Sixteenth
Nella passata settimana
sono tornato più spesso
al Royal Botanic Garden.
Seduto sulla panchina
con un libro sempre diverso tra le mani.
Da quando Chris ha chiuso l'Ink-bar,
sento di averti perso
ancor più di prima.
Così sono tornato qui
a controllare
le incisioni sullo schienale,
sperando che da un giorno all'altro
compaia un nuovo numero.
Ma non succede mai.
Così ogni giorno arrivo,
sistemo i miei libri sulla panchina
e guardo la sequenza di numeri,
che resta sempre la stessa.
Otto.
Nove.
Uno.
Zero.
Quattro.
E quando sono sicuro
che non ce ne siano di nuovi
mi porto le ginocchia al petto
e proseguo la lettura.
Stare in casa è diventato pesante.
A volte mi chiedo come stia Jodie,
se Ashton abbia chiamato Ris,
se Calum fumi più di prima.
Però non li vado a trovare mai.
A volte sono costretto
a segnare la pagina del mio libro,
ad interrompermi
perché i pensieri dirottano dalla trama
della storia,
e finiscono un po' dappertutto.
Mi sono chiesto
se tua madre sia più tornata
all'appartamento di Calum,
e se il tuo scatolone sia ancora
al centro del salotto.
Se le tue cose stiano ancora
come le ho lasciate io.
Se qualcuno si sia accorto
che sono stato io
ad averlo portato lì.
Ma nessuno si fa mai vedere,
né sentire,
quindi smetto di pensarci.
Devo ricordare
che loro sono andati avanti
e io
sono ancora l'unico
che aspetta
te.
-Sempre tuo, Michael
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