07
Peter stava cercando di fare una ricerca al computer e ascoltare la lezione contemporaneamente, cosa alquanto difficile data la sua scarsa capacità di concentrazione. Si ritrovò così a fissare lo schermo del PC ignorando completamente la sua professoressa di fisica.
Ricordava ancora la conversazione che aveva avuto la sera prima con Renata, era stata una delle migliori fino a quel momento. Entrambi si erano connessi con i walkie-talkie verso le 9 di sera.
"Ti senti meglio?" le aveva chiesto lui preoccupato, l'idea di averle provocato la nausea non lo lasciava stare.
"Sì." aveva borbottato lei con la sua solita voce, la usava spesso quando aveva qualcosa per la testa, o così aveva notato Peter in quella settimana passata con lei. "Mi hanno dato dei medicinali e ora non sto più male." spiegò poi riempiendo il silenzio.
"Ne sono felice!" aveva commentato lui sdraiandosi sul letto. "Mi spiace ancora, la prossima volta ti porterò qualcosa di meno... Speziato."
Ci fu un sospiro. "Fa niente, erano davvero buoni." riusciva ad immaginarsi il viso di Renata mentre parlava, era sempre così inespressiva. Tranne il giorno prima, era sicuro di aver visto una scintilla nei suoi occhi mentre si guardava nella fotocamera del cellulare e, riguardando più tardi la foto, si rese conto che si trattava di tristezza.
"Quindi non hai mai mangiato niente di... Solido?" chiese ancora.
"Mai." rispose secca lei. "Ma il vostro cibo non è male, mi hanno dato una specie di crema gialla per cena, hanno detto che è fatta di patate." spiegò e Peter sorrise.
"Sarà stato purè." concordò per poi fermarsi, aveva una domanda che gli ronzava in testa da un paio di giorni, ma non aveva mai avuto l'occasione di fargliela. "Posso chiederti qualcosa?"
Ci fu silenzio per qualche attimo e Peter ebbe paura di averla spaventata, d'altronde non sembrava abituata ad avere delle conversazioni.
Ma lui voleva imparare a conoscerla, così come avrebbe fatto con qualsiasi altra persona.
"Va bene." la risposta fu gelida, ma lui non ci fece caso.
"Tutti ti chiamano Renata, ma tu mi hai detto di chiamarti RB303." iniziò.
"Corretto."
"Ma tu come vuoi essere chiamata?" domandò allora, voleva metterla a suo agio e questo sembrava il modo migliore.
"Non lo so." la sentì sussurrare con voce tremante. "RB303 non è un nome bello come il vostro, ma Renata non mi dice niente." poteva immaginarla mentre alzava gli occhi al cielo.
"Non sei costretta ad usare uno di questi nomi." cercò di aiutarla. "Semplicemente Bucky ha detto di aver associato quel nome a te nel momento esatto in cui ti ha vista."
"Mi conosce?"
E questo sembrava andar a rispondere alla sua altra domanda: lei non aveva idea di chi fosse Bucky.
"A quanto sembra... Lui una volta era un agente HYDRA, la sua storia è lunga di anni, forse ti ha vista mentre ti allenavi?"
"Impossibile, non l'ho mai visto al campo di allenamento." rispose lei duramente, c'era qualcosa che le impediva di parlare del suo passato e Peter si chiedeva cosa le avessero fatto per poterla rendere così forte e mansueta allo stesso tempo.
"Quanti anni hai?" decise di cambiare discorso, riusciva a percepire il disagio della ragazza anche da lontano e non voleva spingerla troppo.
"Ehm." ci fu un silenzio. "Circa 16 anni?" fece insicura.
"Circa?" domandò Peter spalancando gli occhi. "Non sai quand'è il tuo compleanno?"
"Certo che lo so!" replicò lei velocemente. "Ma non è un giorno che mi piace ricordare." commentò.
"E perché mai?" aveva chiesto lui sorpreso. "Tutti amano i compleanni!"
"Beh, non io." la risposta fu immediata.
"Come mai?" aveva insistito, non aveva mai sentito qualcuno lamentarsi del proprio compleanno e la cosa gli puzzava alquanto.
"Peter, stai seguendo?" la professoressa pronunciò facendo distogliere l'attenzione del ragazzo dal computer.
"Scusi." mormorò lui. "Mi ero distratto." cercò di scusarsi, la donna rilasciò un sospiro ma decise di non dire niente.
Peter allora tornò a leggere l'articolo che tanto l'aveva incuriosito. Era riuscito ad accedere ad alcuni file del database dello SHIELD di proprietà di Tony, non che fosse difficile visto che la password era la solita: SonoUnSuperFigoStark99. Lesse di alcuni indizi riguardanti a delle procedure che l'HYDRA aveva adottato con alcuni dei loro agenti.
E mentre osservava attentamente quei documenti, nella sua testa risuonò la risposta di Renata. "Perché il giorno del mio compleanno ho avuto la mia iniziazione."
**
Le giornate passavano a rallentatore davanti a me, una volta tendevo a lamentarmi di non avere mai tempo per me a causa dei miei allentamenti e delle varie missioni. Adesso avrei ucciso pur di poter tornare ad allenarmi piuttosto di rimanere lì seduta a fissare il vuoto e sperare che qualcuno passasse anche solo a controllare che fossi viva.
Mi avevano portato delle carte consigliandomi di passare il tempo così. Come se sapessi giocare a carte, per di più da sola.
"Che noia." sbottai buttando a terra le figure di carta e sospirai. Mi alzai e camminai lentamente fino ad arrivare alla porta trasparente. "Hey! C'è qualcuno?!" chiamai ad alta voce. "Chiunque!" battei una mano contro la porta. "Sono chiusa qui dentro da giorni! Qualcuno può, per favore, farmi uscire?" continuai a battere i pugni contro la superficie liscia che mi divideva dalla libertà.
"Urlare non servirà a molto." sentii una voce rispondere, vidi la figura di un uomo avvicinarsi lentamente. "In cosa posso aiutarti?" domandò poi, lo guardai attentamente.
James Buchanan Barnes.
Feci un passo indietro per poterlo vedere meglio. Aveva i capelli lunghi leggermente mossi, gli occhi di un verde chiaro quasi azzurro e un viso inespressivo mentre mi studiava. "Dov'è Peter?" chiesi senza mezzi termini.
"A scuola se non sbaglio." guardò l'orologio appeso al muro. "Posso farti compagnia io finché non torna." propose accennando un sorriso.
Alzai un sopracciglio. "Non parlerò dell'HYDRA." incrociai le braccia al petto con fare sospettoso.
"So già abbastanza cose per conto mio, non mi serve interrogarti." rispose scuotendo la testa. "Come stai?"
Corrugai le sopracciglia, perché mai mi stava chiedendo qualcosa di così stupido? Deglutii, qualcosa di lui mi suonava familiare, era come se l'avessi già visto da qualche parte. "Prima voglio uscire e poi potrò risponderti."
Lui sospirò leggermente. "Non posso farti uscire, scapperesti come l'ultima volta." commentò.
Alzai gli occhi al cielo. "Mi sembra ovvio che tutti i miei piani siano già falliti una volta." gli feci notare. "Inoltre ho fame e vorrei provare a mangiare qualcosa." quella mattina mi avevano dato del latte con cereali, o così li avevano chiamati, e a pranzo mi avevano cucinato della pasta.
"Posso portarti qualcosa." alzò le spalle.
"Ma io voglio uscire." lo guardai male, lui incrociò lo sguardo con il mio.
Rimanemmo a fissarci per qualche attimo, poi lui sospirò. "Tu non ti ricordi di me, vero?"
Non sapevo come comportarmi a questa domanda, non mi sarebbe dovuto interessare, conoscente o no... Avrei dovuto ucciderlo in ogni caso. "Tu sì?" decisi di stare al gioco.
"Non del tutto, ma ci sto lavorando." mi confessò con fare colpevole. "Nel caso ti venisse in mente qualcosa... Qualsiasi cosa, non esitare a farci sapere."
"E fino ad allora? Dovrei rimanere qui a braccia conserte?" domandai sentendomi alquanto presa in giro. "Che differenza vi fa se me ne torno a casa?"
"Sei pericolosa, sia per gli altri, che per te stessa." mi puntò un dito contro. "Ho impiegato mesi a capirlo, ma una volta fuori dall'HYDRA tutto è più facile."
Cosa voleva saperne lui? Ancora non credevo alla storia dell'ex agente, l'avrei visto o avrei sentito parlare di lui. "Certo, e come ti chiamava l'HYDRA?" chiesi schietta.
L'uomo di fronte a me sembrò esitare, ma alla fine aprì bocca. "Il Soldato D'Inverno." borbottò infine.
E d'un tratto mi colpì come un proiettile.
"Ora devo andare."
"Perché?" chiesi con voce flebile.
"Hanno bisogno di me." una mano ruvida mi accarezzò la guancia. "Tornerò da te, te lo prometto."
"Soldato D'Inverno, è ora."
E poi un tonfo e il freddo mi avvolse.
"Tutto bene?" uscii dal mio trance e sbattei le palpebre concentrandomi di nuovo sua figura dell'uomo di fronte a me. "Sembravi in uno stato-" non fece in tempo a finire la frase che un'altra voce lo bloccò.
"Sign. Barnes!" la figura di Peter gli andò incontro. "Cosa ci fa qui?"
"Stavo tenendo compagnia alla nostra ospite." alzò le spalle lui come se non fosse successo nulla. "Vi lascio da soli."
Rimasi a fissarlo mentre camminava lungo il corridoio per poi sparire dalla mia visuale. "Va tutto bene?" chiese Peter visibilmente preoccupato.
"Sì." mentii ancora spaesata. Cos'era successo? Era come se avessi avuto una visione, una scena a me familiare ma che, in realtà, non avevo mai visto.
"Devo parlarti." aprì la porta per poi entrare e chiuderla alle sue spalle, aveva uno sguardo determinato e mi ritrovai a deglutire. Per la prima volta mi sentii vulnerabile.
"Va bene." parlai calma per poi andare a sedermi sul letto, lui mi raggiunse con fare nervoso.
Prese un profondo sospiro. "So cosa to è successo al tuo compleanno." spiegò facendomi spalancare gli occhi di scatto. "Ma non ho intenzione di dirlo a nessuno!" mi fermò prima che potessi obiettare. "Sarà il nostro segreto, va bene?"
Annuii confusa. "Perché me l'hai voluto dire?"
"Perché volevo avessi qualcuno con cui confidarti."
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