Tenth
Dal Curry freeze al nostro vecchio appartamento sono quindici minuti di camminata veloce. Noi corriamo a perdifiato per i lunghi marciapiedi e ne impieghiamo a malapena dieci.
Quando approdiamo davanti il cancello arrugginito del vialetto, Michael è piegato in due sulle ginocchia e ha il respiro pericolosamente affannato. Ashton gli posa una mano sulla schiena e quello si scansa come se i suoi palmi trasudassero fiamme.
Entrambi fingiamo che non sia accaduto niente e distogliamo lo sguardo mentre si rimette in piedi e resta immobile, con i piedi saldi a terra, a fissare insistentemente l'ingresso del condominio.
Io faccio lo stesso, con i pugni serrati lungo i fianchi e la lingua incastrata dolorosamente tra i denti. Vorrei essermi già dimenticato di questo posto e di tutto ciò che vi è accaduto dentro.
Sembra essere passata una vita intera dall'ultima volta che vi abbiamo messo piede insieme, eppure è stato a malapena quattro mesi fa.
Ashton mi rifila un'occhiata con la coda dell'occhio e si avvia verso il portone, spingendomi con una spalla mentre tira fuori la chiave dalla tasca.
Mentre saliamo con l'ascensore strizzo chiusi gli occhi e trattengo il respiro. Anche l'odore è lo stesso e porta con se le tracce del detersivo per pavimenti alla lavanda che usava lei.
La fragranza floreale mi graffia le guance e brucia zone intere del collo, forzandomi ad aprire le palpebre quando sbuchiamo in corridoio e si fa ancora più intensa. Attraversiamo il pianerottolo del terzo piano e dopo poco istanti si rende visibile la porta, nera e marrone scuro.
Ashton apre anche quella e la serratura scricchiola e cigola come se non fosse stata aperta da anni. Il suono mi trafigge i timpani e Michael si regge gli avambracci con le mani per smettere di tremare. Almeno non sta singhiozzando, penso mentre mettiamo piede in soggiorno.
"Chi è?".
Deglutisco quando la sua voce risuona all'interno del locale. Mi mordo un labbro e fingo di non averla sentita. È una mistura di miele e vetri rotti, spezzata in alcuni punti e fluida in tutti gli altri. È allo stesso tempo un fiume di cioccolato amarissimo e un mare di caramelle zuccherate.
Imito Michael e mi stringo i gomiti al petto, sopprimendo i brividi quando Ashton risponde "Noi" e lei resta in silenzio. Alzo lentamente lo sguardo dal pavimento e la prima cosa che noto è l'assenza del divano.
Ricordo chiaramente la stoffa blu del sofà a due posti sul quale dormiva con Ashton, ma adesso non c'è più. Al suo posto, stesa a terra su un tappeto giallo senape, c'è semplicemente lei.
Lo sguardo mi si incastra nella piega delle sue gambe e distolgo subito lo sguardo, come se mi avesse appena beccato a rubarle l'innocenza. La vedo che con studiata lentezza si tira a sedere e poi, senza spiccicare parola, ci si avvicina.
Saluta Ashton con un mezzo sorriso e poi punta gli occhi su Michael, che si morde voracemente le labbra per soffocare i lamenti e i singhiozzi.
"Pensavo te ne fossi andato per sempre" gli dice, guardandolo a distanza mentre lui si porta le mani al viso e vi sparisce dentro.
"E tua madre non voleva dirmi dov'eri" lei lo osserva impassibile per qualche secondo e poi, con gli occhi spalancati per far asciugare le lacrime, si spinge in avanti per racchiuderlo tra le sue braccia.
"Avresti almeno potuto scrivermi un messaggio" la sento mormorare, mentre fisso lo sguardo in avanti, verso la parete bianco panna dietro le sue spalle. Restano abbracciati per un tempo che sembra infinito, poi Ashton si butta sul tappeto e tira fuori il telefono, scattando una foto.
Il rumore della fotocamera interrompe il momento e quasi gliene sono grato. "Che stai facendo?" chiede, avvicinandoglisi con passo lento.
"Per ricordare questo giorno, in cui siamo finalmente tornati tutti insieme" annuncia. Lei si incupisce visibilmente e "Fammi vedere" ordina, allungando una mano.
Michael singhiozza una volta sola, di felicità, e resta al mio fianco ad asciugarsi gli zigomi, mentre il cuore mi sprofonda nello stomaco e comincia a pulsare dolorosamente. Lei mi ignora e si siede, facendo cenno a Michael di raggiungerla.
"Calum, tu non l'hai ancora salutata" mi avverte Ashton, con tono cauto. Annuisco lentamente e non dico nulla, perché le labbra sembrano essersi incollate le une alle altre a causa di tutte quelle parole che avrei voluto dirle.
Il silenzio si protrae all'infinito, con una lentezza disarmante, fin quando lei non punta un dito verso la porta alle mie spalle e dice semplicemente "Puoi andartene".
E nel momento in cui le poso gli occhi addosso -sulle guance pallide e gli occhi annacquati ma di un verde scarabeo comunque brillante, sui capelli ora lunghi e le labbra coperte di lucida labbra- sento qualcosa dentro di me rompersi.
"Jodie" mormoro, con la gola graffiata e dolorante. "No, puoi andartene" ripete, alzandosi di scatto. Vedo chiaramente Ashton afferrarle un braccio e dirle qualcosa per farla calmare, che ovviamente non ha effetto.
"Anzi, ditemi che ci fate tutti qui. Almeno la risolviamo subito" dice poi, sfilandosi dalla stretta di Ashton e allontanandosi verso la cucina, come per inquadrarci tutti.
"Sappiamo dove si trova Luke" e "Vogliamo trovarlo" sono le prime parole che Michael pronuncia da quando siamo entrati. Jodie lo guarda intensamente, con le gote ora tinte di un rosa appena visibile. Non posso fare altro che guardarla da lontano, carezzando i fiori di ciliegio che ha al posto delle labbra con lo sguardo.
"No" è l'unica cosa che dice. Si passa le dita sottili tra i capelli e ci volta le spalle, sparendo oltre il corridoio. "Andatevene! Voi potete fare quello che vi pare, ma io non ne voglio sapere niente" urla, dal profondo dell'appartamento.
Ashton sospira pesantemente e fa per seguirla. Nessuno di noi due lo ferma e invece ci accostiamo a lui e gli camminiamo accanto. "Jodie, per favore" irrompe, entrando nell'unica camera da letto.
Lei è seduta alla fine del materasso, sulle coperte viola che ha da quando era ragazzina. Chiudo gli occhi quando l'immagine del suo corpo steso su quelle lenzuola mi torna alla mente. Questo posto gocciola di ricordi in ogni angolo e sembra non esserci modo per riparare le infiltrazioni.
"Io so perché è andato via, posso dirtelo se vuoi" abbozza Michael, che fa qualche passo oltre la soglia della porta, accostandosi all'altro.
Jodie scuote velocemente la testa e continua a ripeterci di andare via. Le sento chiaramente la voce riempirsi di lacrime e il petto mi si gonfia di dolore.
"Va bene" dice poi Ashton, facendoci segno di uscire. "Ti lasceremo stare per adesso, però è una cosa che dobbiamo fare insieme. E non credi che meritiamo di sapere tutta la verità? Dopo tutto quello che abbiamo passato?".
"Proprio per tutto quello che ho passato non ne voglio sapere nulla! Ci ho messo così tanto tempo per riprendermi da tutto e adesso vuoi tirarmi di nuovo in mezzo! No grazie, potete andare a cercarlo voi. Io lo considero morto" urla.
E la stanza cade in un silenzio glaciale. La temperatura sembra scendere drasticamente o forse sono i brividi che mi scorrono lungo la schiena a farmi quell'effetto. Le fisso le scapole sottili oltre il velo della canottiera come incantato dal loro sussultare. Gli altri due escono dalla stanza con passo leggero, mentre lei singhiozza e si rompe di nuovo sotto i miei occhi.
Devo pizzicarmi le cosce per impedirmi di raggiungerla. Non penso che voglia anche solo vedermi, quindi le sto accanto con il pensiero. Immagino di stringermela contro un'ultima volta e di poter assorbire la sua tristezza con i palmi delle mie mani. Non è abbastanza per darmi pace, ma è meglio che voltarle semplicemente le spalle.
"Lo so che non vuoi vederlo" inizio, con la voce soffocata dal nervosismo. "Neanche io ne ho tanta voglia dopo tutto questo tempo, però ne abbiamo bisogno. Anche se pensi che siano solo cazzate quelle che ti sto dicendo. Ne hai bisogno e da qualche parte dentro di te ne sei consapevole".
"Vattene" risponde e io sospiro pesantemente, pronto a seguire le sue indicazioni. Poi però apre di nuovo bocca e mi si gela il sangue nelle vene. "Anche tu sei morto per me. Siete tutti morti".
-Sempre tuo, Calum.
MY SPACE:
Gli aggiornamenti non hanno alcuna continuità, però ci sono! Prima o poi la finirò questa serie, lo giuro.
-Sara
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