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Rinascita

"Isabel, ci sono ospiti. Vieni in salotto" mia madre mi chiamava dal fondo delle scale.
Casa nostra era molto grande ma anche molto vuota. Mio padre era sempre fuori per lavoro e i miei fratelli leggevano molto, tutto il giorno. Non sapevo cosa leggessero ma sembravano molto presi e passavano le giornate così. Quando provavo a chiedergli di farmi leggere i loro libri mi rispondevano che ero troppo piccola per quelle cose e io non insistevo. Gabriel aveva ventuno anni, Jose venti mentre io sedici.
Nella nostra famiglia il rispetto e l'educazione erano la cosa più importante, perciò fin da bambina mia madre mi aveva insegnato come comportarmi con gli altri.
Avevo passato lunghe giornate ad esercitarmi per una postura perfetta e avevo imparato a mie spese che non si fanno mai notare i difetti agli ospiti che vengono a casa nostra, a costo di dire una bugia.
Mi ricordo ancora quando mio padre mi picchiò tutta la notte dopo aver detto al signor Garsia che aveva una pancia enorme. Mi picchiò così forte, dicendo a mia madre che ero stata un errore, che dovevano lasciarmi lì. Non capivo cosa intendesse e non riuscivo neanche a comprendere cosa avessi fatto di così sbagliato per meritarmi tutto quel dolore. Ora che sono cresciuta so che, da parte mia, non era stato carino far notare il difetto del signor Garsia.
Da quel giorno non lo feci più, adesso ogni volta che abbiamo ospiti cerco di parlare meno possibile e se penso qualcosa riguardo il loro aspetto o la loro educazione sto zitta e faccio rimanere quel pensiero tale, dentro la mia testa.
Scesi per il tè e trovai mia madre in sala con una donna molto bella dagli occhi color nocciola, grandi e lucenti e i capelli castani e mossi che le arrivavano sotto il seno. Il suo vestito era di uno splendido color salmone e le calzava a pennello. Stretto fino alla vita dove finiva con un ricamo per poi allargarsi in una splendida e ampia gonna che le nascondeva perfino i piedi.
Non amavo quei vestiti ma ero costretta a portarli 'come ogni donna di classe che si rispetti' diceva mia madre, quando tutte le mattine mi aiutava a stringere il corpetto che quasi mi faceva mancare il fiato.
"Buonasera" accennai timidamente rivolgendo lo sguardo alla donna che sedeva vicino mia madre.
"Buonasera, Isabel" la sua voce era calda e buona. Gentile, come quella di ogni madre.
Anche la mia lo era, però a volte mi sembrava distaccata. Non mi difendeva da mio padre che mi picchiava non appena facevo qualcosa di sbagliato, ma probabilmente lo faceva per il mio bene. Per educarmi al meglio.
"Isabel, questa gentile signora è la madre di Ramirez."
Ramirez era il mio promesso sposo, con dieci anni più di me. Non mi stava simpatico ma avrei imparato ad apprezzarlo come aveva fatto mia madre con suo marito.
La sua famiglia era molto ricca e io dovevo sposarlo per il mio bene. Avrei vissuto una vita agiata e i miei figli avrebbero potuto ricevere la giusta educazione.
Non che io a quell'età pensassi a metter su famiglia ma le cose funzionano così e io devo rispettare tutti gli sforzi che stavano facendo i miei genitori per darmi il meglio.
Mi sedetti in sala insieme a loro e Sebastian, il nostro maggiordomo mi versò un po di té nella tazza di porcellana sul tavolino.
Lo presi e mentre sorseggiavo a poco a poco per non scottarmi ascoltavo la conversazione "Saremmo molto felici di entrare a far parte della vostra famiglia, anzi ne saremmo onorati" diceva mia madre e intanto l'altra donna sembrava cominciare a darsi delle arie da superiore "Lo credo bene cara, inoltre mio figlio Ramirez è tutto ciò che una donna possa desiderare" al suono di quelle parole quasi le sputai il tè in faccia ma feci giusto in tempo a trattenermi. Mia madre mi fulminò con lo sguardo e la sua faccia si tinse di rosso imbarazzo "Tutto bene, cara?" Mi disse senza distogliere il suo sguardo dal mio, per osservarmi attentamente e fermarmi in tempo nel caso avessi detto qualcosa di sbagliato.
"Si certo, scusate. Mi deve essere andato di traverso un po di te." Risposi educatamente e mia madre fece una faccia sollevata.
"Certo, ci sarà molto lavoro da fare con te Isabel per renderti all'altezza di mio figlio" disse subito la donna guardandomi con un antipatico ghigno.
"Non parlare Isabel, stai buona. Calmati" pensai per rilassarmi.
Si fece tardi e accompagnammo la nostra ospite alla porta. Sebastian gli aprì la porta e quando lei ormai fu sulla soglia, girata, gli feci una smorfia da dietro ma si girò e quasi mi vide così feci finta di tossire "sempre il tè di prima, arrivederci signora Saez" non si accorse di nulla per fortuna, si voltò salutandoci con la mano e se ne andò. Non appena Sebastian chiuse la porta scoppiammo tutti a ridere.
Per fortuna mia madre era una donna allegra e con lei potevo ridere e scherzare.
Avevo sempre pensato che fosse una donna molto bella, con lunghi capelli castani e ricci che gli arrivavano a metà schiena e occhi grigi e grandi, con una carnagione olivastra tipica delle origini spagnole.
Io invece non le somigliavo affatto con i miei occhi neri  ce i capelli anch'essi neri e liscissimi. Inoltre la mia carnagione sembrava più scura rispetto a quella della mia famiglia.

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