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03

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in una stanza ben illuminata, dovetti sbattere un paio di volte le palpebre per poter abituarmi alla luce. Le mie braccia erano legate dietro la schiena ma le mie gambe erano lasciate libere.

Per essere un gruppo di criminali, non riuscivano neanche a bloccare una persona.

"Sei sveglia." mi salutò un uomo biondo facendomi un mezzo sorriso, tenni bassa la testa e sbuffai. Se volevano delle informazioni da me, non le avrebbero avute, ero stata addestrata a resistere a qualsiasi tipo di tortura. "Ti senti bene?" chiese poi.

"Non parlerà." gli rispose il suo collega, quell'uomo mi stava facendo impazzire. "L'HYDRA l'ha preparata ad una cosa del genere." alzai lo sguardo quando lo vidi avvicinarsi a me. "Noi vogliamo solo aiutarti."

Alzai gli occhi al cielo ma rimasi comunque in silenzio. "Puoi per lo meno dirci il tuo nome?" chiese di nuovo il biondino senza ricevere ulteriori risposte. "Non riusciremo a risolvere nulla così." disse poi al suo amico.

"Cosa proponi allora?"

"Portiamola in una camera, un po' di riposo farà bene anche a lei." alzò le spalle, probabilmente riposo era la loro parola in codice per tortura o qualcosa del genere. Presi un grosso sospiro, dovevo scappare da lì e tornare alla base il più in fretta possibile.

"Non la slegherei fossi in te." mormorò il castano ma il biondo non gli diede ascolto e fece il giro della sedia per poi tagliare la corda che mi teneva bloccate le mani, sorrisi leggermente. Senza alcun preavviso, portai le mani sulle sue spalle e gli diedi una testata che lo fece cadere a terra.

L'altro uomo venne verso di me ma fui veloce a prendere la sedia e spaccargliela addosso, lo calciai e corsi fuori dalla stanza.

Non avevano neanche chiuso la porta a chiave.

Corsi lungo un corridoio per poi sbucare in una stanza diversa da tutte quelle che avevo mai visto in vita mia, era tutta colorata e al posto dei soliti mobili aveva quello che sembrava una poltrona enorme e una specie di tablet gigantesco.

"Che cazzo?!" urlò l'uomo seduto sulla strana poltrona. "E tu da dove esci?" presi un quadro dalla parete e glielo buttai addosso per poi continuare la mia corsa.

Questo posto sembrava un diavolo di labirinto, qualsiasi direzioni prendessi mi ritrovavo a correre in cerchio.

Sentivo le urla degli altri, cercavano di fermarmi ma non ci sarei cascata. D'un tratto raggiunsi quello che sembrava un ascensore e premetti il pulsante, dopo qualche attimo le porte si aprirono rivelando l'uomo più muscolosi avessi mai visto, questo mi guardò confuso. "E tu saresti?" rimasi a fissarlo e lui sorrise. "Una fan? Adoro i fan midgardiani." corrugai la fronte e diedi un pugno al tasto per richiamare l'ascensore, questo si distrusse facendo così chiudere le porte.

Mi girai in cerca di un'altra uscita e notai finalmente una finestra, non sapevo a che altezza mi trovavo ma non era un problema per me. Presi la rincorsa e mi ci buttai addosso frantumandola e cadendo a terra. Tossii affaticata ma mi rialzai sotto lo sguardo scioccato dei passanti.

Dove mi trovavo?

Non c'erano case, solo enormi palazzi colorati, vi erano scritte ovunque e le strade erano piene di macchine diverse da qualsiasi modello avessi mai visto in vita mia.

Sentii le porte della loro base aprirsi e ben presto capii che non mi avrebbero lasciata andare così facilmente, ricominciai a correre a più non posso, uscii sulla strada e quasi non venni travolta da un'auto.

Dietro di me il biondino mi stava raggiungendo. Come poteva? Io avevo una forza sovrumana, e lui? Possibile fosse come me?

"Renata fermati!" mi urlò. "Farai del male a qualcuno!" d'un tratto venni buttata a terra da un aggeggio metallico che mi tenne ferma.

Cercai di muovermi contro il materiale che mi stava soffocando, ma il tutto sembrava inutile. "Calmati tesoro, è stato costruito per Hulk." di fianco a me atterrò una tuta metallica. "Puoi per favore tenere a bada l'amichetta di Barnes?" disse poi rivolto al suo collega.

"Ci stavamo provando." rispose questo col fiatone.

Sentii un improvviso mal di testa e rilasciai un urlo. Barnes, questa parola mi stava bruciando il cervello. Dove l'avevo sentito?

"Che ha adesso?" chiese la tuta metallica indicandomi.

"Papà!" urlai d'istinto per poi chiudere gli occhi e riposare la testa a terra sentendomi troppo stanca per poter rimanere sveglia.

**
"Ha qualcosa che non va." dichiarò Steve tristemente. "Abbiamo dovuto legarla a letto per evitare che scappasse."

"Carina la ragazza." ironizzò Natasha, quando la guardava riusciva in qualche modo a immedesimarsi in lei, due ragazze entrambe addestrate contro la loro volontà per diventare delle assassine.

"Siete riusciti per lo meno a ricavare qualche informazione?" domandò Tony che aveva appena messo via la tuta, quella ragazza gli faceva pena.

Bucky scosse la testa. "Non parlerà, il suo addestramento non glielo permetterà neanche volendo." incrociò le braccia al petto. "Ha bisogno del nostro aiuto."

"L'hai detto tu che non parlerà." Tony sbuffò. "Ha anche chiuso Thor nell'ascensore." informò gli altri.

"Dobbiamo far sì che ci parli di sua spontanea volontà... Idee?" chiese Bucky guardando tutti i presenti nella stanza.

"Lasciarla morire di fame finché non ci chiederà del cibo." propose Natasha ricevendo uno sguardo preoccupato dagli altri. "Con me una volta ha funzionato."

"Dubito lei sia così... Tosta da reggere senza cibo." commentò Tony. "L'avete vista? È scheletrica."

"È solo una bambina." ricordò Steve. "Cosa piace ai bambini?"

"Non è una bambina normale." gli ricordò l'ex agente HYDRA. "Qualcuno di noi deve riuscire ad avere la sua fiducia." mormorò e tutti annuirono in accordo.

D'un tratto nella sala entrarono Peter accompagnato da Thor. "Sig. Stark, ho aiutato Thor ad uscire dall'ascensore come aveva chiesto." le teste dei supereroi si girarono a fissare il ragazzino sorridente.

In quel momento un'idea comune si fece largo nelle menti degli adulti. "Perché lo state guardando così?" domandò Thor sentendosi escluso da quella serie di sguardi che si stavano scambiando.

Tony si alzò dal divano. "Ragazzino, ho una nuova missione per te." disse battendo le mani e Peter spalancò gli occhi dalla felicità.

"Due in un giorno, non vedo l'ora!" esclamò non sapendo ancora cosa riguardasse la sua nuova missione.

**
Avevo ormai passato ore sdraiata su quel letto, dovevo però ammettere fosse il più comodo sul quale avevo mai dormito.

Non riuscivo a capire i piani di queste persone, cosa volevano da me? Non avevo informazioni sull'HYDRA se non quelle riguardanti le mie missioni.

La porta della camera si aprì ed entrò il biondino con un altro uomo che avevo visto durante il nostro combattimento, aveva una calzamaglia rossa e una maschera. Alzai gli occhi al cielo. "Questa è Renata." gli disse.

Lui girò la testa verso di me e corrugai le sopracciglia. "Ok... Cosa dovrei fare?"

"Parlate." disse semplicemente per poi uscire chiudendo la porta alle sue spalle.

Sbuffai sonorosamenre. "Ehm, ciao?" fece lui insicuro, la sua voce era troppo acuto per essere quella di un uomo adulto.

"Sei una ragazza?" chiesi nonostante la mia voce raspa visto il fatto che non avevo aperto bocca per qualche ora.

"Cosa?!" urlacchiò rendendo il suo tono di voce ancora più acuto. "No, sono un ragazzo- volevo dire uomo!" s'impuntò e alzai le spalle.

"Come vuoi." mi guardai attorno cercando un oggetto qualsiasi che potesse aiutarmi a scappare di lì.

"Quindi..." ricominciò camminando verso il letto. "HYDRA mhm?"

Gli scoccai un'occhiataccia che lo fece trasalire per un attimo. "Non tendo a parlare con chi ha la faccia coperta." sbottai.

Lui sospirò. "La mia identità deve rimanere segreta." cercò di spiegarmi.

"Ah sì?" alzai un sopracciglio. "Quindi il tuo capo ti fa mettere quella ridicola calzamaglie? Fossi in te ci rifletterei un attimo." commentai.

"Parlò l'assassina." mormorò, ma lo sentii benissimo e, non so per quale motivo preciso, la cosa mi ferì. "Ricominciamo." disse notando il mio sguardo.

"Non ho altro da fare, quindi." alzai gli occhi al cielo.

"Ok ok, vuoi sapere chi sono? Perfetto, facciamo così... Un'informazione per un'altra. Io ti dico il mio nome, tu mi dici il tuo e così via." propose con voce emozionata.

Lo guardai confusa, mi stava davvero proponendo un gioco da bambini in un momento come questo? E soprattutto a me? Magari, però, sarei riuscita a ricavare qualcosa di utile. "Va bene." annuii.

Lui fece una mossa imprevista e si tolse la maschera. Ciò che vidi era ben lontano da un uomo tanto disperato da mettere una calzamaglia... Era un ragazzo più o meno della mia età. "Sono Peter, Peter Parker." si presentò facendomi un sorriso.

Forse era il fatto che fossimo coetanei, forse era la naturalezza con cui parlava, ma qualcosa di lui mi fece venir voglia di aprirmi totalmente. Cosa che non avrei mai fatto, ovviamente. "RB303." dissi senza emozione.

"Cosa?" chiese lui confuso.

"È il mio nome."

"Ah."

Rimasi in silenzio mentre lui pensava a ciò che gli avevo appena detto. "Gli altri ti chiamano Renata."

"Non so chi sia questa Renata." alzai di nuovo gli occhi al cielo. "Se è un modo per entrarmi nella testa, sappi che non sta funzionando." dissi schietta, in realtà stava funzionando benissimo.

"Pensi che vogliamo entrarti nella testa?" domandò inclinando leggerne la testa.

"È quello che fate." sputai acida.

"Noi siamo degli eroi." dichiarò. "Salviamo le persone, non le mettiamo in difficoltà."

"Spiegami allora perché sono legata ad un letto, signor supereroe." lo presi in giro per poi sbuffare. "Sono stanca, non voglio più parlare con te." girai la testa e guardai fuori dalla finestra.

"Non fare così." non ottenne nessuna risposta da me. "Va bene, ti lascio riposare allora." detto ciò, si alzò e avanzò verso la porta per poi guardarmi. "Ci vediamo domani." e se ne andò.

Chiusi gli occhi e mi costrinsi a riposarli. Ci saremmo sicuramente rivisti, Peter Parker, e sarai proprio tu ad aiutarmi a scappare da qui.

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