Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Il dolore

Benedict guidò tra le auto in colonna ignorando i clacson degli automobilisti impazienti. La sera incombeva e la gente tornava a casa frettolosa. Attraversò la città di Londra con loro due nel sedile posteriore stretti l'uno all'altro. James aveva riacquistato stabilità e appariva sereno. Era tornato con il fratello visto che non era del tutto lucido.

Preoccupato le strinse la mano infreddolita, le sue spalle così sottili sembravano appesantite, lo sguardo era perso nel vuoto.

La osservò per un lungo minuto.

"Ben, fa in fretta, Amber deve riposare. Vorrei che chiedessi a Gabriel di vederla." Il maggiore assentì con il capo.

Lui avvertì lo stress della giornata, si massaggiò lo stomaco.

Gli toccò il polso preoccupata.

"Stai bene? Hai mangiato a pranzo?" le chiese con il volto teso.

Sorrise scuotendo la testa. "Non molto, ma lo sai qual è il mio punto debole. Non stare in pensiero, posso sopportare."

Le passò il braccio sulla spalla e l'attirò a sé con dolcezza.

Le accarezzò i capelli. "Presto sarai a casa e potrai riposare."

Lei fece un sorriso arrendevole e si rilassò al suo fianco.

Quando arrivarono, si preoccupò di sostenerla ma la giovane si allontanò.

"Non sono così fragile," mormorò.

Ben, dopo essere entrato nell'appartamento, rimase in cucina e parlottò al cellulare con Gabe, lo avvertì che lo avrebbero aspettato.

La seguì in camera, si passò la mano sulla fronte più volte, mentre lei si accomodò nel letto.

"Non ti obbliga nessuno a restare James, e adesso sto meglio."

Non provò a dissuaderlo, anche se stavano male entrambi.

"Rimango fino all'arrivo di Gabriel, si occuperanno loro di te. Poi me ne andrò." Sussurrò afono.

La donna guardò verso in basso.

"D'accordo, la scelta è tua."

Si sedette e le prese le mani.

"Non è per te, né per la piccola che me ne vado. Ci siamo ripromessi di ricominciare. Quindi lo farò, ti amo e voglio che il nostro amore sia solido."

"Ho capito. Io starò bene." Farfugliò trattenendo le lacrime.

Le scostò i capelli neri con un gesto pieno di affetto, era tutto ciò che poteva dargli in quel momento.

"Non ti abbandono, sai che abito qui sotto. Ora ho un lavoro e mi impegnerò a mantenerlo. Non sto scappando."

Affermò mentre nel volto sentiva salirgli il calore.

"Lo so. Anch'io ho bisogno di tempo per sistemarmi."

Alzò la testa, non voleva pietà né tenerlo stretto in un rapporto che non fosse reciproco.

"Mi sento stupido per ciò che ho pensato di Lise e di te. Devo smetterla di farmi abbindolare dalle cattiverie dei Wallace."

Sorrise, doveva assolverlo e capirlo, gli accarezzò la guancia. "Non metterti nei guai, sai che io ci sarò."

Il campanello suonò, Gabe era arrivato. Il giovane titubò, le mani si strinsero con forza quelle della donna, necessitava di un altro minuto.

"Baciami Amber." le propose con la voce incrinata.

Lo guardò sorpresa ma non si sottrasse, gli posò un bacio leggero sulla bocca.

Avrebbe voluto trattenerla, urlargli di perdonarlo per quello che pensò di lei, ma si fermò per rispettare la sua decisione e non andò oltre.

Le loro labbra si staccarono.

"Ti amo e imparerò a voler bene a Lise."

Si alzò barcollando e andò verso la cucina con le spalle pesanti. Sarebbe stato bello coccolarla, stringerla a sé, parlare della figlioletta, ma si sentiva di nuovo il ragazzino perduto di tanti anni prima, quando c'era il fratello che lo guidava. Doveva diventare un uomo che si prendesse le sue responsabilità visto che la bambina sembrava avere uno spazio prepotente anche dentro al suo cuore.

Gabriel lo aspettava, la borsa appoggiata sul tavolo, lo sguardo severo. Benedict rimase in piedi vicino alla finestra.

Il cognato, che portava ancora i segni della rissa, non disse una parola, James gli vide passare una sorta di doloroso rimpianto nel volto. Forse ora capiva la sua difficoltà.

Fu il giovane a spiegare a entrambi ciò che successe quella mattina: l'ambita possibilità con Roberts, la rottura con il socio, ma soprattutto si soffermò a descrivere l'inadeguatezza a reggere il rapporto con la nuova compagna. Ma non accusò nessuno dei due di avergli taciuto della piccola. Comprese la riservatezza della donna che amava. Alla fine, sospirò e terminò l'energia residua.

"Questo è tutto. Gabe prenditene cura, deve mangiare e riposare. Ben non preoccuparti, è ora per me di staccarmi dai Wallace in modo definitivo, ma ho la necessità di continuare la causa contro Henry. Mi aiuterai?"

"Senza alcun dubbio, fratellino. Ho già inviato la denuncia, il resto lo faremo insieme."

Si pizzicò la pelle all'altezza della gola e sentenziò.

"Allora d'accordo, perché è ciò di cui Jacob ha bisogno, e io voglio lavorare tranquillo."

Il cognato annuì. "Avrai tutto l'appoggio necessario." Lo avvicinò. "Stai bene? Hai un'aria bastonata!"

"Amber non si merita un ragazzino stupido, hai ragione Gabriel devo mettere ordine nella mia vita."

"Farete le vostre scelte con più calma, sai che vi aiuteremo. Io ho imparato la lezione, scusami ragazzo." Gabe gli appoggiò con affetto la mano sulla spalla.

Intervenne il fratello. "Lise è una bambina dolcissima, devi conoscerla e ti garantisco che facile affezionarsi. Lo abbiamo fatto entrambi."

"La incontrerò presto, stanne certo Ben."

Lanciò un'occhiata alla porta della camera dove c'era la ragazza che amava, si toccò la nuca.

"Scusatemi ancora." Balbettò prima di andarsene.

James scese nella nuova stanza, la signora Mallory lo accolse con uno sguardo sorpreso. Nonostante l'invito a cenare con un sandwich, declinò cortesemente, spiegando di essere stanco e che la mattina successiva doveva alzarsi presto. In realtà, non sentiva alcun appetito dopo gli eventi accaduti; preferiva evitare di mangiare, date le sue esperienze passate.

La ringraziò per la premura e si diresse verso la camera. Voleva solo riposare e riflettere, fece una doccia veloce, indossò il pigiama e si lasciò cadere sul letto. Poteva interessarsi a un libro ma finì per fissare il soffitto, lasciando che il volto di Amber, le sue labbra, il corpo delicato, si affacciassero nella mente.

Prese il cellulare e fissò lo schermo con il suo nome, le mandò la buonanotte.

Lei ricambiò quasi subito.

L'ultima cosa che sentì mentre si assopiva fu il ronzio del televisore della padrona di casa.

*************

Da quel giorno iniziò una routine che avrebbe contrassegnato tutte le settimane successive. Al mattino si alzava di buonora, andava a trovarla per assicurarsi che stesse bene, condividendo insieme la prima colazione.

Si sistemò nel nuovo ufficio, chiedendo a Gwen se volesse seguirlo, la segretaria quel rapporto di fiducia che era mancato per l'influenza del suocero.

Lavorava tutto il tempo e prese l'abitudine di pranzare in mensa, rientrando alla sera. A volte cenava in un piccolo pub poco affollato presso la Main street, anche se la giovane insisteva che salisse. Per i primi tempi declinò l'invito per non pesarle troppo, ma comunque, sul tardi, le faceva visita per augurarle la buonanotte e bere un caffè.

Grazie all'aiuto di Benedict, Amber, trovò impiego come interprete alla biblioteca medievale di Oxford, abbandonando quel discutibile lavoro. Accettò l'offerta sentendo il sostegno e la vicinanza di tutti loro. Era consapevole che lui le sarebbe stato al fianco in qualsiasi caso. Il salario era più che soddisfacente, il che le permise di acquisire maggiore fiducia in sé stessa. Si dimostrò sempre attenta e preparata, tanto che Ben cominciò a fare affidamento su di lei per i suoi studi storici.

La giovane decise di mantenere l'appartamento fino a quando non avesse potuto trasferirsi, ma lui già progettava di condividere una nuova casa con lei e la bambina.

Tutti questi cambiamenti lo resero orgoglioso di sé e lo motivarono di più, inoltre, tutte le carte del divorzio erano quasi pronte.

Presto divenne una consuetudine fermarsi per trascorrere qualche ora insieme davanti a un programma televisivo. Durante quei momenti, le parlava del lavoro di avvocato e la compagna gli raccontava di Lise e dei suoi progressi.

Condividevano i problemi legati al diabete della bimba, discutendo delle visite mediche e delle difficoltà incontrate. James ascoltava con attenzione, in attesa del momento opportuno per conoscere la piccola, mentre la madre si adoperava per facilitare il loro primo incontro.

Si stavano riavvicinando senza fretta, godendo di una quotidianità che diventava familiare.

Sembrava che finalmente le cose si stessero sistemando. I Wallace avevano deciso di allontanarsi dalla città, una mossa inaspettata che aveva portato un senso di calma. Le settimane volarono via, il dolore e i rimpianti iniziarono a scemare.

Tutto procedeva per il meglio, fino a quella mattina della riunione dei soci.

*************

James si svegliò presto, chiamò Roberts avvertendolo che avrebbe raggiunto l'ufficio in tarda mattinata e che sarebbe stato disponibile per l'incontro. Si vestì con cura, indossò un completo blu, con una camicia bianca. La cravatta grigia con piccoli disegni geometrici: doveva fare una buona impressione. Si ravvivò i capelli e salì da Amber.

Suonò il campanello per tre volte come al solito. Gli aprì la porta con un sorriso sincero.

"Ciao, stai bene?" Le baciò la guancia. "Vai a Oxford oggi? Benedict sarà impaziente."

"Quindi lo sai che dobbiamo tradurre dei manoscritti francesi?" disse ridendo, " é così preso da quei testi, che non mi dà pace."

"Lo conosco, ti metterà fretta e ti farà arrabbiare. Non sa fermarsi sui nuovi progetti."

La giovane alzò la mano per scacciare l'idea. "Oh ma starò attenta e lo terrò a bada."

Si accomodarono in cucina, lo osservò compiaciuta.

"Hai un aspetto raffinato! Sono un pò gelosa."

Si fece serio, sapeva che si sarebbe rattristata per ciò che le avrebbe detto.

"E' una giornata importante, c'è l'assemblea dei soci, Jacob liquida Wallace."

Il minuto corpo femminile fu preso da un tremore e il volto cambiò espressione.

"Quello è un animale, non oso pensare alla reazione che avrà."

Le posò le dita sulle labbra. "Non darti pena donna, il mio ufficio è nello stabile di fronte."

L'aiutò prendendo le tazzine che traballavano nelle sue mani delicate.

Lo invitò a sedersi al tavolo della cucina, cercando di attenuare la preoccupazione. Un pallido sole filtrava dalla finestra e sembrava avvolgerli, il profumo di lavanda inebriava i loro sensi.

"Quindi oggi ricevi l'incarico ufficiale?" chiese con un misto di orgoglio e inquietudine.

"Sì, ho già avvertito Roberts che inizierò più tardi."

Taciturna, scaldò del tè Earl Grey, preparò la tavola, sistemò due graziose tovagliette a fiori, le tazze e i biscotti.

"Nel pomeriggio vai da Lise?" fu lui a rompere il silenzio.

"Sì, passerò un po' di tempo con mia figlia, la signora che se ne occupa, va a trovare la sorella."

Iniziò a stropicciare la stoffa della tovaglia, e lui, posò la mano sulla sua cercando di placarla.

"Sarà contenta di vederti! Dove la porti?"

La giovane scosse i lunghi capelli.

"Al parco, ha una passione per le anatre." Rise divertita. "Quando la conoscerai ti dirà il nome di ognuna."

"Deve essere piacevole stare con lei, mi sento un idiota per non averla ancora conosciuta."

"Non devi scusarti, sono colpevole anch'io per come è andata"

"Farò del mio meglio, vedrai." Si alzò e le baciò la guancia, "grazie per esserti presa cura di me. Ora devo andare."

Lo accompagnò alla porta.

"Conto di vederti stasera." disse mentre lo sguardo tradiva l'angoscia per la riunione in ufficio.

"Ci sarò." le rispose con fermezza, anche se avvertiva il peso della giornata.

Lo abbracciò forte, affondò il volto sull'incavo del collo e sussultò.

James con movimenti circolari, le accarezzò la schiena per liberarla dall'ansia.

"Dopo quello che ti ha fatto, Wallace dovrà accettare la situazione. Roberts mi sostiene in tutto. Sai che ti dico? Quando torno usciamo e ceniamo insieme con Lise, se vuoi."

La donna si staccò, negli occhi un velo di malinconia e felicità per quella decisione aspettata a lungo, lo sentiva più sicuro e pronto a conoscere la figlioletta.

Le sfuggì dalle labbra un sorriso malizioso e lo tirò dolcemente verso di sé. Lui si lasciò condurre nel suo spazio, la circondò con le braccia, con una mano le avvolse la spalla e l'altra la posò sulla parte bassa della schiena, attirandola al suo corpo. Sapeva che era tesa ma, in quel momento, la sentì sciogliersi mentre inspirava il suo profumo maschile.

Con un gesto inaspettato Amber lo afferrò per la nuca, i loro respiri si mescolarono, premette le labbra alle sue reclamando quel bacio che gli mancava da tempo.

Stordito, la ricambiò, la sua bocca era calda e accogliente, aveva la dolcezza del Earl Grey.

Si saziarono entrambi in quello scambio impetuoso.

Ansimò staccandosi dal suo viso accalorato.

Appoggiò la guancia sulla sommità della fronte e la dondolò premuroso.

"Ragazza francese ti amo, non sai quanto." Lo osservò, lasciò scivolare le mani fino alle sue spalle forti.

"Anch'io ti amo, non scordarlo. A stasera, Lise sarà impaziente."

"Se è per questo, anch'io! Ora dovrei andare." Rilasciò il respiro che non si era reso conto di aver trattenuto. La giovane ridacchiò con il volto gioioso.

Senza aggiungere altro, come se fosse troppo difficile, la guardò per un attimo e se ne andò.

Scese le scale in fretta sorridendo appagato.

Eppure, qualcosa lo tormentava, una percezione di perdita, la stessa che provò alla morte dei suoi genitori. Pensò a Benedict e a ciò che avevano passato.

Non poteva essere un presagio, forse era la tensione della giornata.

Arrivò alla struttura che ospitava il nuovo ufficio che era connesso all'edificio principale attraverso corridoi interni.

Dopo aver salutato Gwen, si sedette alla scrivania e si dedicò al lavoro per gran parte del giorno.

Nel tardo pomeriggio, durante una breve pausa pranzo in mensa, vide arrivare Henry a bordo della Jaguar nera e provò una sensazione di fastidio, si rese conto che la sua carriera era agli sgoccioli con la denuncia dell'incidente di Ben.

Lo osservò indugiare nell'auto agitandosi al cellulare, sembrava già fuori controllo. Era un violento che in certi casi non si frenava.

Si chiese quale sarebbe stata la reazione all'estromissione dalla società. Di sicuro sapeva già qualcosa del posto prestigioso che ora occupava nella azienda di Roberts.

In quelle settimane venne a conoscenza di numerose frequentazioni di Margot ma nessuna andata a buon fine. Del ex suocero gli dissero che da quando era tornato, manifestava una crescente irritazione anche con i clienti.

Aveva già avuto qualche screzio con il socio anziano, ma lui rimase ai margini. Almeno fino ad oggi.

Sbuffò per liberarsi dall'ansia, chiamò Amber; voleva ascoltarne la voce, cercando rassicurazione, ma il senso di vuoto persisteva, senza che ne capisse il motivo.

Le assicurò il ritorno in tempo per la cena, ma l'inquietudine non lo abbandonò.

Presto la delibera del consiglio dei soci sarebbe diventata realtà.

Attese ansioso, anche se riuscì a sbrigare qualche pratica interessante.

Jacob gli telefonò sul tardi, il timbro rauco, segno che la riunione era stata parecchio combattuta.

"Wallace non ha ceduto facilmente. Alla fine, ho vinto ma non ha preso molto bene il fatto che lei rimasto nella compagnia. Mi ha imposto, in modo assurdo, di cacciarla." Fece una pausa, sbuffando nervoso. "Non rimanga da solo in queste ore, non mi è sembrato in sé." sottolineò cupo. "La raggiungo per metterla al corrente delle decisioni prese dal consiglio, e tenerla al sicuro."

Per nulla impaurito, rispose deciso. "Starò attento non si preoccupi, l'aspetto."

Ma la mente era rivolta alla famiglia e l'ansia temendo che riversasse la sua ira su di loro.

Per questo non ebbe timore e fu sollevato quando se lo ritrovò davanti rosso in volto.

Evitò sgarbatamente la segretaria che tentò di fermarlo. Mantenne la calma mentre iniziò a offenderlo.

"Piccolo arrivista bastardo! Ce l'hai fatta a restare qui dentro." lo assalì gridando.

James rimase al di là della scrivania.

"Ti sei seppellito da solo Henry, ne hai fatte troppe e sei riuscito a stancare perfino Roberts." si alzò in piedi, ma restò fermo al suo posto.

"Voleva un pretesto e tu sei stato pronto a darglielo." Urlò l'ex suocero furioso.

"Ti sei rovinato con le tue stesse mani! Chi ha spinto Benedict? Chi ha costretto Margot a odiarmi?" Incurante della furia dell'uomo, lo tenne a bada sapendo dell'arrivo di Jacob.

"Sta zitto bastardo." fece il movimento di avvicinarsi, ma alzò il braccio e lo fermò.

"Guardati alle spalle." Il principale arrivò trafelato con due guardie di sicurezza, questo gli permise di riprendere tempo.

Il dirigente anziano, rapido, si sistemò tra i due e cercò di calmarlo.

Esordì con voce aspra. "Ti prego Wallace, non complicarmi le cose. Esci di qua, la tua liquidazione l'hai avuta. Non farti cacciare in strada."

L'ex suocero, furioso, puntò il dito verso James. "È stata tutta colpa sua" si girò imprecando contro il socio, "e tu non aspettavi altro che il suo appoggio."

"Henry, ne abbiamo già parlato, ora basta sei fuori dalla società. Non è stato per Emory ma per il tuo comportamento scriteriato nella gestione dell'azienda."

Lui grugnì scuro in volto, si girò, parve che se ne andasse ma di scatto si voltò e senza preavviso estrasse la mano destra dalla tasca.

Videro un oggetto metallico luccicare.

"Non l'avrete vinta nessuno dei due." Gridò puntando una piccola arma sul socio.

Lo sparo fu assordante. Jacob fu spinto di lato da una guardia ma lui rimase in piedi sulla traiettoria.

James si sorprese per l'urto violento che avvertì e la sensazione di nausea, barcollò e cadde dietro alla scrivania. Sentì il freddo del pavimento sulla schiena che lo fece rabbrividire.

Ci furono altre esplosioni, seguite da un frastuono di vetri infranti, urla di persone, tra cui quelle di Wallace.

Fu invaso da una fitta lancinante e dalla percezione di un calore appiccicoso sul corpo. Provò a toccarsi ma delle mani lo afferrarono e lo tennero stretto.

Qualcuno gli parlò, forse urlò, ma non riusciva a capire né a rispondere. Tutto gli sembrava così assurdo, così irreale.

Aveva un appuntamento: Doveva alzarsi e portare a cena Amber e Lise. Si sarebbero preoccupate.

"Devo andare da loro.." mormorò in un soffio riconoscendo e afferrando la mano di Jacob.

Il dolore divenne intenso, la luce sembrò perdere brillantezza, la stanchezza lo vinse. 

E fu il buio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro