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Capitolo ottavo *Chloe*

"Oddio, li ho sentiti!" urlai d'un tratto, con le lacrime agli occhi.

Tenevo la mano sul ventre ormai evidente di Blaire ed avevo appena sentito per la prima volta un calcio da parte dei gemelli, ossia i miei nipoti.

"Te l'avevo detto!" esclamò Blaire ridendo.

"Dio, Blaire, sono così emozionata, è incredibile" continuai, togliendo la mano dalla sua pancia.

"Si, lo è eccome" si intromise Boyd spuntando dalla cucina e dando un bacio sulla testa bionda di sua moglie.

Lei alzò lo sguardo verso di lui e si sorrisero complici.

"Siete così perfetti insieme da far salire il vomito!" esclamai prendendoli in giro.

Blaire rise e mio fratello si avviò al giradischi, facendo partire una delicata musica jazz.

"Perfetta colonna sonora per questa serata" annunciò.

Io e Blaire eravamo sedute sul divano del salone, davanti alla grande porta finestra aperta che dava sul giardino. Avevamo deciso di apparecchiare la tavola all'esterno della loro villetta, visto il clima caldo di quella serata.

Le candele illuminavano i piatti disposti in ordine e un delicato canto di grilli spezzava il silenzio della campagna.

"Certo che qui è un paradiso" esclamai, godendomi quella pace.

"Si, devo ammettere che lo è. Siamo solo a qualche minuto dal centro in macchina, ma sembra di vivere su un altro pianeta" rispose Blaire.

Il telefono di mia cognata si animò all'improvviso e lei rispose:

"Sel?"

Dall'altro capo della linea la voce di Selina, la sua migliore amica, parlava in modo concitato. Quella sera dovevano essere dei nostri anche lei e il suo fidanzato Jeremy, per salutare i novelli sposi prima della loro partenza per il viaggio di nozze.

"Dici sul serio? Accidenti!" esclamò Blaire al telefono.

Selina parlò ancora e Blaire sospirò e concluse:

"Uffa, mi dispiace tantissimo, Sel. Si, certo, ci vediamo domani. Salutami Jeremy"

Chiuse la chiamata e disse sconsolata:

"Selina e Jeremy hanno passato alcuni giorni a Baltimora dalla madre di Jer, dovevano riuscire a tornare in tempo per questa sera ma un incidente ha bloccato l'autostrada. Sel ha detto che non riusciranno a rientrare ad Annapolis almeno per le prossime tre ore, quindi questa sera non saranno dei nostri"

"Oh no, accidenti" risposi.

"Mi dispiace, piccola. So che volevi vedere la tua migliore amica prima di partire" disse invece Boyd dal giardino, stappando una bottiglia di vino e poggiandola sul tavolo.

"Si, mi dispiace molto, ma ha detto che viene qui domani ad aiutarmi a preparare la valigia" rispose Blaire ad entrambi.

Si alzò dal divano e si raccolse i capelli biondissimi in una coda. Quando l'avevo conosciuta, la prima cosa che mi aveva colpito di lei erano proprio i suoi lunghissimi e fluenti capelli color grano maturo.

Dopo ciò che le era successo, il rapimento, la lunga degenza in ospedale e tutto il resto, i capelli le erano stati tagliati in un corto caschetto e ricordavo che per lei era stato motivo di sofferenza.

Ora le arrivavano poco sotto le spalle, erano di nuovo sani e lucidi e testimoniavano in tutta la loro bellezza quanto mia cognata fosse una donna forte e coraggiosa.

"Dunque questa serata si è appena trasformata in una romantica cena a quattro" aggiunse lei, lanciandomi uno sguardo allusivo.

Per poco non spalancai la bocca, ma sentii il calore dell'imbarazzo affluirmi al viso.

"In che senso romantica? Saranno solo Chloe e Luke" sbottò Boyd, lanciando uno sguardo di fuoco a sua moglie.

Lei non se ne curò e mi fece un occhiolino.

"Suvvia, scherzavo, tesoro" aggiunse poi, rivolta a Boyd.

Blaire aveva capito i miei sentimenti dalla prima volta che aveva conosciuto me e Luke, era sempre stata molto discreta e non ne avevamo mai parlato apertamente, ma io sapevo che lei aveva capito tutto.

"Blaire, ma questa sera non c'è anche Gemma?" mormorai praticamente senza fiato, riferendomi all'altra sua amica stretta.

"No, è a Los Angeles per uno stage di danza e si fermerà lì per tutto il mese . Pensavo di avertelo detto"

Ottimo. Quella serata si era appena trasformata in un incubo, vista la situazione di fuoco che si era creata tra me e Luke.

Ribollivo di rabbia solo al ricordo delle sue parole e l'idea di dover passare un'intera serata a dover fingere che andasse tutto bene mi metteva in agitazione.

"Fantastico" sussurrai quindi, più tra me e me che ad alta voce.

Mezz'ora più tardi un vociare allegro dal giardino mi avvertii che doveva essere arrivato, così io e Blaire uscimmo dalla cucina per andare a salutare.

Luke stava ridendo con Boyd in giardino e quando lo vidi per poco non mi sentii male: indossava una t-shirt dello stesso blu scuro dei suoi occhi, dei jeans chiari e strappati ed aveva i capelli biondo cenere spettinati ad arte.

Era bello da togliermi il fiato, ma venni risvegliata dall'ondata di rabbia che mi attraversò al ricordo del nostro litigio.

"Hey, Lu!" esclamò Blaire, uscendo in giardino per andare ad abbracciarlo.

"Ciao, bella sposina" le rispose lui, ricambiando l'abbraccio.

Quando il suo sguardo si poggiò su di me, lo stomaco mi si strinse in una morsa, perché percorse tutto il mio corpo con lo sguardo senza nessun pudore.

Ero vestita in maniera semplice, con un crop top nero, una gonnellina viola a fiori ed i miei soliti sandali intrecciati sui polpacci, ma lui mi guardò in una maniera che mi fece sentire nuda.

"Ciao" mormorò, avvicinandosi a me.

"Ciao" gli risposi, in maniera molto più fredda rispetto al fuoco che mi sentivo dentro.

Blaire e Boyd erano spariti in cucina e ritrovarmi d'improvviso sola con lui in quel giardino rendeva le cose molto più difficili.

Il suo profumo mi era irresistibile, così come la scarica di elettricità che sentivo propagarsi tra i nostri due corpi.

"Avrei voluto che oggi accettassi il mio passaggio" mi disse ancora.

"Sono qui da ore, ho aiutato Blaire a cucinare. In ogni caso, comunque, non l'avrei ritenuta una buona idea"

Le mie parole parvero ferirlo, perché fece una smorfia prima di rispondermi.

"Allora ti riporto a casa"

"Non è necessario, l'ho già chiesto a Boyd e..."

"Chloe, è inutile che tuo fratello si faccia avanti e indietro quando io e te dobbiamo andare nella stessa direzione. Avanti, lascia che ti riporti a casa io. Per favore"

Forse fu la gentilezza con cui pronunciò quel 'per favore' a fregarmi, forse gli occhi blu che mi guardavano imploranti. Non avrei saputo dirlo, ma in ogni caso cedetti:

"Va bene, ma questo non cambia niente" dissi, riferendomi alla rabbia che provavo nei suoi confronti.

"A tavola!" ci interruppe la voce squillante di Blaire, rientrando nel giardino con Boyd al seguito.

Poggiarono sulla tavola la pirofila contenente il pasticcio vegetariano che avevamo cucinato quel pomeriggio e tutti ci accomodammo ai nostri posti.

Fu una bella serata, ridemmo molto e parlammo del viaggio di nozze in Polinesia che aspettava Blaire e Boyd.

Mi divertii talmente tanto che mi dimenticai in certi momenti dell'arrabbiatura che provavo per Luke e risi spesso alle sue battute.

In più di un'occasione durante la cena, mi ero sentita i suoi occhi addosso e ogni qualvolta mi giravo, lo trovavo a fissarmi. Ovviamente la cosa non faceva altro che mandare al diavolo tutti i miei piani di freddezza nei suoi confronti, facendomi sentire una gran stupida.

Appena finimmo di mangiare il dolce -una deliziosa torta alla glassa di limone- Blaire sospirò e si lasciò cadere contro lo schienale della sedia.

"Oddio, ho mangiato per tre persone" esclamò.

Tutti noi ridemmo, visto che, effettivamente, con i gemelli che portava in pancia lei era costituita da tre persone.

"Mi mancherete queste due settimane, ragazzi" dissi io d'un tratto, rivolta a mio fratello e sua moglie.

"Vorrei poter dire lo stesso, ma non credo soffrirò molto disteso su una spiaggia di sabbia bianca accarezzata da onde cristalline" rispose Boyd.

Blaire rise e gli tirò uno schiaffetto sul braccio.

"Anche voi ci mancherete, lasciate stare quell'insensibile di mio marito" esclamò poi.

"Mi piace come pronunci marito..." mormorò Boyd, avvicinandosi a Blaire e ricoprendole il collo di baci.

"Okay, ragazzi! Penso sia ora che io e Chloe leviamo le tende" esclamò Luke, per interrompere quel momento di effusioni.

"No, non era un modo per cacciarvi!" disse in fretta Blaire, nello stesso momento in cui Boyd diceva:

"Lieto che tu abbia capito l'invito"

Scoppiai a ridere e mi alzai anche io, avvicinandomi a Luke.

"Boyd, sei un vero maleducato!" esclamò Blaire e lui rise e le mise un braccio sulle spalle.

"Stai tranquilla, B. In ogni caso si è fatto tardi e dobbiamo andare"  le risposi, mettendole una mano sul braccio.

Lei mi abbracciò di slancio e mi strinse forte.

"Grazie per l'aiuto e per essere venuta, Chloe" disse, non appena ci staccammo.

Abbracciai anche mio fratello e lui mi sollevò da terra.

"Ciao, sorellina"

"Grazie a voi ragazzi e buon viaggio" esclamai verso di loro.

Anche Luke li abbracciò e poi ci avviammo verso la sua macchina.

Aprii la portiera dell'enorme jeep grigia e mi arrampicai per cercare di issarmi sul sedile, quando due mani mi presero i fianchi e mi sollevarono fino a farmi sedere.

"Nulla di personale, è che non volevo restare qui tutta la sera" disse Luke con un sorriso strafottente, quando lo guardai storto.

"È questa dannata jeep ad essere troppo alta" sbottai per giustificarmi.

Lui rise e scosse la testa.

"O forse sei tu ad essere troppo bassa, bimba" rispose, aprendo la sua portiera e sedendosi al posto di guida.

Sbuffai e non risposi, girandomi per guardare fuori dal finestrino mentre lui si immetteva in strada.

"Hai intenzione di non parlarmi per tutto il tragitto?" disse ad un tratto, spezzando il silenzio che ci avvolgeva già da qualche minuto.

"Si" risposi seccamente, sempre continuando a non guardarlo.

Lo sentii sospirare e poi armeggiare tra i cd, finché non ne scelse uno e lo fece partire. Una serie di note familiari riempirono l'abitacolo e Luke si schiarì la voce.

"And now the end is here, and so I face that final curtain..." iniziò a cantare, accompagnato dalla voce avvolgente di Frank Sinatra.

Mi girai di scatto verso di lui e Luke sorrise e mi fece l'occhiolino, continuando:

"My friend I'll make it clear, I'll state my case, of which I'm certain. I've lived a life that's full, I traveled each and every highway..."

"Che stai facendo?" lo interruppi, senza del tutto riuscire a trattenere un sorriso.

Era un cretino, ma il mio cuore aveva iniziato a battere più forte a vedere il suo sorriso così luminoso e sincero.

"Cerco di farti ridere, non è ovvio?" rispose ancora sorridendo e tenendo gli occhi fissi sulla strada.

"Beh, non ci riuscirai. Sono arrabbiatissima con te" sbottai.

Lui mi lanciò uno sguardo di sottecchi ed io rigirai immediatamente il viso verso il finestrino, maledicendomi per essermi fatta beccare mentre lo guardavo.

"Scommettiamo, bimba?" mormorò e potevo avvertire anche senza vederlo il suo sorrisetto da schiaffi.

La musica crebbe di intensità mentre la canzone volgeva al ritornello e Luke alzò il volume della radio al massimo.

"Yes, there were times I'm sure you knew, when I bit off more than I could chew. But through it all, when there was doubt, I ate it up and spit it out. I faced it all and I stood tall and did it my wayyyy" urlò cantando sopra la voce vellutata del cantante.

Non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere per quella situazione assurda.

Mi tappai le orecchie con le mani per il volume assurdo della musica ed esclamai:

"Va bene, va bene. Mi arrendo, hai vinto"

Luke abbassò la musica mentre un sorriso soddisfatto gli si dipingeva sul viso.

"Vinco sempre, bimba"

"Però quello che non cambia è che sei un grande stronzo" dissi io, senza riuscire a trattenermi.

Il suo sorriso si spense in fretta ed annuì contraendo la mascella, sempre con gli occhi fissi sulla strada.

"Hai ragione" mormorò soltanto.

"Cosa?" esclamai stupita da quella risposta.

"Hai ragione, sono uno stronzo e non merito di averti come amica, ma voglio che tu sappia che non ho mai pensato le cose che ho detto l'altra sera"

"E allora perché l'hai fatto?" gli chiesi, ricordando il bruciore interno che mi avevano creato.

Luke sospirò e girò lo sguardo verso di me per un solo istante, prima di ripiantarlo sulla strada illuminata dai fari della jeep.

"Perché ero arrabbiato, Chloe. Volevo ferirti come tu avevi ferito me"

Quelle parole furono come un pugno nello stomaco: mi lasciarono senza fiato allo stesso modo.

"Luke, io non avevo detto niente per ferirti. Tu mi avevi chiesto se avevo baciato Dave e io ti ho risposto di sì" mormorai piano.

Lui scosse la testa e rise tra i denti, come se trovasse assurdo ciò che dicevo.

"Tu non capisci... ma sai che ti dico? È meglio così" disse poi, intenzionato a chiudere il discorso.

Ma no, quella volta non avrei lasciato perdere. Ero stufa delle sue frasi a metà, dei non detti che pesavano su di noi come macigni ogni volta. Quella volta pretendevo un po' di chiarezza.

"Voglio capire, allora. Dimmi cos'è che mi sfugge" insistei.

Lui scosse la testa e rimase in silenzio, alzando di nuovo il volume della canzone.

"Luke, per favore..."

Sbuffai quando capii che non mi avrebbe risposto e mi rigirai verso il finestrino a guardare il paesaggio che vi scorreva.

Nessuno dei due parlò più fin quando non arrivammo al dormitorio e Luke parcheggiò la jeep spegnendo il motore.

"Siamo arrivati" disse.

Spalancai la portiera e scesi dalla macchina con rabbia, intenzionata a tornare in camera mia il prima possibile.

"Chloe" mi chiamò, mentre camminavo in fretta verso l'entrata.

Non gli risposi e continuai dritta: se lui poteva lasciarmi senza risposte ogni volta che voleva, l'avrei fatto anche io. Ero stufa e soprattutto non ero più disposta a fare il suo gioco.

D'un tratto mi sentii afferrare un braccio e mi girai a guardare il suo viso. Era tormentato, nei suoi occhi si poteva quasi leggervi la lotta interna che imperversava.

"Io non posso, Chloe... lo capisci che non posso?" esclamò di getto, lasciando il mio braccio e affondandosi una mano nei capelli biondi.

Mi avvicinai di un passo a lui e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.

"Che cosa non puoi?" gli chiesi, con un tono che risultava esasperato.

"Io non... non ce la faccio a vederti con un altro. Non riesco a digerire il fatto che un altro ti tocchi o ti faccia ridere o significhi qualcosa per te. E sono uno stronzo egoista a dirti questo, perché non posso essere nulla più che un amico per te eppure non sai che cosa mi fai dentro. Tu... tu mi accendi, Chloe. Mi infiammi, cazzo e nessuna ci riesce come te. Io sono..."

Non lasciai che pronunciasse una sola parola in più e in un attimo incollai le mie labbra alle sue.

Fu un qualcosa di talmente istintivo che non ci pensai nemmeno: fu solo quando le nostre labbra di scontrarono, che realizzai che quello che avevo sognato per più di dieci anni stava finalmente accadendo.

Non fu un bacio romantico, fu anzi piuttosto violento: Luke mi afferrò per la vita con un grugnito e ricambiò il mio bacio con forza. La sua lingua guizzò a giocare con la mia e qualcosa dentro di me esplose, ricoprendomi di brividi.

Quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato e Luke aveva le guance arrossate.

Si lasciò cadere su una panchina accanto a noi e si prese il viso tra le mani.

"Che cazzo abbiamo fatto..." sussurrò in maniera a mala pena udibile.

La verità all'interno delle sue parole investì anche me come un tornado:

Che cazzo avevamo fatto?

Mi ero davvero appena limonata Luke Walker, l'unica persona al mondo per cui non potevo permettermi di provare sentimenti, il ragazzo più allergico del mondo ai legami stabili?

Ecco a voi Chloe Newmann, regina delle scelte pessime!

Mi abbandonai accanto a lui sulla panchina e chiusi gli occhi.

"Mi dispiace..." mormorai soltanto, mentre i fatti di qualche minuto prima mi investivano.

"Io non mi sono di certo sottratto, la colpa non è solo tua" disse, guardandomi finalmente negli occhi.

Carino da parte sua voler dividere le colpe, ma di certo quello non mi faceva stare meglio.

"Questa cosa tra noi... è impossibile" decretai infine, indicando me e lui con una mano.

Luke annuì con forza e guardò dritto davanti a sé mentre mi rispondeva.

"Si, lo è"

"Non è mai successo?" proposi in un disperato tentativo.

Girò lo sguardo verso di me e i suoi occhi blu mi bloccarono alla panchina per l'intensità con cui ardevano.

"Chloe, non potrò mai fare finta che questa cosa non sia successa, ma di sicuro non può succedere ancora" disse.

Avevo il cuore in gola e lo stomaco talmente stretto in una morsa, che riuscii solo ad annuire.

Non l'avrei mai dimenticato nemmeno io.

"Sei la mia migliore amica, non cambierà nulla" continuò.

Fu un pugno nello stomaco, ma sapevo che aveva ragione. Stava proteggendo me ed in un certo qual modo gli ero grata per questo.

"Non cambierà nulla" riuscii a confermare.

Lui mi prese la testa tra le mani e poggiò le labbra sulla mia fronte, dandomi un bacio.

"Buonanotte, bimba" mormorò con un filo di voce quando si staccò.

Guardai il suo viso, tanto bello quanto tormentato e mi alzai dalla panchina.

"Buonanotte, Lu"

Quella notte, distesa nel mio letto, continuai a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola senza riuscire a prendere sonno: il ricordo delle sue labbra decise sulle mie continuava a togliermi il fiato.

Era stata indubbiamente la cosa più irragionevolmente stupida che avessi fatto nei miei quasi ventuno anni di vita, eppure non riuscivo a smettere di pensare che era stato il bacio migliore della mia vita.


***

Amiciii, super capitolo questo, non pensate?

La nostra Chloe si sta mettendo sempre più in una situazione complicata... come andrà a finire con Dave?

Un bacio e al prossimo giovedì!

-B

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