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10. Senza più catene

Michael si ferma davanti a un tavolino e mi fissa, scostando con lentezza la sedia.

«Parlare», ripete.

Sara mi stringe la mano e la guardo, consapevole che il rischio è alto. Tuttavia, potrebbe essere l’ennesimo espediente per allontanarci e rendermi impossibile la difesa su due fronti. Mi chino il necessario per sussurrarle: «Stai attenta, non ti fidare di lui».

Lo raggiungiamo e la faccio passare, cercando di frappormi tra loro. Noto che Michael assottiglia lo sguardo, la sta studiando e il sorriso serafico che si affaccia sul suo viso mi preoccupa. Aspetto sia lei a sedersi per prima e prendo posto a mia volta, accomodandomi di fronte a lui senza perderlo di vista.

«Avanti», lo esorto.

Voglio che questa situazione si risolva quanto prima, non sono tranquillo e, nonostante il suo atteggiamento sicuro, nemmeno Michael lo è; infatti, si sta guardando di nuovo attorno ed è la seconda volta che pare cercare qualcosa con circospezione.

«Speravo di concludere questa storia rapidamente», dice, recuperando la sua aria annoiata e di sufficienza, «ma mi hai creato più problemi del previsto», sospira, sogghignando. «In fondo avrei dovuto aspettarmelo da te».

«Avresti dovuto», gli faccio eco.

«Il vero problema, che non avevo considerato, è la discesa in campo di Lucifero. Ammetto non credevo vi sareste alleati, non dopo ciò che è successo quel giorno».

«Non ci siamo alleati», gli chiarisco a denti stretti.

Sentirlo parlare di lui e di quanto accaduto mette a dura prova la mia pazienza. No, in realtà la sua semplice presenza mi porta al limite.

«No?»

«No, non ci siamo neppure incontrati».

«Allora perché l’ha salvata?» domanda, spostando lo sguardo su Sara.

«Non lo so», replico piccato, serrando i pugni sulle gambe.

«Ma davvero?» mi punta allusivo, inclinando la testa di lato. «Che sia solo per il ricordo di ciò che vi legava, o che stia giocando una partita sconosciuta anche a te?» Torna su Sara e il baluginio nei suoi occhi mi inquieta. «Magari il fulcro di tutto è proprio la piccola e insignificante umana, dal profumo di rugiada».

Resto sbigottito dalla sua affermazione, perché vera, eppure non l’avevo mai collegata prima che Sara dicesse certe cose in bagno. Non avrebbe comunque un senso, non avrebbe potuto affrontare Aniel in un faccia a faccia se fosse incarnato. Ciononostante, se Michael ha questo dubbio, devo allontanarlo da lei.

«Con Lucifero in mezzo ai piedi, devo rivedere i miei programmi», riprende senza distogliere l’attenzione da lei. «Potremmo rivedere il nostro accordo, non credi?»

«No, non più», sancisco atono. «Eri disposto a mandare al massacro i nostri fratelli, pur di uccidermi e sbarazzarti così del vincolo che ci eravamo imposti».

«Sei sempre così rigido, Uriel», sbuffa. «Anche tu lo hai infranto, le hai raccontato come sono andate davvero le cose, no? Alla fine, rivoglio soltanto il mio posto, ciò che è mio di diritto».

Potere, solo questo gli interessa. Vuole la gloria, la fama, le preghiere, che tutti striscino ai suoi piedi, come non ha mai fatto il drago.
Porto le mani sul tavolo e mi protendo verso di lui, il potere inizia a bruciare nelle vene con rabbia.

«No».

«Attento, fratello, potresti perdere ancora ciò che tanto ami».

«Non minacciarmi, Michael. Non sarò più il tuo burattino», gli ringhio contro. «Potrei ucciderti qui, adesso, visto che ti sei preso la briga di procurarti un corpo umano».

Un attimo di dubbio lo destabilizza, poi scoppia a ridere.

«Oh, ma tu non lo faresti mai», sottolinea soddisfatto, indicando con un cenno del mento Sara. «Ti conosco bene ed è proprio per lei che non lo farai, così come non hai ucciso Lucifero, nonostante te ne abbia data la possibilità». Sorride fiero a Sara, sconcertata. «Non lo sapevi? Forse aveva tralasciato qualche dettaglio nel suo racconto».

Lei mi guarda, vuole sapere se ascoltarlo o meno e non posso mentirle. Resto in silenzio. Padre, dove sei? Perché non parli ai tuoi figli e poni fine a questo supplizio?

«Tu non sei il primo peccato di Uriel», la schernisce con spietatezza. «In realtà, sei più una pallida imitazione del suo peccato. Eppure, sei riuscita dove l’originale ha fallito». Si rilassa sulla sedia, incrociando le braccia al petto in una breve pausa, per lasciare che le sue parole si insinuino subdole. «Chi mai potrebbe eguagliare il primo dei Serafini?»

Sara rimane ammutolita con le labbra appena schiuse, trattenendo il respiro, e il suo cuore rimbomba frenetico nella mia testa, nel mio petto, seppur le sue emozioni e i suoi pensieri non possano più giungermi.

«I due Serafini creati in principio sono stati gli stessi che hanno violato la nostra unione, spezzato la comunione perfetta e pura che ci legava, amandosi, desiderandosi, unendosi come amanti dannati, nascosti ai nostri occhi nell’unico luogo che ci è precluso», dichiara schifato, fissandomi traboccante d’odio. «Nel Nihil, dominio inviolabile di Lucifero. Però Uriel mi ha salvato la vita, sai?» dice a Sara e sono io, ora, a faticare nel trovare ossigeno. «Mi ha salvato dalla spada di Lucifero, che l’ha abbassata davanti all’unico essere di cui gli importava davvero qualcosa, disposto a dargli la vita senza muovere un dito. E Uriel cosa ha fatto?» Lei scuote il capo, non vorrebbe ascoltare, non vorrebbe sapere altro e, probabilmente, sta rimpiangendo ogni attimo passato con me, mentre le lacrime le rigano il viso. «Nulla. Uriel non ha fatto nulla, lo ha solo supplicato di andarsene. Patetico!»

«Basta!» urlo, sbattendo i pugni sul tavolo, ricambiato dall’ennesima risata di Michael, fredda, incapace di provare anche soltanto un accenno di empatia per chiunque.

«No, non mi ucciderai, perché lasceresti un corpo umano privo di vita e gli uomini ti giudicherebbero un assassino. Verresti processato e incarcerato, lasciando questa donna alla mercé della giustizia angelica e senza la tua protezione. Oppure, dovresti abbandonare le spoglie mortali che ti sei scelto, ma come Serafino ti sarebbe impossibile unirti ancora a lei».

Vero, è tutto crudelmente vero. Non posso fare nulla.

«Non importa», interviene Sara, cogliendomi di sorpresa. «Non dargli ascolto, fai ciò che devi per te stesso». Mi guarda e l’intensità dei suoi occhi mi scava dentro, facendomi quasi tremare per tanta sicurezza, una determinazione che si fa beffa della sua stessa mortalità. «Sei libero, Uriel, non fare di me una nuova catena. Non te lo perdonerei».

«Avevo ragione», sentenzia Michael.

È un attimo, un batter di ciglia in cui non ho modo di destarmi in tempo per anticiparlo.

«Sara!»

L’ha presa alle spalle con una rapidità che ora mi è impossibile eguagliare, sono da troppo in questo corpo. Maledizione! Lo sa, lo aveva messo in conto e non dovevo lasciarmi distrarre da lei. La vedo boccheggiare, non le permette di respirare.

«Lasciala!»

«Pazienta, Uriel. Non puoi far altro», sogghigna. «Dimmi, insignificante creatura, cosa ti lega a Lucifero?»

Sara cerca di scuotere la testa, annaspando in cerca d’aria.

«La stai soffocando, stupido! Non ti può rispondere», inveisco, portandomi più vicino a loro.

La mano sul collo allenta la presa e anch’io prendo fiato, come lei.

«Niente», gli risponde a stento.

«Non mentire, donna».

«N-Non lo so, non lo avevo mai visto p-prima».

Sara chiude le palpebre, vedo una lacrima scivolare via piano dall’angolo dell’occhio, mentre deglutisce a fatica.

«Interessante», le sussurra all’orecchio.

La mano libera di Michael le scorre lungo il braccio, dal polso fino alla spalla, scendendo poi sul petto, dove si sofferma. Con l’indice sembra accarezzarle lo sterno.

«Interessante…» riprende con espressione assorta. «Se non lo avevi mai incontrato, quando ti avrebbe marchiata?»

«Non ha nessun marchio», intervengo esasperato. «Lo avrei visto e riconosciuto. Conosco ogni centimetro del suo corpo, della sua p-…» nel dirlo mi blocco, colto da un atroce dubbio.

«Davvero, fratello?» replica, marcando il suo disgusto nell’appellarmi in siffatto modo. «E questo?»

Con un gesto secco e deciso le strappa il vestito sulla schiena. Non posso permettergli di farle del male, di umiliarla e non posso tenergli testa così.

«Sara, mi dispiace», mormoro, sconfitto.

Non potrò starle accanto con questo corpo, anche se è quello che avrei voluto.

«Non puoi fare niente», mi deride, allontanandola da sé il necessario per osservarne la schiena.

«Io, sì».

La voce che irrompe sicura e fiera, fa scattare me e Michael all’unisono; lui si volta in modo da non darmi le spalle, arretrando d’un passo, con cipiglio preoccupato. E i miei occhi possono riempirsi di nuovo della bellezza più sublime e perfetta che abbiano mai conosciuto.

«Lucifero», chiamo incredulo.

Un suo sorriso, triste e malinconico proprio come quel maledetto giorno, e il cuore sembra volermi scoppiare in petto. Un solo istante, che vorrei fosse eterno, e distoglie lo sguardo, trasformando il rubino delle iridi in un fuoco feroce e furioso tutto per Michael.

«Adesso lasciala», comanda perentorio. «Non hai alcuna speranza da solo, ma ti concedo la possibilità di andartene. Non avrai una seconda occasione».

«Chi avrebbe mai pensato che Lucifero si sarebbe abbassato a una bambola di carne. A che gioco stai giocando?» replica Michael.

Non vuole arrendersi, non è disposto a rinunciare a qualcosa che bramava da troppo.

«Non è un gioco e gli esseri umani non sono burattini, né schiavi, ma tu non hai mai voluto capirlo».

«Che bei discorsi», ridacchia, mentre non riesco a smettere di altalenare l’attenzione tra Lucifero e Sara. «Peccato che tu l’abbia marchiata, contraddicendoti».

«Non l’ho marchiata, infatti. Lei non è sotto il mio controllo, agisce in completa libertà per ciò che è».

«E sia. Torna dal tuo patetico Angelo», sentenzia, liberando Sara dalla sua morsa.

Perché? Cosa mi è sfuggito, per concedergli tanta tranquillità?
Lei traballa, le gambe la reggono a malapena quando muove il primo passo verso di me. Tuttavia, l’aria diventa elettrica, pervasa dall’aura angelica che esplode, impregnandola della potenza del primo fra i Troni. Mi precipito da lei, ma sono lento… troppo lento.

«No!»

Allora, cosa ne pensate? Iniziano a tornarvi i pezzi del puzzle?
Spero vi stia piacendo la storia e preparatevi per il prossimo capitolo!
Se vi è piaciuto, lasciate anche una stellina ❤.

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