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13. Dannati e divini

Accarezzo i capelli di Luce, che ricadono morbidi sul suo corpo. Un gesto che mi mancava: sciogliere la sua treccia dopo averlo amato con tutto me stesso. Nonostante il familiare gioco per possederci in una lotta complice, il piacere è stato diverso, nuovo, forse perché per la prima volta ero libero davvero.

Le dita scorrono sul suo braccio e potrei restare così per l'eternità.

«Potremmo», esordisce con tono sommesso, eppure trapela una nota più triste.

«Restare qui, solo noi due?»

«Lo vorresti?» mi incalza, sollevando lo sguardo.

«Oh, senza alcun dubbio e saprei anche come impegnare il tempo», ammicco, scontrandomi con la sua fierezza granitica tinta d'una dolcezza eterea. «Ma dovrò rimandare, giusto?»

Annuisce e si alza, puntellandosi su un braccio per stuzzicarmi il petto con tocco sensuale.

«Temo di sì, ci stanno già aspettando», dice scoccandomi un'occhiata ferina.

Il fuoco della vendetta ha su di lui un fascino letale e irresistibile.

«Sono già schierati per noi?».

«Sì», sbuffa avvicinandosi. «Non tutti, ma quelli che mi interessano ci sono».

Non sono particolarmente preoccupato, tanto che mi dedico con solerzia alla sua bocca, zittendolo, ma alla fine si sottrae.

«Devo riunirmi a lei per poter ricorrere al mio potere completo».

«Luce...» Sapevo che ci saremmo arrivati, ma non sono sicuro di essere pronto. «È davvero necessario? Inoltre, se ho ben compreso, dovrai restare nel corpo umano di Sara e ciò ti renderà più vulnerabile. Non sono tranquillo nel saperti esposto a un tale rischio».

«Io e Sara saremo uno e sì, dovrò restare nel suo corpo», chiarisce mettendosi in piedi, seguito dal mio desiderio. «Come detto, quel corpo subirà delle modifiche che non posso prevedere in dettaglio, perché si adatterà alla mia essenza, a cui è comunque predisposto, e ciò mi consentirà di muovermi con maggior naturalezza rispetto a una comune possessione».

Distolgo gli occhi dalle sue forme e li chiudo un istante.

Perché non è mai facile scegliere?

«Sarà meglio che io mantenga questa forma, invece».

«Vuoi distrarmi sul più bello?» mi provoca, puntando il mio sesso.

Sogghigno all'idea e apro le braccia, ricambiando la battuta: «Non ti piace quel che vedi?»

«Anche troppo!»

Schiocco le dita e faccio sì che il pteruges mi vesta, come l'insegna dei Serafini. Luce si avvicina sensuale, con passo elegante e sinuoso, fino a poggiare l'indice sull'effige del drago.

«Lasciami qualcosa da guardare», esclama imbronciato e la placca si dissolve in una polvere aurea.

«Hai ragione, in fondo ci approssimiamo a stravolgere tutto», ammetto con rinnovata eccitazione, scorrendo dal suo viso al petto.

«Perché sorridi?» domanda confuso, una lieve ruga gli increspa la fronte e l'istinto mi spinge a cercarla, a seguirla per cancellarla e restituirmi la sua visione perfetta.

«Nulla, mi sono reso conto che tra poco ti vedrò con le tette».

Resta spiazzato e schiude appena le labbra, scuotendo poi la testa.

«Ma sai pensare solo a quelle?»

«No, ma non vedo l'ora di fartele sperimentare e trovare nuovi giochi per noi».

«Non ti ricordavo così intraprendente, Kehe», mi sussurra all'orecchio, lambendolo con la lingua.

«Tutta colpa della libertà», lo fisso, stringendogli il viso con decisione, «e tua».

Sorride soddisfatto e con una sicurezza che profuma di superbia, la sua maschera prediletta per celare le emozioni più intense e dolci.

«Sistema qui il corpo di Sebastiano, mentre compio il passaggio».

«Cos'hai in mente?» lo interrogo, serio ora.

«Mi interessa parlare, non mi fu concesso allora e prima di procedere voglio concedere una possibilità ad alcuni».

«Ai Serafini?»

«Soprattutto. Non ho mai perso la speranza, sono i miei fratelli».

«E poi?»

«E poi mi crogiolerò nel piacere che mi darà l'espressione di Michael quando capirà», dichiara con un'occhiata spietata.

«Cosa?»

«Che apriremo le porte del Nihil».

Indietreggio d'un passo, poiché non me l'aspettavo e avrei bisogno di tempo per soppesare un'azione di tale entità.

«Kehe, io sono il guardiano e tu la chiave», mi incalza riportandosi faccia a faccia. «Rimedieremo ai nostri errori, elimineremo alla radice i problemi e chi ne è stato fautore senza dargli scampo alcuno. Non esiste scampo dal Nihil», inspira a fondo socchiudendo le palpebre, quasi potesse assaporare ciò che ancora non è compiuto. «Richiuderemo le porte e daremo nuova vita al creato, riporteremo la luce nell'oscurità del caos primordiale».

«Ho appeno ripreso la mia forma dopo quattro anni da umano, hai messo in conto anche questo? Quanto impiegherò a recuperare le forze necessarie per apporre nuovi sigilli?» sbuffo contrariato.

«Sicuramente più dell'altra volta, ormai hai una certa età», replica, mentre assottiglio lo sguardo, torvo. «Sarà un ottima scusa per prendermi cura di te».

«Ti farò impazzire, è una promessa».

«Ci conto», ridacchia uscendo dalla stanza. «Manterremo chiuso solo il cuore del Nihil», aggiunge con un'occhiata sfuggente alla camera. «Il corpo di Sebastiano e le essenze di chi sceglierà la verità verranno preservati lì», conclude chinandosi su Sara.

Vederli insieme mi provoca un brivido e il desiderio di averli entrambi si intreccia alla paura di perderli. Luce avvicina le labbra a quelle di Sara e non posso evitare di passare la lingua sulle mie, dove posso distinguere il sapore delle loro anime.

Qualche secondo e ho la prova che Luce non mentiva: non è una possessione. Mai ho visto qualcosa di simile, è uno spettacolo che m'incanta. Il corpo di Sara sembra perdere consistenza, quasi si stia scomponendo in molecole che vibrano, restando accanto le une alle altre e assorbendo a mano a mano l'essenza angelica, risucchiata avidamente; nel contempo, è essa stessa a cercarle per abbracciarle fino a scomparire. Il moto rallenta e un fluido lucente si espande tra le particelle, assumendo una consistenza vischiosa che pare volerle catturare e imbrigliare in una rete, per dar loro un nuovo schema, privando la materia del suo colore originale.

Tutto si ferma e la pelle recupera la sua tonalità rosea, un po' pallida, così l'abito nero e le labbra di un rosso più acceso. Un fremito la scuote e mi avvicino, non saprei se cauto o timoroso. Sussulta e il petto si solleva con uno scatto improvviso per l'aria inspirata a pieni polmoni. Un altro passo e le sono accanto, la osservo, fintantoché non spalanca gli occhi e scopro le iridi rosse che tanto amo. Sbatte con insistenza le palpebre, sta prendendo contatto con la nuova forma e ricordo che per me non fu affatto facile, né piacevole; muove le dita delle mani, le chiude e le riapre, poi le solleva e le guarda, adagiandole sul petto. Si mette a sedere e gira la testa a destra e a sinistra, i suoi movimenti sono bruschi e solo ora mi avvedo dei capelli. Una lieve tristezza si insinua in me non ritrovando più quei morbidi fili dorati, mutati in argento.

«Sara?» mormoro con un filo di voce e lei si volta, accennando un sorriso incerto.

«Anche».

Le poso una mano sulla guancia, carezzandola col pollice.

«Luce», mi correggo.

«Anche», ripete, studiandomi come mi vedesse per la prima volta e mi inquieta. «Abbiamo tanti ricordi di te, rimetterli insieme è... strano... bello».

«Stai parlando al plurale», faccio notare, non sicuro che se ne sia resa conto.

«Devo abituarmi, credo».

Le allungo l'altra mano per aiutarla a mettersi in piedi perché, come previsto, il primo impatto è destabilizzante. L'equilibrio degli esseri umani è complicato per noi. La sorreggo stringendola a me e la sensazione è inebriante, riesco a percepire la completezza di Luce, ora, ma anche Sara.

«Aspetta», dice, allontanandosi appena.

La lascio, affinché sperimenti e prenda confidenza coi movimenti, così indietreggia senza perdere il contatto con le mie mani, strette alle sue.

«Mi piace», esclama con un sorrisetto tagliente e sicuro, che non avevo mai visto sfoggiare a Sara con tanta sfacciataggine.

Senza alcun preavviso, però, dispiega le ali e resto basito.

«No, decisamente non è una possessione e nemmeno un'incarnazione», ammetto, inarcando le sopracciglia. «Ti donano molto, fanno coppia perfetta con quelle», preciso indicandole il seno.

Luce si guarda e si sfiora, liberandosi dalla mia presa, infine si stringe nelle spalle con noncuranza e diventa una sfida per me.

«Non così», dico, afferrando i seni per riempirmi le palme.

Mi gusto la loro abbondanza, mentre l'indice stuzzica piano i capezzoli e in breve spiccano turgidi da sotto la stoffa; Luce percepisce le nuove sensazioni, ma non le do il tempo d'esprimerle, chiudendo quelle piccole protuberanze tra le dita ed ecco il primo gemito che le strappo, tra dolore e piacere, non appena mi chino per sfiorarli con la lingua.

«Vuoi che continui?» la provoco, guardandola dal basso.

Mugugna qualcosa, in fondo deve mettere in ordine diverse cose e ripristinare le sue priorità.

Nel Nihil si perde ogni concezione del tempo, non esiste, persino io ho sempre avuto problemi nel gestire lo sfasamento che provoca nel tornare all'esterno; ogni attimo si dilata, per un umano diverrebbe eterno, e possono trascorrere ere intere se Luce lo vuole, mentre sulla Terra sono passati secondi. Nulla è però immobile, mai.

«Dopo», sospira sconsolata, strattonandomi i capelli. «E poi il tentatore sarei io», sbuffa. «Però avevi ragione ed è alquanto interessante. Se vuoi poter riprendere la forma di quell'umano, portalo di là».

Mi sollevo, fermandomi occhi negli occhi per ascoltarla e mi diverte che abbia scordato come preferisca chiudere io le questioni. Il tempo che pronunci l'ultima parola e le infilo la mano sotto la gonna, insinuandola tra le cosce e facendomi strada tra le sue carni.

«Che fai?» si acciglia.

«Sono sicuro che ti sia scordata di considerare un altro radicale cambiamento». Scosto il pizzo delle mutandine e le solletico il sesso umido.

Luce sgrana gli occhi, affondando le unghie sulle mie spalle, emettendo un verso strozzato.

«Questo», chiudo soddisfatto, ritirandomi.

Ha l'aria sconvolta, il respiro corto ed è palese che i cambiamenti non siano come li aveva preventivati. China la testa e la inclina da un lato, poi mi cerca con lo sguardo, umettandosi le labbra. È felice, non vedevo quella luce nei suoi occhi da ben prima della cacciata.

«Sì, mi piace», asserisce ricomponendosi e mi affianca per superarmi. «Ma non cantare vittoria, perché qui troverò modo di possederti ancora».

La mia Luce, che non accetta di essere sopraffatta del tutto, ma solo di giocare a rincorrersi col suo Buio.

Mi affretto a sistemare Sebastiano sul letto e torno da lei, che richiude il cuore del Nihil.

«Dovremo fare tutto da capo?» domando atono e lei annuisce tranquilla. «La seconda volta sarà migliore».

«Lo credo anch'io», conviene, raccogliendo le ali dietro la schiena e la imito. «Andiamo in scena».

Schiocca la lingua sul palato intrecciando le dita con le mie e la nebbia divora ciò che ci circonda, strisciando verso di noi per poi riservarci la stessa sorte. I polmoni si svuotano, un battito di ciglia e siamo di nuovo di fianco al tavolino del residence; di fronte a noi sono schierati i Serafini, i rappresentanti dei Cherubini alle loro spalle, ai lati alcuni Troni, gli altri non si manifestano, ma posso percepirli in modo chiaro librarsi nell'aria. Eppure, è solo negli occhi di Michael che si pianta la mia attenzione, nel suo ardire e in un'ostentata sicurezza, che trasuda superbia: in piedi, un passo avanti ai Serafini, condottiero indegno e mai designato.

«Michael!» la voce gelida di Luce irrompe nel silenzio e mi godo l'espressione del Trono contorcersi, realizzando chi ha davanti.

Indietreggio d'un passo, Luce mi sorride e spiega le ali, sicché porto le mie a farle da sfondo.

Buio e Luce.

Le cingo la vita stringendola a me e richiamo la spada al pieno del suo potere, lasciando che le fiamme danzino affamate sulla lama rovente.

«Guarda la sua paura», le bisbiglio all'orecchio.

È Vehuiah a rompere l'idillio affiancando l'infame, incatenandomi per un momento nelle sue iridi ametista, così vivide e profonde, intrise d'un amore totale. Nonostante ciò, è severo il suo cipiglio.

«Lucifero?»

«Luce!» replica pronta. «Il mio nome è Luce, giacché non la porto, lo sono». Risoluta e fiera, quanto mi eccita. «So cosa state pensando e ne conosco anche la causa, ma non è superbia la mia, mai ho pensato di esservi superiore in quanto primo Serafino. Mai! E sapete perché?» Posa la mano sulla mia, coprendola, ma non posso distrarmi, non mi fido di Michael e della rabbia che lo sta consumando. «Serafini, tornate indietro con la memoria. Io sono il primo, è vero, ma non per creazione. Io sono una scintilla e l'unico modo che ho di risplendere è nel buio». Tutti gli occhi sono su di me, sull'unico Angelo nero, colore alieno che contraddistingue le mie ali e i miei capelli. «Non posso concedermi alla superbia, quando il primo sussulto di vita scorre in Uriel che, nonostante tutto, si pone come secondo. No, fratelli, sono menzogne quelle che hanno avvelenato il vostro spirito ed è per questo, per la verità che ora lui mi sta accanto. Ed è paura quella che vibra nell'aria, paura di chi ha tramato alle nostre spalle per brama di potere».

Vehuiah non esita e si volta verso Michael.

Oh, un momento che vale tante sofferenze: le menzogne cadono!

«Siete liberi, fratelli, ciascuno è libero di essere nel suo compito e dovete scegliere. Abbandonate il fardello d'un sigillo che è una catena, un vincolo inutile, perché non sentirete la voce del Padre con quel gingillo, non a caso suggerito dal primo Trono». Il tono di Luce si fa più duro, una sentenza che non ammette perdono né assoluzione. «Liberatevi e tornate a bearvi del canto che ci ha creato, unico e meraviglioso».

«Di quale canto vai blaterando, Lucifero», ringhia Michael, convinto di poterlo ferire.

«La melodia del Caos», dichiara allargando le braccia.

Mi abbasso sulla spalla di Luce, per ammirare il suo sorriso smagliante, mentre gli occhi risplendono vittoriosi al tremore che scuote la terra e si propaga ovunque.

«Cosa vuoi fare?» domanda Vehuiah, dando voce alle schiere in tumulto.

«Come in Cielo così in Terra... tutto tornerà uno», cantilena. «Scegliete e affrontate la verità!».

«Non puoi, non te lo permetterò», sbotta Michael, scattando contro Luce.

«Micama! Bial' Oiad; Odo cicale Qaa!*», tuono lasciandolo impietrito, incapace di avanzare.

Libero Luce dal mio abbraccio, per superarla senza fretta, nonostante tutto tremi intorno noi. Mi paro di fronte a Michael e sollevo la spada, osservando i Serafini raggiungere la mia amata, diversi sigilli cadono al suolo anche tra i Cherubini, pochi tra i Troni osano compiere il passo. Il terrore invade gli occhi di Michael, spalancati fissano il mio ghigno innanzi alla sua sconfitta, totale. Sfodera la spada, puntandomela contro e scoppio a ridere, umiliandolo.

«Non hai speranze e lo sai», dico indietreggiando, fino a sentire le mani di Luce sui fianchi e un fremito scuote la manifestazione di Michael. «Non morirai per mano mia, è un onore che non ti concedo. Scompari nel nulla, che di te non resti alcuna traccia».

«Odo cicale Qaa!» mi fa eco Luce, spalancando le porte della creazione.

***

«Dormiglione?»

La voce di Luce mi accarezza, come il suo respiro caldo sul collo.

«Te l'avevo detto che mi sarebbe costato caro richiudere le porte», mugugno.

Si struscia su di me, pelle a pelle, costringendomi a socchiudere le palpebre per chiederle: «Quanto è passato?».

«Secondo il conto umano, circa un mese», risponde sensuale, premendo i seni sul mio petto.

«Gli altri?»

«Sono tranquilli e si stanno prodigando nel ricreare gli habitat naturali», con la mano mi accarezza scendendo a stuzzicarmi il sesso.

«Appena riesco a mettermi in piedi, te le farò scontare tutte».

Ridacchia divertita.

«Non vedo l'ora, anche perché dobbiamo dare vita a nuove razze e non solo...»

«Non solo?»

«Sara e Sebastiano sono umani, chissà cosa ne uscirà».

«Senza offesa, ma prima voglio recuperare il tempo perso, poi ci daremo alla ripopolazione».

Mi sorride ammiccante, annuendo, per poi scivolarmi tra le gambe.

«Come nuovo inizio non è per niente male», sospiro, chiudendo gli occhi per gustarmi il piacere che mi regala.

«Degno di due amanti dannati», dice, passando la lingua sul mio membro, per fortuna più in forma del resto.

«Dannati e divini», gemo, lasciando che si prenda ancora cura di me.

Ho il sospetto che stavolta mi divertirò molto di più.

NOTE:

* «Ecco la Voce di Dio! Schiudete i Misteri della Vostra Creazione».

Siamo giunti alla fine di questo breve viaggio. Spero di avervi fatto buona compagnia coi miei personaggi 🙂. Mi farebbe sapere, ora che tutto è concluso, cosa ne pensate e quale vi è piaciuto di più, se qualcuno ha fatto breccia nel vostro cuore (come nel mio).

Se il capitolo vi è piaciuto ed è stata una degna conclusione della storia, lasciatemi un commento e magari una stellina, mi aiutereste molto. Se poi volete anche consigliare la mia storia ad amici e conoscenti, sarebbe ancora meglio.

ATTENZIONE! Mi è già stato chiesto il cartaceo, per cui vi confermo che dopo la chiusura dei Wattys pubblicherò in self una versione ebook e cartacea con illustrazioni, create ad hoc da un'illustratrice, amica e lettrice ormai fedelissima (non per niente è la causa di diverse storie inedite che usciranno prossimamente, nonché di Nero Corvo e Amanti dannati... lei dice di andarne orgogliosa. Grazie Nene ).

Un doveroso GRAZIE a voi, che siete arrivati fino a qui, che mi avete dedicato n po' del vostro tempo. Siete preziosi ❤.

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