La traccia numero nove,

del tuo mixtape,

è diversa

da tutte le altre.

L'unica

a non essere preceduta

dalla tua voce

che introduce il pezzo.

Non seppi cosa pensarne,

così ignorai i pensieri

e ascoltai la canzone.

La conoscevo bene,

ma non era una delle tue preferite,

non capivo perché

dovesse essere proprio lei

a fare la differenza.

Piansi di nuovo.

Fu così per due settimane.

Mi sentivo trasportato

un anno indietro

nel tempo.

I The All American Rejects

scuotevano le mura della mia stanza

e io cercavo di coprirne le voci

con i miei singhiozzi.

Mio padre bussò alla porta

per tre sere consecutive,

ma rinunciò

quando non ottenne risposta.

Mi accorsi di non ricordare

che tono di voce avesse

quando non urlava.

Non lo vedevo

da qualche mese.

Immaginai però

che avesse discusso con mamma

di me,

dei miei singhiozzi,

della voce di Tyson Ritter 

che non si stancava mai di cantare,

del mio stereo che suonava

la traccia numero nove

in continuazione

da quattordici giorni.

Immaginai che le avesse chiesto

"Che cosa gli è successo?

Sembrava essere migliorato"

che poi lei avesse imitato i miei singulti

e avesse risposto

"Non lo so.

Non so più che fare".

Immaginai che almeno io

avrei dovuto avere una risposta,

ma la realtà era che io

ne sapevo

meno

di chiunque altro.

-Sempre tuo, Michael.