Capitolo 30 • Faro
Sono trascorse tre ore e quarantacinque minuti da quando Francesca e Nicola sono stati ricoverati: i loro genitori, dopo essere accorsi in tutta fretta, hanno ascoltato con avidità le informazioni date dal medico e poi si sono disperati l'una nelle braccia dell'altro, in una posizione a chioccia che mantengono tutt'ora. Sono arrivati anche gli amici di Nicola, un'amica di Francesca, due zii e diversi cugini, la nonna paterna e altre persone che non riconosco.
Mi giro distrattamente verso l'ingresso e i miei occhi catturano una lucente chioma biondo grano in capo ad un bel fisico a clessidra. Bella come il sole. La ragazza ha proprio un bel sedere e ha fatto un'ottima scelta sui jeans.
Quando si gira, per poco non impreco ad alta voce: è Emma.
Ma certo, bella come il sole. Come poteva non essere lei? Perderei la testa per quanto è bella anche se cercasse di fingersi qualcun altro.
- Come sta? - domanda impetuosa, correndomi incontro.
Il mio volto duro deve farle presagire che non ho buone notizie.
Deglutisco.
- Stabile. Ma privo di sensi. - scandisco.
Odio essere quello che deve ripetere a tutti quanto sia drammatica la situazione. Fa male anche a me ricordare ogni volta che questa stabilità è indice di un bilico traballante tra vita e qualsiasi cosa ci sia dopo. Perché mi rifiuto di credere che ad un'anima buona come quella di Nicola sia privato un Paradiso.
- Francesca ha riportato danni meno gravi, stando a quanto dicono i medici. - aggiungo.
Lei annuisce soltanto.
So che è di Nicola che le interessa davvero, ma sarebbe oltremodo insensibile da parte sua ignorare le condizioni di Francesca. Anche lei è vittima di questo sfortunato incidente e, che si condividano o meno i suoi pensieri e le sue azioni, merita uguale considerazione.
- Posso vederli? - mi si appella Emma.
Mi guardo intorno alla ricerca dell'infermiera bionda che mi ha aiutato prima, non appena sono arrivato. Emma ha bisogno di lei e io ho bisogno che stia bene. È in parte anche una mia necessità.
Vedo di sfuggita la sua chioma mentre attraversa il corridoio perpendicolare al nostro, uscendo da una stanza a destra. Corro da lei.
- Ehi! - la chiamo.
Si gira con cipiglio confuso, ma la sua espressione diventa distesa quando mi riconosce.
- Ciao. - ricambia.
- Ascolta, io... Ho bisogno di un favore. Devo dare ad un'altra persona la possibilità di vedere Nicola e Francesca. Non posso sopportare di averli visti mentre lei è lì fuori a soffrire.
Lo sguardo dell'infermiera si riempie di dispiacere.
- Ti prego. Farò quello che vuoi, davvero. - imploro.
- Io vorrei poterti aiutare, ma è già di turno una mia collega. Io tra cinque minuti sarò fuori di qui. - risponde lei.
Qualcosa nel modo in cui ha introdotto la sua collega mi suggerisce che non sarà altrettanto facile ottenere un favore di questo tipo.
- E, se devo essere sincera, non so quanto bene possa fare ai fratelli Carraro udire altre presenze. Noi stessi cerchiamo di entrare il meno possibile e di essere silenziosi quando annotiamo i dati, proprio per non disturbare. Attualmente, si trovano in una situazione di estrema delicatezza. - aggiunge l'infermiera.
Annuisco, sconfitto.
Forse la mia breve visita ha già destabilizzato a sufficienza uno dei due o entrambi. Non me lo perdonerò mai. Perché non sono stato più prudente e non ho resistito all'impulso di vederli? Ho fatto del male a me stesso perché mi sono rimaste impresse nella memoria le immagini delle loro ferite e del loro stato di incoscienza, e forse anche a loro perché avrei dovuto lasciarli tranquilli.
Saluto rapidamente la gentile infermiera nel più totale sconforto e trovo la schiacciante angoscia di Emma ad opprimermi. I suoi occhioni azzurri trattengono a stento le lacrime.
- Non sono riuscito ad ottenere niente. L'infermiera dice che potremmo destabilizzarli, se entrassimo per vederli anche solo un minuto. - spiego.
Lei si rassegna, mogia, e abbandona il viso contro la mia spalla.
Accarezzo i suoi capelli morbidi. Asciugo qualche lacrima solitaria che non reca il mio nome. Rendo mio un dolore che riconosco come estraneo, ma che si adatta talmente bene a ciò che sento che è come se avesse tutto un'unica forma, la mia anima. Un battito e un respiro, non scandisce il tempo l'intensità della vita. Pullula un cuore accanto al mio, eppure lo sentirei anche se fossi sulla Luna. Fusione. Grumi di sostanze diverse che si mischiano omogenee e fluiscono di pari passo.
Emma, non ho mai creduto alle favole sulle anime gemelle. Io e te ci completiamo per creare qualcosa di unico, non qualcosa di doppio. E la parte di me che combacia con te è piccola, ma perfetta così, incastrata a te. Non dobbiamo formare due ali sovrapponibili, ci basta trovare l'equilibrio giusto per volare.
Più ti guardo e meno ti capisco, ma aumenta la mia voglia disperata di far funzionare tutto. Perché i tuoi occhi sono improvvisamente tanto vividi? Hai lasciato che si spegnessero giorno dopo giorno, come una lampadina che prosciuga le energie ma non si fulmina. Hai tenuto duro fino adesso, ora lasciami fare. Ci sono io qui per te. Anche se non lo sapevi, anche se non volevo ammetterlo, ci sono sempre stato. Ti sarebbe bastato tendere una mano e ti avrei offerto due braccia. Mi sarebbe bastata una tua parolina magica e sarei corso da te abbandonando qualsiasi altra cosa.
Solo adesso che finalmente posso accarezzarti, accoglierti tra le mie braccia, mi rendo conto di quanto tu mi sia mancata. Ho trattenuto il respiro mentre sorridevi a qualcuno che non ero io, e non mi sono neanche accorto che stavo soffocando. Troppo orgoglioso per concedere alla gelosia un nome. Troppo egoista per farmi serrare le mani da promesse che stavo già mantenendo, ma a cui non volevo mettere un timbro. Troppo stupido per capire quanto avanti tu sia sempre stata, in confronto a me. E persino adesso, sai meglio di me come comportarti. Io, solo e disperso nei meandri di ciò che vorrei e di ciò che non potrei fare, navigo nel buio e ti eleggo mio fulgido faro.
Amami. Io l'ho sempre fatto.
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Mi piace pensare che Alessandro viva di epifanie: momenti in cui i dettagli più insignificanti (ad esempio, una lacrima) acquisiscono l'importanza di una vera e propria rivelazione, illuminando il suo universo di una luce completamente nuova.
Per quanto possiate odiarlo ed insultarlo, quindi, vi devo confessare che è particolarmente comodo narrare dal suo punto di vista. Si tratta di una sfida interessante 💫
Detto ciò, cosa riserverà il destino a Nicola e Francesca?
Baci ❤
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