Over 2.5- Alessandro
Chiara è una ragazza rara, avevo sempre saputo fin dal nostro primo incontro, alcuni anni fa, che lei era diversa dalle altre.
É sempre stata imprigionata dentro il timore di non essere abbastanza, sentendosi in costante difetto.
Non è una di quelle ragazze abituate a stare al centro dell'attenzione, anzi si é sempre messa in un angolo, convinta che nessun ragazzo le avrebbe prestato interesse. Ha sempre pensato di non essere niente di speciale, con tante paranoie da far fatica a contarle.
É entrata nella mia vita piano piano in silenzio, in punta di piedi. Con la paura di soffrire ancora, ma ha deciso di affidarsi a me aprendomi il suo cuore.
Chiara é quella ragazza che la vita ha deciso di mettere sul mio camino. Io che non ho mai conosciuto l'amore, che quasi faticavo a crederci in quel sentimento. Ma con lei sento che qualcosa dentro di me si é smosso, facendo vacillare le mie certezze.
Ogni volta che mi guarda con quei occhi profondi, una parte di me si perde dentro di essi, come navigare nel mare.
Con quelle labbra piene ogni suo bacio è fuoco, brucia nel mio sangue e divora tutto quello che abbiamo intorno.
E in quel corpo, che lei crede imperfetto, vedo la bellezza di un fiore raro, di una gemma preziosa.
Noi siamo la pazzia che vale più di mille ragioni, la complicità di un linguaggio solo nostro, che gli altri non potrebbero mai capire. La nostra è in primis un'intesa mentale, intensa, tanto struggente che ti toglie il respiro.
Chiara ha preso il mio cuore e lo ha trattato come un diamante prezioso. Lei ama senza mezzi termini, donando tutta sé stessa.
Ho promesso a suo fratello che mi sarei preso cura di lei e l'avrei protetta ad ogni costo.
*
Il ristorante dove ho deciso di portarla ha uno stile Vintage. É un vecchio locale risalente agli anni 70 circa, come conferma il suo arredamento.
Chiara mi rivolge un sorriso luminoso, mentre prende posto di fronte a me. Ha indossato per l'occasione una camicetta rossa e dei pantaloni neri. I capelli, al naturale, le incorniciano il viso.
Studia il menù con aria concentrata, sfogliando delicatamente le pagine.
Mi ritorna in mente il nostro primo incontro, avvenuto alcuni anni fa, nel periodo in cui stavo mettendo la testa apposto e avevo smesso di fare casini; e dove lei cercava solo di essere accettata.
All'epoca non pensavo che tra di noi sarebbe nato qualcosa, se non una semplice amicizia.
<< A cosa pensi?>> Chiede, dopo che la cameriera ha portato le nostre ordinazioni.
<< A quando ci siamo conosciuti la prima volta. Eri davvero bella>> rispondo versandomi della birra.
Sgrana leggermente gli occhi.
<< In quel periodo stavo lottando con i disturbi dell'alimentazione. Posso solo immaginare quanto fossi bella con le felpe over, le occhiaie e mezza anoressica>> brontola.
Sbuffo, poi le prendo una mano.
<< Sono serio, ti trovavo carina già all'epoca>>.
Le guance le si tingono di rosso, non abituata ai complimenti.
Sfila la mano da sotto la mia e prende un pezzo di focaccia, che sbocconcella.
<< Eri un ragazzo fuori dagli schemi. Mi ha raccontato Andrea dei casini che hai combinato>>.
Scrollo le spalle, ripensando a quel periodo dove non amavo seguire le regole.
<< Facevo uso di droghe pesanti e ammetto anche di aver combinato parecchi guai, c'era sempre Mario a tarmarmene fuori. Gli devo molto>>.
Chiara si concentra sulla sua insalata di pollo, mentre ceniamo decido di parlare un po' più del mio passato.
Cosi tra un boccone e l'altro apro quella parte di me che non amavo mostrare, al di la dei miei amici.
Lei ascolta in silenzio, ogni tanto fa qualche domanda di circostanza.
<< Tu sei stata fortunata: hai una famiglia unita e un fratello che ti ama. Io invece ho sempre avuto solo mia madre e qualche parente da parte di lei. E soprattutto avevo tanta rabbia accumulata dentro. Ora quello stato c'é ancora, ma ho imparato che quando capita, la riverso nelle frasi che vanno a compore le mie canzoni.
Non più nella cocaina e nei disastri>>.
Finisco di raccontare e mi sento come se mi fossi liberato di un peso. Era una vita che non parlavo piú di quelle cose.
<< I tuoi amici sono la tua famiglia, con loro hai sempre potuto dire tutto senza essere giudicato>> dice lei dolcemente.
Ha centrato in pieno il discorso. Loro per me sono tutto, sono stati la mia ancora di salvezza quando ho toccato il fondo: Diego, Andrew e Andrea sono arrivati al momento giusto per farmi rimettere in carreggiata. Anche Mario ha dato il suo contributo, ma non mi ha mai giudicato, nonostante lo abbia trascinato in avventure folli.
Finisco di mangiare le trofie al pesto e propongo alla piccoletta di dividerci il dolce, una Cheescake ai frutti di bosco.
Sto aspettando il memento giusto per darle il mio regalo, appena l'ho visto stamattina ho deciso di comprarlo apposta per lei.
Mentre Chiara finisce di bere l'acqua, controllo l'ora sul telefono, che segna le 21.30.
Cosi chiedo il conto e lasciamo il ristorante.
Camminiamo tenendoci per mano sul lungomare, la brezza della sera le scompiglia appena i capelli. Lei sorride e irradia bellezza da ogni poro. Ed è proprio il suo sorriso che ha toccato per primo il mio cuore. Il suo profumo di miele riempie l'aria, rendendolo il mio preferito.
Mi fermo e l'afferro per i fianchi, perdendomi dentro i suoi occhi scuri come la notte. Con una mano gli sposto un ricciolo dalla fronte e ne percepisco la morbidezza.
<< Ti piaccio più al naturale o con i capelli lisci?>> Chiede con la solita incertezza che la contraddistingue.
<< Sei bella sempre Honey>> sussurro ad un paio di centimetri dal suo viso, vedendo le sue guance arrossire.
<< C'hai preso gusto con quel soprannome>> sottolinea con un piccolo sorriso che le incurva leggermente le labbra.
Mi stringo nelle spalle << Se vuoi posso chiamarti ancora piccoletta, come fanno gli altri del gruppo>.
La sua espressione muta in una smorfia divertita, mentre ribatte decisa
<< Non sono più piccoletta, ho ventisei anni>>.
<< Ma rimarrai sempre la più piccola del nostro gruppo>> ribadisco, facendo scendere la mano sul suo culo da favola, che palpo appena.
<< Pervertito>> mi schiaffeggia la mano con le dita, costringendomi a tirarla via. Al che le afferro il viso e premo le mie labbra sulle sue.
Siamo incuranti di dare spettacolo, troppo presi a goderci il momento. Le faccio schiudere le labbra, per poter intrecciare le nostre lingue. La sua bocca sa di mirtilli, visto il dolce che abbiamo condiviso.
Prima di staccarmi le succhio il labbro inferiore.
Mi avvolge tra le sue braccia e posa la testa contro il mio petto. Mi aveva confessato tempo fa che le piaceva stare abbracciata a me, la faceva sentire sicura. Le accarezzo i capelli, passando in mezzo ai suoi ricci. Sincronizziamo i nostri respiri, persi nella totale beatitudine del momento.
Se potessi fermerei il tempo in questo esatto momento, grazie a lei ho scoperto la bellezza delle piccole cose, che prima non vedevo. Sto conoscendo un sentimento sincero e non un attaccamento dovuto per lo più alla mia fama e al mio successo.
<< Che bella coppia felice>>. Una voce dall'accento inconfondibile fa sobbalzare Chiara. La sento rabbrividire tra le mie braccia e capisco subito con chi abbiamo a che fare.
La sposto appena dietro di me, mentre punto lo sguardo contro il nostro interlocutore. Christian ci sta fissando con un'espressione indecifrabile.
<< Hai finito di dare fastidio alla mia ragazza? So dei messaggi che le hai mandato con il nuovo numero>> il mio tono ora è cupo. Vedo un lampo passargli negli occhi, ma è fugace.
<< L'hai sempre voluta, vero Alessandro?>> incalza allusivo, con il suo marcato accento spagnolo << Me ne ero accorto quel giorno alla partita come la guardavi, non sono mica idiota come i tuoi amici. Ti rodeva tantissimo che lei avesse scelto me>>.
Stringo le mani a pungo, mentre Chiara afferra il mio braccio destro, come se fosse un sostegno.
<< Tu il buonsenso lo hai lasciato in Venezuela. L'hai sempre screditata, facendola sentire inferiore. Volevi avere il controllo sulla sua vita ma, la cosa che più mi fa incazzare, è che per te era solo una scopata, non ti fregava un cazzo di lei e dei suoi sentimenti, ti sei avvicinato per via di suo fratello. Volevi approfittare della sua fama per un tornaconto personale, dato che nessuno caga le tue canzoncine da due soldi, o sbaglio?>>.
L'ho punto nel vivo, vedo che incassa il colpo, facendo una smorfia. Sposta il peso da un piede all'altro, mentre infila le mani nelle tasche dei jeans. Rivolge poi la sua attenzione a Chiara
<< Due mesi che ci siamo lasciati. Ho provato a chiederti scusa, ma mi hai ignorato e ora te la spassi con lui? Sei proprio una puttana, Chiara>> spunta con risentimento.
Scatto in avanti e con un pugno lo colpisco in pieno viso, lui arretra di qualche passo. Batte qualche volta le palpebre, come se non realizzasse in pieno quanto accaduto. Mi avvicino e lo afferro per la polo.
<< Chiamala ancora puttana e ti giuro che vai a casa con un occhio nero brutto coglione>> gli sibilo a poca distanza dalla faccia.
Non ho paura di quelli come lui, i fighetti figli di papà convinti che tutto gli sia dovuto. Era proprio con loro che la maggior parte delle volte mi azzuffavo in passato.
Lo lascio andare e vedo che deglutisce, ancora incredulo per quanto accaduto. Deve leggere la rabbia che mi monta dentro, visto che non spiccica parola o altro. Non sono un tipo violento, ma nessuno deve offendere le persone a cui tengo.
<< E se le dai ancora fastidio ti denunciamo per stalking. Non vuole più avere a che fare con i tuoi comportamenti tossici volti solo a renderla vulnerabile>> alzo un dito, come monito.
Annuisce con foga e si gira incamminandosi da dove è venuto, finché non diventa un puntino indistinto.
Mi volto verso Chiara, ha gli occhi lucidi. La prendo tra le mie braccia e la cullo, con me lei sarà sempre al sicuro.
Decido di portarla sulla spiaggia, lei é scossa da quanto è appena accaduto, ma come biasimarla?
Ogni passo affonda sulla sabbia, mentre la porto vicino agli ombrelloni chiusi. La notte é calata intorno a noi, l'unica fonte di luce proviene dalla luna che si specchia nella maestosità del mare.
Prendo dalla tasca dei pantaloni la scatolina con dentro il suo regalo e gliela porgo. Lei la fissa imbambolata, colta totalmente alla sprovvista.
Le faccio cenno di prenderla, cosi ubbidisce e quando la apre dentro trova un ciondolo che raffigura la Ghiandaia Imitatrice, simbolo del film Hunger Games.
<< É sempre il tuo film preferito?>> Chiedo, mentre lei fissa il ciondolo.
Annuisce appena. Prendo la collana e, scostandole i capelli, gliela aggancio al collo.
<< É davvero un bellissimo regalo, grazie>> soffia leggera.
<< Honey mi hai fatto perdere completamente la testa>> mormoro accarezzandogli le labbra con la punta del dito.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro