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Rosso

"BASTA" gridai uscendo allo scoperto.
All'improvviso si fermarono tutti. Mio padre, nel vedermi, mollò le armi e venne  ad abbracciarmi piangendo "credevo di non rivederti mai più, Isabel" mi disse con la voce tremante.
"Quella è mia figlia, Shivani" questa volta Gahege sembrava deciso come non mai.
"Perché tu, la mamma e i miei fratelli non mi avete mai detto nulla?" Chiesi a mio padre tra le lacrime. Volevo la conferma che non centrassero nulla con la morte di mio fratello. Nel profondo lo sapevo, ma volevo sentirlo dire da lui.
Così mi raccontò che mi avevano trovata svenuta, piena di sangue e abbandonata in una vita e avevano deciso di salvarmi, mantenendo il segreto.
A quella rivelazione si alzò un brusio provenire dalla squadra di mio padre "siete dei traditori! Avete portato nella vostra casa una nemica!" Qualcuno stava cominciando ad accusare la mia famiglia e adesso erano tutti contro di noi.
Sentii uno sparo e un tonfo. Mi voltai.
La scena si ripeteva. Adahy era a terra, immobile. Il suo sangue scorreva e con esso anche le mie lacrime.
Cominciai ad urlare di dolore. Andai correndo verso di lui, lo presi tra le braccia scuotendolo per farlo restare sveglio "Shivani, salvaci. Solo tu puoi farlo." Il sangue non smetteva di scorrere e ancora una volta mi sentivo importante "tuo fratello, Enapay, era coraggioso. Come dice il suo nome. Devi esserlo anche tu, sii forte" chiuse gli occhi.
Basta.
Presi la sua lancia che era caduta accanto a lui e la tirai con tutta la mia forza colpendo uno dei nemici. Ormai non ci vedevo più dalla rabbia.
Adahy.. Mi aveva salvata la vita e per colpa mia ora giaceva a terra senza vita.
I nemici si mossero e cominciarono a sparare. Noi cercammo di nasconderci più in fretta possibile dietro le piante per non farci vedere, ma loro continuavano a sparare.
"Shivani ascolta, dobbiamo ritirarci o moriremo tutti" mi disse Gahege "Adahy era come un figlio per me e adesso non c'è più.. Non voglio perdere anche.. " si bloccò all'improvviso e spalancò gli occhi "Gahege che ti succede?!" Gli chiesi preoccupata. Poi guardai i suoi vestiti che ti riempiva di rosso.
Non poteva succedere. No. NO!
Stavamo cadendo tutto uno dopo l'altro, la mia rabbia mista a dolore saliva sempre di più ma non sapevo come salvarci! Volevo vendetta. Per mio fratello Enapay, per Adahy, per mio padre, Gahege e per tutta la mia gente, che aveva subito abusi fino ad a quel giorno. Ma non poteva continuare così.
Non volevo più vedere scorrere sangue e sofferenza.
Ebbi un'idea improvvisa: dovevo arrivare dall'altro lato del lago senza farmi vedere dai nemici e sorprenderli alle spalle, così da farli lanciare nell'acqua. A quel momento le loro armi sarebbero state inutili.
Non conoscevo però nessuna strada per arrivarci se non via nuoto ma non potevo farmi vedere..
Dissi cosa avevo intenzione di fare alla mia gente e loro mi indicarono un sentiero. Senza pensarci due volte cominciai a correre tra le piante, graffiandomi il viso e il corpo.
Ce l'avevo fatta. Ero alle loro spalle. Ora dovevo spaventarli, ma come avrei fatto da sola.. Mi sentii toccare la spalla.
Erano mio padre e i miei fratelli "ci pensiamo noi." Volevano aiutare me e la mia tribù.
Spararono dei colpi in aria e i nemici si spaventarono a tal punto sentendo una minaccia alle loro spalle che, come avevo previsto, si fiondarono in acqua.
Uscimmo allo scoperto e loro provarono a spararci ma senza successo. La polvere da sparo era bagnata e quindi inutilizzabile.
"Io, Shivani, rivendicherò la mia terra con la mia tribù. In nome di mio padre Gahege e del dio Shiva! Voi ci avete tolto tutto quello che avevamo ma adesso è arrivato il momento che la natura riprenda il suo corso." Detto ciò la mia gente uscì allo scoperto catturando tutti i nemici.
Si arresero e gli facemmo promettere di lasciarci la libertà di possedere la nostra terra.
Stava per cominciare un'era pacifica, in cui nativi americani e spagnoli avrebbero condiviso la stessa terra.
Senza guerra e senza sangue.

Sono ormai passati dieci anni. Io vivo con la mia tribù, che mi ha nominata capo per la mia tenacia ma mi considero alla pari degli altri.
La pace che si era instaurata sta durando e conviviamo tutti insieme, certo c'è sempre qualcuno che preferisce non avere nulla a che fare con noi ma più nessuno viene ucciso o schiavizzato.
La mia famiglia adottiva ha accettato la mia scelta, orgogliosi per il mio coraggio.
So che, nel profondo vorrebbero che io tornassi da loro ma la mia casa non è lì.
La gente della mia tribù ha bisogno di me come io di loro.

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