05
Guardai la figura di mia madre mentre cercavo di prendere fiato dopo aver finito il mio allenamento, lei batté le mani impressionata per poi mormorare qualcosa al sig. Smith. "Che succede?" chiesi mentre questo veniva verso di me.
"Penso sia ora di portare il tuo allenamento ad un altro livello." disse semplicemente per poi fare un cenno all'uomo con cui mi ero allenata, questo annuì silenziosamente per poi togliersi le sue protezioni. "Prendi." tornai a guardare lo scienziato che mi stava porgendo una pistola.
"Cosa?" sussurrai tremante, mi girai verso mamma che mi fece un breve sorriso. "Non ne ho mai usata una." scossi la testa cercando di ridargliela.
"È semplice." mi interruppe lui per poi iniziare a smanettare con questa. "Carichi, miri e spari." mi fece vedere sparando al soffitto, notai la pallottola incastrata nella crepa che aveva creato. "Ora tu."
La presi impaurita e osservai l'uomo che pian piano si stava inginocchiando di fronte a me. "Ma perché?" chiesi. "Non mi ha fatto niente!" cercai di ribellarmi. Non avrei ucciso un uomo innocente, non aveva assolutamente senso.
D'un tratto sentii la mano di mamma sulla mia spalla. "Tesoro." fece con voce soave, mi costrinsi a chiudere gli occhi per evitare di mettermi a piangere, la regola era di non mostrare debolezze. "Devo assicurarmi che tu abbia totale fiducia nella tua mamma, il ché vuol dire fare qualsiasi cosa io ti dica." mi spiegò accarezzandomi la spalla. "Tu hai fiducia in me, vero?"
Presi un grosso sospiro e annuii lentamente. "Certo."
"Bene, allora sparagli." ordinò infine lasciandomi andare.
Aprii gli occhi, non avevo molta scelta. Mi fermai a pensare, mamma voleva fossi pronta per qualsiasi evenienza. Voleva solo il mio bene, giusto?
Puntai la pistola contro la fronte dell'uomo, le mie mani stavano tremando e il mio respiro stava diventando affannato. "Guarda mentre lo fai." mi ricordò il sig. Smith notando il mio sguardo posato sul pavimento.
Con un ultimo sforzo premetti il grilletto nello stesso momento in cui la mia vittima fece contatto visivo con me.
Il suono dello sparo rieccheggiò nelle mie orecchie come un fischio perenne, il corpo di quello che una volta era una persona vivente cadde a terra. Rimasi ferma a fissare il vuoto per attimi che sembrarono anni.
"Ben fatto." mi lodò mamma. "Il primo sparo non si dimentica mai." mi diede una pacca per poi andare via.
Caddi sulle mie ginocchia che sbravano essere diventate di gelatina, sentivo le mie lacrime scorrere lungo le mie guance per poi cadere dal mento. "RB303." mi richiamò il sig. Smith. "Non puoi provare pietà, la tua vita non è adatta, tu non sei stata cresciuta per questo." mi ricordò freddamente.
"L'ho ucciso." mormorai osservando le mie mani ancora sudate.
"Non sarà l'ultima volta che dovrai uccidere qualcuno, su alzati." mi tirò su dal braccio. "Amanda vuole che ti porti in camera tua."
Camminai silenziosamente di fianco a lui, ma prima di uscire dalla stanza mi girai a guardare un'ultima volta il cadavere di quell'uomo di cui non sapevo neanche il nome.
**
Avevano deciso di cambiare tecnica, addio polso e caviglie legate, ero libera di muovermi ma avevano deciso di spostarmi in una stanza da loro definita "a prova di Hulk", non sapevo neanche cosa volesse dire ma ero abbastanza sicura non fosse adatta alla mia fuga. Avevo trascorso un giorno intero da sola a guardare fuori dalla finestra sperando sperando nell'arrivo di qualcuno dell'HYDRA, ma niente.
Diventavo più debole ogni minuto che passava, non avevo né bevuto né mangiato niente di ciò che mi portavano e non riuscivo più a stare in piedi dalla stanchezza.
Dovevo trovare un modo per tornare a casa, ma non sarei mai riuscita a scappare, non da sola. Avevo bisogno di un piano.
"Buongiorno!" Peter bussò alla porta della stanza, mi alzai a malavoglia fino ad arrivare davanti alla porta trasparente che ci divideva. "Ti ho portato la cena." mi sorrise per poi mostrarmi un sacchetto di carta.
Socchiusi gli occhi osservandolo attentamente. "Non voglio il tuo cibo." dissi per l'ennesima volta, lui ormai sembrava non prestare attenzione alle mie parole e aprì la piccola fessura di fianco alla porta per poi metterci dentro il sacchetto. "Sono stanca, me ne torno a letto."
"Aspetta! Così non potremo parlare!" mi fece notare e alzai le spalle. Parlare con lui non mi dispiaceva, sembrava l'unico abbastanza innocente da riuscire a sfruttare in questa occasione. "Aspetta qui." disse per poi sparire nel corridoio.
Pensavo che dopo l'incidente della colazione avrebbe smesso di venire a trovarmi, fui sorpresa di rivederlo il giorno dopo. Ma capii ben presto di avere un'unica via d'uscita e questa si chiamava Peter Parker.
"Rieccomi." fece una volta tornato, aveva un leggero fiatone. "Guarda cos'ho portato." mi mostrò due oggetti di colore nero.
"Bombe?" domandai cercando di metterli a fuoco.
"Sono walkie-talkie." chiarì subito con aria scocciata. "Li ho aggiustati dopo averli trovati per strada, in questo modo potremo parlare anche a distanza." mi sorrise per poi infilarne uno nella stessa apertura dove aveva lasciato il suo cibo.
Mi affrettai a tirarlo fuori e osservarlo. "Cosa dovrei farci?" borbottai notando i vari tasti.
"Beh, se la sera ti annoi o la mattina, insomma quando vuoi parlare, puoi contattarmi." spiegò felicemente. "Ora devo andare, May ha cucinato le lasagne." mi informò. "Dovresti provare i tacos che ti ho comprato, sono i migliori della città."
"Frequenza?" chiesi invece interrompendo la sua parlantina.
"Eh?"
"Su quale frequenza posso trovarti?" avevo un vago ricordo dell'uso dei walkie-talkie, non riuscivo a capire come visto che non li avevo mai usati in questi mesi di allenamento.
"Oh giusto." ridacchiò passando una mano tra i capelli. "Sulla 155 credo, devo metterla a punto questa sera."
"Va bene." risposi solamente per poi tornare sul mio letto.
"Ciao! A domani!" mi salutò con entusiasmo per poi andare via.
Una volta che i suoi passi svanirono mi misi seduta sul letto, non ero il massimo con la tecnologia, ma mi era stato insegnato come contattare l'HYDRA, la frequenza da cercare era la 269. Girai la rotellina finché non riuscii a sentire chiaramente delle voci. "Qualcuno riesce a sentirmi?" parlai al microfono.
"Identificazione." rispose una voce maschile.
"Hail HYDRA." dissi fermamente. "Sono RB303 e ho urgente bisogno di parlare con Amanda."
Ci fu una pausa dall'altra parte, poi un movimento e infine la voce di mia madre. "RB303, sei tu?"
"Sì."
"Dove sei?" chiese subito.
"Credo sia il quartier generale degli Avengers, non so dove sia locata. Stanno cercando di racimolare informazioni ma non ne sto dando, sto cercando una via di fuga." spiegai sperando che nessuno riuscisse a sentirmi.
"No." replicò lei subito.
"Cosa?" domandai sorpresa.
"Sei in una posizione di vantaggio. Rimani lì, fingiti loro amica, parla con loro come se foste amici, conquista la loro fiducia e poi... Uccidili uno ad uno." ordinò con voce maligna.
"Tutti?" deglutii a malapena ripensando al sorriso di Peter mentre mi portava il cibo che rifiutavo ogni volta.
"Tutti. Iniziando da James Buchanan Barnes." spiegò. "Una volta finita la missione verremo a prenderti. Cerca di contattarmi il più possibile."
"Ma io-" non feci in tempo a rispondere perché aveva chiuso il contatto. "Accidenti." mormorai buttando l'aggeggio sulla coperta.
E ora? Questo non era stato previsto, non rientrava nei miei piani. Mi alzai a malavoglia e andai a prendere il sacchetto che mi aveva lasciato Parker, lo aprii sentendo un profumino invitante.
Per conquistare la loro fiducia, avrei dovuto iniziare a mangiare il loro cibo probabilmente. Chiusi gli occhi dando un morso a quello strano coso che Peter aveva chiamato tacos.
Il suo gusto salato e allo stesso tempo deciso mi fece sorridere per un istante.
E poi venni colpita dalla realizzazione.
Ero una macchina per uccidere e questa cosa non sarebbe mai cambiata.
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