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Notte a Palmaro- Chiara

"Lei da sola, lucidalabbra rosa
Carica la sua IQOS come fosse una pistola
Scorre con l'unghia lunga, il rumore fa "tac-tac"
Me la vedo e già provo a immaginarmela sul clap
Lui distante, scende a vender due canne
Pantaloncino camo, guarda male una volante
Deve contare soldi, passa e si butta in quel bar
Ancora non sa che è davanti all'università".

Bresh- Il meglio di te



Alessandro è sparito in doccia, lasciandomi campo libero. Voglio fargli assaggiare una ricetta che ho scoperto da poco guardando i programmi culinari che ama tanto seguire Angela, delle belle linguine al limone e basilico. Molto estiva.

Dopo aver pesato sulla bilancia 80 grammi di pasta per me, che cucino a parte, inizio a dedicarmi alla preparazione del piatto.

Divido a metà un limone su un tagliere, ne spremo il succo che raccolgo in un bicchiere, dopodiché prendo una padella e la adagio sul fornello. Metto a sciogliere il burro e grattugio una parte di scorza del limone. Aggiungo il suo succo, insieme a del formaggio.

Una volta formata la cremina, spengo la padella e preparo la pasta.

È la seconda volta che ricreo questa ricetta, per ricordarmi i passaggi fondamentali me la sono cercata su Google.

Quando la pasta è pronta, scolo l'acqua e aggiungo la cremina insieme a delle foglie di basilico e mescolo con cura.

Non mi sono accorta del ritorno di Alessandro, finché non mi sono girata per portare i piatti a tavola. Ha i capelli ancora umidi e indossa solo un paio di pantaloncini corti.

I miei occhi scivolano lungo il suo fisico e deglutisco a vuoto, mentre sento uno strano fremito nel basso ventre.

<< Ho sentito odore di limone ed ero curioso di vedere cosa combinavi>> cerca di togliermi dall'imbarazzo con un mezzo sorriso.

<< I-Io ho finito>> balbetto. Ma che diavolo mi prende?

Mordo l'interno della guancia, cercando di non passare per stupida e fisso i piatti che ho in mano.

<< Bene, vado a finire di rivestirmi>> dichiara scomparendo poi alla mia vista.

Sospiro e porto i piatti in tavola, aggiungo due bicchieri e dentro al frigo trovo del vino bianco.

Non dovrei sentirmi in imbarazzo davanti al mio amico, l'ho sempre trovato un bel ragazzo. Ha un fisico della madonna, su questo non ci piove.

Svito il vino e mi verso un bicchiere, magari riesce a fermare questi miei ormoni impazziti tutti in una volta.

Alessandro torna con indosso una t-shirt bianca con la scritta Paris in nero, prende posto di fronte a me e cominciamo la cena.

<< Devo intuire che sei tu a cucinare solitamente, o sbaglio?>> cerca di avviare una conversazione.

<< Io e Angela ci dividiamo i compiti in casa, comunque si, solitamente io cucino. Lei è più portata per dolci e biscotti>>.

<< Buono a sapersi, almeno posso sfruttarti per cucinare altro. Sono così negato che mi affido a piatti già pronti>> confessa con schiettezza.

Prendo un sorso di vino, che apprezzo subito. Bello liscio, perché non lo amo frizzante.

Finisco il mio piatto e mi guardo in giro, si sente distintamente il rumore del ventilatore attaccato al soffitto.

<< Sai cosa mi piace di te? Questa semplicità che ti contraddistingue.

Non hai grilli per la testa, come la maggior parte delle ragazze che ho conosciuto. Ti vesti senza voler apparire per forza. Non ti senti perfetta e passi la maggior parte del tempo a sentirti insicura. Però sei la persona più dolce e sensibile che conosca. Ti affezioni facilmente e cerchi sempre il lato buono nelle persone, ma questo non vuol dire che sei ingenua, solo che sei fatta così>>.

Appoggia i gomiti sul tavolo e mi fissa, le nostre iridi si incastrano e noto un bagliore passare nel suo sguardo.

Nessuno mi aveva mai detto queste parole e di certo non pensavo che le avrebbe dette lui. Ci conosciamo da tantissimo tempo. Lui è l'unico che riesce a leggermi dentro, gli altri non ne sono mai stati in grado.

Svuoto il mio bicchiere, non sapendo che piega prenderà la conversazione. Lui non aggiunge altro, forse per permettermi di assimilare meglio quelle parole.

Sparecchio e lavo i piatti, concentrandomi su questi semplici gesti. Ripongo tutto al loro posto, dopo aver asciugato con un canovaccio, sentendomi i suoi occhi addosso.

Quando mi volto lo trovo seduto sul vecchio divano contuso, mi fa cenno di prendere posto accanto.

Mi avvicino titubante, mordendomi il labbro inferiore. Sprofondo accanto a lui e fisso il pavimento.

<< Sai che non ti obbligo, ma aprirti può farti solo bene>> dice. Con un gesto delicato mi accarezza una guancia e sento il sangue ribollirmi.

Schiarisco la voce, consapevole che ormai devo liberarmi definitivamente.

<< Christian sembrava un bravo ragazzo all'inizio. Il primo mese andava tutto bene ed ero felice. Uscivamo insieme, mi faceva qualche regalo. Cose da fidanzati.

Già al secondo mese però le cose hanno iniziato a cambiare un po' per volta, ci capitava di avere delle discussioni, per via del suo carattere non proprio tranquillo. Tendeva ad essere spesso nervoso e, durante le discussioni, per di più su cose banali, tendeva ad umiliarmi, mi faceva sentire inferiore.

Poi si calmava e mi chiedeva scusa. Dava la colpa allo stress per lo studio al conservatorio. Gli credevo, perché vedevo con i miei occhi quanto avesse da studiare.

Era una persona tossica, ma non lo avevo capito subito. Stavamo bene per un po' ma alla fine cadevamo sempre in quel circolo vizioso. Non mi ha mai picchiato, che sia chiaro. Eppure il suo modo di fare mi feriva dentro.

Avevo messo anima e cuore in quella relazione, anche se da parte sua non posso dire la stessa cosa. Lo perdonavo sempre, almeno finché non c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Un giorno lo sentì parlare al telefono con un amico, ero a casa sua ed ero appena uscita dal bagno. Decisi di origliare, anche se non è una cosa giusta, ma volevo capire cosa gli passasse per la testa.

Te la faccio breve: Christian si era avvicinato a me solo per un suo secondo fine. Era già parecchio tempo che provava a fare carriera con il canto. Essendo io la sorella di Andrea Brasi lui l'aveva vista come una possibile opportunità di carriera.

Si era autoconvinto che se avesse fatto la giusta pena, Andrea avrebbe potuto aiutarlo.

Non c'ho visto più: finita la chiamata sono entrata nel grande salone e gli ho fatto una scenata.

Fu sorpreso, non si aspettava che avessi sentito ogni cosa. Gli dissi chiaramente che non volevo più saperne di lui e me ne andai>>.

Confessare queste cose mi fa sentire più leggera, forse era proprio quello di cui avevo bisogno.

<< Che grandissimo coglione> sbotta il mio amico. Con la coda dell'occhio vedo che si passa una mano tra i capelli, abbastanza irritato.

Mi alzo per versarmi un bicchiere d'acqua, dato che mi è venuta la gola secca. Quando torno a sedermi Alessandro mi attira a sé, finisco con la testa appoggiata alle sue gambe e i capelli che formano un ventaglio tutto intorno.

Si è alzata la canottiera che scopre un pezzo di pelle, non faccio neanche in tempo a sistemarla che lui inizia a disegnare piccoli cerchi immaginari con le dita.

Quel tocco brucia la mia pelle lasciandomi a corto di fiato.

<< Honey devi solo trovare qualcuno che tenga davvero a te>> mormora.

Rimango meravigliata da come mi ha chiamata, di solito sono sempre stata "Piccoletta" essendo la minore del gruppo di mio fratello. Oppure mi chiamavano Kia.

<< Tu ieri a Santa Margherita hai accennato al poter creare un legame con una ragazza. Hai trovato qualcuna che possa spingerti a costruire qualcosa?>> Cerco di mantenere un tono di voce ferma, anche se non so quanto ci sia riuscita.

Continua ad accarezzare la mia pelle, mentre mi risponde

<< Penso proprio di aver trovato quella ragazza>>.

Dovrei essere felice per lui, d'altronde siamo amici. Eppure dentro di me sento crescere una piccola delusione.

Smette di accarezzarmi e sistema la canottiera, si piega su di me per stamparmi un bacio in fronte. Ha preso questo vizio dalla mattina del nostro risveglio sulla spiaggia.

Il calore delle sue labbra mi provoca piccoli brividi lungo la schiena, inalo il suo profumo facendolo mio.

<< Resta a dormire qui stanotte>> soffia a pochi centimetri dalla mia bocca, non mi ero resa conto che fossimo così vicini.

Alzo un sopracciglio, cercando di dare un senso a questa richiesta. È vero che abbiamo già dormito insieme sulla spiaggia, anche se non era voluto. Tra le sue braccia quella sera stavo bene, rilassata e avevo accantonato i miei problemi, tanto da essermi addormentata.

Vedendo la mia esitazione, aggiunge

<< Ti accompagno io al lavoro domani>>.

I nostri respiri si mescolano tra di loro per via della nostra vicinanza. A questa distanza potrei baciarlo, sentire il sapore delle sue labbra.

La mia vocina interiore, però, mi ricorda che siamo solo amici. Che cazzo di pensieri faccio?

<< D'accordo, ma non ho niente da mettermi>> bisbiglio.

Con un sorriso mi fa alzare, mettendosi in piedi a sua volta.

<< Ti do qualcosa di mio>> dice e si avvia verso la sua camera.

Gli trotterello dietro, mordendomi l'interno guancia. Alessandro apre un cassetto e mi porge una maglia azzurra con il logo della Nike.

Gliela sfilo di mano e mi chiudo in bagno per cambiarmi. Per fortuna la t-shirt è lunga, mi arriva fino alle ginocchia, coprendo le mie imperfezioni.

Torno in camera e mi infilo nel letto, poso la testa contro il suo petto, come ho fatto in spiaggia e mi faccio stringere tra le sue braccia. 



Angolo autrice: amo lasciarvi nell'attesa ragazzi è più forte di me, se no che gusto c'è?

La strofa della canzone che trovate all'inizio del capitolo è di Bresh, mi piace lasciare qualche citazione a canzoni della Wild Bandana. 


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