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Mi sveglio qualche ora dopo a causa di una strana sensazione: la pancia è diventata durissima e ogni tanto ho delle fitte che mi fanno serrare gli occhi.
Mi giro verso Louis che dorme beatamente a pancia sotto, con una mano sotto il cuscino e l'altra fuori dal letto.
"Louis" lo chiamo
"Louis" ripeto scuotendolo.
"Maledizione, svegliati idiota!" Urlo quando un'altra fitta arriva all'improvviso.
"Che... che hai?" Chiede quando mi vede stringere le mani sulla pancia.
"Forse mi hanno fatto male i cetrioli" borbotto.
Lui si alza e dopo un secondo è già dal mio lato del letto.
"Adesso proviamo a farti alzare e farti camminare un pò, d'accordo? Magari è solo una contrazione passeggera".
Appena mi scopre le gambe spalanca gli occhi.
"Che-che succede?"
"Credo che ti si siano rotte le acque" balbetta.
"Ma non è possibile! Mancano ancora un paio di settimane" piagnucolo quando il dolore torna.
"Beh, credo che nostro figlio non sia d'accordo con te. Adesso prendo la borsa e andiamo in ospedale, d'accordo?"
Annuisco e lo vedo iniziare a correre da un lato all'altro della stanza: prende la borsa e scende in cucina dove lo sento rovistare nella ceneriera in cui poggiamo tutte le chiavi. Il clic della porta mi fa capire che è uscito e dopo due minuti è si nuovo su, che mi fissa con gli occhi spiritati.

"Sta calma ok?" Mi dice mentre continua a guardarsi intorno per paura di dimenticare qualcosa.
"Sono calmissima".
"Ok allora andiamo" mi dice prendendomi in braccio.
"Louis" lo fermo prima che iniziamo a scendere le scale.
"Cosa?"
"Sono in mutande. Tra l'altro zuppe.
Che ne dici se metto qualcosa addosso, magari di asciutto e poi andiamo?"
Se non fossi io quella in questa situazione, starei già morendo dalle risate, ma purtroppo il mio piccolino sembra che abbia fretta di venire al mondo e quando Louis mi rimette a terra, una contrazione mi fa piegare in due.
"Ecco, ti ho preso i vestiti puliti. Ti aiuto" mi dice iniziando ad abbassarmi gli slip.
Nonostante Louis conosca bene il mio corpo, come dimostra anche il momento in cui ci troviamo, non riesco a fare a meno di sentirmi in imbarazzo per le condizioni in cui mi trovo.

Non riesco a fermare le lacrime che mi scendono lungo le guance e quando una arriva sulla mano del mio ragazzo, ferma sul mio fianco, lui alza di scatto il viso verso di me e mi guarda con gli occhi ancor più spalancati: credo che finiranno per uscirgli dalle orbite.
"Che è successo? Ti senti male?" Chiede alzandosi e iniziando ad accarezzarmi il viso.
"Non voglio che mi vedi così" piagnucolo poggiandomi alla sua spalla mentre il dolore si fa sentire.
Mi scosta piano da sé e mi guarda sorridendo dolcemente.

"Nonostante mi pianga il cuore nel vederti soffrire, non potresti essere più bella di così in questo momento. Ok?"
Mi asciuga le ultime lacrime e poi mi bacia le labbra, tenendo gli occhi aperti.
"Ok. Sono pronta. Vestimi e andiamo".
In un minuto e mezzo netti sono pronta.
"Possiamo andare ora" mi dice Louis mentre cerca di risollevarmi, ma sono costretta a fermarlo di nuovo.
"Che c'è?" Mi chiede guardandosi intorno.
"Forse dovresti mettere le scarpe. Sei a piedi nudi".
"Oh, giusto".
Dopo altri trenta secondi siamo entrambi pronti.

Mentre siamo in auto riesco ad avvertire le nostre madri e i nostri amici. Penso che presto toglieranno a Louis la patente, per quanto sta correndo ma mi sta facendo un favore perché le contrazioni stanno diventando insopportabili.
Appena arriviamo, parcheggia e mi riprende in braccio; quando entriamo un'infermiera ci viene incontro.
"Che succede?"
"Devo partorire- ma dopo l'occhiata stralunata che gli rivolge, Louis si ravvede- cioè dobbiamo partorire. Insomma, non lo vede che è lei quella incinta?" Sbotta alla fine.
L'infermiera si lascia andare ad un sorrisetto e mi guarda.
"È il primo vero?"
"Si -riesco a risponderle poco prima che una contrazione mu faccia serrare di nuovo gli occhi- e credo proprio che sarà anche l'ultimo. Non lo farò avvicinare a me mai più"
"Su signorina, dicono tutte così e poi puntualmente tornano una seconda o anche una terza volta" mi risponde sorridendo. "Ora venite con me".

Per mia grande fortuna, la mia ginecologa era reperibile ed arriva poco dopo. Mi visita e comunica a me e Louis che sembra proprio che tra poco diventeremo mamma e papà. Ho già iniziato a dilatarmi e quindi mi fa  sistemare in sala travaglio. Indosso la camicia da notte che avevo già sistemato in valigia e mi metto a letto cercando di ricordare quello che mi hanno detto sulla respirazione al corso pre-parto.
Ogni tanto vedo Louis respirare insieme a me e quando il dolore me lo permette, riesco anche a sorridere per quella scena.
Poco dopo vedo tornare la mia ginecologa insieme a un gruppo di persone che si guardano intorno come se stessero visitando un museo: naturalmente non poteva che essere la nostra famiglia. Entrano tutti insieme e iniziano a parlare allo stesso momento chiedendomi come mi sento, ogni quanto ho le contrazioni, fra quanto nascerà il bambino: Harry arriva a domandarmi di quanto sono dilatata e a quel punto Louis sembra ravvedersi perché gli da uno scappellotto e invita tutti ad uscire dicendo che andrà lui da loro quando sarà il momento.
Vedo mia madre e Johannah guardarmi con gli occhi lucidi e sorrido di rimando.

Quando siamo di nuovo io e Louis, si siede accanto a me e mi prende una mano tra le sue.
"Il nostro piccolino è già circondato da un sacco di persone che gli vogliono bene".
Non riesco a rispondergli perché una contrazione più forte delle altre, mi porta a stritolargli la mano che sto stringendo.
"Dio mio che dolore. Ti giuro che se supero questa, domiremo in stanze separate da oggi in poi" gli dico e lui ha il buon senso di non rispondere.
Quando il dolore si ripete, forse ancora più forte, gli ordino di andare a chiamare qualcuno che possa far smettere questo dolore e tiri fuori da me quell'esserino indemoniato.

Torna qualche minuto dopo con la ginecologa che alza il lenzuolo alla fine del letto e cerca di capire com'è la situazione là sotto.
"Direi che ci siamo. Non hai bisogno dell'epidurale ma di una buona dose di coraggio perché tra poco conoscerai tuo figlio" mi dice sorridente.

E anche se non è il massimo della finezza, mi viene da pensare: cazzo! E ora?




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