Cap. 1
Angel Pov's
Sento la testa girare vorticosamente.
Colpa della saliva di Val.
Sarei dovuto filare via subito, appena finito di girare.
Stasera per fortuna era di buon umore.
Ha perfino deciso di "premiarmi" per il mio duro lavoro.
A modo suo naturalmente.
Ciò significa sbattermi sul letto della mia ex stanza/camerino sul set e piantarmi la lingua in bocca di prepotenza.
La sua saliva mi scivola in gola.
Il mio corpo viene scosso da un brivido.
Mi abbandono a lui, incapace di oppormi, completamente ammaliato.
Spinge con forza dentro di me, come tutti gli altri prima di lui hanno fatto fino a poco fa.
Lo tengo stretto a me come un disperato.
Sono patetico.
Basta questo, è sufficiente che non mi prenda a pugni una volta per farmi inevitabilmente finire a mugolare tra le sue braccia.
Come se in un secondo scordassi tutte le volte che mi ha fatto del male.
Con un paio di braccia gli stringo la testa, tenendolo ancorato alle mie labbra, con l'altro gli stringo le spalle, cercando di sfogare il piacere.
So quello che mi fa la sua saliva, ma allo stesso tempo non ne posso fare a meno.
Sono un tossico e questa è una delle tante droghe che mi rendono dipendente.
Il suo modo di scopare è sempre uguale, spinte secche, decise.
Studiate per far godere lui e far impazzire me.
«Mh Val piano, mi fai maahle» mormoro quando i suoi denti mi lacerano la pelle del collo, sovrapponendosi a quelli fatti sul set. Lo stesso vale per le sue unghie che calcano i graffi sulle braccia, la schiena, il petto, le gambe.
Mi sento lacerato ovunque.
Quando l'effetto finirà il dolore sarà insopportabile.
Ma lui non mi ascolta, non lo fa mai.
E continua a distruggermi, dentro e fuori.
«Angel baby tu sei solo mio. Dillo, da bravo.» sibila con voce melliflua.
È quasi ipnotizzante, il sognaglio di un crotalo che mi attira nelle sue spire ancora e ancora.
«Sono tuo Val.» gemo, sentendo un calore familiare scaldarmi le viscere.
Non posso negarlo, non ora che è completamente fuso con me.
Ma è un'amara menzogna a cui non credo, e forse mai ci ho creduto.
Sono una puttana e lui è il mio capo.
Questa cosa tra di noi è malsana, punto.
Che poi anche definire un "noi" è sbagliato.
Catene rosse come il fumo che gli riempie sempre la bocca compaiono attorno al mio collo e ai miei polsi, incatenandomi completamente a lui.
Tira la catena attaccata al mio collo.
I suoi occhi rossi bruciano ardenti nei miei come le fiamme degli inferi.
Neanche gli sterminatori hanno un'espressione così maligna,così appagata nel vedere qualcuno così disperato.
«Dimmi che mi ami baby.»
Non me lo sta chiedendo.
Lui non chiede mai.
Centra magistralmente la mia prostata e io mi inarco sotto di lui, per quanto l'impedimento delle catene me lo consenta.
Un gemito più forte degli altri.
L'ennesima bugia per convincermi che non fa un male cane.
«Oddio ah ti amo Val ti amo.» gemo, sentendo l'orgasmo montarmi dentro.
Ghigna e affonda un'ultima volta dentro di me, svuotandosi.
Tanto basta per far venire anche me.
Esce dal mio corpo e si accende una sigaretta.
Il fumo che da grigio assume una colorazione rossastra una volta che esce dalle sue labbra.
Mi sbuffa in faccia, facendomi tossire.
È un suo modo di fare ma non mi ci sono mai abituato.
Anzi se devo dirlo detesto il fumo.
Il suo odore che impregna la pelle e i vestiti mi fa vomitare.
Perché mi ricorda sempre lui anche quando vorrei non pensarci.
Sono un alcolizzato ed un drogato ma non sopporto le sigarette.
Ridicolo vero?
Certo a volte fumo ma più per compiacere i semplociotti che vogliono abbordarmi.
«Ci vediamo domani baby.»
E poi se ne va, come se non fosse appena successo niente.
Sbatte la porta e mi lascia qui, da solo.
Ma è giusto.
Io sono un oggetto, è giusto che mi tratti come tale.
Mi alzo a fatica dal letto.
La giornata di oggi è stata particolarmente pesante e Val non è il tipo che ci va piano.
Sento ancora la testa un po' annebbiata.
Dannato veleno.
Mi rivesto, barcollando poi verso l'uscita del set.
Sono distrutto, non vedo l'ora di buttarmi a letto.
Ma prima un drink non me lo toglie nessuno.
Per un secondo mi passa per la testa di fermarmi in qualche squallido bar sulla via del ritorno ma rinuncio subito.
Non ho soldi con me e non ho alcuna voglia di adescare qualcuno per farmi offrire da bere.
Inoltre non ho neanche troppa voglia di farmi drogare, come sempre.
E vabbè vediamo se il micetto ha voglia di darmi qualcosa da bere.
Filo dritto all'Hazbin Hotel, inerpicandomi su per la collina.
Apro la porta e subito butto l'occhio alla zona bar.
Husker è di spalle, probabilmente sta pulendo dei bicchieri.
Arranco fino agli sgabelli alti e mi siedo a fatica su uno di essi.
«Si può avere da bere gattino?» domando con voce melensa, mettendo su il mio sorriso più seducente.
So che non serve con Husk, lui sa come sono veramente.
Ma lo faccio ugualmente.
È l'abitudine.
Si gira, gli occhi corrucciati in un'espressione annoiata come sempre.
Le ciglia rosse e folte aggrottate, le orecchie ritte.
Mi squadra interamente e sospira.
Si mette a trafficare con un paio di bottiglie e in un baleno ho un bicchiere davanti.
Un liquido rosa tenue all'interno.
Il mio preferito, ne sono certo.
Lo so io come lo sa lui.
Ingollo il bicchiere d'un fiato e lo riappoggio sul bancone.
«Fammene un altro.»
Annuisce e basta.
So che vuole dire qualcosa.
E infatti lo fa.
Lui non ha filtri, è sempre maledettamente sincero.
All'inizio mi stava sul cazzo il suo modo di fare.
Conoscendolo ho iniziato ad apprezzare questo suo lato schietto.
«Giornataccia?»
«No assolutamente, va tutto alla grande.»
Mi guarda storto.
«Perché continui a mentire Anthony? Lo sai che con me non attacca, te l'ho già spiegato.»
Il mio sorriso scema.
Lascio cadere la testa, improvvisamente troppo pesante, sul bancone.
«Si hai ragione, scusa.»
«Non ti devi scusare. Te l'ho detto, a me piaci così come sei.» borbotta.
«Aww Husky ma che tesorino che sei.»
Ridacchio e lo vedo imbarazzato.
Mi prepara altro bicchiere e poi si prende la sua solita bottiglia.
Beve un sorso e mi guarda.
Occhi gialli che mi scrutano attenti, quasi a soppesare cosa dire.
Così diversi da quelli di Valentino.
«Tutti quei graffi... Non ti fanno male?» domanda cauto.
Faccio spallucce bevendo un sorso del mio drink.
Tutta la fretta che avevo di andare a letto completamente volatilizzata.
Voglio solo restare qui ancora con lui.
«Dopo un po' ci si fa l'abitudine, questo comporta essere un oggetto.»
Un pugno sul bancone mi fa sobbalzare di sorpresa.
Non paura, di lui mai né ho avuta.
So che non mi farebbe del male.
«Cazzo Angel tu non sei un fottuto oggetto lo vuoi capire?! Sei un'anima come tutte le altre, perché gli permetti di farti questo?!»
Abbasso la testa sconsolato.
«Lo sai perché Husk, ho firmato. La mia anima appartiene a lui, il mio corpo è suo. Non posso fare altrimenti.» mormoro.
Lo sento sospirare e passarsi una mano in faccia.
«Ehi, guardami Angel.»
Alzo la testa, gli occhi stanchi faticano a stare aperti.
I suoi sono aperti, lucidi.
Lo sono sempre.
Colpa dell'alcol.
«Non ti plasmare come vuole Valentino. Ok? Tu sei tu. Non devi essere qualcosa che non sei. Almeno non con me. Per me tu non sei affatto un oggetto. Ok forse sei una puttanella arrapata di tuo, sei un tossico ma va bene finché sei tu per davvero. Capisci? Pensavo che avessi già messo in chiaro questa cosa con lui tempo fa.»
Giusto, quella notte.
Eravamo ad un passo dallo sterminio.
E gli ho urlato contro.
Ero felice quella sera.
Genuinamente felice e spensierato come non lo ero da tanto troppo tempo.
Avevo i miei amici con me e l'ho affrontato.
Senza pensare alle conseguenze.
Certo mi ha dato un pugno buttandomi per terra ma mi sentivo realizzato.
Ma so che non posso oppormi a lui.
Non quando mi avvelena.
«Io non... Non ci riesco Husk. Questa è la mia dannazione, non posso fuggire da essa.»
Silenzio, secondi che sembrano ore.
Poi la sua mano sulla mia testa.
Mi alzo di colpo e il suo palmo scivola sulla mia guancia.
Mi sembra quasi che i suoi occhi si siano addolciti.
«Non sei obbligato a scopare con lui. Io non sono mai andato a letto con il mio capo. Qui l'unica che lo fa è Vaggie ma lei è Charlie hanno una relazione. Tra te e quello stronzo di Valentino non c'è nulla.»
Parla con cautela, come se avesse paura di spaventarmi o ferirmi.
Fatico a deglutire.
Ha ragione, ha assolutamente ragione.
E lo so.
Non sono così stupido da credere che Valentino mi ami davvero.
Ma è colpa del veleno se mi arrabbio.
Anche se con Husk non dovrei prendermela perché ha ragione.
Ma quel veleno mi fa odiare me stesso a volte.
Mi fa dire cose che non penso.
«Oh ma certo, nessuno qui è una troia come me. Nessuno è così stupido da farsi abbindolare tanto da essere scopato dal proprio capo. Apparte me. Giusto?»
Il mio tono è stizzito.
Husk toglie la mano dalla mia guancia di scatto.
Sento freddo all'improvviso.
Ora il suo sguardo si è indurito, le sopracciglia sono di nuovo aggrottate.
Mi pento di averlo detto.
So che non lo intendeva.
Ma sono stanco e ho ancora il suo veleno dentro di me.
Mi da le spalle e sento una fitta allo stomaco.
È la fame.
Come no.
Lentamente mi alzo e barcollo al piano di sopra, fino alla mia camera.
Come entro Fat Nuggets trotterella verso di me con un grugnito.
Sorrido mestamente e lo prendo in braccio.
«Eh si piccolino, il tuo papà è un fottuto disastro anche oggi.»
Mi corico a letto e mi addormento dopo poco.
Mi sveglio con un dolore terribile addosso.
Faccio per tastarmi il collo ma sento un cerotto al tatto.
Controllo meglio e vedo che ne ho molti altri su tutto il corpo.
Sul comodino accanto al letto un bicchiere d'acqua, una pillola e un biglietto.
Prendila o ti sentirai una merda per tutto il giorno, non ho voglia di sentirti lamentare.
Non è firmato ma non c'è n'è bisogno.
Ormai so riconoscere perfettamente la sua scrittura.
Un po' tremolante a causa dell'alcol.
Mando giù la pastiglia.
Dovrei decisamente ringraziarlo.
E scusarmi per quello che gli ho detto.
Non se lo meritava.
Scendo a fatica le scale, per poco non inciampo su Niffty intenta ad inseguire scarafaggi come suo solito.
Charlie e Vaggie mi salutano, Husk si volta a guardarmi ma poi mi da subito le spalle.
Ennesima fitta al petto.
Che cazzo, ma che diavolo mi prende??
Mi siedo su uno sgabello in silenzio.
Siamo rimasti solo noi nella hall.
Charlie e Vaggie sono uscite per andare a trovare Lucifero, Niff è al piano di sopra a fare chissà cosa e Alastor lo sa solo l'inferno dove diavolo è.
Un silenzio fastidioso.
Mi stringo le mani, tutte e quattro tirano con forza le dita le une delle altre.
Le passo nei capelli, spettinandoli ulteriormente.
Un'abitudine di quando sono stressato.
«Ehi Husky. Senti io... Ecco volevo scusarmi per essermi comportato da stronzo con te ieri notte. So che non era quello che intendevi. Ho sbagliato, mi dispiace.» mormoro.
Si volta a guardarmi, un lato della bocca che si solleva in un ghigno dolce.
«Tranquillo Angel. Ti conosco ormai, so bene quando sei tu a parlare o quando è qualcos'altro a farlo.»
Non dice qualcun'altro e gliene sono grato.
Realizzo sollevato di non aver sentito la voce di Valentino nella mia testa come prima cosa appena sveglio stamattina.
Mi osserva meglio, una smorfia un po' preoccupata a corrugargli le labbra.
«Come stai? Fa male?»
«No sto bene. Grazie per esserti preso cura di me.»
Avvampa di colpo, un lieve "Non c'è di che." mormorato appena.
Mi viene naturale sorridere.
Se la mia vita fosse perfetta questo momento di spensieratezza sarebbe durato per sempre.
Peccato che la mia vita sia una merda.
Il mio cellulare inizia a vibrare di continuo.
Un'infinità di messaggi a spam, uno dopo l'altro a raffica.
Non avrei bisogno di controllare di chi si tratta ma lo faccio ugualmente.
Valentino.
Lo stomaco si stringe di colpo.
Un dolore assurdo che mi blocca il respiro a metà della gola.
E poi tutto si spezza.
La tensione, la paura, svanite in un istante.
La mano di Husk che afferra la mia e la stringe con delicatezza.
Una carezza a cui non sono abituato e che mi fa fremere ovunque.
I suoi occhi nei miei, un giallo acceso e brillante.
Incredibilmente confortante.
«Fregatene. Fino a stasera non sei suo.»
Prendo un respiro, rendendomi conto di essere rimasto in apnea fino ad adesso.
Ha ragione.
Fuori dagli studio sono libero.
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Ciao pesciolini :3
Vi sono mancata?
Ammetto che scrivere qui e pubblicare mi è mancato davvero tantissimo quindi ho deciso di ritornare.
Dato che sono in fissa con Hazbin Hotel (e con questa ship in particolare) ho deciso di scrivere una nuova storia.
Spero che vi possa piacere <3
Nel caso qualcuno faccia fatica a comprendere di quale "veleno" sto parlando vi lascio il link di uno short con la teoria in questione.
Non so quanto possa essere attendibile ma sinceramente mi ha colpito molto inoltre calza a pennello per questa storia.
Se non mi conoscete spero che questa mia storia possa piacervi mentre se già avete letto delle mie storie preparatevi ad uno stile nuovo e rinnovato.
Spero di non deludervi.
Buona lettura pesciolini <3
https://youtube.com/shorts/PVwU-bkeWyY?si=6cf-5_4CqpuS7kcq
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