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Dentro la torre degli Avengers si riuscivano a sentire urla provenire da un po' tutti i membri della squadra. Primo tra tutti: Tony Stark.
"Non lascerò che un assassino viva in casa mia!" urlò IronMan puntando un dito contro Bucky Barnes intento a mangiare una banana, un frutto che sembrava non aver mai mangiato nella sua vita... O per lo meno, che non ricordasse di aver mai mangiato. "Non puoi seriamente credere che io lo possa accogliere qui come se niente fosse!"
"Ha bisogno d'aiuto!" Steve Rogers, nonché amico di vecchia data di Bucky, stava cercando di calmare le acque. La cosa comunque era pressoché impossibile visto che nessuno sembrava entusiasta dell'arrivo dell'ex soldato dell'Hydra. "Noi aiutamo la gente! Lui non ha fatto niente, veniva controllato e manipolato."
"Cazzate." intervenne subito Natasha Romanoff, i suoi occhi andarono a posarsi sull'uomo che una volta le aveva sparato lasciandole una bella cicatrice. "Puoi essere manipolato solo con qualcosa a te caro, dubito lui abbia qualcosa del genere nella sua vita." commentò velenosa, come una vedova nera.
"Gli resettavano la memoria dopo ogni missione!" Steve cercò di far capire loro la situazione. "Non so cosa gli facessero, ok? Esperimenti e torture magari, dico solo che sarebbe meglio tenerlo qui con noi piuttosto che ritrovarcelo come nemico... Ancora." questa volta usò la psicologia inversa, invece di dimostrarsi amichevole nei confronti di Bucky, cercò di mettersi nel punto di vista dei suoi colleghi.
"Certo, invitiamo un assassino in casa, tanto non ho di meglio da fare." Sam sapeva benissimo che quella non era una buona idea, stava lì seduto sul divano a scuotere la testa. "Ti ammiro Cap, ma non per questo accetterò la cosa."
Al ché Bruce Banner fece un passo in avanti. "Io sono d'accordo con Steve." tutti gli occhi si puntarono su di lui, alcuni lieti e altri arrabbiati. "Potrei fare qualche esperimento e cercare di fargli tornare la memoria? In ogni caso, è sempre meglio tenerlo qui nel caso abbia qualche attacco e vada in giro a far del male alla gente." alzò le spalle per poi far finta di essere sicuro delle sue parole.
"State trascurando il problema principale." Tony riportò le attenzioni di tutti su di sé. "Questa casa è mia, chi è che l'ha costruita? Oh giusto, io!" batté le mani. "Non c'è modo che lui possa restare se non lo approvo." sorrise vittorioso.
Wanda e Visione non aprirono bocca decidendo che era meglio lasciar perdere la questione, non c'era modo di cambiare le idee di quei quattro. Nonostante ciò la strega decise di dare un'occhiata alla mente di Bucky per essere sicura che non stesse fingendo tutto. Rimase comunque destabilizzata nel non riuscire ad accedere a molte delle sue memorie, solo poche erano a lei visibili e partivano tutte da quando Bucky aveva salvato Steve caduto nel fiume.
Clint in fondo alla stanza cercava di mettere in ordine le sue freccie mentre sbuffava. "Non vedo quale sia il problema, Stark."
"Ha ucciso mia madre!" sbottò il milionario con il viso rosso dalla rabbia.
"Non era in sé!" urlò allora Steve cercando di proteggere il suo migliore amico. "Non puoi giudicare le persone per i loro gesti compiuti inconsciamente, dobbiamo ricordarti la produzione di armi?" al ché Tony guardò a terra cercando di elaborare le parole di Captain Perfettino, come lo chiamava lui.
"Fate ciò che volete, l'importante è che possa tenerlo d'occhio." quella fu l'unica cosa che disse Natasha prima di uscire dalla stanza facendo risuonare il suono dei suoi tacchi.
"Saluti amici miei!" Thor entrò con un enorme sorriso sul viso. "Sono appena tornato da un lungo viaggio, vi racconterò poi a cena. A proposito, avrei un certo languorino." disse per poi guardare i musi lunghi dei suoi colleghi. "Successo qualcosa?"
"Va bene." accettò infine Tony. "Potrà restare qui, ma è una tua responsabilità." puntò il dito contro Steve che annuì.
Thor corrugò le sopracciglia offeso dal fatto di essere stato ignorato ma anche incuriosito dalla vicenda, il suo sguardo andò a posarsi poi sull'unica persona che non aveva mai visto prima d'ora e che stava cercando di bere un succo alla mela.
"Chi è il nuovo arrivato?" chiese poi indicando Bucky con il suo martello.
**
Nel frattempo, in una base situata in New Mexico, i più grandi rappresentanti dell'Hydra erano impegnati in un'assemblea riguardante le loro prossime missioni.
"Abbiamo perso Barnes, definitivamente." sospirò uno degli uomini buttando una cartelletta piena di documenti sul tavolo. "Il Soldato d'Inverno era la nostra unica speranza per poter raggiungere le risorse che ci servivano."
Un silenzio di tomba regnò nella stanza, tutti cercavano in qualche modo di venirne a capo con un'idea che potesse aiutarli. "Abbiamo altri esperimenti, cosa ne dite di GH52?" chiese uno degli scienziati ricevendo delle occhiatacce dagli altri. "È instabile, ma grazie ad altri test dovremmo essere in grado di-"
Venne interrotto dall'unica donna presente nella stanza. "State solo perdendo tempo." parlò poggiando sul tavolo. "Ci serve Barnes."
"Cosa non ha capito della frase "abbiamo perso Barnes"?" sospirò quello che era visto come il dirigente.
"Non ho specificato quale Barnes." sorrise malvagia lei. Un brusio si diffuse nella stanza.
"Cosa sta insinuando?"
"La figlia, è ancora congelata da qualche parte nei nostri sotterranei, la risvegliamo e la rendiamo come suo padre, il DNA non mente." spiegò aprendo il file del Soldato d'Inverno. "Memoria eliminata e forza sovrumana, ci basta questo."
I vari rappresentanti dell'Hydra rimasero ad ascoltarla interessati, il suo piano non faceva una piega. "Provare non farà male." commentò il dirigente annuendo. "Amanda, sarai tu a dirigere l'esperimento, mi aspetto grandi cose da te."
Amanda sogghignò mandando uno sguardo di superiorità a tutti i presenti per poi uscire dalla stanza con tutte le documentazioni tra le sue mani.
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La capsula venne riscaldata e infine aperta rivelando il corpo della piccola Renata Barnes ancora in uno stato di coma, due uomini si occuparono di mettere a sedere la ragazza per poi legarle mani e piedi, il tutto sotto lo sguardo di Amanda.
Questa non solo era una delle poche donne vicine al potere nell'Hydra, ma era indubbiamente una delle donne più belle mai viste con i suoi capelli biondi, quasi bianchi, e i suoi occhi verdi scuro.
Alcuni scienziati si appostarono vicino alla sedia su cui era tenuta Barnes e la collegarono ad un macchinario da loro molto utilizzato. "Prima di eliminarle la memoria, svegliatela." ordinò Amanda con voce fredda.
"Ne è sicura?" chiese uno dei due. "Farlo mentre è sveglia le procurerà più dolore."
"Non mi interesso del suo dolore." rispose lei distaccata. "Avanti, svegliatela."
Nessuno osò ribattere, lo scienziato riempì un flacone con il miscuglio che le avrebbe ridato coscienza e poi glielo iniettò con un ago. Passarono 15 minuti prima che Renata riuscisse ad aprire i suoi occhi.
La sua vita non era stata così male... Fino al suo decimo compleanno. Da allora venne tenuta in ostaggio dall'Hydra, veniva usata come precauzione in caso Bucky decidesse di non collaborare. Il ché nel suo caso voleva dire passare metà del suo tempo con suo padre in cella e l'altra congelata aspettando di essere svegliata per la sua prossima missione.
Renata dovrebbe avere 76 anni, ma grazie al congelamento è riuscita ad arrivare solo ai suoi 16 anni. La cosa più triste era che lei non se ne capacitava più di tanto.
"Pa-Papà?" mormorò lei cercando la figura di suo padre nel buio della stanza, cercò di muovere le braccia ma si ritrovò legata alla sedia su cui era seduta. Entrò subito in panico cercando di muoversi, la sua gola secca e il mal di testa non le permettevano di mettersi ad urlare.
"Renata Barnes, è quasi un onore per me vederti. Ho sentito tanto parlare di te." Amanda si avvicinò a lei, la osservò attentamente.
I suoi occhi verdi chiaro erano socchiusi mentre lei cercava di mettere a fuoco ciò che aveva intorno, i suoi capelli lunghi erano di un castano scuro causato dall'umidità. La sua pelle era veramente pallida, come se non avesse visto la luce del sole da anni e tutti sapevano che era la verità. Nonostante ciò, sembrava una normale ragazzina, Amanda si sarebbe messa a ridere se qualcuno gli avesse detto che era pericolosa.
"C-chi s-sei?" chiese Renata con labbra ancora tremanti, aveva freddo ed era sicura di aver già provato questa sensazione troppe volte negli ultimi anni.
"Io sono Amanda, faccio parte dell'Hydra." si presentò schietta. "Sono, diciamo così, il tuo capo, il tuo responsabile e la tua unica paura al momento." passò la mano sulla sua guancia constatando che era fredda come il ghiaccio.
La ragazzina non sembrava scalfita dalle sue parole, ogni volta c'era qualcuno di diverso al suo risveglio. "Dov'è mio padre?" chiese poi cercando di elaborare ciò che stava succedendo.
"Vedi, lui è morto." sussurrò la bionda al suo orecchio facendole venire i brividi. "È per questo sei qui."
Renata cercò di scuotere la testa, ma anche questa era tenuta ferma, alcune lacrime le rigarono le guance. "No." la sua voce sembrò soffocata. "Non è vero."
"Oh sì invece, tuo padre ha lavorato finché ha potuto. Ma anche i migliori cadono." le diede una pacca sulla spalla.
"T-ti odio." sbottò la castana con occhi di fuoco.
"E perché mai? Io voglio aiutarti tesorino, ecco perché d'ora in poi tu non avrai un padre ma solo una madre." aprì le braccia. "Io."
"S-sei f-fuori di t-testa?" corrugò le sopracciglia.
"Vedremo." Amanda poi guardò gli scienziati alle spalle della sedia. "Cancellatele la memoria."
"Cosa?" questa volta Renata riuscì ad urlare. "No! Lasciatemi andare luridi villani, se vi metto le mani addosso io-" ma non fece in tempo a finire che la macchina venne azionata e lensue urla di rabbia si trasformarono velocemente in urla di dolore.
"Tutta?" chiese semplicemente l'uomo.
"Tutta." confermò Amanda.
Esattamente 7 minuti dopo la macchina finì il suo lavoro. Renata Barnes riaprì gli occhi, ma al posto di urlare e cercare aiuto, si guardò intorno impaurita e confusa. "Dove sono?"
"A casa." rispose Amanda slegandole i polsi e poi le caviglie, poi le prese le mani e l'aiutò a mettersi in piedi.
"C-chi sei tu?" chiese la castana cercando di non cadere sulle sue ginocchia molli.
"Ma tesorino, io sono la mamma." Amanda l'abbracciò e Renata si ritrovò a ricambiare ancora confusa.
L'unica cosa che sapeva era che quella donna dai capelli dorati e il viso perfetto era sua madre e lei avrebbe fatto di tutto per starle vicina.
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