Ris continua a cercarmi.

A chiamarmi.

Mi sento come se questo anno non fosse mai passato.

La mia mente si rifiuta di lasciar andare l'immagine della strada affollata di Sydney.

Dei vetri sporchi del taxi che mi allontanava da casa di Karen.

È come se stessi lasciando tutto, di nuovo.

Sono andato via un anno fa.

Senza guardarmi indietro.

L'ho fatto ancora, tre mesi fa.

Ho lasciato il mio appartamento, il mio lavoro part-time, i miei studi e la mia ragazza.

Senza pensarci due volte.

Mosso dalla stessa dannata motivazione.

Te.

Se non fosse per l'età, per l'anno che corre ed il tempo che passa, direi di non aver mai abbandonato Sydney o i miei amici.

I nostri.

Direi di essere ancora il ragazzo spensierato che suonava la batteria nel garage di Daryl.

A volte mi sembra di avere ancora diciotto anni.

Cerco disperatamente di portare alla mente quei ricordi.

I pomeriggi passati insieme nell'aula di musica.

A pulire i tavoli in mensa i lunedì pomeriggio.

Le detenzioni.

L'ultimo anno.

Il diploma.

A Calum non piacciono i ricordi.

Li odia.

Non lo biasimo.

In certi sogni, Mike mi ha detto che sembravi tanto reale che quasi poteva toccarti.

Quasi.

Anche nei sogni sfuggi dalle nostre mani.

Con la stessa semplicitá con cui l'acqua scorre tra le dita di Jodie.

Geeky.

Fa docce lunghe.

Ore.

Piange.

Troppo.

Calum s'innervosisce sempre.

Le urla contro.

La spinge fin quando non riesce più ad alzarsi da terra.

"È così che Luke continuerà a farci sentire. Sempre. Non riuscirete mai a renderlo migliore."

Scuote la testa e fuma una sigaretta.

Una dopo l'altra.

Geeky mi ha confessato che lo fa sempre, compulsivamente.

"Più o meno da quando ha scoperto che so dove nasconde i pacchetti pieni. Lui finge."

Non lo sapevo.

Ma lo immaginavo.

Non mangia molto.

Dorme poco.

Controlla che Michael non faccia brutti sogni.

Se fumasse tanto quanto dice, al suo posto ci sarebbero solo un mucchietto di ossa.

Sta cercando di tenersi in piedi.

Di non crollare.

Tu avresti saputo cosa fare.

Come fare.

-Sempre tuo, Ashton