sixth
Geeky vive con noi.
L'appartamento singolo di Calum sembra voler scoppiare.
Quando non riesco a dormire immagino di essere sputato brutalmente fuori dalla porta, da una forza astratta.
Quando batto le palpebre, un secondo più tardi, mi vedo circondato da scatoloni grigi.
Giacciono disseminati e schiacciati intorno al divano, impilati malamente e accostati alle pareti.
Due di essi fanno da blocco alla porta che divide la zona notte dal soggiorno.
Io e Jodie dormiamo lì, intersecati in strane combinazioni di gambe e braccia.
Sdraiati sul divano con una parte del corpo e buttati a terra con il resto.
Ci siamo adattati alle condizioni.
A lei non da fastidio.
A me neppure.
Potranno essere chiuse le tapparelle e spente le luci, ma nessuno in casa dorme davvero.
"Ash"
"Psst"
"Ash"
"Dormi?"
"Non ci credo"
"Ash"
Non c'è alcun bisogno di sussurrare in continuazione il mio nome.
Tutto ciò che c'è di interessante in stanza è lei.
Comunque.
Ogni notte mi trovo immobile a sbirciare l'espressione corrucciata che ha in volto.
Stampata.
Come lettere e caratteri sulla pagina di un libro.
Ne ho trovati alcuni.
Sono suoi.
Quando resto solo in casa (con Mike chiuso nell'altra stanza) mi trovo spesso a curiosare tra le cose negli scatoloni.
Il nastro adesivo le tiene chiuse, ma la punta delle chiavi dell'appartamento sono abbastanza affilate da tagliarlo.
Non abbiamo coltelli in ferro.
O forbici.
O nient'altro di acuminato.
Calum lo fa per Mike.
Lui non si offende.
Sa perfettamente che sarebbe il prossimo passo.
A me sembra prevenuto, un po' esagerato, ma di questi tempi a nessuno va di contrastare l'umore nero di Cal.
Tantomeno le sue decisioni.
Voi due siete simili
Per molti aspetti.
L'istinto di protezione è uno di questi.
Nessuno dei due è molto bravo nel tenere al sicuro le persone che amate, comunque.
Jodie scrive bene.
Ha i tratti tondeggianti tipici della calligrafia femminile, i tocchi dell'inchiostro sono leggeri sulla carta, le finali delle parole tendenti a terminare in ghirigori fantasiosi.
Studiati e famigliari.
È un'altra delle cose che vi legavano.
Ho letto qualche titolo.
Sono tutti romanzi rosa, Young Adult commoventi e crudi, classici ed eccezioni costituite da fantasy popolari.
Ha ancora la versione originale delle Cronache, che le consigliai di leggere in terza media.
Ho preso quello.
E ho letto fino a trovare delle note a bordo pagina.
Scritte in blu.
Ho preso a leggere solo quelle, staccandomi dal resto della storia che conosco a memoria.
Sono sicuro che abbia costretto a leggerlo anche te.
Sono arrivato ad esaminare una grossa macchia d'inchiostro.
A pagina 97.
Una parola, sfocata in una chiazza azzurrina.
Sono sicuro fosse una lacrima.
In quel momento ho staccato gli occhi dal libro e li ho puntati a lei.
Unica nella stanza silenziosa.
Aveva gli occhi chiusi e le palpebre stanche, calate.
Le ciglia nere le carezzavano gli zigomi.
Aveva una gamba sul mio stomaco e un tallone rasente il pavimento freddo.
Mi ha fatto sentire male.
Se tu non fossi andato via, nulla di tutto ciò sarebbe successo.
Io non li avrei mai lasciati ad affrontare tutto questo da soli.
Non sono mai voluto andare via.
Non è stata una scelta facile, Luke.
"Lo so che sembra che io stia dormendo, ma non sto dormendo"
Non ho cercato di nascondere il libro.
Era buio.
Non lo avrebbe visto comunque.
Eravamo entrambi stanchi.
Lo siamo tutt'ora.
"Jodie, mi dispiace di essere andato via"
-Sempre tuo, Ashton
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