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06

"Ok, basta, non sta funzionando." disse Tony Stark spegnendo la sua macchina. "Non riesco a capire il perché." mormorò poi girandosi verso Banner che stava lavorando al computer.

"È più facile eliminare i ricordi piuttosto che riprenderli, dovresti saperlo." gli rispose lo scienziato con fare dispiaciuto. "Come ti senti?" domandò poi verso Bucky che si alzò dalla sedia.

"Confuso." borbottò tenendosi la testa. "Possibile che non l'abbia mai conosciuta?" si chiese osservando le proprie mani. "Eppure il suo viso è così familiare." scosse la testa.

"Magari stiamo sbagliando a cercare." si fece avanti Wanda. "Invece di spingere i suoi ricordi verso la ragazza, dovremmo capire cosa gli è successo per tutti questi anni. Troveremo degli indizi." spiegò avvicinandosi all'uomo per poi poggiare una mano sulla sua fronte. "Sento le due memorie, sono come bloccate da qualcosa."

"Beh, dobbiamo sbloccarlo." sbottò Tony con fare burbero, era troppo stanco per poter usare modi più gentili. "Qualche idea?"

"Voglio parlarle." chiuse la sua mano robotica in un pugno. "Devo sapere se si ricorda di me." si mosse verso la porta.

"Non pensi sia un po' troppo presto?" chiese Banner preoccupato.

"Troppo presto per cosa?" Peter entrò nella stanza col suo solito fare solare, salutò tutti con un cenno della mano per poi soffermarsi con lo sguardo su Bucky. "Cosa succede?"

"Tu." lo indicò questo. "Hai saputo qualcosa da lei? Qualsiasi cosa?" domandò disperato.

Peter deglutì a fatica, non poteva dire agli Avengers di aver dato a quella ragazza un apparecchio per comunicare, sapeva che si sarebbero arrabbiati e lo avrebbero allontanato. Ma lui era sicuro di riuscire a finire questa missione, poteva dimostrare di essere un supereroe come loro. "Ancora niente." scosse la resta, quella era la verità, la sera prima Renata non si era fatta viva sulla frequenza che aveva impostato e non era riuscito a parlarle. "Sono andato poco fa a vedere come se la passava, stava ancora dormendo." spiegò per poi fare un grosso sorriso. "Però ha iniziato a mangiare, ha finito i tacos che le avevo portato ieri."

Wanda fu l'unica a rilassarsi. "Per fortuna, stava diventando uno scheletro." commentò. "Povera ragazza, non sa a chi credere." lei si ricordava bene quella sensazione. Le venne in mente suo fratello, Renata le ricordava molto di lui.

"Bene." annuì Bucky pensieroso. Era difficile che un soldato addestrato dall'HYDRA accettasse del cibo estraneo, che stesse cedendo? "Voglio comunque andare a parlarle."

"Cosa?" Peter rilasciò un piccolo urlo che sorprese tutti i presenti nella stanza, al ché tossicchiò in imbarazzo per poi scuotere la testa. "No, non riesce a fidarsi di un suo coetaneo e ha appena iniziato a mangiare." replicò guardando male Bucky.

C'era una cosa che Peter non avrebbe mai detto ad alta voce: lui non sopportava l'ex agente dell'HYDRA. Tony gli aveva raccontato le sue origini e tutto ciò che aveva fatto, non riusciva a guardarlo in faccia senza pensare a tutto ciò che era successo.

"Ha ragione il ragazzo." intervenne Banner notando l'irascibilità di Bucky. "Lasciamola tranquilla, sarà lei ad aprirsi pian piano con noi."

"E va bene." il Soldato d'Inverno decise di lasciar perdere. "Vado da Steve per il mio allenamento, tornerò più tardi per provare di nuovo la macchina." e con questo uscì dalla stanza.

"Povero Bucky." mormorò Wanda girandosi verso Peter. "Immagina non riuscire più a ricordarsi di una persona, deve essere terribile. E se fosse una sua cara amica? O peggio, una parente?" portò le mani a coprirsi la bocca. "Spero di riuscire a capirlo il prima possibile."

"Già." annuì Tony. "Ah beh, noi facciamo quello che possiamo."

"Sig. Stark." lo richiamò Friday. "Penso ci sia un problema."

"Cioè?" chiese lui con un sospiro affranto.

"La nostra ospite si è svegliata e si è sentita male." annunciò lasciando tutti stupiti. "Penso sia meglio che qualcuno vada ad aiutarla."

"Cos'è successo?" chiese Peter preoccupato, l'aveva vista qualche minuto prima mentre dormiva beatamente sul suo letto.

"Penso abbia vomitato." rispose l'assistente informatico. "Sarebbe meglio mandare qualcuno."

"Accidenti."

"Beh, hai detto che non era abituata al cibo vero." disse Banner analizzando la situazione. "Il suo stomaco avrà trovato quei tacos troppo da poter digerire."

"Quindi è colpa mia." mormorò Peter sentendosi colpevole.

"Andiamo, non hai fatto niente di male." Tony gli diede una pacca sulla spalla. "La prossima volta portale qualcosa di semplice."

Peter annuì per poi incamminarsi verso la porta. "Vado ad aiutarla." informò gli altri per poi correre via.

"Che bravo ragazzo." sorrise Wanda. "Sono sicura che faranno amicizia." commentò felice, sapeva che sarebbe bastato un ragazzo del genere a farla riprendere.

"Speriamo non si affezioni troppo." disse Tony. "Sarebbe un peccato se scoprissimo che non ha niente a che fare con Bucky."

"Sono sicura che non succederà."

**

Poggiai la testa sul cuscino e mi tenni lo stomaco dolorante. "Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi." borbottai guardando Peter che stava pulendo il casino che avevo fatto.

"Mi dispiace." si scusò per quella che sarà stata la quarta volta nell'arco di mezz'ora. "Non avevo pensato che ti avrebbero fatto così male."

Sbuffai passando una mano sulla fronte sudata. "Che veleno hai usato?" domandai sentendomi più calda del solito.

"Non ho usato alcun veleno." sbottò andando in bagno a lavarsi le mani. "Semplicemente non sei abituata al nostro cibo." spiegò raggiungendomi, mi guardò per qualche attimo per poi allungare la mano verso di me.

"Non toccarmi." sibilai dandogli un leggero schiaffo, lui sembrò ferito da questa mia azione ma cercò di non farmelo vedere. "Non hai paura che cerchi di scappare di nuovo?" lo presi in giro, era ovvio che non potessi neanche muovermi a causa del mio malore.

"La stanza è a prova di Hulk." mi ricordò.

"Cos'è un Hulk?" domandai allora confusa, lui mi guardò sorpreso.

"Davvero non lo sai?" annuii velocemente. "Oh, non conosci nessuno di noi, vero?"

"Esatto." confermai la sua teoria.

"Non eri molto disponibile per delle  conoscenze, immagino possa farle io però." tirò fuori un aggeggio dalla sua tasca posteriore. "Guarda." lo accese e apparve un'immagine di lui con un ragazzo basso e alquanto grassottello.

"Che cos'è?!" chiesi spalancando gli occhi. "Come hai fatto? Non è un computer, è dieci volte più piccolo."

Lui mi guardò accigliato. "È un telefono." rispose semplicemente.

Fu il mio turno di corrugare le sopracciglia. "Dov'è la cornetta?" domandai allora. "No, non ci sono neanche i tasti, di cosa stiamo parlando." incrociai le braccia al petto.

"Ma quelli sono i telefoni di anni fa! Adesso sono tutti tecnologici, possiamo fare foto, chiamate, messaggi e tanto altro." fece un movimento col dito sullo schermo per poi mettere una combinazione di numeri. "Vedi, queste sono le applicazioni che puoi scaricare e usare." mi fece vedere delle icone tutte colorate.

"Wow." mormorai osservando il tutto con occhi sgranati. "Hai detto che puoi fare delle foto?" lui cliccò su una di quelle icone facendo diventare lo schermo come uno specchio. "Oh mio dio, questa sono io." mi osservai attentamente.

Avevo le guance più incavate del solito, i miei occhi avevano delle enormi borse e le mie labbra erano secche. Per non parlare del mio colorito pallido e i miei capelli scompigliati.

"Sorridi." premette un tasto e lo schermo fece un bip, poi mosse il pollice sullo schermo e mi mostrò la foto che aveva appena fatto. "Vedi?"

"Mhm." continuai ad osservarmi, ero in uno stato pietoso. Alcune ragazze avevano provato a portarmi dei vestiti puliti e saponi per lavarmi, ma le avevo cacciate via, forse era arrivato il momento di mettere da parte la mia paura per il veleno e di accettare qualcosa che mi aiutasse a stare meglio. "Non dovevi farmi vedere gli Avengers?" chiesi poi cambiando discorso, lui annuì felice per poi mostrarmi una foto di tutti loro assieme. "Siete un po'." ammisi.

"Già." commentò sorridente. "Li avevo convinti a fare questa foto qualche mese fa, guarda." ingrandì la foto su di lui. "Questo sono io e questo è Tony Stark." indicò l'uomo che gli stava poggiando una mano sulla spalla.

"È tuo padre?" chiesi osservandoli incuriosita.

"No, è il mio mentore." replicò. "È IronMan, quello con la tuta metallica." annuii. "Poi questa è Natasha, la Vedova Nera, lui è Bruce, detto anche Hulk."

"Aspetta." lo fermai. "Mi stai dicendo che questa stanza è fatta per quell'uomo? Ma sembra docile!" affermai osservandolo.

"Beh, quando si arrabbia si trasforma in un mostro verde, è molto potente." mi spiegò e corrugai le sopracciglia. "Questo è Clint! Ma l'hai già conosciuto, poi c'è Wanda con Visione." li indicò. "C'è del tenero tra i due." ridacchiò.

"Ah."

"C'è Thor, il Dio del Tuono!" fece con voce fiera.

"Non è il tipo che ho chiuso nell'ascensore?"

"Proprio lui." annuì. "Abbiamo Sam, Scott ma al momento è agli arresti domiciliari." dissi come se sapessi cosa fossero. "Infine abbiamo Steve e Bucky." indicò il biondino e il moro che avevo già incontrato.

Ma non aveva nominato l'uomo che mamma mi aveva detto di uccidere.

"Finiti?" chiesi e lui annuì sorridendo. "Eppure a me era sembrato di aver sentito un nome, lo aveva detto uno di questi." dissi puntando il dito contro Steve e Bucky.

"Quale nome?" chiese lui incuriosito.

"Era un nome molto particolare, qualcosa come James Buch-qualcosa e di cognome era-" non riuscii a finire perché Peter mi bloccò.

"Quello è il nome interno di Bucky." disse alzando le spalle. "James Buchanan Barnes."

Barnes.

Iniziò a fischiarmi un orecchio al solo sentire quel cognome. "Ahia." mormorai a bassa voce cercando di tapparlo.

"Che hai?" domandò vedendo la mia espressione dolorante.

"Credo siano ancora quei tacos." dissi tornando a sdraiarmi. "Ora voglio tornare a dormire." dissi raggomitolandomi su me stessa.

"Va bene." annuì alzandosi. "C'è qualcosa che posso fare?" domandò poi andando verso la porta.

"Io-" mi bloccai non sapendo esattamente cosa fare. Conquista la loro fiducia, fagli credere di essere loro amica. "Potresti chiedere a quelle ragazze di portarmi di nuovo quei vestiti?" dissi a bassa voce e vidi un sorriso comparire sulle sue labbra.

"Certo!" esclamò entusiasta. "Vado subito, ci sentiamo sta sera con il walkie talkie!" mi salutò per poi uscire dalla stanza e camminare via.

Sospirai osservando il soffitto. Dovevo solo fingermi una ragazza debole e innocente, vincere la loro fiducia e poi ucciderli, niente di più facile no?

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