sogno.
"Senti, volevo parlarti." disse poi distogliendomi dal mio trance. "Stavo parlando con il sig. Stark e-" si fermò osservando qualcosa sul mio braccio. "Cos'è?" domandò poi.
Abbassai lo sguardo e accennai un sorriso imbarazzato. "Michelle mi ha dato il suo numero." dissi togliendo la mano dalla sua presa.
"Oh." si zittì completamente, come se si fosse chiuso nei suoi pensieri. "Quindi... è andato bene l'appuntamento?" chiese incuriosito.
"Immagino di sì." alzai di nuovo le spalle.
"Appuntamento?" Steve e Bucky entrarono nel salotto, entrambi avevano degli asciugamani sulle spalle quindi immaginai avessero appena finito il loro allenamento.
"Oh sì." annuii. "Sono stata ad un appuntamento con questa ragazza molto carina."
Bucky annuì con un sorrisino. "Sono felice tu stia facendo nuove esperienze." mi diede una pacca.
"Non tenerci sulle spine! Com'era?" Steve sembrava elettrizzato dalla notizia, forse più di me.
"Beh, abbiamo passeggiato assieme ed è stato molto carino, per la maggior parte del tempo mi ha raccontato di lei e-" non feci in tempo a finire perché venni interrotta da Peter.
"Sì, non vogliamo sapere." sbottò con voce irritata.
"Ma in realtà io volevo sapere." intervenne Steve. "Renata, sono felice tu ti sia divertita."
"Sei sicura volessi passare il tempo con lei?" domandò Bucky notando un velo di tristezza nei miei occhi, ma non era per l'appuntamento quanto per ciò che era successo dopo.
"Io- sì, insomma-" provai ad obiettare ma venni bloccata di nuovo.
"Renata!" Peter mi richiamò con un tono di voce più alto del solito, mi girai a guardarlo e notai le sue guance arrossate e i suoi occhi spalancati. "Tu mi piaci molto!" praticamente urlò.
Rimasi lì impalata a guardarlo come se mi avesse appena rivelato un segreto shoccante, i due uomini di fianco a noi si erano zittiti completamente mentre ci guardavano incuriositi. Feci per aprire bocca, ma Peter fece l'imprevisto: posò entrambe le sue mani sulle mie spalle e mi spinse verso di lui per poi darmi un lungo bacio a stampo.
Non sapevo cosa stesse succedendo esattamente, ma ero sicura di non aver mai provato una sensazione del genere: era... morbido, mi sentivo quasi protetta e felice.
"Hey!" due braccia ci separarono all'istante e ci girammo a guardare Bucky che ci guardava furioso. "Quella è mia figlia!" urlò contro Peter per poi bloccarsi di scatto e guardarmi. "Aspetta... cosa?"
"F-figlia?" balbettai per poi guardare Peter. "Ti piaccio?"
"Ma io non ho figli." mormorò Bucky per poi guardare il suo compare. "Steve, cosa sta succedendo?" chiese con fare confuso.
"Forse è meglio se parliamo in privato." posò una mano sulla spalla di Bucky, questa volta decisi di farmi avanti.
"Penso di aver altrettanto diritto ad una spiegazione." dissi irritata. "E devo parlare a che con te più tardi." lanciai un'occhiata a Peter.
"Va bene, venite con me." sospirò Steve.
**
Eravamo seduti intorno al tavolo della cucina, la porta era chiusa a chiave e nella stanza si riusciva a sentire la tensione. "Non so sa dove iniziare..." borbottò Steve passando una mano tra i capelli biondi.
"Dall'inizio." risposi. "Se sai la verità, è il momento di dirla." incrociai le braccia al petto.
"Ok." Steve annuì. "Prima della guerra, Bucky ebbe una relazione con una donna a entrambi molto cara. Emily, questo era il suo nome. Ebbe un figlio da Bucky. Poi sia io che lui partimmo per la guerra e non abbiamo più saputo molto, o per lo meno io. So che Bucky riceveva delle lettere da Emily, ma non ho mai voluto chiedere niente al riguardo.
Una volta tornato in vita, qualche anno fa, sono andato a cercare Emily ma mi dissero che era morta e con lei il bambino, per questo non ho mai voluto dirti niente." guardò il suo amico. "Non volevo farti stare ancora peggio."
"Io avevo un figlio." mormorò Bucky con le lacrime agli occhi, sembrava incredulo delle sue stesse parole. Alzò il suo sguardo su di me. "È possibile?"
Presi un grosso sospiro. "Forse è il momento che anch'io dica la verità." mi morsi il labbro. "Il mio nome di nascita è Renata, sono nata il 30 marzo 1939 e da piccola sono stata... sono stata rapita." deglutii. "Questo è ciò che ho visto il giorno in cui Loki mi aiutò ad entrare nella mia stessa mente."
Steve e Bucky mi guardarono con occhi spalancati. "Chi altro lo sa?" domandò il biondino.
Alzai le spalle. "Peter."
"Io..." Bucky scosse la testa, si alzò dalla sedia e venne verso di me. Mi guardò attentamente per poi abbracciarmi. "Lo sapevo di conoscerti, questo dimostra tutto."
Rimasi ferma, sentivo gli occhi pizzicare e la gola secca. "Quindi... sei tu il mio papà?" domandai con un tono acuto e tremante.
Lui mi asciugò le lacrime. "Anche se non mi ricordo, sono sicuro di esserlo." mi sorrise. "E se sei disposta a provarci, vorrei creare nuovi ricordi con te." annuii con un sorriso e ricambiai il suo abbraccio.
E se questo voleva dire avere una vera famiglia, non me lo sarei lasciato scappare così facilmente.
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