Nineteenth
Ho notato che abbiamo le mani fredde.
Tutti.
Anche se ci sono i riscaldamenti accesi.
Anche se dormiamo stretti gli uni agli altri.
Abbiamo le mani fredde.
E il freddo si fa sentire all'inverosimile.
Non ricordavo un inverno così freddo dai miei dieci anni.
Quando comprai quel giubotto imbottito di lana.
E tu andavi sempre in giro con quei guanti tagliati alle dita.
Rossi e blu.
Ris continua a chiamare il mio vecchio numero.
In realtà non l'ho mai cambiato.
Ma dovevo trovare qualcosa per tenerla lontana da Sydney.
Lontana da me.
Dall'Ashton che ero quando tu c'eri.
Lei conosce solo il ragazzo ormai ventunenne che lavora nel bar affianco la facoltà dove studia.
Conosce solo un lato di me.
Quello che mi son dovuto costruire.
Dopo che te ne eri andato.
Mi manca.
Non nascondo che di notte piango.
Perché mi sembra di sentire la sua voce chiamarmi dalla cucina.
E questo mi manca.
Perché era diventata abitudine.
Una delle migliori.
E adesso ho perso tutto.
Di nuovo.
Per cercare di recuperare qualcosa che invece pensavo di aver perso per sempre.
Pensavo di averti perso.
E invece mi convinco sempre più che tu sia da qualche parte.
E che tu stia cercando di portarci da te.
Quel biglietto non è stato casuale.
Quella foto non l'hai voluta scattare per divertimento.
Guardando l'obbiettivo, sapevi già dove saremmo andati a finire.
Forse sapevi persino dove tu saresti finito.
E a questo punto mi chiedo:
se sapevi che ci avresti causato tutta questa sofferenza,
perché lo hai fatto lo stesso?
-Sempre tuo, Ashton.
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