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Eleventh

Un ringraziamento speciale va a bookofsnow che è stata così dolce da scrivermi per chiedermi notizie sullo status di questa storia. Non esagero se dico che grazie a te ho ricominciato a prendermi cura di questi personaggi, quindi grazie.


Le sue parole mi rimbombano in testa per tutta la notte.

Mi rigiro tra le lenzuola bollenti per ore intere e solo quando il sole inizia a far capolino dai fori della veneziana ingrigita rinuncio ed esco di casa.

"Anche tu sei morto per me".

Lo aveva detto con così tanta veemenza nel tono di voce, che se non avesse singhiozzato subito dopo le avrei persino creduto.

"Lo sai com'è fatta".

Ashton mi aveva tappezzato la schiena di quelle che secondo lui dovevano essere pacche rassicuranti fin quando non eravamo andati via, per accompagnare Michael a casa di sua madre.

Usciti dal cancelletto arrugginito del condominio gli avevo lanciato un'occhiataccia e finalmente si era infilato le mani nella felpa rossa. Quella tua dannatissima felpa rossa.

Caccio un sospiro sofferente dalle narici e mi scavo la tasca posteriore dei jeans in cerca del pacchetto di sigarette.

Impreco quando le dita mi scivolano sul tessuto ruvido, senza riuscire ad afferrare nulla. Le ho dimenticate sul comodino.

Senza il filtro di una cicca tra i denti, non mi resta che mordicchiarmi l'interno delle labbra fin quando non sento il sapore inconfondibile del sangue.

Sto così per tutto il turno mattutino, con le spalle curve e tese rivolte verso il condizionatore mezzo rotto e le mani infilate sotto il getto bollente del lavabo.

Credo di aver preso l'abitudine di strofinare la posateria per sciacquare via i pensieri.

Sta per finire Ottobre e si avvicinano le vacanze, ma dalla porta aperta entrano solo spifferi d'aria calda e il costante rumore di gomme che consumano l'asfalto della strada di fronte.

Solo verso pranzo, poco prima che finisca il turno, l'ingresso si riempie di una piccola comitiva di studenti del Norwest Christian College seguiti a breve distanza da un Ashton in canotta particolarmente accaldato.

"Dammi quello schifo gratis" dice, buttandosi a peso morto su uno sgabello di pelle.

Io lo guardo interdetto per mezzo secondo e poi faccio rotolare una bottiglia tiepida di Té verde sul bancone.

Mentre se la scola ad occhi chiusi servo i ragazzini. Uno di loro ha i capelli scurissimi ed è alto quasi quanto me.

Sicuro di sé annuncia di voler pagare per tutti e quando si avvicina alla cassa per saldare il conto mi sorride sornione.

Io assottiglio gli occhi e lo squadro attentamente, mi è famigliare. Quindi lo studio per bene mentre sbarra gli occhi e si inumidisce continuamente le labbra secche.

Anche lui mi riconosce, me ne accorgo dal modo in cui i suoi occhi verdi mi evitano a tutti i costi, ma non proferisco parola. Non avrei nulla da dirgli, comunque.

"Buona giornata" augura all'aria calda del primo pomeriggio, mentre sguscia via dalla porta con il suo tramezzino al tonno e un energy drink in mano.

"Quello era Jeremy, vero?" Chiede Ashton dopo essersi asciugato gli angoli delle labbra con i polsi.

Io annuisco e basta, poi torno in cucina per finire di asciugare i piattini in ceramica.

Quasi spero di riuscire a spazzare via anche l'immagine di una Jodie in lacrime che mi rivolge le spalle.

Vedere suo fratello mi ha trascinato di nuovo tra le lenzuola del mio letto, in quell'inferno d'insonnia e calura pre-estiva che è diventata camera mia.

"Lo vedo anche troppo bene, per uno che non vede sua sorella da quasi un anno" commenta Ashton con il tono fin troppo leggero.

Quando apro bocca per rimproverarlo mi accorgo che la penso esattamente come lui, quindi serro le labbra in una linea sottile e lo guardo mentre centra il cestino all'angolo con la bottiglia vuota.

Il tonfo sembra quasi rimbombare nel negozio vuoto e devo stringere i denti per non tirare un bicchiere contro la parete.

Mi formicolano le mani.

Non ho le sigarette.

"Quando arriva Michael?" glielo chiedo solo per farlo parlare d'altro.

Si sa che per Ashton restare in silenzio non è un'opzione, quindi faccio del mio meglio per dirottare la sua attenzione su un discorso che riesco a sopportare.

È sempre stato così, ma ultimamente è diventato particolarmente faticoso.

"Tra un po'".

Vedo Michael solo dopo aver sistemato la dispensa.

Quando riemergo in sala ancora mi sto sfilando la divisa del Curry Freeze. Ashton mi lancia una t-shirt di cambio e grugnisce quando nota il modo in cui Michael mi sta guardando il torso nudo.

Credo di non essere più abituato ad averlo intorno, perché quando mi accorgo della sua silenziosa presenza sobbalzo visibilmente e un "Cazzo" mi scivola giù dalle labbra.

Ashton tira su gli angoli delle labbra in un sorriso e allaccia un braccio attorno alle sue spalle minute.

Michael, seduto sullo sgabello accanto, tossisce e ficca le guance arrossate tra le pagine della tua Moleskine.

"Secondo me è meglio portarcela dietro, magari riusciamo a vedere tutti i pezzi insieme".

Vederla tra le sue mani mi fa fremere le labbra e mi devo impegnare per restare fermo e non dire nulla.

Annuisco alla proposta di Ashton e basta, tanto avrebbe fatto di testa sua a prescindere.

Per qualche strano motivo, davanti agli occhi pallidi di Mike mi sembra di aver perso anche il diritto a respirare troppo rumorosamente. Quindi tengo tutta l'irritazione per me ed usciamo in strada.

Ci lasciamo alle spalle il negozio e la zona di Riverstone su un autobus della vecchia linea 311, privo di aria condizionata.

Durante il tragitto siamo circondati delle stesse divise azzurre che indossavamo ogni mattina. Gli studenti delle superiori sono ovunque e le loro maglie sono dello stesso colore dei tuoi occhi, quasi mi viene la nausea.

Scendere è rinfrescante, anche se i marciapiedi non sono meno bollenti del corpo metallico dell'autobus.

Michael si guarda intorno per qualche minuto e temo si sia perso, anche se dice di essere venuto al parco molto spesso anche negli ultimi quattro mesi.

Quando ci informa gli si stringe la gola e devo distogliere lo sguardo perché temo di vederlo piangere.

Però non accade nulla e Michael ci conduce silente lungo le strade assolate del centro di Sydney.

Ashton ha i ricci completamente zuppi di sudore e appiccicati alle tempie. Ogni tre secondi circa si afferra il collo largo della canotta e lo sventola energicamente, poi lancia uno sguardo verso Michael e gli chiede quanto manchi per il Royal Botanic Garden.

Quando fa così mi vene voglia di allungare un braccio e colpirlo dietro la testa, però non lo faccio.

Invece, lo osservo di sbieco con gli occhi socchiusi a causa del sole.

Anche dopo tutto questo tempo, noncurante di tutti i nostri problemi, in ogni piccola cosa, Ashton è davvero rimasto lo stesso. Lo invidio.

A volte mi capita di immaginare a come reagiresti se dovessimo rincontrarci.

Mi chiedo, più spesso di quanto sia disposto ad ammettere, se riusciresti a riconoscere in me almeno una flebile traccia di quello che è stato il tuo migliore amico.

E se esiteresti a stringere Jodie e Ashton in un abbraccio.

O se abbasseresti ancora lo sguardo a terra se sorprendessi Michael a guardarti dall'altro lato di una stanza.

Mi domando chi tra noi cinque sia cambiato di più e odio dover temere che sia tu.

-Sempre tuo, Calum


MY SPACE: (small rant warning!)

Sono passati mesi dall'ultimo aggiornamento e sinceramente non credevo che avrei ricominciato a scrivere, almeno non questo anno.

Always Yours è una storia a cui sono legata particolarmente, tanto che questi personaggi non riesco neanche più ad immaginarmeli come membri dei 5sos per me.

Nel corso degli anni (perché è dal 2016 che vado avanti con questa serie, mamma mia!) sono diventati i miei Ash, Mike, Jodie, Cal e Luke. Con loro ho condiviso tanto e scrivere diventa quasi emotivamente faticoso per me, diciamo che ci amiamo e odiamo un po' tutto insieme.

Però sono sempre stata decisa a portare a termine il lavoro e farvi scoprire che diamine di fine ha fatto Luke. Diciamo che nel tempo ha avuto tanti destini diversi e non posso negare che molte volte l'ho odiato così tanto che avevo deciso di dichiararlo morto e basta. Però non ce l'ho mai fatta ...

... quindi, se ancora ci siete, sarete costretti a scoprirlo un po' più avanti.

-Sara

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