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Capitolo 23 • Avvertito

Chiudo la porta alle mie spalle, con la camicia ancora da abbottonare, e trovo la luce della cucina accesa. Sara è seduta sul tavolo con le gambe accavallate e un tazza fumante tra le mani.

Mi fissa con circospezione, algida e accusatoria.

- Alessandro, vero? - parla piano.

Annuisco, cauto.

- Suppongo che tu sappia chi sono io.

- Sara, no? - rispondo, ovvio.

Solleva un angolo delle labbra.

- Anche, ma soprattutto quella che ti spezzerà le gambe quando farai soffrire Emma. Perché so che lo farai, ce l'hai scritto in faccia. - precisa, seria.

Faccio per rispondere, ma mi anticipa.

- Io non mi voglio intromettere, so che non è una buona idea. Ma so quanto tengo a lei e sono disposta a farti pagare il prezzo che meriterai quando lei non ne sarà capace. Non illuderti di poter fare quello che vuoi, men che meno di prendere in giro nessuno. Chiaro?

Sono colpito dalla sua determinazione, ma non capisco perché ce l'abbia tanto con me. Che voci le sono giunte sul mio conto?

- Chi ti ha detto che voglio prendere in giro qualcuno? Perché queste minacce? - ribatto.

- Oh, sì che le meriti. Eccome se le meriti. E faresti bene a prenderle sul serio, perché io non scherzo. Non quando si tratta di Emma.

Posa la tazza sul tavolo e scende dal tavolo.

- Come se mi divertissi a prenderla in giro. - sbuffo, scioccato dall'idea che ha di me una persona con cui sto parlando per la prima volta.

- Io ti ho avvertito, Alessandro. Se fai lo stronzo, ne subirai le conseguenze. Ciao. - mi congeda, secca.

Il suo sguardo inquisitorio mi fa quasi venire i brividi.

Emma non si sente a disagio a vivere con una persona così... Fredda? Spietata?

Dal modo in cui ne ha parlato brevemente sembrava che Sara fosse un'amica eccezionale, una persona molto gradevole e alla mano. Mai mi sarei immaginato di conoscerla in questi termini.

- Ah, e abbottonati la camicia. Ci manca solo averti sulla coscienza perché hai preso freddo. - mi si rivolge un'ultima volta, sdegnosa.

Eseguo l'ordine e mi metto anche la giacca, poi mi dirigo verso la porta e valuto l'opzione di andare via senza dire niente. Notando che Sara mi sta ancora sorvegliando, mi giro.

- È stato un piacere anche per me, comunque. Buonanotte. - dico, ironico.

Non ricevo risposta, quindi mi affretto a tornare a casa.

Le strade sono deserte adesso, agli sgoccioli del buio notturno, e fatico a trovare un parcheggio vicino a casa.

Cerco di rientrare silenziosamente.

- Sei stato via a lungo... - sussurra una voce familiare piuttosto maliziosa.

Deglutisco.

- Ho dovuto... prestare assistenza. Una ragazza è stata male.

Lei porta i lunghi capelli castano scuro da un lato e scioglie il nodo della vestaglia. Il suo corpo mozzafiato si rivela ai miei occhi in tutto lo splendore della scarsa illuminazione notturna. Non so come sia possibile, ma pur essendo molto magra ha un seno molto abbondante.

In un flash mi torna in mente Emma, distesa senza veli sul letto stropicciato, i capelli biondi sparsi e luminosi, gli occhi più tentatori del seno scoperto e le gambe lisce.

Devio verso la cucina per prendere un bicchiere d'acqua.

Francesca, ovviamente, mi è d'intralcio. Si avvicina, pericolosa.

- E te la sei portata a letto questa ragazza? - domanda, con cattiveria semi-velata.

Ma come ha fatto a capirlo?

- Francesca...

- Hai ancora il suo profumo addosso. Rose, credo. Non ti piace più la mia fragranza speziata? Pensavo gradissi il piccante... - mi rinfaccia, subdola.

Bevo qualche sorso d'acqua.

- Non stasera. Buonanotte, Francesca. - la scanso poi.

Ed è mentre varco la porta della cucina che mi blocca e mi sbatte contro il muro, prendendo d'assalto il mio collo.

L'immagine che ho ancora stampata in testa mi aiuta fortemente a respingerla.

- Smettila. - sibilo, perentorio.

Mi guarda con gli occhi nero pece, l'espressione tentatrice d'improvviso rabbiosa.

- Adesso ti interessano le storie da una notte e via? Una ragazza da soccorrere in qualche squallida discoteca malfamata?

Anche lei è la mia storia da una notte e via, solo che le notti si sono moltiplicate. Non capisco perché si senta offesa d'un tratto.

Mi graffia con le unghie scarlatte.

- Non mi puoi sostituire, Alessandro. - sentenzia.

Svanisce tra le ombre della notte così com'era comparsa e mi chiedo perché debbano capitare tutte a me.

Prima la grande sceneggiata di Emma, di cui ancora non mi è chiaro il senso, poi le minacce della sua coinquilina che a malapena mi conosce, ora questa. Sospiro, distrutto dalla stanchezza. Ho proprio bisogno di una bella dormita.

Nel mondo dei sogni vengo trasportato indietro sulla scìa temporale, ai giorni più felici e spensierati della mia vita. Senza sessioni di studio estenuanti, problemi stressanti dei miei genitori, Francesca. A mente libera e leggera.

- Hai altre storie interessanti da raccontarmi? Mi era piaciuta quella di Es Vedrà.

Mi volto a guardare Emma, baciata dagli ultimi sospiri del sole, e accarezzo i suoi lunghi capelli dorati. I suoi occhi sono dello stesso azzurro del mare in pieno pomeriggio, quando i raggi luminosi fanno scintillare le onde.

- Be', tanto per cominciare, potremmo essere sdraiati sui resti di Atlantide. Il primo a parlare di questo antico continente fu Platone e si dice che i miti greci prendano ispirazione da fatti avvenuti durante la civiltà atlantidea. Questo, secondo alcuni, spiega perché gli dei vengano sempre descritti sotto forma umana e compiano azioni umane oltre ad avere poteri sovrannaturali. - racconto.

- Wow. In questa lontanissima antichità c'era davvero una donna intelligente come Atena, quindi... - rifletté lei, lasciandosi trasportare dalla fantasia.

Rido, sorpreso che non abbia citato piuttosto Afrodite.

- Dubito che possa essere nata dal cervello del padre, ma ognuno ha le proprie credenze. Che gusto ci sarebbe, altrimenti?

Lei si volta verso di me, inarcando le sopracciglia.

- Ah, quindi mi racconti storie in cui non credi! - mi accusa, giocosa.

- Es Vedrà non è visibile dai satelliti, comunque, perciò un fondo di verità ci dovrà pur essere. - faccio spallucce.

I suoi occhi si accendono di nuova curiosità. Vorrei avere altre cento storie da poterle raccontare solo per vederla sempre così.

- Davvero?

Annuisco.

- Gli scienziati non si spiegano ancora il campo magnetico ed energetico che ha, sanno solo che le bussole perdono l'orientamento qui. - continuo.

Emma si tira su a sedere e osserva l'orizzonte colma di stupore e meraviglia.

Anch'io credo di aver perso l'orientamento.

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Le teorie / leggende che ho inserito provengono da fonti non certificate, ma credo che sia anche questo il bello: l'alone di mistero, la possibilità di affidarsi alla propria immaginazione e rendere personale uno scenario. Voi che ne pensate?

Baci ❤

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