sixteenth
Liz si è ammaccata le nocche a forza di tempestare di pugni la nostra porta.
Correndo sotto il maltempo,
con i polmoni pieni di fumo
e i vestiti grondanti di gocce di pioggia,
ci ha raggiunti in centro.
Senza preavviso è piombata in salotto.
Jodie ha guardato il tappeto riempirsi di chiazze d'acqua.
Si è piegata sulle ginocchia e lo ha arrotolato.
Con Liz che la guardava.
Confusa.
Senza sapere cosa fare.
Ai suoi occhi Jodie deve essergli estranea.
Vorrei che tu potessi vedere quanto è cambiata.
Quanto il tuo andar via l'abbia ferita.
Vorrei che vedessi le occhiaie che gravano sulle guance di tua madre.
I suoi occhi azzurri si guardano intorno senza effettivamente vedere davvero nulla.
E le labbra le tremano, quando parla.
Sono bianche.
E tremano.
E a Michael sembra che il tuo nome possa uscirle di bocca da un momento all'altro.
Come se ti stesse cercando nell'aria e tra le parole che nessuno di noi si azzarda a dire.
-Perché sei qui?-
Liz trema.
Controlla frenetica le tasche dei jeans.
Dell'impermeabile rosa.
Della felpa che le copre il petto.
E poi si avvicina a Calum.
Che trema.
Anche lui.
E guarda Michael, che piange.
Solo lui.
Si gira verso Jodie, che si issa il tappeto in spalla e lo scarica in corridoio.
Mi fissa mentre cerco di respirare.
E non ci riesco.
-Sempre tuo, Ashton.
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