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08

"Papà." ci fu un sospiro tremante, due mani si posarono sulle spalle gelide della bambina. "Cos'è successo?" chiese lei poggiandosi al corpo dell'uomo.

"Ti hanno appena scongelata." le spiegò lui accarezzandole i capelli bagnati. "Avrai freddo ancora per un po'."

Lei annuì osservando le sue mani di un colorito bluastro. "Hai un'altra missione? Per questo mi hanno svegliata?" riusciva a malapena a parlare con i denti che battevano, aveva vissuto questa scena fin troppe volte negli ultimi 20 anni.

"Sì." rispose lui sentendo un nodo allo stomaco. "Starò via per qualche giorno, mi hanno promesso ti tratteranno bene." cercò di rassicurarla.

"Lo dicono sempre." sbuffò lei chiudendo gli occhi. "Quanto è passato dall'ultima volta?"

Bucky deglutì il groppo in gola. "3 anni." le prese le mani e iniziò a strofinarle cercando di riscaldarla, sapeva cosa voleva dire svegliarsi dopo anni congelato e non voleva sua figlia provasse lo stesso.

"Va bene." Renata si girò a guardarlo negli occhi. "Sono felice di vederti." lo abbracciò nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

"Tesoro, mi spiace così tanto. Ogni giorno prego che ti lascino andare." mormorò.

"Fa niente, non è colpa tua." gli ricordò lei. "Papà." lo richiamò e lui mormorò in risposta. "Pensi che manco alla mamma?"

Quello fu un colpo al cuore per Bucky. Renata era stata separata dalla madre all'improvviso, stava crescendo troppo lentamente a causa dei continui congelamenti, nonostante ciò la nostalgia verso la madre cresceva sempre di più. "Lei..." non sarebbe mai riuscito a dirle della sua morte, era troppo da sopportare. "Sono sicuro che le manchi tantissimo e non passa minuto che lei non ti pensi."

Renata sorrise al pensiero della sua mamma mentre cucinava i suoi dolci preferiti mentre canticchiava sottovoce, era il ricordo più vivido che aveva di lei. "Mi manca."

"Mi spiace."

Ci fu un attimo di silenzio, poi gli occhi della bambina si puntarono sulla porta della cella che venne aperta. "È ora." un uomo parlò bruscamente.

"Devo andare." fece Bucky lasciando un bacio veloce sulla fronte di sua figlia, lei gli sorrise lasciandolo andare. "Ci vediamo tra qualche giorno."

"Ti aspetterò."

**

"Siamo pronti?" domandò Wanda guardando gli altri due supereroi di fianco a lei: Dottor Strange e Loki.

Gli Avengers avevano deciso di ricorrere alla magia e avevano chiamato coloro che erano esperti in merito, ognuno di loro praticava un tipo diverso di magia e speravano che insieme sarebbero riusciti a sbloccare le memorie di Bucky.

"Farà male?" chiese Steve osservando il suo amico seduto su una sedia.

"Si spera." mormorò Tony ricevendo un'occhiataccia da Capitan America. "Nel senso che si spera funziona, con o senza dolore."

"Non importa, fatelo." li interruppe Bucky. "Sono stanco di non ricordare il mio passato."

I tre si guardarono silenziosamente aspettando un consenso da parte di tutti, Strange fu il primo a disegnare a terra un cerchio intorno a Bucky, fu poi il turno di Wanda che bloccò Bucky contro la sedia, infine Loki si avvicinò all'ex agente HYDRA e posò la sua mano sulla sua fronte.

Rimasero in quella posizione per minuti che sembrarono infiniti. "Sta funzionando?" chiese Steve preoccupato.

Tony sospirò versandosi uno shottino di rum, qualcosa gli diceva che non avrebbero trovato alcuna risposta alle loro domande. Decise quindi di fare a modo suo, prese il suo bicchiere e si avvicinò al suo collega eroe della patria americana. "Tu invece? Essendo il suo "migliore amico" dovresti saperne qualcosa." Disse senza mezzi termini.

"Non ho mai visto quella ragazza." Scosse la testa lui. "Certo, è molto simile a qualcuno che ho visto molto tempo fa." Si fermò a riflettere per poi scuotere la testa. "No, sarebbe impossibile, sono passati più di 70 anni."

Tony bevve il rum in un solo sorso per poi poggiare la mano sulla spalla del suo compare. "Abbiamo 3 maghi che stanno cercando di riportare a galla dei ricordi riguardanti una ragazzina soldato, penso che tutto sia possibile ormai." Commentò con un mezzo sorriso. "Avanti, racconta tutto allo zio Stark."

Steve passò una mano tra i capelli biondi, c'erano cose che non erano facili da spiegare neanche per lui, ma questo non era il momento per far finta di niente. "Va bene." Accordò guardando il suo amico. "Ma facciamolo da qualche altra parte, lasciamoli lavorare."

Ironman annuì in accordo. "Vi lasciamo in pace, ci troverete in cucina una volta finito tutto." Non aspettarono una risposta e uscirono subito dalla stanza, la tensione nell'aria era palpabile mentre camminavano verso la cucina, una volta arrivati si sedettero a tavola. "Ora, dimmi tutto quello che sai, ho la netta sensazione che tu ci stia nascondendo qualcosa e io odio i segreti... a meno che non siano miei."

"Va bene." Capitan America decise confidarsi con l'ultima persona al mondo che sapesse mantenere i segreti, come quella volta che Clint gli disse di non dire a nessuno della sua rissa con dei ragazzini che l'avevano messo a tappeto, il giorno dopo tutta New York ne fu a conoscenza. "Quello che sto per dirti è il più grande segreto di Bucky, promettimi di non dirlo a nessuno."

"Certo."

"Nessuno Tony, è una questione vitale." Asserì.

"Per chi mi hai preso? Sono perfettamente capace di tenermi i segreti per me." Allo sguardo giudicatore del suo amico emise uno sbuffo. "Ok, va bene, lo prometto."

"Grazie." Steve prese un grosso respiro. "Quando io e Bucky eravamo solo dei ragazzini, negli anni 40, incorremmo in un... guaio. Beh, la colpa era tutta di Bucky e del suo fare da donnaiolo." Venne però interrotto dalla risata dell'altro.

"Bucky? Un donnaiolo?" Tony continuò a ridere. "L'unica donna che potrebbe conquistare è una vedova con gravi problemi di autostima."

"Ai tempi era molto diverso, era molto estroverso e sempre allegro." Lo zittì il biondo sentendo il bisogno di difendere il suo amico d'infanzia. "Un giorno ebbe una scappatella con una nostra amica, Emily, una ragazza stupenda." Sospirò. "La poveretta rimase incinta."

"Aspetta, aspetta, time out." Tony scosse la testa. "Stai cercando di dirmi che quell'uomo nel mio laboratorio, lo stesso che lavorava per l'HYDRA, ha una moglie e una figlia? Invece io ancora no?"

"Non stiamo parlando di te!" Sbottò Steve. "Bucky non volle sposare Emily e lei era totalmente d'accordo, decisero di tenere il tutto nascosto. Bucky avrebbe provveduto a mantenere sia lei che la figlia grazie al suo lavoro nel servizio militare." Spiegò portando le mani tra i capelli. "Quella ragazzina assomiglia tremendamente a Emily! Stessi occhi verdi e viso pallido, ma è impossibile."

Tony cercò di assorbire tutte le parole del suo collega mentre annuiva perso nei pensieri. "La figlia..." mormorò. "Come si chiama?"

Steve scosse semplicemente la testa. "Non l'ho mai saputo, è nata non appena io e Bucky siamo partiti per le nostre prime missioni, non avevo mai chiesto niente per non fargli sentire il peso di essere lontano da lei." Si fermò per guardarsi attorno, voleva essere sicuro che nessuno lo stesse ascoltando. "Quando sono stato scongelato." Deglutì il groppo in gola. "La prima cosa che ho fatto è stato cercare chiunque conoscessi, dopo aver trovato Peggy sono corso a cercare anche Emily e sua figlia, ma i registri nei quali ho cercato certificavano la loro morte a causa dei bombardamenti in quell'area. Per questo non ne ho mai parlato con lui, ho paura che ricordargli della sua famiglia per poi toglierla così potrebbe sconvolgerlo."

"Accidenti." Sussurrò Tony, non avrebbe mai pensato che una persona come Bucky potesse avere un passato difficile e un presente ancora peggiore, ma c'era qualcosa che non quadrava in quella storia. "Dobbiamo indagare, devi parlargliene."

"Hai sentito quello-"

"Sì ma non mi interessa, questa non è una cosa che possiamo sottovalutare e Bucky ha il diritto di sapere." Si fermò per dare una pacca al biondo. "E devi essere tu a dirglielo, fino a quel momento non dirò niente a nessuno."

"Hai ragione." Concordò Steve. "Ho solo bisogno di tempo, devo capire come dirglielo."

Quello che entrambi i supereroi non sapevano era che Peter aveva origliato l'intera conversazione, era passato per salutarli prima di andare da Renata, ma si era fermato alla porta non appena aveva sentito Steve parlare di un segreto. Ancora non sapeva come processare tutto quello che aveva appena scoperto, ma qualcosa dentro di lui sembrava star urlando di aver finalmente trovato la risposta al suo dilemma.

Facendo attenzione a non farsi sentire, corse al piano di sopra fino a raggiungere la camera di Renata, invece di fermarsi a salutare come farebbe di solito, entrò e la raggiunse sul letto dove la ragazza stava cercando di finire una partita a solitario. "Peter-" lei si mise a sedere sorpresa dall'intrusione inaspettata del ragazzo.

Lui, invece, decise di andare diretto. "Quanti anni hai detto di avere?" Chiese ad alta voce spaventandola.

Forse lei non lo sapeva, ma dalla sua risposta dipendeva tutto.

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