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09

Osservai Peter come se fosse un alieno, si stava comportando in maniera davvero strana. "Te l'ho detto, non ne sono certa, ma dovrei avere intorno ai 16 anni." spiegai di nuovo, lui mi fissò per qualche secondo che sembrarono infiniti.

"Tua madre..." iniziò e spalancai gli occhi. Che avesse scoperto del suo piano per uccidere gli Avengers? Ora non mi credeva più e avrei dovuto ricominciare da capo? "Insomma, lei... È morta?" chiese e tirai quasi un sospiro di sollievo.

"No." scossi la testa. "Lavora con l'HYDRA." risposi cercando di non dare troppe informazioni. "Ma perché queste domande così improvvise?"

Lui sembrò calmarsi di colpo e si sedette di fianco a me. "Niente, per un attimo pensavo di aver risolto l'enigma." portò lo sguardo sul mio viso. "Ma sarebbe impossibile, sei troppo giovane."

"Cercherò di far finta che ciò che stai dicendo abbia un senso." mormorai infine osservando le carte di fronte a me. "Questo gioco è noioso, avrò fatto un centinaio di partite da sta mattina." dissi buttando a terra tutto con una manata.

"Mi spiace, gli altri si stanno preoccupando più per le memorie di Bucky." Borbottò, poi si fermò e osservò il mio viso. Rimasi ferma e sostenni il suo sguardo non capendo dove volesse andare a parare con quel comportamento strano. "Eppure avrei giurato che fossi tu."

"Peter, se non hai intenzione di dirmi di cosa stai parlando, allora ti pregherei di non dire niente." Mi lamentai spostandomi sentendomi alquanto a disagio, nessuno mi guardava come faceva lui e la cosa mi innervosiva al quanto.

"Hai ragione." Scosse la testa. "Pensiamo a come migliorare la tua situazione." Cambiò argomento. "Il sig. Stark non ti lascerà mai uscire da qui, dovremmo iniziare con qualcosa di più semplice." Ragionò.

"Come poter uscire dalla stanza?" Chiesi forzando un sorriso, vincere la loro fiducia mi avrebbe portata a poter recuperare informazioni importanti per mia madre, era un'occasione che non potevo perdere.

"Sarebbe un inizio." Annuì. "Ma come, dobbiamo far sì che gli altri capiscano che non vuoi scappare." Poi si bloccò di colpo. "Tu non vuoi scappare, vero?"

Deglutii sentendomi in colpa per un attimo, questo ragazzino sembrava genuinamente gentile e pronto ad aiutarmi nonostante non avessi fatto niente per meritarmelo e io ne stavo approfittando. "Dopo aver assaggiato il vostro cibo?" Cercai di buttarla sul ridere, a quanto pare era una cosa che facevano molto spesso per alleggerire la tensione, da dove venivo io non si poteva ironizzare su niente. "Non avrebbe senso per me scappare comunque." Risposi più alzando le spalle e distolsi lo sguardo.

"Perché? Non ti manca tua madre e la tua famiglia?" Domandò prendendomi alla sprovvista.

Mi mancavano? Non lo sapevo, stare qui dentro mi aveva aiutato a sentire nuove emozioni che non avevo mai provato in tutta la mia vita, ero finalmente rilassata ed ero riuscita a riposare senza tutti i miei allenamenti. Forse non volevo ammetterlo a me stessa, ma non mi piacevano i modi con cui ero cresciuta: le minacce, le armi, le missioni che mi portavano a uccidere persone di cui non conoscevo neanche il nome. Sentii le lacrime pungere i miei occhi mentre alzavo lo sguardo per guardare Peter Parker, quel ragazzo che aveva fin da subito mostrato una parte dolce e sensibile, aveva cercato di aiutarmi e di difendermi. "La mia famiglia non è come la tua." Borbottai sentendo la gola secca. "Mia madre non mi ha mai preparato la colazione e non mi ha mai lasciata andare a scuola." Risposi per poi scoppiare a piangere.

Riuscivo a sentire il suo sguardo fisso su di me mentre lasciavo uscire quelle emozioni chiuse in me da troppo tempo, forse provava pietà per quella ragazza chiusa da sempre in una cella e usata solo per far del male alle persone? D'un tratto sentii due braccia circondarmi e mi ritrovai a piangere contro il petto di Peter. "Non riesco neanche ad immaginare quello che ti hanno fatto, mi dispiace così tanto, nessuno merita una cosa del genere."

Portai le mani agli occhi e mi asciugai le lacrime velocemente. "Non possiamo avere tutti quello che vogliamo." Alzai le spalle per poi spostarmi dalla sua presa, non ero abituata a stare così vicina a qualcuno se non per un combattimento, cosa mi stava succedendo? Possibile che mi stessi rammollendo?

"Mhm." Si fermò a pensarci. "Forse ho un'idea!" Urlò alzandomi facendomi perdere un battito, mi sorrise felicemente "Sta ceneremo tutti assieme."

"Davvero?" Domandai corrugando le sopracciglia.

"Sì, beh, in realtà devo ancora chiedere." Passò una mano tra i capelli. "Ma sono sicuro che accetteranno, se vedranno quanto sei gentile e aperta nei loro confronti allora ti lasceranno uscire più spesso." Alzò una mano di fronte a me e rimasi a guardarlo confusa, cosa voleva che facessi? "Devi battere il 5!" Mi incoraggiò, alzai la mia mano come aveva fatto lui e lui colpì la mia mano con la sua.

"Hey! Perché mi hai colpita?" Mi lamentai guardandolo male.

"È un modo di fare, quando due persone sono felici battono il 5." Mi spiegò.

"Ah."

"Imparerai, ora vado a parlare con gli altri, a dopo." Mi salutò velocemente per poi correre fuori da stanza dimenticando la porta aperta.

Spalancai gli occhi e mi avvicinai pian piano ad essa, toccai la superficie con dita tremanti e osservai il corridoio vuoto. Sarei potuta uscire, fare una passeggiata e magari andare a cercare qualche informazione utile per capire dove mi trovassi. Mi massaggiai le tempie indecisa sul da farsi, era alquanto stressante dover fingere di essere un'altra persona, ma ero costretta a farlo. Dovevo mettere da parte RB303 e cercare di essere Renata o come diavolo mi chiamavano.

Presi un grosso sospiro. "Non oggi." Chiusi la porta e tornai a sedermi sul letto. "Ma molto presto."

**
"Spiegatemi ancora una volta perché lo stiamo facendo." Borbottò Natasha sedendosi a tavola insieme a tutti i suoi colleghi, Clint aveva impiegato ore a cucinare la cena cercando di esaudire il desiderio del ragazzo e gli altri avevano aiutato al loro meglio.

"Peter sembrava tenerci davvero, sapete come sono, non posso dire di no a quel ragazzino." Disse Tony versandosi del vino nel suo calice. "E poi non conosciamo la nostra ospite, questo è sicuramente il modo migliore per farlo." Fece un leggero sorriso.

"A me è bastato conoscerla sul campo da battaglia." La rossa alzò gli occhi al cielo ricevendo un'occhiataccia da parte di Bucky.

"Non puoi semplicemente stare zitta?" sbottò lui sentendo l'urgenza di difendere la ragazzina. Dentro di sé sentiva un'emozione soppressa che stava pian piano risalendo a galla, i maghi non erano riusciti a riprendere le memorie, ma i sentimenti sì. "Se non vuoi aiutare, puoi anche andartene."

"Hey." Steve poggiò una mano sulla spalla dell'amico. "Siamo tutti nervosi, ma faremo del nostro meglio per aiutarti." lo sguardo del biondo incontrò quello del genio, milionario, filantropo che cercò di far finta di niente, anche se dentro stava urlando dalla voglia di urlare al mondo il segreto di cui era venuto a conoscenza.

"Peter dice che è stata lei a chiedere di poter mangiare con noi." ricordò Bruce sorridendo. "A me sembra una cosa positiva."

Natasha assottigliò lo sguardo. "Non vi sembra strano che stia cedendo così facilmente? Prima il cibo, poi il bagno e i vestiti. E adesso vuole addirittura cenare con noi, la prossima? Fare amicizia con Thor?"

Thor distolse la sua attenzione dal fumetto che stava leggendo e sorrise. "Sono sempre aperto a nuove amicizie." disse con fare tranquillo. "E se può aiutare i miei amici, allora farò del mio meglio."

"Dio santo." mormorò Clint. "Nat, è una ragazzina." ripeté per l'ennesima volta. "Può essere stata addestrata quanto vuole, anche tu hai cambiato scenario ad un certo punto." le ricordò. "Parlo per esperienza, gli adolescenti sono instabili."

"Magari non è male come pensiamo." Tony alzò le spalle.

Si zittirono tutti sentendo i passi in corridoio, gli occhi dei supereroi andarono sulla porta che venne aperta lentamente da Peter, questo sorrise sperando che la serata andasse per il meglio. "Avengers, vi presento RB303." annunciò spostandosi e facendo entrare la ragazza.

Bucky si alzò in piedi, non sapeva perché, ma rivederla gli faceva un certo effetto. Riusciva a distinguere un certo cambiamento in lei, era vestita in un paio di leggins e una maglietta a maniche corte, i suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo e non sembrava così stanca come la prima volta che l'avevano vista. "Ciao." salutò semplicemente per poi sorriderle. "Stai molto bene così."

Un'azione inaspettata agli occhi di tutti, la ragazza arrossì e accennò un mezzo sorriso. "Grazie." mormorò.

"Puoi sederti vicino a me." Peter la prese per mano e la condusse al suo posto a tavola, lei lo seguì silenziosamente per poi sedersi e osservare tutti curiosamente.

"Allora." Tony fu il primo a cercare di rompere il ghiaccio mentre Clint iniziava a servire il primo. "Peter ci ha detto che ti annoi abbastanza da sola tutto il giorno." le sorrise. "Scusa le maniere, sono Tony."

"Di solito mi chiamano RB303, ma immagino che qualsiasi altro nome vada bene." alzò le spalle. "Il fatto è che non ho niente da fare nella stanza e rimanere chiusa... Mi fa sentire a disagio." spiegò.

"Renata, possiamo chiamarti così, no?" chiese Bruce e lei annuì tranquillamente. "Tu non sei una prigioniera, penso che sia giusto tu sia libera di accedere a parti della torre come la palestra, il giardino o anche solo la cucina e il salotto." spiegò abbozzando un sorriso. "Non pensate?"

"Sono d'accordo." annuì Steve.

"Certo." borbottò Natasha. "Diamole anche le chiavi del laboratorio già che ci siamo."

Peter mandò un'occhiataccia alla donna, l'aveva sempre adorata ma il modo in cui stava trattando la sua nuova amica non gli piaceva e non l'avrebbe permesso. "Se volete, penserò io a stare con lei in modo da potervi dimostrare che possiamo fidarci." propose.

Bucky annuì. "Quindi, Renata." si schiarì la gola. "A cosa dobbiamo questo tuo cambiamento improvviso?" odiava ammetterlo, ma Natasha aveva ragione, qualcosa gli puzzava.

La mente della ragazza era divisa in due, da una parte avrebbe voluto buttare all'aria la tavola e uccidere tutti in modo da mettere fine alla sua missione, dall'altra voleva capire cosa si provasse a cenare tutti assieme e magari farsi degli amici. "Io..." cercò di trovare le parole adatte. "Non lo so, ma questo posto è strano, diverso da dove sono cresciuta." spiegò, poi portò lo sguardo sul suo piatto di spaghetti e sorrise. "Non avevo mai mangiato niente di così buono."

"Mi piace la bambina." commentò Clint soddisfatto, non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era felice di cucinare per lei anche solo per ricevere un suo sorriso.

Peter sospirò. "La sua realtà è molto diversa dalla nostra, non conosce praticamente niente." scosse la testa con fare triste. "Vorrei provare a farle conoscere il mondo vero, lì fuori."

"Cosa proponi?" domandò Steve osservando la ragazza mentre mangiava con foga il sul cibo, era come se non avesse mai mangiato assieme ad altre persone.

"Se siete d'accordo, vorrei provare a portare Renata fuori con me e i miei amici." disse facendo spalancare gli occhi alla ragazza che iniziò a tossire per via di uno spaghetto andatole di traverso.

Natasha serrò la mascella osservando la scena di fronte a lei. "Ne sei sicuro?" Tony domandò alquanto sconvolto. "Un conto è lasciarla da sola in casa, un altro è portarla... Tra la gente."

Peter lo guardò confuso, lui era certo fosse un'idea geniale. "Certo, fidatevi, è una ragazza normalissima."

Ma dentro di sé Renata sapeva di non esserlo, era di fatto sorpresa da tutto ciò. E anche un po' in colpa.

"È un'assassina." sbottò la rossa. "È addestrata ad uccidere le persone." la guardò con astio.

Renata non era nuova a sentire insulti su di lei, eppure essere chiamata in quel modo di fronte a quelle persone, soprattutto Peter, le fece perdere la calma. "Io non sono un'assassina." disse a denti stretti.

"Sì che lo sei e lo sai meglio di noi!" Natasha si alzò in piedi. "Perché non dici la verità? Qual è il tuo piano? Cosa speri di ottenere facendo la vittima?" urlò.

Renata si alzò in piedi copiando i suoi movimenti, poi, presa da uno scatto d'ira, prese la sua forchetta e la conficcò nel tavolo rompendola a metà. "Se avessi voluto ucciderti l'avrei fatto tempo fa!" le urlò, la sua voce si alzò di qualche ottava. "Vi vantate tanto di essere buoni, ma non siete diversi dall'HYDRA." e con questo uscì velocemente dalla stanza lasciando tutti a bocca aperta.

Peter portò una mano sulla fronte. "Ci penso io." si alzò pronto a seguirla, ma prima di lasciare la cucina, si girò a guardare Natasha negli occhi. "Pensavo lei sarebbe stata la prima a cercare di aiutarla sapendo cosa si passa." scosse la testa in disappunto per poi andarsene.

"Beh." Tony prese un sorso di vino. "È andata meglio di come avevo previsto." commentò scrollando le spalle.

"Nat." Bruce richiamò l'ex spia. "Non dovevi essere così dura con lei." la rimproverò.

"Ormai è andata, cosa volete fare?" chiese questa distogliendo lo sguardo dagli altri, non voleva ammetterlo ma sapeva di aver parlato troppo.

Steve osservò Bucky, questo sospirò per poi alzarsi. "Lasciatela uscire con il ragazzo, conoscere persone della sua età l'aiuterà a dimenticare questo inconveniente."

Thor, che aveva osservato la scena in silenzio, decise di parlare. "Se posso intromettermi." disse cercando di essere il più gentile possibile. "Dove posso trovare il continuo di questo fumetto? È stupendo."

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